Lo stress da caldo attacca i suini su più fronti
9 Novembre 2022

Le temperature sempre più elevate possono danneggiare gli allevamenti di suini sotto diversi aspetti tramite lo stress provocato agli animali.

Lo stress da caldo è il risultato di un eccessivo accumulo di calore all’interno dell’organismo e può essere cronico o acuto a seconda della durata e dell’intensità delle alte temperature.

L’animale si adatta, ma non senza danni

Lo stress da caldo cronico permette all’animale di adattarsi alle temperature, ma non senza danni legati a modifiche delle caratteristiche metaboliche. Il danno sarà tanto più ingente quanto il suinetto sarà giovane. Per esempio, lo stress da caldo durante la gravidanza porta a dismetabolie nei suinetti, che non permettono loro di esprimere appieno il potenziale genetico.

Lo stress da caldo acuto porta ad un’immediata riduzione del consumo alimentare e a dilatazione vascolare per rilasciare maggiori quantità di calore. Tuttavia, maggiori danni si possono manifestare nella fase di recupero. Infatti, la carenza di nutrienti ed ossigeno possono portare a modifiche della morfologia intestinale che rende più complesso l’assorbimento di nutrienti fondamentali, provocando da ultimo ritardi nella crescita.

Inoltre, le alte temperature potrebbero favorire anche altri problemi di salute, sia in modo diretto, indebolendo il sistema immunitario e quindi rendendoli più vulnerabili agli attacchi dei patogeni, sia in modo indiretto, aumentando la probabilità che si manifestino minacce sanitarie dati gli ambienti che diventano più adatti alla sopravvivenza dei patogeni.

Ritardi nella crescita di 20 giorni

Tutto questo è in linea con quanto hanno riportato a TESEO alcuni allevatori che, nell’ultima estate, hanno notato ritardi nella crescita dei suini, i quali hanno raggiunto il peso di macellazione anche 15/20 giorni più tardi rispetto alla media. Inoltre, i dati delle macellazioni di Luglio, Agosto e Settembre indicano che il peso medio del suino inviato al macello è stato inferiore rispetto agli anni precedenti. 

I metodi di adattamento possono essere vari, tra i quali: ventole, acqua, muri e soffitti coibentati, maggiore metratura per suino. È importante che le aziende adottino sistemi di adattamento adeguati alla loro realtà in previsione di estati sempre più lunghe e calde, primo per ragioni di benessere animale, ma anche per limitare le perdite economiche dovute allo stress da caldo.

TESEO.CLAL.it – Peso vivo medio dei suini inviati alla macellazione

Fonte: Animal

Gli allevatori latte ci riportano le conseguenze di caldo e siccità
31 Agosto 2022

Le temperature estive, che tendenzialmente aumentano di anno in anno, provocano diverse problematiche sia per le colture che per gli animali allevati.

Gli allevatori latte del nord Italia che abbiamo intervistato in merito hanno riportato diverse conseguenze del caldo torrido di questa estate 2022. Nonostante le produzioni di latte in queste Aziende siano rimaste ai normali livelli estivi, o leggermente al di sotto, lo stress da caldo ha portato, in alcune Aziende, ad un aumento delle interruzioni di gravidanza ed una minore fertilità.

Le temperature ideali per le vacche da latte, infatti, sono generalmente comprese tra -5°C e 21°C circa. Oltre a questo valore massimo, la mandria inizia a manifestare lo stress da caldo, soprattutto in caso di umidità elevata. È normale, quindi, che gli effetti del caldo sulla mandria si traducano non solo in un calo delle produzioni (dovuto principalmente a minori quantità di alimento ingerite), ma anche in problematiche riproduttive e respiratorie.

A livello riproduttivo, lo stress da caldo causa una minore evidenza dei calori e, quindi, un tasso di concepimento alterato, una maggiore probabilità di aborti nel primo trimestre e vitelli più deboli alla nascita.

Altre problematiche rilevate dagli allevatori sono, invece, associate all’effetto della siccità sulle colture. La minore qualità degli alimenti ha, da un lato, ridotto il contenuto di grasso e proteine nel latte, e dall’altro ha portato a problemi di salute della mandria.

TESEO.clal.it – Effetti del clima sulle Consegne di Latte

Per ammortizzare l’effetto del caldo in stalla, è ampiamente diffuso l’utilizzo di impianti di ventilazione e nebulizzazione, i quali però, se non adeguati alla realtà aziendale, possono causare danni a livello respiratorio, quali polmoniti e bronchiti, che colpiscono soprattutto animali giovani, ma anche adulti. Tuttavia, gli impianti recenti sono tendenzialmente efficaci a ridurre in modo significativo lo stress termico per la mandria e sono presenti nella maggioranza delle stalle con le quali abbiamo dialogato, adottati anche nelle aree destinate alle vacche in asciutta e agli animali giovani.

Interventi di miglioramento e aggiornamento dei sistemi di raffrescamento della stalla sono diventati elementi necessari nella gestione dell’azienda, soprattutto nel contesto del cambiamento climatico in atto.

Impianto di areazione in azione in una Azienda da latte

Aziende da Latte: struttura in Europa e Italia [VIDEO + Interviste]
6 Dicembre 2021

“I dati presentati nel video sono allarmanti, soprattutto se calati nel contesto geografico. La chiusura delle aziende da latte rappresenta un forte rischio di perdita di potenziale per il territorio.” Alessandra Cobalchini, allevatrice di Dueville – Vicenza, commenta così il breve video realizzato dal Team di CLAL sulla struttura delle Aziende da Latte in Europa ed Italia:

Alessandra Cobalchini

“Ogni azienda agricola porta con sé posti di lavoro” continua Alessandra. “Penso non solo a chi lavora direttamente in stalla, ma anche a figure dell’indotto (alimentaristi, rappresentanti, veterinari…) Alla concentrazione della produzione in grandi stalle consegue un impoverimento della varietà di queste figure. Purtroppo è un processo inevitabile.In Veneto, migliorare la competitività è particolarmente difficile, perché mancano sia la terra che l’interesse nel fare investimenti a lungo termine, considerato anche il limitato ricambio generazionale.”

Giovanni De Vizzi

“Molte aziende [italiane] soffrono la scarsa disponibilità di terreno” rilancia Giovanni De Vizzi, allevatore di Castiraga Vidardo – Lodi. “In caso di applicazione della nuova normativa nitrati, il carico di animali per ettaro spesso non adeguato porterà ad un calo di animali e, quindi, di produzione quantificabile a circa un 5-7% della attuale produzione italiana.”

Manuel Lugli

“In Lombardia è ancora in atto una concentrazione della produzione in aziende sempre più strutturate. Quando finirà questo trend?” si interroga l’allevatore mantovano Manuel Lugli. “Sarà il mercato a dirlo, un mercato lattiero caseario complesso per i molti vincoli e interessi contrapposti, ma che ha la possibilità di valorizzare prodotti trasformati soprattutto sull’export. In futuro, la dimensione e la forma delle nostre aziende dipenderà dalla nostra capacità di trasformare ed esportare le eccellenze casearie made in Italy nel mondo.”

Davide Pinton - Produttore Latte Bio
Davide Pinton

Davide Pinton, allevatore biologico di Schio – Vicenza aggiunge che “Il settore del latte è poco redditizio rispetto ai grandi sforzi che gli allevatori compiono ogni giorno, in vista anche dei continui rialzi dell’asticella richiesti dalla legge. Lo Stato recepisce questa difficoltà, ma gli aiuti coprono solo in parte le mancanze finanziarie del sistema.

Stiamo vivendo uno dei peggiori momenti del settore. Sappiamo che il sistema soffre di una pesante inerzia ad alzare i prezzi alla stalla, ma non ritengo giusto che il produttore sia l’anello debole. Vedo l’allevatore schiacciato pesantemente tra costi produttivi da una parte e prezzi bassi dall’altra. 

Sembra, però, che a molti allevatori questo non importi. Che sia giusto così perché è sempre stato così. Non è giusto così!”

“Purtroppo molti allevatori non si impegnano per risolvere le varie problematiche che affliggono la categoria, in primis, la poca integrazione con la società” conclude Alessandra. “I consumatori sono visti come pretenziosi, ma non si cerca di comunicare con loro. Le esigenze di alcune aziende non si allineano con quelle del consumatore: a volte perché mancano i soldi, altre volte perché manca la volontà. Anche gli allevatori devono essere in grado di offrire un cambiamento.”

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