Ambiente: fare di più e subito
6 Febbraio 2018

Agire subito a tutela dell’ambiente perché non sia troppo tardi: questa è la sollecitazione fatta al comparto lattiero-caseario neozelandese sul piano strategico con gli obiettivi per la sostenibilità degli anni a venire.

Il sistema produttivo deve riottenere la popolarità in merito a scelte che hanno portato il Paese a posizioni leader nell’export, con pesanti riflessi però su acque e terreni. La questione è la rapida adozione di pratiche agronomiche che evitino il depauperamento del terreno e l’accumulo di residui.

La società civile è sempre più sensibile alla questione dell’inquinamento delle acque ed alla perdita di spazi balneabili a causa dell’inquinamento. La crescita nella produzione di latte è stata determinata soprattutto dall’aumento consistente negli ultimi venti anni nel numero di vacche allevate, col passaggio a forme intensive di allevamento.

Si calcola che i circa sei milioni di vacche allevate abbiano lo stesso impatto, in quanto a residui, di una popolazione par a novanta milioni di persone. Di conseguenza le imprese del settore lattiero che hanno un così grande successo sui mercati internazionali, debbono ora come non mai saper dialogare anche con la società civile per definire insieme gli obiettivi operativi e strategici da perseguire.

L’argomento della sostenibilità diventa un tema di attualità politica.

Fonti:
Nazioni Unite, Scoop Independent News

Veneto: una scelta di Sostenibilità

Gestire la fertilità del suolo
30 Gennaio 2018

A differenza dei substrati inerti, il suolo è un corpo vivo ed eterogeneo, che necessita di cure adeguate per mantenere il potenziale di fertilità. Innanzitutto bisogna evitarne il compattamento, che determina la riduzione della sua porosità attraverso cui avviene il movimento di acqua, nutrienti e delle radici.

Poi occorre massimizzare il contenuto di materia organica in quanto il carbonio, in combinazione con la vita biologica, è essenziale per il ciclo dei nutrienti e per la aggregazione del suolo, contrastando l’erosione. Il terreno è una miniera di microrganismi simbiotici come batteri e funghi, che lo mantengono vivo.

Pertanto sia l’apporto di ammendanti che di fertilizzanti può migliorare la salute del suolo, ma comunque deve essere proporzionato alla perdita di nutrienti che avviene con i prodotti delle coltivazioni, ma anche con i fenomeni di lisciviazione dell’acqua. L’antico principio agronomico delle rotazioni è oggi più valido che mai e contribuisce anche a contrastare la presenza dei patogeni per le colture.

Comunque, il complesso dei processi biologici del suolo è lento e gli effetti, positivi o negativi, si manifestano nel tempo. La loro accelerazione dipende in grande misura dalle pratiche agronomiche e colturali di gestione del terreno. Un suolo equilibrato in termini di proprietà chimiche (nutrienti), fisiche (tessitura) e biologiche (sostanza organica) fornisce le migliori condizioni per avere coltivazioni più sane, redditizie e dunque sostenibili.Italia | Confronto fra i prezzi dei Concimi Chimici

Italia | Confronto fra i prezzi dei Concimi Chimici

Fonte: AGWeb

La scelta cinese delle megastalle per produrre latte
25 Gennaio 2018

oltre15 Milionidi vacche in Cina

La Cina, che nel 2002 produceva circa 13 milioni di tonnellate, è ora il terzo paese lattiero al mondo dopo India e USA, con una produzione che ha superato le 36 milioni di tonnellate. Lo scandalo nel 2008 del latte con melamina, sostanza azotata aggiunta al latte per aumentarne il tasso proteico, contaminazione attribuita per lo più ai piccoli allevatori, portò alla scelta delle grandi stalle, triplicando il numero di vacche che ormai superano i 15 milioni, ma concentrate in grandi stalle.

Il latte non è un alimento tradizionale cinese. Il suo consumo era praticamente insignificante, ma negli anni ’90 con la imponente urbanizzazione, divenne sempre più presente nell’alimentazione, accelerando lo squilibrio con le campagne. Infatti i consumi di latte nelle città sono tre volte superiori a quelli nelle campagne.

12,1 Kgconsumo pro-capite di latte in Cina

La media di 12,1 kg pro capite è un valore ben inferiore rispetto alla media mondiale di 111,3 kg, ma dimostra l’enorme impulso produttivo che il paese ha avuto a seguito dell’obiettivo indicato dal presidente Wen Jiabao di fornire ad ogni bimbo una quantità sufficiente di latte tutti i giorni. Così la Cina è diventata una delle potenze lattiere mondiali, adottando il modello basato sul sistema tecnologico USA dei grandi numeri, una scelta radicalmente opposta a quella dell’India dove il “piccolo è bello” e la struttura lattiera si basa sui micro allevamenti dei villaggi.

Lo scandalo melamina del 2008, con oltre 300 mila bimbi colpiti da patologie renali ed anche da decessi, fu dirompente, con enormi cadute nel valore azionario di aziende lattiero-casearie cinesi ma, soprattutto, con la generale sfiducia dei consumatori verso il latte nazionale e la corsa alle importazioni soprattutto di latte in polvere per l’infanzia ma anche UHT. Il Paese scelse allora di realizzare grandi stalle per avere controlli e garanzie igienico-sanitarie grazie alle metodologie produttive più avanzate.

il 25 %delle stalle in Cinaha più di 1000 vacche

Di conseguenza, il 53% delle stalle ha più di 200 vacche rispetto a solo il 20% nel 2008; il 25% delle stalle ha oltre mille vacche e le maggiori arrivano a 40 mila capi. Vennero poi introdotte normative sempre più stringenti sulla produzione e composizione del latte, anche per riacquisire la fiducia dei consumatori e contrastare il latte d’importazione, che rappresenta il 13% del totale. Le importazioni di latte e crema nel 2016 sono aumentate del 38%, con al primo posto tra i fornitori la Germania, seguita da Nuova Zelanda e Francia.

Con questi stravolgimenti, ma soprattutto a seguito della scelta di un modello produttivo dove “grande è bello”, i piccoli allevatori hanno spazi sempre più risicati e diventano del tutto marginali.

Cina – Import di Bovini: principali fornitori

Fonte: NZFarmer, EDairyNews

FrieslandCampina: il programma al 2025 della cooperativa olandese
16 Gennaio 2018

I benefici del latte, questo è il motivo conduttore delle azioni per coinvolgere i soci della cooperativa a fare del latte una fonte di reddito adeguata per i produttori e le loro famiglie, una produzione sicura per l’ambiente ed un prodotto di valore per il consumatore.

Il primo aspetto è l’orientamento al mercato per un sistema di produzione collettivo che riunisce innanzitutto gli allevatori soci della cooperativa, per rispondere in modo dinamico e flessibile alle esigenze del consumatore mondiale.

E’ una responsabilità che deve avere una impresa globale, per presentare prodotti appropriati ad una domanda differenziata, che impone due condizioni: innovazione e sicurezza. Dunque, una produzione responsabile nel rispetto degli animali e della natura, creando valore per la società.

Innanzitutto occorre adottare pratiche di allevamento che assicurino una maggiore cura per gli animali, rendendo più fruibili gli spazi e più agevoli i movimenti. Un apposito programma è dedicato a migliorare la cura ai vitelli per evitarne i traumi e la mortalità, così come al controllo delle malattie infettive più attuali.

Per avere un latte adeguato per le trasformazioni tecnologiche, vengono intensificati i test sui butirrici e la ricerca di residui di antibiotici. La sostenibilità (tutela) ambientale, verrà valutata attraverso sei parametri: emissioni di gas serra (GHG), scarti, emissioni di ammoniaca, bilancio dell’azoto nel terreno, superfici a prato stabile, cura del paesaggio.

In sintesi, si vuole realizzare un programma che faccia evolvere il principio cooperativo dall’uguaglianza alla diversità, dalla sicurezza all’imprenditorialità, dal valore del latte al valore aggiunto e dalla libertà alla responsabilità.

Ripartizione delle emissioni di ossido d’azoto  in agricoltura

Fonte: The Australian Farmer

Nove vacche francesi su 10 vanno al pascolo
8 Gennaio 2018

In Francia il 92% delle vacche, cioè più di 9 animali su 10, è al pascolo per un periodo variabile da 4 a 9 mesi secondo che l’azienda si trovi in montagna od in pianura. Questa pratica è resa possibile dalle condizioni pedoclimatiche del paese transalpino e ne caratterizza anche il paesaggio, oltre che l’attività zootecnica. I disciplinari dei formaggi DOP, oltre alla razza animale, spesso specificano le condizioni di questa pratica.

Nel caso del Comté, ad esempio, il maggior formaggio francese DOP, viene specificato che le vacche debbono poter pascolare il più presto possibile dopo l’inverno e fino a che la stagione lo permette. Inoltre, il pascolo deve fornire almeno la metà della razione quotidiana del foraggio assunto dall’animale .

L’applicazione delle normative UE e nazionali sul benessere animale, che comprendono gli aspetti della gestione dell’allevamento, l’identificazione individuale degli animali od i trattamenti veterinari, sono verificate dai servizi pubblici dell’agricoltura, che includono i servizi veterinari e le Camere dell’agricoltura, con numerosi controlli sulle aziende da latte.

In Francia il 95%delle aziende da latte aderisce alla Carta delle buone pratiche dell’allevamento 

Il riferimento generale è rappresentato dalla Carta delle buone pratiche dell’allevamento, elaborata nel 1999, cui aderisce il 95% delle aziende da latte. Si tratta di un percorso volontario dell’allevatore che intende verificare le condizioni dell’allevamento rispetto ad aspetti quali benessere animale, presenza di stalle sufficientemente capienti, areate, illuminate e comunque idonee ai bisogni degli animali, rispetto delle condizioni igieniche in tutte le stagioni.

La Carta prevede l’impegno a rispettare 41 pratiche essenziali, raggruppate in 6 ambiti. Esiste un servizio tecnico per verificare le condizioni dell’allevamento ed aiutare l’allevatore nella validazione delle proprie scelte gestionali, con verifiche biennali.

Fonte: CNIEL

CLAL.it – Francia | Grafico di confronto fra i prezzi dei Formaggi

 

Cosa pensano gli allevatori italiani del Benessere Animale?

Composizione del grasso e qualità del latte
2 Gennaio 2018

Il grasso del latte é composto da centinaia di acidi grassi, distinti secondo il numero di atomi di carbonio (catena corta,media, lunga) ed il grado di saturazione (saturi/insaturi). La composizione in acidi grassi del latte è influenzata dal tipo di razione delle vacche e l’integrazione con semi oleosi ne induce variazioni più o meno favorevoli. I semi della palma da olio, il cosiddetto palmisto o palm kernels in in inglese, rappresentano un prodotto presente sul mercato in notevole quantità dati gli usi alimentari dell’olio di palma, ma la quantità nella razione deve essere calcolata attentamente per non modificare la naturale composizione in acidi grassi del latte.

Per questo Fonterra in Nuova Zelanda ha introdotto una penalità qualora all’analisi risulti un uso eccessivo di pannello di palmisti (Palm Kernel Expeller). Il test analitico rientra nel nuovo indice di valutazione del grasso del latte che la coop neozelandese ha introdotto dallo scorso marzo dopo aver consultato oltre 700 allevatori. Il latte può così risultare classificato in quattro classi, A, B, C, D ed i valori analitici sono trasmessi giornalmente agli allevatori. Il latte classificato C o D per tre giorni consecutivi subirà una analisi di verifica. Qualora il valore fosse confermato, il latte così classificato subirebbe delle penalizzazioni di prezzo.

La ragione di tale intervento è che alcuni prodotti derivati dal latte di vacche alimentate con quantità eccessive di palmisti, hanno una peggiore qualità e risultano meno graditi ai consumatori proprio a causa del modifiche nella composizione in acidi grassi. Gli allevatori potranno comunque avere un periodo per aggiustare la razione alimentare in modo da evitare il rischio dipenalizzazioni.

Dunque, i contratti di fornitura latte, oltre che per la percentuale di grasso, dovranno considerare anche a sua composizione e l’allevatore dovrà modulare l’alimentazione secondo tali parametri.

Questa è la riprova, se ce ne fosse bisogno, che l’alimentazione animale determina la qualità del latte.

Fonte: NZFarmer

Lombardia – Qualità del latte: la materia grassa

Erba medica: i nuovi orizzonti dell’export
21 Dicembre 2017

Nei vasti Stati occidentali degli USA, come California ed Arizona, ampie superfici sono destinate ad erba medica per soddisfare i bisogni dei grandi allevamenti da latte californiani. Emerge però sempre più l’interesse per l’export verso quei paesi dove la produzione di foraggi è insufficiente a sostenere l’allevamento da latte, soprattutto Arabia Saudita e Cina ma anche mercati tradizionali che importano medica dagli USA come Corea e Giappone.

Stati Uniti +13%export di fieno di medica verso la Cina
(Gen-Set 2017)

L’interesse per il mercato cinese è dimostrato dal fatto che nei primi 9 mesi del 2017 l’export di fieno di medica è cresciuto del 13%. La necessità degli allevatori di contenere i costi alimentari per far fronte ai risicati prezzi del latte ha comportato il dimezzamento fra il 2002 ed il 2017 della quantità di medica nella razione e la sua sostituzione con sottoprodotti del mais o della frutta secca, la cui coltivazione è sempre più estesa dato l’interesse del mercato per tali alimenti.

Le variabili che si trovano a dover fronteggiare gli agricoltori nel decidere se ampliare o meno le superfici coltivate a medica sono il prezzo del latte, quello delle coltivazioni alternative, come il tabacco per l’Arizona, le mandorle ed il pistacchio per la California, le condizioni meteorologiche.

Ci sono poi anche le scelte dei paesi importatori, come nel caso dell’Arabia Saudita dove si prevede che la richiesta di fieno da importare aumenterà a causa della decisione di ridurre l’acqua per l’irrigazione delle superfici desertiche che erano state convertite a foraggio per i bisogni dei sofisticati allevamenti locali.

In tale contesto diventano poi cruciali i costi di spedizione e di conseguenza la scelta dei porti da utilizzare, fra Seattle al nord e Long Beach in California, per i lunghi trasporti nell’oceano Pacifico.

Quindi, anche per le coltivazioni di foraggio diventano cruciali le scelte imprenditoriali.

Italia, Milano – Prezzi settimanali del Fieno di erba medica pressato

Fonte: Western FarmPress

Agroecologia: coltivare il futuro
5 Dicembre 2017

L’attività agricola va ben oltre quella della produzione, perché si inserisce nel contesto della ecologia, cioè delle relazione tra l’uomo, gli organismi vegetali ed animali, e l’ambiente che li circonda. Le varie forme di agricoltura, sia essa intensiva od estensiva, biologica o convenzionale, diventano parte integrante degli agroecosistemi e dunque vanno affrontate nella loro complessità per averne un impatto positivo.

Una attività agricola sostenibile, cioè duratura, deve essere comunicata in modo adeguato a consumatori sempre più distanti dagli ambiti rurali

L’agroecologia studia gli ecosistemi per valutare come i diversi apporti tecnologici possono essere usati in modo appropriato per assicurare una attività produttiva sostenibile, cioè duratura. Questa attività deve però essere comunicata in modo adeguato ai consumatori che sono sempre più distanti dagli ambiti rurali, anche perché i mezzi d’informazione spesso associano l’attività agricola ad effetti negativi sull’ambiente, ad esempio per l’uso di pesticidi, diserbanti o per le emissioni in atmosfera.

A fronte di questa realtà sempre più distorta, è stata creata l’associazione Fermes d’Avenir, che si propone di dimostrare come le varie produzioni agricole possono rispettare la terra e le persone, con una forte dimensione etica. Per fare conoscere al pubblico questa iniziativa che si sta diffondendo in Francia, è stato realizzato il primo “Tour dell’agroecologia”, con l’obiettivo di fare scoprire le iniziative dei territori locali che prefigurano il mondo rurale di domani. Oltre 200 ciclisti fanno tappa in una trentina di paesi e città per incontrare gli imprenditori agricoli che sono impegnati nella realizzazione di progetti di agroecologia, con tre riferimenti: la persona, il prodotto, il territorio. In ogni tappa sono organizzate delle visite per scoprire in cosa consistono le attività delle aziende che hanno adottato progetti di agroecologia e come vengono utilizzati i prodotti (laboratori di trasformazione, ristorazione, negozi,…). Varie attività culturali permettono incontri e scambi fra agricoltori, consumatori, responsabili politici e di associazioni, attività folkloristiche. La scoperta dei prodotti locali avviene attraverso appositi luoghi di ristorazione tradizionale, mentre, per stimolare la cura ed il rispetto per l’ambiente, negli spazi pubblici vengono realizzate aiuole con centinaia di piantine attraverso una iniziativa definita Guerilla Gardening commando. Altre iniziative riguardano lo spreco alimentare, il compostaggio, l’uso di materiali riciclabili.

L’agricoltura spazia nel territorio che la circonda, e lo caratterizza. Occorre prestare sempre più attenzione alle persone che lo abitano, per illustrare l’importanza dell’attività agricola, attraverso strumenti e linguaggi adeguati. L’agricoltura del futuro, che poi è già quella di oggi, deve dimostrare di essere vicina ai bisogni dell’ambiente in cui opera, per mantenerlo e coltivare il futuro.

TESEO.clal.it – Acqua & Energia: Acqua in Agricoltura

Fonte: Environment and Ecology, Fermes d’Avenir

La rivoluzione dei droni
28 Novembre 2017

I droni possono cambiare l’agricoltura e l’allevamento. Permettono di lavorare meglio ed in minor tempo, di operare su grandi superfici senza interferire con le culture o gli allevamenti. Dunque i droni possono rivoluzionare coltivazioni ed allevamento.

I droni possono rivoluzionare coltivazioni ed allevamento.

Innanzitutto possono prendere centinaia o migliaia di immagini che permettono di verificare minuziosamente le coltivazioni ed il terreno con l’uso di un computer in modo molto più preciso e frequente che non andando direttamente sul campo. La possibilità di filtrare le immagini con la visione all’infrarosso (NIR) permette di verificare precocemente l’insorgere di fitopatologie, insetti e funghi, invisibili ad occhio nudo.

Oltre che la visione dall’alto, è possibile vedere il terreno ad una distanza anche di 50 cm il che permette di definire con precisione la quantità di fertilizzanti od insetticidi da somministrare. I droni poi rendono evidente la conformità del terreno, pendenze, drenaggio e zone di ristagno d’acqua attraverso le camere fotografiche termiche.

Esistono poi vantaggi anche per l’allevamento: le immagini dei droni possono rendere evidenti animali con patologie ed in stato febbricitante; è possibile monitorare lo stato dei fabbricati e delle attrezzature. Infine, i droni rendono possibile determinare con precisione i danni atmosferici, es da grandinate, in modo sistematico su ogni frazione aziendale.

Per questo i droni possono essere definiti i nuovi trattori del cielo

Acqua&Energia : focus sull’irrigazione di precisione

Fonte: Botlink

L’agricoltura ed i cambiamenti climatici
13 Novembre 2017

L’evidenza dei cambiamenti climatici ha indotto 195 nazioni a firmare nel 2015 a Parigi durante la cosiddetta Conferenza COP 21, l’Accordo ONU per limitare le emissioni di gas in atmosfera e mantenere la crescita della temperatura media globale ad un massimo di +2 gradi centigradi entro la fine del secolo. La condizione chiave era che l’accordo venisse ratificato da più di 55 paesi responsabili nel complesso di oltre la metà delle emissioni mondiali.

Questo obiettivo è stato il risultato  di 25 anni di lavori e 21 vertici sui cambiamenti climatici. Infatti la prima Conferenza delle parti (COP) della Convenzione Onu sul climate change (UNFCCC) si tenne nel 1995 e deve la sua nascita al Summit per la Terra di Rio de Janeiro, nel 1992.

14,5%del gas effetto serra è prodotto in agricoltura

Nel 1997 il Protocollo di Kyoto (COP 3) impegnava i paesi ad economia sviluppata a ridurre le emissioni e l’attenzione è stata posta soprattutto sui consumi energetici. Ora invece, giunti alla COP 23 di Bonn, si punta sempre più attenzione sull’attività agricola, che si stima sia responsabile per circa il 14,5% dei gas effetto serra (GHG) prodotti.

Dunque occorre operare per ridurre in modo concreto tale impatto, che impegna in primo luogo i paesi ad economia avanzata. Infatti si calcola che le loro emissioni per l’attività agricola, incluso l’allevamento, equivalga al consumo di 1,6 miliardi di barili di petrolio all’anno.

Oltre che di una necessità, bisogna tener presente che l’azione per contrastare i cambiamenti climatici è sempre più richiesta dai consumatori. Dunque anche l’attività agricola, ed in particolare l’allevamento, deve prendere coscienza di tale realtà ed agire in modo consapevole e coordinato per attuare rapidamente degli interventi concreti per ridurre l’impatto ambientale, cioè per la sostenibilità

Acqua&Energia : Ripartizione delle emissioni GHG (Green House Gas) da agricoltura

Fonte: FAIRRRinnovabili.it, COP-23