Ricerca ed Etica per il grano duro italiano [Intervista]
13 Ottobre 2021

Leonardo Moscaritolo
Melfi (PZ), Basilicata – ITALIA

Leonardo Moscaritolo – Imprenditore Agricolo e Presidente del GIE Cerealicolo di Cia-Agricoltori

“L’impennata dei prezzi del grano duro registrata negli ultimi due mesi? È un insieme di fattori, che vanno dai cambiamenti climatici alla minore produzione, fino a qualche speculazione di troppo, che ha fatto aumentare le quotazioni”.

La pensa così Leonardo Moscaritolo, presidente nazionale del Gruppo di Interesse Economico (GIE) cerealicolo di Cia-Agricoltori Italiani, da alcuni anni componente del settore cereali del Copa-Cogeca e del gruppo di dialogo civile della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea.

Moscaritolo conduce circa 100 ettari a Melfi (Potenza), coltivati prevalentemente a grano e orzo per la produzione di birra.

Quali sono i fattori principali del deficit produttivo di grano duro, elemento essenziale per la produzione di pasta?

“In Italia la produzione attesa era di circa 4 milioni di tonnellate, invece il raccolto sembra essere inferiore di circa 200.000 tonnellate. Inoltre, a livello mondiale c’è molta attesa per le produzioni canadesi, ma la siccità potrebbe portare un significativo calo delle rese. La prospettiva di minori rese sta portando gli stoccatori ad accaparrarsi la materia prima, gli agricoltori a non vendere in questa fase di rialzo dei listini e la spirale si avvita sempre di più”.

Diminuisce l’autosufficienza dell’Italia nel frumento duro (perso il 18% in tre anni, secondo le elaborazioni di Teseo). Come mai? Come difendere il Made in Italy?

“Il problema è che è venuta a mancare la fiducia del cerealicoltore storico. Negli ultimi anni, i prezzi bassi, spesso sotto i costi di produzione, non hanno certo invogliato a seminare. Tra le alternative, c’è stata una buona richiesta di orzo distico, grazie al movimento dei birrifici artigianali, e questo ha fatto sì che qualche agricoltore ha cercato di diversificare le produzioni, orientandosi verso l’orzo da malteria”.

Il frumento duro coltivato in Italia garantisce un valore aggiunto superiore?

“Tendenzialmente sì, anche se le pressioni dei commercianti verso prodotti ad elevato tenore proteico stanno mettendo in difficoltà la cerealicoltura del Sud. Con Agrinsieme, Union Food, Italmopa, Assosementi, l’Università della Tuscia abbiamo avviato un percorso molto interessante per innalzare la qualità e dare risposte concrete all’industria molitoria e della pasta, siamo fiduciosi. Potrebbero aiutare il rilancio anche i finanziamenti concessi alle filiere da parte del Ministero delle Politiche agricole, purché si ritrovi quella puntualità nei pagamenti da parte del sistema pubblico che per gli imprenditori agricoli è essenziale”.

Può fregiarsi del Made in Italy anche la pasta fatta in Italia con grano duro di importazione?

“Si è sempre fatta la pasta con le miscele di grano duro di diversa provenienza, dal Canada agli Stati Uniti, all’Australia. Credo che il tema non sia il mito di un’autosufficienza irraggiungibile per l’Italia, ma della trasparenza in etichetta. Se parliamo di pasta 100% italiana, allora serve il grano coltivato in Italia e giustamente retribuito agli agricoltori. L’etichettatura obbligatoria va nella giusta direzione”.

Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, nelle scorse settimane ha lanciato l’allarme sugli eccessivi passaggi commerciali delle materie prime, con l’effetto di una speculazione che fa male alle imprese. Condivide?

La filiera dovrebbe avere un approccio più etico

“Sì. Più passaggi si fanno, meno è la trasparenza e più forti sono le speculazioni. Sicuramente serve un processo di modernizzazione dell’intera filiera. Ricordo che a presto, per l’indicazione dei prezzi, partirà la Commissione Unica Nazionale (CUN) con la partecipazione di tutti i protagonisti della filiera e di Borsa Merci Telematica, uno strumento che potrebbe essere molto utile in termini di trasparenza.  Impossibile non analizzare come, ad oggi, il margine di guadagno resti sempre troppo sbilanciato verso gli anelli finali della filiera. Se all’agricoltore rimane non più del 13% del valore del prodotto, è inevitabile che vi siano squilibri, che le superfici coltivate diminuiscano, che quando i prezzi sono alti i produttori cerchino di non vendere per innescare ulteriore tensione. Se, al contrario, la filiera avesse un approccio più etico, con un’equa distribuzione della redditività potremmo ragionare su prospettive diverse”.

Sarebbe utile calcolare i costi di produzione medi e fissarli come paletto sotto al quale non scendere?

“Indicare dei costi medi di produzione, da parte di ente terzo come Ismea, le Università o, perché no, TESEO potrebbe aiutare sicuramente per una maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi”.

La resa del grano duro coltivato in Italia è di 3,33 tonnellate all’ettaro contro una media UE di 3,54 tonnellate e punte di 5,38 tonnellate per la Germania e di 5,05 tons/ha per la Francia. Come rendere competitivo il grano italiano?

Ricerca e innovazione al vertice dell’agenda della CIA

“Il dato che lei cita, 3,33 tonnellate per ettaro, è un dato nazionale medio: al Nord si produce di più, al Sud la resa è inferiore. Detto questo, è innegabile che il divario rispetto alle produzioni medie di Francia e Germania sia troppo ampio. Ritengo che si debba operare su due livelli. Un primo aspetto contributivo, cercando di uniformare i valori della Pac fra le diverse Regioni, e dall’altro facendo ricerca e innovazione, che per noi della Cia è al vertice della nostra agenda politica e sindacale. Stiamo puntando molto inoltre sull’agricoltura di precisione, che non va utilizzata solo sulle colture ad alto reddito, ma anche per una coltivazione più responsabile ed etica dei cereali, nel rispetto dell’ambiente, del suolo, delle risorse idriche e di una sostenibilità anche di natura economica”.

Le varietà di grano antico possono rappresentare una soluzione per la redditività e la competitività oppure dovranno rappresentare una nicchia?

“Sono una nicchia seppur con dinamiche di mercato interessanti. La produttività dei grani antichi è molto limitata e non si riesce a competere facilmente su larga scala. Sono soluzioni in grado di dare soddisfazioni economiche quando l’agricoltore trasforma e commercializza direttamente la farina o la pasta magari con l’ausilio di laboratori locali”.

L’import dell’UE-27 nei primi sette mesi del 2021 è diminuito del 5,6%. È l’effetto del Covid? O quali sono le motivazioni?

“Ha influito sicuramente l’effetto del Covid, con la crescita dei costi dei noli e dei trasporti, ma anche la nostra azione sindacale a sostegno del grano italiano ha indubbiamente portato risultati positivi e l’industria si è rivolta alla produzione italiana”.

Sorprendentemente, nel primo semestre del 2021 l’Italia ha registrato un boom dell’export extra-Ue di grano duro, avvicinandosi a 81.000 tonnellate vendute (la Francia ha visto un export vicino a 87.000 tonnellate). Come spiega questa nuova tendenza italiana?

Promuovere ed esportare prodotti ad alto valore aggiunto

“Non lo so. È sicuramente una sorpresa che un paese deficitario di grano duro esporti, ma è allo stesso tempo un segnale che dobbiamo cogliere. Ovvio però che un paese come l’Italia deve esportare e promuovere prodotti ad alto valore aggiunto come la pasta e non il grano come materia prima.  Oggi ci sono grandi margini nell’export, il Made in Italy è un brand vincente e potentissimo, vanno intensificati tutti gli strumenti di potenziamento dell’export”.

I cambiamenti climatici impongono inevitabilmente degli adattamenti e c’è chi ha proposto di posticipare le semine dei cereali autunno-vernini a febbraio. Cosa ne pensa?

“Bisogna valutare caso per caso.  Per l’orzo noi produttori già lo stiamo facendo avendo a disposizione più varietà di seme primaverile ottenendo buoni risultati. Sul grano duro anche volendo applicare la buona pratica agricola della “falsa semina” non possiamo posticipare troppo l’epoca di semina perché molto spesso i terreni di natura argillosi non essendo permeabili provocano ristagni di acqua rendendo impraticabili i terreni”.

BOX Giugno 2021: Dairy Export, Siero di Latte, Alimenti Zootecnici
24 Giugno 2021

Dairy Export Italia

Riprende di slancio l’export caseario italiano. Lo scorso Marzo sono state esportate 91.558 Tonnellate di prodotti lattiero caseari (+12,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), per un valore complessivo di 351,4 Milioni di Euro circa (+20,3%).

I Formaggi, che si confermano il principale prodotto esportato, sono cresciuti sia in quantità (43.736 Tons, +20%) sia in valore (300,7 Mio €, +18,7%) su base tendenziale. Francia e Germania sono le principali destinazioni dei Formaggi italiani, con aumenti quantitativi rispettivamente del +42,1% e del +10,6% rispetto allo stesso periodo del 2020.

Dati positivi anche per le vendite di Latte Confezionato (6.287 Tons, +159,9%): la Libia è stata la principale destinazione di vendita, con uno share del 66% nel primo trimestre 2021.

Boom anche per le esportazioni di Crema di Latte Sfusa: 1.391 Tonnellate commercializzate in Marzo (+40% su base tendenziale). Lungo la rotta asiatica, le minori esportazioni di Panna Sfusa verso la Corea del Sud (637 Tons, -13%) sono state più che compensate dalle maggiori vendite in Cina (274 Tons, +214%).


Siero di Latte in polvere

Era dalla crisi del 2007 che le quotazioni del Siero di Latte non raggiungevano valori analoghi (1.130 €/Ton). La forte domanda proveniente dalla Cina e dai Paesi del Sud-Est Asiatico ha messo in difficoltà i principali produttori mondiali di Polvere di Siero, i quali per soddisfare le richieste pressanti stanno assottigliando le proprie scorte.

In Cina, le importazioni di Siero di Latte sono aumentate del 56,7% nei primi cinque mesi del 2021, probabilmente per far fronte all’aumento della popolazione suina, dopo i numerosi casi di peste suina africana, che ha falcidiato gli allevamenti di maiali negli anni scorsi.
A trarne vantaggio è stata anche l’UE, dalla quale la Cina ha importato 127.781 Tonnellate di Polvere di Siero fra Gennaio e Maggio 2021, con un aumento del 41,4% su base tendenziale.

Allo stesso tempo, i dati disponibili indicano che la Cina sta riducendo le importazioni di latte per l’infanzia che, come noto, è costituito proprio da una base di polvere di siero.
È forse possibile che la crescente richiesta cinese di polvere di siero sia destinata non solo per il segmento animale, ma anche per la produzione di Infant Milk Formula?


Prezzi nazionali di Mais e Soia

Timida riduzione delle quotazioni del Mais nazionale ad uso zootecnico. I listini della Camera di Commercio di Bologna del 17 Giugno segnano una flessione dell’1,1% rispetto alla settimana precedente, portando il Mais destinato all’alimentazione animale a 272 €/ton; medesimo trend discendente per il mais convenzionale, che si ferma a 268 euro alla tonnellata.

Prossima quotazione di Bologna: giovedì 24 Giugno 2021, pomeriggio.
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In Camera di Commercio di Milano per il Mais nazionale ibrido, in data 22 Giugno, le mercuriali registrano un calo dello 1,5% su base congiunturale, portando la quotazione a 265 €/ton.

Il prezzo dei Semi di Soia nazionale è in deciso ribasso: dal picco di 701€/ton del 6 e del 13 maggio (quotazione media in Camera di Commercio a Bologna), i prezzi sono scesi a 598 €/ton nella seduta del 17 giugno (-6.3% rispetto alla settimana precedente).

La diminuzione del prezzo della Soia si riflette sul costo dell’alimentazione per le bovine da latte: l’Alimento Simulato (elaborato da TESEO) rileva attualmente per il mese corrente una contrazione del 2,9% rispetto a Maggio, collocandosi a 31,34 €/100Kg.

L’Italia intensifica l’import di Mais e Soia. A quali prezzi?
14 Giugno 2021

La produzione italiana di Soia soddisfa solamente il 32,7% del fabbisogno interno (annata 2019/2020): ne deriva che l’Italia è tra i principali Paesi importatori di Soia nell’Unione Europea.

Nel mese di Marzo 2021 l’import italiano di Soia è aumentato del +43,4% in volume e del +79% in valore. Nel primo trimestre 2021 i principali Paesi fornitori sono stati USA (+36,8%), Canada (+61%) e Brasile (+10%).

La Soia (esclusi i semi) nel mese di Marzo 2021 ha raggiunto il prezzo medio all’import di 437 €/Ton (+27,7% rispetto Marzo 2020), inferiore alla media delle quotazioni di Bologna nello stesso mese (558 €/ton).

TESEO.clal.it - Italia: Confronto Quotazioni e Prezzi Import di Soia
TESEO.clal.it – Italia: Confronto Quotazioni e Prezzi Import di Soia

Anche per il Mais, l’Italia si posiziona tra i principali importatori a livello Europeo. Nel mese di Marzo 2021 l’import di Mais è aumentato del +18% in volume e di +29% in valore. 

Nel primo trimestre 2021 l’Italia ha intensificato le proprie importazioni dall’UE-27 (1,2 milioni di tonnellate in totale), ed in particolare dall’Ungheria (+34,8%), principale fornitore. Di conseguenza, nonostante una minor importazione dall’Ucraina (-40,2%), l’import complessivo del trimestre è aumentato rispetto all’anno precedente, superando il milione e mezzo di tonnellate.

In Marzo il prezzo medio del Mais (esclusi i semi) importato dall’Ucraina è stato di 216 €/ton, mentre il prezzo medio del Mais importato dall’Ungheria si attestava a 170 €/ton

Tali valori sono inferiori alla media delle quotazioni di Marzo sulla piazza di Bologna (Granoturco nazionale uso zootecnico 234 €/ton, Granoturco comunitario uso zootecnico 237 €/ton).

TESEO.clal.it - Italia: Confronto Quotazioni e Prezzi Import di Soia
TESEO.clal.it – Italia: Confronto Quotazioni e Prezzi Import di Mais

BOX Maggio 2021: Dairy Import, Stock Mondiali, Export di Grano Duro
27 Maggio 2021

Cina: Dairy Import da Italia

Il Made in Italy lattiero caseario fa tendenza in Cina. Nell’ambito di importazioni cinesi complessivamente positive, l’Italia trova sempre più spazio. In particolare, balza all’occhio la crescita dell’export di Formaggi Freschi.

Se la Cina acquista nel mondo il 62% in più di Formaggi Freschi rispetto allo stesso periodo del 2020, gli acquisti provenienti dall’Italia esplodono: +516,2% per un totale di 1.590 tonnellate.

Salgono a 1.431 le tonnellate di Crema di Latte esportate dall’Italia in Cina, con una performance tra Gennaio e Aprile 2021 altrettanto impressionante: +586,8%.

Trovano spazio anche la Polvere di Siero e il Burro italiano: le importazioni della Cina nei primi quattro mesi dell’anno si attestano a 957 tonnellate di Polvere di Siero (+125%) e 86 tonnellate di Burro (+184%).
L’Italia sta trovando la propria strada in Cina.


Stock Mondiali 2021

Nel 2021 gli stock mondiali di SMP potrebbero diminuire del 9,9% e ritornare a 550.000 tonnellate, un livello più basso del 2019. Allo stesso tempo, import, export e consumi sono previsti più vivaci rispetto al 2020, anno influenzato dal Covid.

In diminuzione (-2%) anche i magazzini di Burro, secondo le elaborazioni di CLAL su dati USDA, mentre si dovrebbe assistere a una ripresa di import, export e consumi.

L’allentamento degli stock dovrebbe mantenere i prezzi del latte su valori medio alti, anche in Europa.

I dati fanno dunque prevedere uno scenario positivo e invitano i produttori alla fiducia. Nessuna fiammata al rialzo, ma una sostanziale stabilità, che permette di progettare il futuro, magari valutando nuove azioni verso la sostenibilità.

Un nuovo servizio sulla Home Page di CLAL.it permette di visualizzare in simultanea gli stock iniziali, la produzione, l’import, l’export, i consumi e gli stock finali per i seguenti prodotti: Latte, Burro, Formaggio, SMP e WMP. Dati utili per avere un quadro completo delle dinamiche sia dell’annata precedente che di quella in corso, e per la pianificazione delle proprie attività.


Canada: Export di Grano Duro

Nei primi tre mesi del 2021, le esportazioni del Canada di Grano Duro sono aumentate del 34,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando a 1,2 a 1,6 milioni di tonnellate esportate, grazie ad un prezzo medio di vendita più favorevole rispetto ai listini degli Stati Uniti e dell’UE.

L’export è trainato dalla domanda dell’Algeria (+747,8%) e dell’Unione Europea (+63,7%). In quest’ultima area, il principale Paese importatore è l’Italia (tradizionalmente grande acquirente per la pastificazione), che ha acquistato dal Canada oltre 253 mila tonnellate di Grano Duro nel periodo Gennaio – Marzo, +56,9% rispetto al primo trimestre del 2020.

Il prezzo medio di esportazione di Grano Duro del Canada nei primi tre mesi del 2021 è stato di 302$/Ton (273,3 €/Ton, utilizzando cambio medio di Marzo), +15,9% rispetto a Gennaio-Marzo 2020. Il prezzo medio mensile del Frumento Duro Fino di Foggia nel periodo Gennaio-Marzo si è mosso in un range tra i 294,5 e i 300,5 €/Ton, evidenziando quotazioni più elevate rispetto al prezzo medio di esportazione canadese. 

BOX Aprile 2021: Payout SMP e Burro, Import UK, Prezzo Mais
29 Aprile 2021

Payout SMP+BURRO

Il 2021 è iniziato con una minore offerta di latte nei principali player dell’Unione Europea.

Germania, Francia e Olanda stanno producendo di meno rispetto al 2020 e, di conseguenza, inviano meno latte alla trasformazione in Polvere e Burro, principali prodotti di stoccaggio nei casi di eccedenze produttive.

I prezzi delle due commodity si mantengono, pertanto, a livelli sostenuti, garantendo una buona remunerazione del latte destinato alla trasformazione in questi prodotti.

Lo stesso Payout SMP+BURRO evidenzia, con riferimento alle quotazioni medie del mese di Aprile, un ricavo teorico di 37,91 €/100 Kg. È un prezzo innegabilmente sostenuto per il periodo primaverile. Ripercorrendo lo storico del ricavo simulato, bisogna risalire al 2014, ultimo anno prima della fine del regime delle quote latte (31 marzo 2015), per vedere un elevato ricavo teorico simile in Aprile. Allora era stato raggiunto un ricavo di 39,30 €/100 Kg, dopo un periodo critico per il mercato lattiero-caseario, dovuto alla siccità in Nuova Zelanda e all’eccessiva piovosità nel Nord Europa.

CLAL.it - Payout SMP + Burro


Dairy Import UK

Il Regno Unito, nei primi due mesi dopo la Brexit, ha registrato una diminuzione delle importazioni di prodotti lattiero-caseari, molto probabilmente anche a causa di alcuni disservizi doganali. I volumi complessivi ritirati dalla Gran Bretagna, infatti, sono stati di 173.039 tonnellate (-20% su base tendenziale) ed in valore di 387,5 milioni di Euro (-18,2%).

Sono diminuite le importazioni di Formaggi (50.513 Tons, -28,4%), Burro (7.242 Tons, -36,3%) e Crema di Latte (1.686 Tons, -44,5%). L’Irlanda, storicamente primo fornitore del Regno Unito, è il Paese che ha maggiormente patito le diminuzioni dell’import britannico.

Sono calate anche le importazioni di formaggi Italiani: 5.478 tonnellate (-20,2% rispetto allo stesso periodo del 2020).  

Dati positivi riguardano invece le importazioni dalla Polonia, la quale ha esportato notevoli quantità di Yogurt (da 816 tonnellate a 12.466 tonnellate nel bimestre del 2021) e l’import complessivo del Regno Unito di Yogurt è aumentato a 46.194 tonnellate (+8,7%).

Negli ultimi due mesi del 2020, all’approssimarsi della Brexit anche dal punto di vista legale, le importazioni di prodotti lattiero caseari erano aumentate. E questo tanto dall’Unione Europea quanto dall’Italia. Anche i prezzi unitari di acquisto di prodotti Dairy fra Novembre e Dicembre sono cresciuti, passando da 42,98 €/100 kg a 49,90 euro. Una probabile scorta di formaggi DOP, in vista dei nodi burocratici da scogliere.

CLAL.it - UK Dairy Import da Italia


Mais e Alimento Simulato

Dopo una sostanziale stabilità negli ultimi mesi, il prezzo del Mais Nazionale Ibrido, quotato presso la CCIAA Metropolitana Milano MonzaBrianza Lodi, registra un sensibile aumento per la seconda volta consecutiva, raggiungendo i 257 €/Ton nella seduta del 27 Aprile (+7,5% rispetto alla quotazione precedente). 

Nonostante l’importante variazione del prezzo del Mais, il valore dell’Alimento Simulato, riferimento indicativo dei costi alimentari per la bovina da latte, rimane sostanzialmente stabile rispetto ai mesi precedenti, calmierato dall’andamento del prezzo della Farina di Soia Nazionale.

TESEO.clal.it - Milano: Prezzo Settimanale del Mais Nazionale Ibrido

Valorizzare le commodity coltivate nel rispetto della sostenibilità [Intervista a Valeria Villani]
29 Marzo 2021

Valeria Villani - Imprenditrice Agricola
Valeria Villani – Imprenditrice Agricola

Valeria Villani
Gualtieri (RE), Emilia-Romagna – ITALIA

Istituire protocolli incentrati sulla sostenibilità ambientale per la produzione cerealicola, e accompagnare gli agricoltori alla crescita professionale attraverso la formazione. Nessun timore, poi, nei confronti di tecnologie produttive rispettose dell’ambiente (purché non OGM e che non minaccino la biodiversità), incentivazione delle filiere idonee alla valorizzazione dei prodotti e sostegno legislativo da parte dell’Italia e dell’Europa per tutelare sistemi etici sul piano del lavoro, della sicurezza alimentare e dell’ambiente. Sono questi i cardini sui quali poggiare il futuro della cerealicoltura, secondo Valeria Villani, imprenditrice agricola che a Gualtieri (Reggio Emilia) coltiva 450 ettari di terreno, con una marcata propensione a ridurre l’impatto ambientale e i costi di produzione grazie a tecniche consolidate ormai da 20 anni. L’abbiamo intervistata per approfondire i temi.

Valeria Villani, da cosa è dipesa, a suo parere, l’impennata dei prezzi di cereali e semi oleosi?

“La crescita è dovuta prevalentemente a due fattori: l’approvvigionamento della Cina sui mercati internazionali e le limitazioni in Argentina e Russia dell’export di cereali e semi oleosi. Credo che queste strategie commerciali siano nate dal timore degli effetti devastanti che il Covid sta portando all’economia internazionale, effetti che saranno ancora più pesanti quando l’emergenza terminerà e finiranno gli aiuti statali. Inoltre, penso che alcuni Paesi abbiano intrapreso questa politica per garantire almeno alle fasce più povere, che saranno quelle più colpite, il sostentamento alimentare”.

Come è possibile arginare la volatilità?

Riconoscere il valore delle commodity sostenibili

“La volatilità può essere contrastata solo riconoscendo il valore aggiunto delle commodity coltivate con protocolli che rispettano la sostenibilità ambientale, i diritti dei lavoratori e non permettendo ai prodotti che escono da questi principi di essere commercializzati sugli stessi mercati. Questo porterebbe i soggetti a valle della filiera a stringere accordi produttivi con i soggetti a monte, e ad avere una redditività distribuita lungo la filiera: la conseguenza sarebbe il contenimento della volatilità dei prezzi. Inoltre, bisognerebbe tornare ai principi ispiratori della Pac, laddove l’autosufficienza sulle commodity risulti necessaria, fatto messo in evidenza durante la crisi dovuta alla pandemia”.

Nella sua azienda pratica minima lavorazione, semina su sodo o altre soluzioni di agricoltura di precisione?

“Nella nostra azienda pratichiamo semina su sodo da almeno 20 anni, concimazione a rateo variabile e l’utilizzo della guida satellitare per l’uso dei prodotti fitosanitari. Utilizziamo da tre anni il sistema in Cloud di Climate Fieldview, abbiamo cinque sistemi satellitari di cui due Rtk”.

Ha fatto investimenti di recente? E quali interventi ha in programma per il futuro?

“Nell’ultimo anno abbiamo acquistato un sistema satellitare, una trincia con sistema satellitare e Nir. Nel futuro vorremmo dotarci della macchina per seminare il mais a rateo variabile”.

Uno degli aspetti da non sottovalutare è legato ai cambiamenti climatici. Come fronteggiarli?

“Credo che l’unico modo per fronteggiarli, oltre all’impegno nella sostenibilità ambientale per rallentarli, sia la ricerca agronomica per individuare piante in grado di sopportare la grande variabilità climatica”.

Come si potrebbe rilanciare un piano proteico e cerealicolo in Italia?

Valorizzare le commodity italiane in un piano di rilancio

“Bisognerebbe innanzitutto valorizzare le commodity italiane, in quanto non OGM, coltivate con protocolli sostenibili dal punto di vista ambientale e nel rispetto dei lavoratori. Sarebbe necessario quindi creare filiere dove questi aspetti siano valorizzati. Per fare questo servirebbe però il sostegno legislativo nel vietare la circolazione di prodotti in Italia e in Europa che non rispettino tali principi”.

Teseo by Clal cosa potrebbe sviluppare per aiutare gli agricoltori nel percorso di formazione?

“Gli agricoltori hanno bisogno di informazioni capillari e dal vasto orizzonte, come proiezioni su ciò che accade sui mercati internazionali, per decidere su quali settori investire. Servirebbe anche una formazione orientata a capire quali tecnologie implementare nella propria azienda e come ricavarne il massimo profitto”.

Come immagina l’agricoltura fra 20 anni?

“La risposta non è facile, dal punto di vista della previsione e del contenuto. Purtroppo se le politiche agricole rimarranno le stesse, con un aumento di oneri e di protocolli produttivi per gli agricoltori, senza estendere tali regole alla commercializzazione, temo che i prodotti che stanno alla base dell’alimentazione umana siano destinati a sparire dall’Italia”.

Consumi di Carni e Salumi in Italia: tendenze e prospettive
8 Marzo 2021

Di Marco Limonta, Business Insight Director di IRI

Marco Limonta, Business Insight Director di IRI
Marco Limonta, Business Insight Director di IRI

La Distribuzione Moderna, caratterizzata da stabilità negli ultimi anni, legata alla tendenziale maturità complessiva del settore, ha salutato il 2020 come un anno di eccezionale crescita. Il traino è dato dalla performance dei prodotti di Largo Consumo, che sono cresciuti ad un ritmo particolarmente elevato (+7,5%). A dire la verità, non tutti i reparti sono cresciuti: l’aumento dei fatturati dei punti vendita della Distribuzione Moderna si riduce se consideriamo gli andamenti dei prodotti di General Merchandise (elettrodomestici, elettronica di consumo, tessile, prodotti per la casa, etc), che calano di quasi il 9% e dei prodotti a Peso Variabile, a -0,5%.

Analizzando meglio i “banchi sfusi”, assistiti o non, vediamo come questa riduzione complessiva sia frutto di dinamiche del tutto eterogenee delle categorie che compongono il reparto. A fronte di mercati in forte difficoltà, come Gastronomia (-13,7% nel 2020, con riferimento al totale degli Ipermercati+Supemercati) e Panetteria (-12,1%), assieme ai Salumi (-2,3%), ce ne sono altri che si sono sviluppati, come, ad esempio, i Formaggi (+3,4%) e le Carni (+4,3%).

Le performance negative di alcuni “banchi” sono state compensate in parte da forti crescite dei prodotti a Libero Servizio: le restrizioni alla vendita messe in atto nel corso del primo Lockdown (ad esempio, la chiusura dei banchi assistiti a Marzo/Aprile), e una generale diffidenza del consumatore, che preferisce accedere a prodotti confezionati e non “manipolati”, ha permesso ad alcune categorie del Fresco confezionato di svilupparsi ampiamente: esempio è quello degli Affettati confezionati, che rappresenta la categoria con la maggiore crescita di fatturato dell’intero reparto.

Aumentano le vendite delle Carni Bianche, Rosse e Rosa

Considerando il mercato delle Carni, l’aumento delle vendite dei banchi sfusi si è sommato alla crescita dei prodotti confezionati calibrati. Nell’anno appena passato, i volumi di Carne Bianche in Iper+Super+Libero Servizio Piccolo+Discount* (più di 310.000 tons) sono aumentati del 5%, sia nella parte Naturale (+4,4%) sia nella parte Elaborata (+6,8%), con velocità superiore per quanto riguarda i prodotti calibrati (rispettivamente +13,3% e +7,6%).

Anche la crescita delle Carni Rosse e Rosa (più di 413.000 tons) è stata importante, similmente nella parte Naturale (+6,3%) e nella parte Elaborata (+6,6%), con – anche qui – uno sviluppo superiore per i prodotti calibrati (rispettivamente +32,8% e +18,6%).

Le stime per il 2021

Il 2021 probabilmente sarà segnato dalle controcifre rispetto alle crescite del 2020: IRI stima una riduzione del fatturato del Largo Consumo confezionato pari al -3,1%, con un primo semestre che sconta ancora positivamente la crescita delle prime settimane dell’anno, ed un secondo semestre maggiormente negativo. Tuttavia questa difficoltà nelle vendite si mitigherà, tanto più si protrarranno situazioni di Lockdown, che imporanno un maggiore ricorso agli acquisti per consumi in casa.  

*Sono considerati i prodotti a peso variabile per Iper+Super, i prodotti a peso imposto per tutti i canali.

Soia: Prezzi e Aggiornamenti di Mercato | Novembre 2020 [VIDEO]
3 Dicembre 2020

Produzioni di Soia previste in crescita per la nuova stagione, guidate da Brasile e Stati Uniti, mentre la Cina si conferma come principale destinazione per l’export di Soia. 
Aumentano i prezzi di Novembre della Soia nelle principali piazze mondiali.

Michele del Team di CLAL.it e TESEO illustra l’andamento di mercato della Soia nel seguente video.

La produzione mondiale di Soia per la stagione Settembre 2020 – Agosto 2021 è stimata in leggera diminuzione rispetto alla previsione precedente, ma comunque in aumento del +7,7% rispetto alla stagione 2019-20 (Forecast USDA). 

Produzione prevista in crescita per i due principali player mondiali, Brasile (+5,6%) e Stati Uniti (+17,4%). Positive anche le previsioni per Argentina e Unione Europea. 

L’Export mondiale di Soia per la stagione 2020-21 è stimato in leggero aumento, +1,9% rispetto alla stagione precedente, guidato dal trend positivo delle esportazioni statunitensi (+31,2%).

È previsto invece in diminuzione l’export di Soia di Brasile e Argentina. I dati di Ottobre mostrano infatti una riduzione delle esportazioni, rispettivamente -50,9% e -91% rispetto a Ottobre 2019.

La principale destinazione per l’export di Soia rimane la Cina, che rappresenta circa i ⅔ dell’Import mondiale. Per l’annata 2020-21 si prevede che la Cina accresca il suo import dell’1,5%, raggiungendo le 100 Milioni di Tonnellate. Nel solo mese di Ottobre la Cina ha importato circa 8,7 Mio Tons di Soia, +2,5 Mio Tons rispetto ad Ottobre 2019.

L’Unione Europea per il periodo Gennaio – Settembre 2020 ha importato più di 12 Mio Tons di Soia, registrando un aumento del +7,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per la stagione 2020-21 si prevede, invece, una diminuzione dell’import di Soia europeo del -1,3%.  

Continua ad aumentare il prezzo della Soia in diverse piazze mondiali. Il prezzo medio di Novembre in Argentina è di 341$ per Ton, +7% rispetto al mese precedente e +36,4% rispetto a Novembre 2019. Anche per gli Stati Uniti il trend è positivo, con l’USDA che prevede un prezzo medio stagionale in crescita di oltre il 20% per la stagione 2020/21.

In Italia, il prezzo dei Semi di Soia Nazionale è aumentato sensibilmente. Il prezzo medio di Novembre, quotato a Bologna, è di 416€ per Ton, +7,3% rispetto al mese precedente e +22% rispetto a Novembre 2019.

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Raddoppia l’import cinese di carni suine europee [VIDEO]
21 Ottobre 2020

L’import della Cina di Carni Suine nel periodo Gennaio – Agosto 2020 è quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel 2020, la Cina è diventata un’importante destinazione anche per le Carni suine italiane

Marika del Team di TESEO illustra l’andamento delle importazioni cinesi nel seguente video.

Nel periodo Gennaio – Agosto 2020 la Cina ha importato circa 3,8 milioni di tonnellate di carni suine: +97,01% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Trend confermato nel mese di Agosto, con un aumento del +73,5%.

Dopo il picco storico raggiunto nel periodo Gennaio-Febbraio, i prezzi all’import si sono riallineati alla media del 2019.

Tra le tipologie di carni suine, la Cina importa principalmente Carni congelate e Frattaglie congelate.

L’UE è il principale fornitore di carni suine della Cina: 2.227.000 ton nei primi 8 mesi del 2020. 

Import Cina da UE
Carni fresche, refrigerate o congelate+122% Gen – Ago 2020

L’import di Carni fresche, refrigerate o congelate provenienti dall’UE è aumentato del +122%, raggiungendo 1.584.022 tons.

Nel periodo Gennaio – Agosto 2020, l’import della Cina di Carni suine congelate dalla Spagna, principale Paese fornitore, è cresciuto del +145% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Oltre alla Spagna, i principali fornitori sono gli Stati Uniti e la Germania.
Tuttavia, i recenti casi di African Swine Fever potrebbero mettere in dubbio le importazioni dalla Cina di carni tedesche, lasciando spazio ad altri fornitori. 

La Cina è diventato nel 2020 un’importante destinazione anche per le carni suine italiane. Nel periodo Gennaio-Giugno, infatti, sono state esportate 8.199 tonnellate di Carni fresche, refrigera

Mais, Soia e Riso: aggiornamenti Import/Export | Settembre 2020
17 Settembre 2020

Mais

Nonostante L’Export di Mais dell’UE-28 nel cumulato Gennaio – Luglio 2020 rimanga superiore allo stesso periodo del 2019, da Maggio si registra un trend negativo. Continua a diminuire l’Import di Mais: -51,93% in Luglio 2020 rispetto a Luglio 2019.

L’Italia ha importato nella prima metà del 2020 3,03 milioni di tonnellate: una riduzione del -2,76% rispetto ai primi 6 mesi del 2019.

Soia

Si rafforza l’Import europeo di Soia nel mese di Luglio: +9.54% Luglio rispetto a Luglio 2019, per un totale di 9.89 milioni di tonnellate nei primi 7 mesi dell’anno in corso.

Picco in Giugno per l’Import Italiano di Soia: 246.154 tonnellate acquistate, che corrispondono ad un aumento del +40,17% rispetto a Giugno 2019.
Nel 2020 le importazioni dagli Stati Uniti sono diminuite notevolmente, a favore di altri Paesi fornitori (Brasile e Canada).

Riso

L’Import UE-28 di Riso sta vivendo un periodo di forte crescita, dopo un inizio 2020 moderato. Nel periodo Gennaio – Luglio sono state acquistati, infatti, 1,69 milioni di tonnellate, +17,48% rispetto ai primi 7 mesi del 2019. Trend che si rafforza in Luglio +42,67%.

L’Italia vede crescere il proprio Export di Riso nei primi 6 mesi del 2020, raggiungendo le 421.836 Tonnellate. Il trend è confermato anche per il mese di Giugno, con esportazioni in aumento del +14,22%.

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