Il futuro sarà nel segno del Grana Padano [Intervista]
1 Agosto 2017

Stefano Pasquali
Torre De’ Picenardi, Cremona – ITALIA

L’allevatore Stefano Pasquali

Azienda Agricola Pasquali Stefano E Gamba Cinzia.
Capi allevati: 650 | 300 in mungitura.
Ettari coltivati: 220.
Destinazione del latte: Grana Padano, Provolone, latte alimentare e altri prodotti caseari (Latteria Soresina).

“Il costo attuale della razione alimentare delle vacche in lattazione è di 5,05 euro per capo al giorno. Tenuto conto che la produzione è di 33 chilogrammi per capo al giorno, l’uscita per l’alimentazione delle bovine in mungitura è di 0,152 euro al chilo”.

Quello che per Stefano Pasquali – 40 anni, allevatore di Torre de’ Picenardi (Cremona), che conduce insieme al fratello Luigi un’azienda da 220 ettari (coltivati a mais, erba medica e su 70 ha a mais di secondo raccolto) e con una mandria di 650 capi (300 in mungitura), gestita con l’aiuto di cinque dipendenti a tempo pieno e uno a part time – è una normale attenzione alla gestione oculata della stalla, per conoscere nella realtà quanto spende per alimentare le vacche, non lo è forse per tutti.

“Negli ultimi anni ho inserito in razione il frumento insilato – precisa – con buoni benefici in termini di ingestione, soprattutto nel periodo estivo; inoltre, sono migliorati i parametri qualitativi del latte, in particolare il grasso”.

Il latte (36.723 quintali, al 3,81% di grasso e al 3,46% di proteine) è conferito alla Latteria Soresina, per la produzione di Grana Padano, Provolone, latte alimentare e altri prodotti caseari. Quello che è importante, però, è conoscere quanto costa l’alimentazione delle bovine, variabile che incide non poco sui bilanci aziendali.

Stefano Pasquali non utilizza la formula più o meno standard presente in quasi tutti i programmi di razionamento forniti dagli alimentaristi, “perché determinano in automatico i costi della razione, ma spesso portano a calcoli approssimativi, in quanto non tengono adeguatamente conto dei reali livelli di ingestione degli animali”.

Ecco che l’allevatore cremonese si è creato un proprio foglio Excel, dove inserisce tutti i costi di produzione. Una pratica adottata da anni, tanto che nel 2009 in un’intervista dichiarava: “La razione alimentare costa circa 4,6 euro al giorno per singolo capo e se una vacca produce mediamente 30 chilogrammi di latte, solo di alimentazione un litro di latte costa 0,153 euro. Bisogna aggiungere la manodopera, gli ammortamenti, l’energia elettrica, i farmaci”. E allora i numeri dell’azienda Pasquali erano diversi: 480 capi in stalla e 130 ettari coltivati.

Da allora, il corpus aziendale di Torre de’ Picenardi si è ammodernato, con una sala di mungitura 12+12 in parallelo, con mungitura posteriore e un impianto per la produzione di biogas da 625 kw, alimentato con liquame bovino, pollina di un allevamento avicolo vicino e insilato di mais. “In peso parliamo di 30 tonnellate di liquami, 2,5 tonnellate di pollina e 25-26 tonnellate di insilato di mais – riassume Pasquali -.

Il digestato viene utilizzato tutto in campagna e consente di confinare l’urea chimica intorno al 30-40% dell’azoto totale impiegato nei campi.
Gli ultimi investimenti sono andati in direzione di un ampliamento aziendale, ma con attenzione al benessere animale. Nel 2014, infatti, sono stati installati nuovi impianti di ventilazione in stalla e posizionate nuove cuccette con materassini in lattice, grazie a una nuova struttura.

Per ora nessun investimento in agricoltura di precisione. “Ci vuole una dimensione aziendale adeguata per poterli giustificare e serve anche un parco macchine adeguato – afferma -. Non li escludo a priori, comunque, vedremo in futuro”. In standby anche l’irrigazione a goccia: “L’avevamo presa in considerazione, ma i costi erano ancora troppo sbilanciati rispetto ai sistemi a pioggia”.

Ed è questione di costi anche la conversione al biologico. “Non siamo interessati a passare al bio – ammette – ma sappiamo che per alcuni può essere un’opportunità. Bisogna, naturalmente, valutare se i maggiori costi produttivi sono compensati dalle entrate”.

Il futuro, secondo Stefano Pasquali, sarà per gli allevatori del distretto incentrato sempre più nel segno del Grana Padano. “È il prodotto che ad oggi garantisce la remunerazione migliore rispetto alla media degli altri prodotti lattiero caseari – osserva -. Inoltre, è un mercato contingentato e ha margini di miglioramento a livello di internazionalizzazione”.

La filiera, dunque, è chiamata a leggere i conti, confrontare entrate e uscite e, magari, valutare alleanze per conquistare spazi all’estero. “La Latteria Soresina ha una grande storia di aggregazioni e fusioni – conclude -. Se ci sono le condizioni per creare intese per l’export, fra cooperative o insieme all’industria di trasformazione, non vedo perché no. La dimensione è importante e presentarsi in due al posto di cinque più piccoli, è economicamente più vantaggioso”.

Stefano Pasquali presso la sua azienda agricola

Sostenibilità significa cooperare [VIDEO]
4 Maggio 2017

Sono le ore 9.00 del 19 Aprile 2017 quando 100 operatori si ritrovano al Consorzio Latterie Virgilio di Mantova in una mattina di primavera limpida ma improvvisamente gelida.

L’occasione è l’incontro “Sostenibilità: la cooperazione deve prevalere sulla competizione“, e non a caso l’ospite è un Consorzio. Ma i consorzi, così come le cooperative, sono solamente due delle molteplici istanze della cooperazione: l’incontro ha un respiro più ampio, di cooperazione anche lungo la filiera; ecco che la platea è composta da Produttori di latte, imprese cooperative ed industriali di trasformazione, consorzi di tutela DOP e grande distribuzione. Una platea scelta ed attiva, con una importante componente di giovani.

 

La sostenibilità riguarda tutto il Pianeta, ma dev’essere sociale, ambientale ed economica

Esordisce così Angelo Rossi (Fondatore CLAL.it e TESEO), accogliendo i partecipanti con una breve introduzione, per poi lasciare spazio al discorso di benvenuto di Paolo Carra (Presidente Consorzio Virgilio).

La giornata parte con il commento di un video che riassume il precedente incontro “Sostenibilità: l’efficienza imprescindibile”.
Si susseguono poi 5 case history a ritmo incalzante, poiché uno degli obiettivi della giornata è la pluralità dei punti di vista sulla Sostenibilità.

 

Giuliana D’Imporzano (Project Manager Consorzio Virgilio) presenta le soluzioni ma anche i dubbi affrontati con il progetto Life Dop:

Il consumatore spesso non capisce perché dovrebbe scegliere [prodotti sostenibili]

Per far fronte a questa problematica, il Consorzio Virgilio si propone di sviluppare degli indicatori scientificamente ineccepibili e al contempo coinvolgenti per il consumatore, il quale deve percepire il contributo che sta dando al Mondo che vorrebbe.

 

Paolo Amadori (Business Manager) condivide l’esperienza di Fattorie Osella in termini di benessere animale:

Gli allevatori all’inizio erano molto scettici […], poi man mano che sono entrati nel dettaglio […] di tutte le migliorie che potevano attuare […] si sono motivati ed entusiasmati

anche perché molti allevamenti partivano da una buona base per soddisfare i 90 punti del disciplinare di benessere animale scelto da Osella.

 

Latteria PLAC, dal canto suo, ha investito sulla Sostenibilità della fase di lavorazione del latte: Giovanni Guarneri (Consigliere) ne illustra i dettagli in maniera molto chiara, soffermandosi su alcuni punti particolarmente interessanti. Ad esempio, la concentrazione del siero permette a PLAC di utilizzare il permeato di seconda gestione per il primo risciacquo degli impianti, ottenendo un recupero in termini idrici pari al 20% dell’utilizzo annuo.

 

Si chiama “Progetto Stalle a Stelle“: sull’esempio degli hotel […] è stata stilata una classifica degli allevamenti del Trentino

Andrea Merz (Direttore Trentingrana CON.CA.S.T.) presenta così l’iniziativa di Trentingrana: sulla base di numerosi indicatori di benessere animale, “ogni allevatore riesce ad avere all’interno della propria stalla una valutazione fornita da tecnici esperti che poi può riuscire a raccontare anche all’esterno”.

 

Chiude la rassegna di presentazioni Andrea Di Stefano (Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa), che avverte:

La CO2 è destinata a diventare […] un costo paragonabile a una materia prima […] che secondo le stime viaggerà tra i 30 e i 100 dollari a tonnellata

Il contributo di Di Stefano ha un taglio trasversale al settore lattiero-caseario ed illustra in particolare le soluzioni offerte dai biochemicals: risorse rinnovabili di origine agricola (colture residuali abbinabili a colture tradizionali o scarti agricoli) per ottenere nuovi materiali.

Consulta tutte le presentazioni >

 

Le presentazioni hanno già sollevato molti spunti interessanti, che innescano il dibattito. Tra i partecipanti intervengono:

  • Simone Aiuti, Direttore Tecnico – Latte Sano
  • Manuel Pavan, dirigente DuPont Danisco
  • Rita Luppi, Communication Specialist Tetra Pak Italiana Spa
  • Stefano Pozzi, METRO
  • Paola Pergolesi, Category Manager – CONAD
  • Marco Nocetti, tecnico – Consorzio di Tutela Parmigiano Reggiano
  • Matteo Lasagna, Produttore di latte destinato a Parmigiano Reggiano e Presidente Confagricoltura Mantova
  • Martino Cerantola, Produttore di latte destinato ad Asiago e Presidente Coldiretti Veneto
  • Tommaso Visca (Produttore di latte commercializzato)
  • Fabio Perini, Produttore di mais
  • Andrea Trentin, Produttore di latte destinato a Grana Padano, Asiago e latte alimentare
  • Barbara Greggio, Produttore di latte destinato a Grana Padano

 

Quanto di quello che stiamo facendo nelle nostre imprese ha a che fare con l’etica […] e quanto […] col marketing?

Alla domanda, solo in parte provocatoria, di Nisio Paganin (Direttore Generale – Agriform) scaturisce un applauso spontaneo di chi evidentemente riconosce che i progetti di Sostenibilità sono spesso guidati da un tentativo di inserirsi in nuovi mercati potenziali, più che da una scelta etica.

Giorgio Garofolo, professore di Filosofia, condivide la sua esperienza di insegnante, nella quale riscontra “una sensibilità molto forte e decisamente crescente tra i ragazzi”. Ma bisogna incontrare questa sensibilità:

Credo che il vostro mondo [agroalimentare] debba dare messaggi razionali, comprensibili, perché altrimenti i ragazzi rischiano di andare verso mode – penso ai vegani ecc. – che non danno conto di tutto il lavoro che può essere fatto per […] porsi in una prospettiva di effettiva sostenibilità

La ricerca di linee guida comuni non trova risposta in ambito normativo:

Tutti oggi parliamo di benessere animale, ma non esiste una normativa europea […] né italiana

è l’esempio riportato da Alberto Dall’Asta, Dirigente ITALATTE – Galbani.

 

 

Al termine del dibattito, le conclusioni di Gianni Fava (Assessore all’Agricoltura – Regione Lombardia):

Il primo tema reale sulla Sostenibilità ce lo dobbiamo porre come elemento culturale

Fava asserisce che una produzione è sostenibile se riesce ad essere economica, e per essere economica deve trovare uno sbocco sul mercato. L’Assessore considera dunque fondamentale intraprendere azioni concrete per “incidere sul consumatore in modo significativo e creare una cultura che oggi è presente in modo alquanto blando”.
Per raggiungere questo ed altri obiettivi Fava auspica la realizzazione di una organizzazione verticale della filiera:

Quando avremo una buona organizzazione sostanziale di tutte le filiere, credetemi, ci sarà anche la possibilità di dare una migliore Sostenibilità alle nostre aziende

 

La giornata si conclude con un gustoso risotto, un buon vino e la prospettiva di un lungo percorso verso la Sostenibilità. Da percorrere insieme.

Nisio Paganin, Direttore Generale – Agriform

Prosegue il dialogo di filiera verso la Sostenibilità [presentazioni]
26 Aprile 2017

Continua il percorso verso la Sostenibilità della filiera lattiero-casearia.

Il Consorzio Latterie Virgilio ha ospitato produttori latte, imprese di trasformazione, consorzi di tutela e grande distribuzione in occasione dell’incontro “Sostenibilità: la cooperazione deve prevalere sulla competizione”.

L’incontro, organizzato da TESEO mercoledì 19 Aprile, è iniziato con le case history di Consorzio Latterie Virgilio, Fattorie Osella, Latteria PLAC e Trentingrana CON.CA.S.T. che hanno presentato le buone pratiche di sostenibilità da loro applicate. Novamont ha poi illustrato le soluzioni offerte dai biochemicals.

Il dialogo di filiera è continuato attraverso il dibattito, nel quale gli operatori hanno messo in luce i diversi aspetti della Sostenibilità con esempi ed idee per un approccio da protagonisti ai temi trattati. I concetti di sostenibilità, organizzazione e filiera sono poi stati oggetto delle conclusioni dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Gianni Fava.

Consulta le presentazioni della giornata:

Giuliana D’Imporzano – Project Manager Consorzio Virgilio
1 - Life Dop: sostenibilità nell’industria casearia di eccellenza
Giuliana D’Imporzano – Project Manager Consorzio Virgilio
pdf 2 MB | 1216 clicks
Paolo Amadori – Business Manager Fattorie Osella
2 - Il progetto Benessere Animale
Paolo Amadori – Business Manager Fattorie Osella
pdf 6 MB | 796 clicks
Giovanni Guarneri – Consigliere Latteria PLAC
3 - Gestione ambientale ed energetica nella Latteria PLAC
Giovanni Guarneri – Consigliere Latteria PLAC
pdf 116 KB | 633 clicks
Andrea Merz – Direttore Trentingrana Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a.
4 - Tradizione e sostenibilità nella filiera Trentingrana
Andrea Merz – Direttore Trentingrana Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a.
pdf 3 MB | 1017 clicks
Andrea Di Stefano – Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa
5 - Il ruolo dei biochemicals nell’innovazione delle filiere agroalimentari
Andrea Di Stefano – Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa
pdf 1 MB | 823 clicks

 

Sopravvivenza delle stalle: il benessere animale sarà determinante
3 Aprile 2017

Floriano De Franceschi
Castelgomberto, Vicenza – ITALIA

L’allevatore Floriano De Franceschi

Azienda Agricola De Franceschi Floriano.
Capi allevati: 110 | 50 in mungitura.
Ettari coltivati 50.
Destinazione del latte: Asiago DOP d’Allevo
(caseificio cooperativo Villa).

“Vada su Youtube e digiti De Koeientuin, poi guardi il video: vedrà come saranno le stalle del futuro, con ampi spazi liberi, piante e verde in stalla, nessun tipo di cattura, niente cuccette, possibilità di movimento per gli animali. Piaccia o no, andremo in quella direzione e sarà una delle risposte per produrre latte di migliore qualità, aumentare il benessere animale e rispondere ai continui attacchi degli animalisti, che rivolgono accuse a noi allevatori molto spesso ingiuste”.

L’invito a collegarsi a Youtube è di Floriano De Franceschi, 53 anni, presidente dell’Associazione provinciale allevatori di Vicenza e di quella regionale del Veneto. Nella sua azienda a Castelgomberto, paese del quale è stato anche assessore, alleva 110 bovine di razza Frisona italiana, delle quali 50 in lattazione.

Nel 2016 ha prodotto 5.300 quintali, con una media annuale di 105 quintali per vacca (grasso 3,64%, proteine 3,26 per cento). La mungitura avviene tramite robot, che il presidente dell’Arav ha introdotto in stalla 10 anni fa.

Il latte prodotto è conferito al caseificio cooperativo Villa per la produzione di Asiago d’allevo, ottenuto con latte di bovine alimentate a secco. I soci del caseificio sono 15.

Appassionato di tecnologia (“è il mio hobby”, dichiara), De Franceschi accanto al benessere animale raccomanda come soluzioni la cooperazione, concetto astratto che ha molte declinazioni concrete e va ben oltre il conferimento del latte, ma coinvolge anche l’idea del cosiddetto sharing, la condivisione.

“Tra proprietà e affitto conduco 50 ettari a prato; ai miei foraggi aggiungo il miscelone che acquisto. Ho rinunciato interamente al mais”.

Perché?
“È poco remunerativo e c’è il rischio delle aflatossine. Se non facciamo i conti in stalla rischiamo di lavorare a vuoto. È inutile che l’allevatore paghi affitti anche da 400 euro per ettaro, se non riesce ad andare in pareggio”.

Quale soluzione propone?
“Bisogna che gli allevatori si mettano insieme, magari individuando un capannone per stivare la miscelata comune. Dovremmo come allevatori occuparci della stalla, ma condividere le informazioni e i sistemi di alimentazione, ridurre attraverso modalità di cooperazione i costi di gestione. L’informazione è uno strumento fondamentale per la gestione delle aziende”.

Esiste TESEO by Clal. Perché non usarlo?
“Lo usiamo ed è molto utile. Bisogna estendere il modello informativo alle fecondazioni, le zoppie, gli aborti. Serve trasparenza e condivisione dei dati. Come Associazione italiana allevatori possiamo contare sul sistema Si@lleva, che raccoglie dati su scala nazionale, relativi a un milione di capi, tanti quanti sono quelli controllati negli Stati Uniti. Dobbiamo fare in modo che i risultati elaborati tornino agli allevatori, magari anche attraverso TESEO”.

Quali sono le informazioni più utili?
“La genomica sta facendo notevoli passi avanti, ma non farei una classifica. Per avere un quadro d’insieme efficiente è imprescindibile poter avere informazioni legate alle fecondazioni, ai costi di alimentazione, all’efficienza energetica, alla fertilità. In Veneto sui controlli funzionali facciamo il Bhb, che rivela l’acidità ruminale e individua eventuali disguidi metabolici. I dati sono la chiave per valutare l’efficienza dell’azienda. Bisogna elencarli tutti, per eliminare i comportamenti superflui e dispendiosi, anche gli stipendi del titolare e dei familiari, elementi molto spesso non contemplati nei conteggi. Condividere i dati fa parte di questo processo”.

Se parliamo di sostenibilità nella produzione di latte, a cosa pensa?
“Penso innanzitutto a quella economica e, come dicevo, fare i conti e confrontarli fra gli allevatori è un passo importante. Poi penso al benessere animale, una richiesta che proviene compatta dai consumatori e che non possiamo assolutamente ignorare. Sarà una variabile determinante per la sopravvivenza, non deve essere sottovalutata”.

Come Arav come vi state organizzando?
“Abbiamo in programma corsi di formazione, per insegnare le buone pratiche di allevamento in chiave di animal welfare”.

Il prezzo dell’Asiago non è dei migliori, che suggerimenti può dare al Consorzio, che ha avviato un programma di promozione importante?
“Ci vorrebbe una rete di promozione e vendita più ramificata, che oggi manca. L’offerta di vendita dovrebbe essere centralizzata, per promuoverlo meglio ed esportare, senza dimenticare una rete regionale. Come Asiago dobbiamo fare i conti con una concorrenza marcata dei cosiddetti similari. Nel nostro caseificio produciamo 150 forme al giorno e abbiamo un’alimentazione a secco come nel Parmigiano-Reggiano, non facciamo uso di lisozima, eppure non riusciamo a essere incisivi, schiacciati anche da un numero elevato di prodotti similari, che deformano il prezzo al ribasso. Stiamo producendo forse troppe forme”.

Cosa fare, dunque?
“Esportare di più. È l’unica soluzione”.

L’etichettatura secondo lei può modificare qualcosa?
“Per l’Asiago no, perché le Dop dovrebbero già utilizzare il latte prodotto nel comprensorio. In generale invece sono convinto che servirà”.

Estendere la lattazione conviene
29 Marzo 2017

Una lattazione ed un parto all’anno non sono più un paradigma. Infatti, secondo i risultati di una ricerca danese, meno parti e lattazioni estese a 500 giorni darebbero più vantaggi. La ricerca è il risultato del progetto “REPROLAC – Extended lactation in dairy production in favor of climate, animal welfare and pro­ductivity” che associa l’università di Aarhus ad Arla con l’INRA francese e singoli allevatori, per un finanziamento di 2,4 milioni di €.

Prolungando di sei mesi la lattazione, si possono ottenere effetti positivi su produttività, benessere animale ed impatto ambientale contenendo le emissioni di gas effetto serra (GHG) e riducendo in modo significativo la quantità di alimento per kg di latte prodotto. Inoltre, contrariamente a quanto comunemente asserito negli studi precedenti che comunque rimontano a diverso tempo fa e non tengono in considerazione le moderne tecniche di allevamento, la qualità del latte non ne risentirebbe.

A fronte di una ridotta produzione, il prolungamento della lattazione comporta un aumento dei tenori di proteine e grasso nel latte, con effetti positivi sulla trasformazione casearia. All’analisi sensoriale, il latte risulta più cremoso, ma non presenta alterazioni nel sapore e nell’aroma come precedentemente ritenuto.

Confronta le performance della tua Azienda da latte

Fonte: Aarhus University

Irrigazione e benessere animale saranno i punti cruciali
30 Novembre 2016

Giuseppe Magoni
Maclodio, Brescia – ITALIA

L'allevatore Giuseppe Magoni
L’allevatore Giuseppe Magoni

Azienda Agricola Magoni Giuliano Giuseppe e Alberto.
Capi allevati: 650 | 330 in mungitura.
Ettari coltivati 340.
Destinazione del latte: Grana Padano DOP
(caseificio Bresciangrana).

“Dove ci stanno 100 vacche bisogna metterne 90, non 110. Il benessere animale è molto di più di una normativa da osservare, è una regola per permettere agli animali di produrre di più e meglio, con meno problemi sanitari e, dunque, con minori costi aziendali”.

È la declinazione della sostenibilità secondo Giuseppe Magoni, allevatore di Maclodio (Brescia), con 340 ettari coltivati e una duplice vocazione zootecnica. “Allevo 650 capi da latte, dei quali 330 sono vacche in mungitura, e 850 scrofe, per una produzione annuale di circa 12.000 suini tra svezzamento e ingrasso”.

Il latte, circa 39.000 quintali all’anno, sono destinati al caseificio Bresciangrana per la produzione di Grana Padano.

Alleva bovine da latte e suini. Qual è il settore che le dà maggiore soddisfazione?

“Non ho mai fatto distinzione tra vacche e suini. Per 30 anni mi sono sentito dire che ero fortunato ad avere i suini. Negli ultimi anni mi sono chiesto se era davvero così. Sinceramente credo che l’impegno in stalla, le problematiche e le soddisfazioni siano uguali”.

Lei ha problemi di direttiva nitrati o 340 ettari sono sufficienti per il carico zootecnico?

“Ho tre aziende e ho terreni a sufficienza. Certo si fatica a rimanere entro i limiti e io opero la separazione fra solido e liquido, in modo da non superare la deroga concessa alla Lombardia di 250 chilogrammi per ettaro/anno”.

In Italia meno di 1.000 aziende hanno beneficiato del programma di riduzione volontaria della produzione, premiato con 14 centesimi al litro. Lei per caso è fra queste imprese?

“No e non conosco nessun allevatore che ha aderito. Forse in Germania il ritorno di 14 centesimi al litro per non produrre è più conveniente, in provincia di Brescia gli allevatori, se potessero, metterebbero le vacche anche sotto il letto”.

Condivide?

“No. La mia regola è: mettere 90 capi dove ce ne starebbero 100. Non capisco perché, invece, i miei colleghi sono masochisti. Il mio motto è: lavorare, non tribolare”.

Con un carico zootecnico come quello delle sue tre aziende, ha mai pensato alle energie rinnovabili?

“Sì, certo. Avrò fatto 10 preventivi per un impianto di biogas, ma poi ho rinunciato”.

Perché?

“Un investimento in quella direzione non mi sembrava logico. Punto a migliorarmi come allevatore, rendendo sempre più efficiente l’attività aziendale. Non voglio avventurarmi in altre attività”.

In quanti lavorate in azienda?

“In 22, sette familiari e 15 dipendenti. Io ho 55 anni, mio figlio 33 e fa il jolly. Si occupa di tutto, dalla fecondazione delle scrofe la domenica al segmento della meccanizzazione, dell’attività in campagna. Ognuno di noi in famiglia ha una propria mansione specifica, supportato dagli operai”.

La Baviera nei giorni scorsi ha annunciato che avvierà una campagna di marketing aggressivo per conquistare il mercato italiano. Qual è il suo commento?

“Loro fanno il loro gioco e fanno bene. Se non reagiremo credo che, Made in Italy o meno, soccomberemo alla Baviera, ammesso che sia più forte e riesca a conquistare i consumatori. Dobbiamo comunque riflettere”.

Ritiene che il latte biologico sia un’opportunità?

“Credo di sì, anche se vi sono due ostacoli principali: la conversione e i foraggi. Intorno a me chi ha provato ad avventurarsi nel comparto biologico è fallito, per cui, anche se so che c’è molta richiesta, quando sento parlare di bio mi si drizzano i pochi capelli in testa. Secondo me è più facile la strada del no-ogm, che è apprezzata comunque dal consumatore. Si rischia di meno ed è più semplice”.

Parlando di ogm e semplificando al massimo, lei è favorevole o contrario?

“Ascolto gli scienziati e mi oriento secondo la logica. Sono però favorevole al loro utilizzo, perché viviamo contraddizioni che complicano la vita di noi allevatori. Non possiamo coltivare prodotti geneticamente modificati, però li dobbiamo acquistare se non vogliamo ritrovarci pieni di aflatossine. Forse se potessimo coltivarli eviteremmo le importazioni, calerebbero i consumi di medicinali e migliorerebbe la qualità della vita degli animali”.

Quali saranno le innovazioni che cambieranno maggiormente il modo di coltivare e allevare?

“Forse l’innovazione nell’irrigazione sarà uno dei punti cruciali, insieme al benessere animale. L’obiettivo è quello di semplificare tutti i passaggi dell’allevamento e dell’agricoltura in campo”.

Quali sono i suoi hobby?

“Il calcio. In passato ho anche fatto l’allenatore nelle squadre giovanili. Poi mi piace leggere, preferibilmente libri di letteratura e filosofia greca, una passione che mi ha trasmesso mio figlio”.

Azienda Agricola Magoni Giuliano Giuseppe e Alberto
Azienda Agricola Magoni Giuliano Giuseppe e Alberto

Antibiotici all’asciutta? Criteri corretti per una scelta
12 Aprile 2016

È oggi diffuso il trattamento con antibiotici alla messa in asciutta delle bovine e tale pratica avviene con differenti modalità e principi attivi in relazione alle singole situazioni aziendali.

Non sempre il criterio di impiego degli antibiotici è il risultato di una scelta ponderata; risulta fondamentale, al fine di ottenere i migliori risultati e per contenere i costi, il lavoro del Veterinario aziendale che, in relazione al quadro sanitario della mandria e con il supporto di analisi di laboratorio specifiche, sarà in grado di individuare le migliori procedure in relazione alla situazione della stalla.

In modo schematico, i sistemi utilizzati prevedono l’impiego di antibiotico intramammario e/o di antibiotico somministrato tramite iniezione, con o senza l’impiego di un sigillante del canale del capezzolo. E’ ormai finalmente scomparsa la tecnica del doppio trattamento intramammario alla messa in asciutta, costosa e inutile.

In alcuni allevamenti invece l’antibiotico alla messa in asciutta di norma non viene utilizzato e il trattamento è riservato alle sole bovine che durante la lattazione hanno avuto uno o più episodi di mastite.

Tale pratica apparentemente non “raccomandabile”, rientra invece tra le possibili procedure per la messa in asciutta previste nelle linee guida dall’Institut de l’Elevage, ente francese di ricerca e formazione dedicato agli allevatori di bovini.

L’Institut de l’Elevage propone di gestire il programma sanitario alla messa in asciutta secondo due criteri:

1° Criterio

  • Trattare con antibiotici quando le cellule somatiche all’ultimo controllo funzionale sono > 150.000
  • Riservare il trattamento alle bovine che hanno avuto una mastite clinica nell’ultimo trimestre di lattazione

2° Criterio

  • Utilizzo di un sigillante del capezzolo in presenza di situazioni di rischio di nuova infezione durante l’asciutta.

In molti casi il rischio di nuove infezioni è concreto; ad esempio quando ci troviamo di fronte a:

  • Bovine oltre la terza lattazione
  • Piano della mammella basso (sotto il garretto)
  • Capezzoli corti
  • Lesioni alla cute o alla estremità del capezzolo
  • Bovine con predisposizione alla perdita di latte nei primi giorni di asciutta o prima del parto
  • Gestione non corretta dei box di stabulazione delle bovine in asciutta e dei box parto

In tutti questi casi, cioè in presenza di rischio di nuove infezioni, il sigillante sarà applicato a tutte le bovine, sia a quelle che hanno ricevuto l’antibiotico che a quelle non trattate con farmaci; il costo del trattamento è controbilanciato dalla riduzione delle nuove infezioni. Chiaramente tutti i trattamenti che prevedono introduzione di prodotti nel canale del capezzolo devono essere eseguiti nel rispetto di precise norme igieniche al fine di evitare l’insorgenza di patologie iatrogene.

Infine sarà possibile evitare il trattamento con antibiotico alla messa in asciutta nei casi in cui:

  • La situazione sanitaria al primo controllo post parto è eccellente cioè quando la percentuale di bovine con conta cellulare inferiore a 300.000 maggiore dell’85%, valutata sugli ultimi sei mesi.
  • Il rischio di nuove infezioni durante il periodo di asciutta è minimo in virtù di una gestione ottimale delle lettiere
  • Le cellule somatiche all’ultimo controllo sono < 150.000

In ogni caso, al fine di una valutazione corretta e attualizzata dello stato sanitario dei singoli quarti è sempre opportuno eseguire il California Mastitis Test ( C.M.T.) al momento della messa in asciutta prima di decidere se, come e con quale schema terapeutico intervenire, caso per caso.

CMT. California Mastitis test
CMT. California Mastitis test

A proposito dell’impiego di antibiotici in allevamento, è importante ricordare che la plenaria del Parlamento Europeo ha approvato nella seduta del 10 marzo 2015, le modifiche alla proposta di Regolamento sui medicinali veterinari della Commissione Europea. Con questa votazione i deputati europei hanno sottolineato che per contrastare la crescente resistenza degli antibiotici ai cosiddetti superbatteri, quali salmonella e campylobacter, è necessario limitare l’uso dei farmaci antimicrobici esistenti e sviluppare nuovi medicinali. La proposta prevede di aggiornare la normativa europea in materia di medicinali a uso veterinario e il Parlamento chiede di vietare il trattamento antibiotico collettivo e preventivo degli animali e di prendere misure atte a stimolare la ricerca di farmaci di nuova generazione.

“Quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che il Mondo può sprofondare in un’era post-antibiotica, dove la resistenza agli antibiotici potrebbe causare ogni anno più morti del cancro, è giunto il momento di intraprendere un’azione forte e risolvere il problema alla radice”, ha affermato la relatrice Françoise Grossetête. “La lotta contro la resistenza agli antibiotici deve iniziare nelle aziende agricole. Desideriamo in particolare vietare l’uso puramente preventivo di antibiotici, limitare il trattamento di massa a casi veramente particolari, vietare l’uso di antibiotici veterinari di fondamentale importanza per la medicina umana o porre fine alla vendita online di antibiotici, vaccini e prodotti psicotropi. Con queste misure, speriamo di ridurre la quantità di antibiotici che finiscono nel piatto dei consumatori “, ha dichiarato.

Fonte: Institut de l’Elevage

Sostenibilità, ovvero produrre in modo durevole
18 Febbraio 2016

Dopo gli sforzi posti sul tema della qualità, ora il tema centrale dell’attività produttiva è la sostenibilità. In entrambi i casi si tratta di concetti olistici, cioè dei sistemi che vanno presi nel loro insieme e non come la semplice somma delle parti che le compongono.

Negli ultimi anni la tecnologia applicata alla produzione lattiera ha permesso di fare notevoli progressi in questo campo, basti pensare alla produzione di energia, biogas o fotovoltaico, al ricircolo dell’acqua od ai GPS sui trattori per razionalizzare i percorsi. Ciononostante il lavoro da fare per rendere sostenibili le produzioni zootecniche è ancora molto e deve essere compiuto in tempi rapidi.

Negli USA dal 2008 opera il centro per l’innovazione della produzione lattiero-casearia (Innovation Center for US Dairy), che ha riassunto in otto punti l’impegno verso la sostenibilità:

  • gli animali – allevare e gestire animali in modo responsabile, assicurando il benessere e ricercando una elevata qualità nel latte prodotto;
  • l’ innovazione – investire in ricerca, tecnica e formazione per rendere sostenibili i sistemi agricoli;
  • le comunità rurali – assicurare la continuità a quanti operano in agricoltura e renderli pienamente inseriti nei luoghi in cui vivono;
  • il business – operare con una prospettiva trasparente di continuità lungo tutta la filiera produttiva, dal campo alla tavola;
  • i consumatori – garantire prodotti di alta qualità e sicuri per mantenere la fiducia dei consumatori a livello globale;
  • il pianeta – tutelare gli ecosistemi e la biodiversità. Preoccuparsi per l’impatto su aria, acqua, terra, attraverso l’oculata gestione delle risorse naturali;
  • il personale – valorizzare i collaboratori assicurando condizioni di lavoro eque e rispettose;
  • la produzione lattiero-casearia – sviluppare ed adottare attività responsabili sotto l’aspetto economico, sociale, ambientale, per assicurare salute e benessere;

Da questi principi di riferimento, derivano delle linee guida per rendere misurabili le azioni atte a rendere sostenibili le produzioni. Questo per quantificare le risorse da investire verso la sostenibilità e poterle valorizzare per un mercato che è sempre più sensibile a questo tema.

Produrre in modo responsabile e duraturo è un dovere, oltre che un impegno.

Acqua&Energia: Processo fondamentale di trasformazione dei prodotti agricoli in bioenergia
Acqua&Energia: Processo fondamentale di trasformazione dei prodotti agricoli in bioenergia
Acqua&Energia: Produzione mondiale di Energia
Acqua&Energia: Produzione mondiale di Energia

Fonte: The Guardian

Semi di palma da olio per le vacche in Nuova Zelanda
15 Febbraio 2016

La palma da olio produce dei frutti composti da una polpa che racchiude all’interno un gheriglio. Il palmisto che residua dall’estrazione dell’olio, viene largamente impiegato nell’alimentazione del bestiame da latte in Nuova Zelanda.

La sua importazione è in continuo, rapido aumento ed a novembre ha raggiunto le 223.413 tonnellate, in crescita rispetto alle 138.763 tonnellate in ottobre ed alle 178.381 tonnellate a novembre 2014.

L’uso del palmisto come ingrediente nella razione del bestiame si è diffuso a seguito della siccità che colpì l’isola del nord nel 2007, costringendo gli allevatori a ricercare sottoprodotti e da allora il suo impiego  si è continuamente diffuso, anche a causa della notevole disponibilità di prodotto nei paesi del sud est asiatico, Malesia in primo luogo.

L’uso di questo ingrediente solleva però le preoccupazioni sia da parte della trasformazione che da parte dei gruppi ambientalisti, seppur per ragioni diverse. Infatti, Fonterra a settembre ha lanciato una azione per convincere gli allevatori a ridurne la quantità nella razione delle vacche, in quanto può portare ad una modifica nella composizione del grasso del latte. La cooperativa neozelandese, che si vuole paladina di un latte ottenuto da vacche pascolanti,  ne raccomanda un impiego massimo di 3 kg per capo/giorno. Greenpeace invece si fa portabandiera dell’opposizione ai prodotti derivati dalla palma da olio per gli effetti sulla deforestazione provocati da queste coltivazioni nei paesi tropicali.

Di certo, stante l’immagine di isola verde con cui  la Nuova Zelanda si presenta come primo esportatore mondiale di prodotti lattiero-caseari, anche l’attenzione verso i prodotti per l’alimentazione animale deve essere massima. Soprattutto in questo tempo di attenzione per l’ambiente.

Costo delle razioni bovine da latte in tempo reale
Costo delle razioni bovine da latte in tempo reale

Fonte: NZHerald

Recuperiamo 10-15 centesimi al litro grazie alla cooperazione
7 Dicembre 2015

Carlo Mori
Pietole di Virgilio, Mantova – ITALIA

L’allevatore Carlo Mori

Azienda Agricola Corte Canova.
Capi allevati 400 | 190 in mungitura.
Ettari coltivati 80
Latte prodotto 20.000 quintali, conferito a Latteria Sociale Mantova.

Mori, quanto è importante l’aggregazione per la redditività dell’azienda agricola?

“Oggi l’aggregazione è fondamentale. Direi che in una scala da 1 a 100 è 100. Oggi, col prezzo del latte così basso, grazie alla cooperazione, riusciamo a recuperare fino a 10-15 centesimi in più al litro. E sono quelli che ti permettono di chiudere il bilancio in pareggio, anche se con estrema fatica. Direi che oggi l’aggregazione è necessaria”.

Conferisce alla Latteria Sociale Mantova, che è una realtà importante e non solo sul piano dei numeri. Qual è il vantaggio?

“Il vantaggio di conferire alla LSM è la fase di commercializzazione, grazie al rapporto diretto con la gdo, a una spinta forte all’internazionalizzazione. Come conferenti alla Santa Maria Formigada siamo nuovi soci della LSM, ma siamo fiduciosi che la serietà e il lavoro svolto sul piano del marketing porti a un risultato positivo, anche se lievemente, a causa dei prezzi di mercato non certo esaltanti”.

Che cosa sta pensando di fare per migliorare le performance? Ha fatto tutto per migliorare?

“Non ho fatto tutto, ma credo di aver fatto molto, soprattutto per il benessere, dotandomi di strutture al passo coi tempi, che mettono l’animale nelle condizioni ottimali per esprimere la sua potenzialità. Sul piano degli alimenti, producendo il 70-80% del fabbisogno, crediamo di essere sulla buona strada. Sulla genetica, che è il terzo pilastro fondamentale insieme a benessere e alimentazione, usiamo i migliori tori per k caseine e proteine. Direi che rimane poco da fare. L’obiettivo è comunque alzare l’asticella negli indici di stalla come il tasso gravidanza, il rapporto parto/concepimento, gli indici di conversione dell’alimento”.

Che cosa consiglierebbe a un giovane che vuole fare l’allevatore?

“Consiglierei di mettersi in gioco fin dall’inizio e di non prendere tutto per partito preso. Di metterci il massimo della passione e dell’impegno. I risultati nel tempo verranno. Personalmente cerco di essere ottimista e di inculcare l’ottimismo in uno più giovane di me. E dico con certezza che è la passione a muovere tutto. Chi decide di fare l’allevatore perché è una tradizione di famiglia, ma allo stesso tempo vuole il weekend libero e fare l’orario di fabbrica, allora è meglio che non cominci”.