Aggiornamento sull’export italiano di Carni Suine [VIDEO]
28 Febbraio 2024

L’Italia non è autosufficiente nel settore delle Carni Suine, ma è un esportatore netto di Salumi. L’export di Salumi è in aumento come anche i prezzi.

In questo video, Marika De Vincenzi Analyst del settore Suinicolo del Team di CLAL, presenta gli ultimi aggiornamenti delle esportazioni italiane di Carni Suine.

Il costo medio mensile simulato della Razione Alimentare…
26 Febbraio 2024

Di: Marika De Vincenzi

Il 24 Febbraio 2022 la Russia invadeva l’Ucraina. I prezzi delle materie prime, già da alcuni mesi alle prese con una fase rialzista (in parte a causa dei significativi acquisti da parte della Cina e in parte per gli effetti dei cambiamenti climatici), si impennarono immediatamente (Russia e Ucraina sono fra i principali esportatori di cereali e il conflitto rappresentava un ostacolo alle esportazioni).

In poche settimane il costo totale dell’ALIMENTO SIMULATO (cioè una razione alimentare teorica destinata ai suini e definita inserendo mais, frumento, orzo, farina di soia, crusca, altri ingredienti e i costi industriale per la produzione del mangime), si impennava fino a raggiungere la media di 1,63 €/kg di carne (dato elaborato medio, relativo al mese di Marzo 2022). 

Due anni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il costo medio mensile simulato della RAZIONE ALIMENTARE (ripetiamo: costo simulato), è sceso a 1,11 €/kg di carne.

Dopo l’avvio del conflitto russo-ucraino, ad alzarsi notevolmente furono anche i prezzi energetici, alla luce del fatto che la Russia era il principale esportatore di gas verso l’Europa.

Sul sito TESEO.clal.it è possibile ricostruire il prezzo dell’Energia Elettrica in Ue. La media mensile di Marzo 2022 toccò i 247,39 €/MWh a livello comunitario. Oggi le quotazioni di Febbraio 2024 segnano un costo di 65,85 €/MWh.

Andamento analogo anche per il prezzo del Gas Naturale, passato da 56,43 €/MWh di Marzo 2022 agli attuali 29,9 €/MWh. Il picco venne raggiunto nell’Agosto 2022 con la cifra record di 185,63 €/MWh. 

Ridimensionamento anche per il prezzo del Petrolio, passato dai 117,25 $/barile di Marzo 2022 a 82,99 $/barile nel mese di Febbraio 2024.

TESEO.clal.it – Suini: Prezzi dei tagli freschi

Il Commento: i Suini Tatuati per la DOP sono in calo [Stefano Borchini, Slega]
19 Febbraio 2024

Stefano Borchini, Prosciuttificio SLEGA

Le rilevazioni indicano che, rispetto ai picchi di metà Ottobre, con il prezzo dei suini grassi destinati alle Dop siamo leggermente più in basso, così come con le quotazioni delle cosce, da un paio di settimane di due centesimi al di sotto dei 6 euro al chilogrammo. Una fase di riassestamento ribassista che non è comunque sufficiente a contenere i costi per gli anelli più avanzati nella catena di approvvigionamento. 

La domanda che si pongono gli Stagionatori è se vi saranno nelle prossime settimane ulteriori contrazioni dei listini. Per garantire un ritorno economico agli Stagionatori, poi, il calo delle materie prime dovrebbe essere accompagnato anche da aumenti dei prezzi nella fase di cessione al trade.

Chi non appare particolarmente convinto del trend negativo delle quotazioni dei suini è Stefano Borchini, titolare insieme al fratello Massimo del Prosciuttificio SLEGA di Langhirano. “Temo che i prezzi delle materie prime non caleranno, in quanto, se vediamo i numeri dei suini di allevamento certificati per la Dop sono inferiori rispetto all’anno scorso – commenta Borchini -. Siamo di fronte a una scarsa disponibilità di animali in Italia, alla quale si accompagna una produzione suinicola europea che, secondo le stime, non dovrebbe aumentare più di tanto. Per noi stagionatori, dunque, non si prospettano grandi vantaggi sul piano dei costi”.

Il futuro si gioca sull’esito di alcune variabili, a partire da quelle sanitarie. “Le incognite riguardano la Peste suina africana (PSA), che deve essere eradicata – sostiene Stefano Borchini – e la PRRS, che speriamo non superi le percentuali di decessi dell’anno scorso”.

Altro elemento chiave per il futuro del mercato e la redditività degli operatori dipenderà dall’andamento dei Consumi. “Non abbiamo ad oggi certezze e le risposte le avremo in base alle scelte dei Consumatori, a cosa rinunceranno e dove si orienteranno in una fase in cui il diminuito potere di acquisto impone in alcuni casi delle rinunce – sintetizza Borchini -.

È difficile interpretare il futuro, l’unica indicazione incontrovertibile che abbiamo è il numero dei suini tatuati per la Dop, che è in calo”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Il Commento: La priorità è fermare la PSA [Antenore Cervi, Suinicoltore]
12 Febbraio 2024

Antenore Cervi, Allevatore e referente nazionale per il settore Suini di CIA

“Qualsiasi analisi non può prescindere dall’evoluzione della Peste Suina Africana e dalla battaglia per un contenimento rapido ed efficace. Non possiamo permetterci che la Psa raggiunga le aree di stagionatura dei prosciutti Dop, altrimenti ci ritroveremo a subire un impatto estremamente negativo in termini di export, con un rimbalzo drammatico sui mercati”. 

Antenore Cervi, Allevatore e referente nazionale per il settore Suini di Cia-Agricoltori Italiani, lo dice con estrema chiarezza: “La priorità della Suinicoltura è fermare la PSA”.

Le prossime settimane, osservando le dinamiche complessive, non dovrebbero secondo Antenore Cervi provocare “forti scossoni, almeno per quanto riguarda il lato allevatoriale. I costi dell’alimentazione dovrebbero stabilizzarsi rispetto a montagne russe dell’anno precedente”. 

Le incognite, però, non mancano. “Bisogna dare una corretta remunerazione dei suini, anche perché nel corso dell’anno gli Allevatori dovranno fronteggiare significativi investimenti strutturali per biosicurezza e benessere animale – puntualizza Cervi -. Allo stesso tempo, bisognerà fare in modo che ciascun anello della filiera trovi un giusto equilibrio”. 

Nel 2023, secondo i numeri citati da Cervi, “le cosce omologate per la DOP sono state 10,56 milioni, delle quali 7,3 milioni destinate al circuito del Prosciutto di Parma; fra le principali destinazioni DOP delle cosce suine abbiamo registrato una diminuzione complessiva di pezzi superiore alle 519.000 unità. Nel 2023, inoltre, il calo dei suini tatuati è stato di 240.000 capi, che significa un calo ulteriore delle produzioni Dop nei prossimi mesi”.

Una flessione che dovrebbe mantenere, in proiezione, i prezzi abbastanza elevati. “Resta il punto di domanda sui prezzi al consumo: riusciranno ad essere soddisfacenti per la filiera? Perché difficilmente sarà possibile aumentarli, senza rischiare una retrocessione delle vendite”, afferma Cervi.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Il mercato del suino in Italia si mantiene remunerativo per gli Allevatori
5 Febbraio 2024

Di: Marika De Vincenzi

Il mercato del suino in Italia si mantiene remunerativo per gli Allevatori, grazie anche soprattutto a un costo medio mensile del mangime per chilo di carne in flessione. La diminuzione delle sigillature del Prosciutto di Parma e San Daniele convive con una importazione marcata di cosce o suini dall’estero: 53,5 milioni nel 2022, contro i 18,1 milioni di cosce di suini italiani (delle quali 10,4 milioni nel circuito DOP).

Fra Gennaio e Ottobre 2023, in un contesto di crescita in Italia delle importazioni di carne suine fresche o congelate (+4% in volume, per complessive 824.000 tonnellate), cambiano le rotte commerciali. Mentre calano, infatti, le quantità acquistate da Germania e Danimarca, crescono le rotte da Spagna e Paesi Bassi.

Parallelamente, si intensificano le vendite all’estero di salumi Made in Italy, con un incremento nei primi dieci mesi del 2023 del 6,8%, che portano i volumi esportati vicini a 170.000 tonnellate.

A livello mondiale, le previsioni per il 2024 sono di una ripresa delle importazioni (+5,4%), con Cina e Giappone che dovrebbero tornare a crescere in termini di volumi acquistati.

A preoccupare fortemente la filiera è la presenza della peste suina africana (PSA), che potrebbe provocare blocchi all’export particolarmente pesanti e alterare anche a fondo il mercato dei suini. Sono alcune delle tendenze emerse a Fieragricola di Verona, alla quale TESEO ha partecipato.

TESEO.clal.it – Suini: Prezzi dei tagli freschi

Il Commento: il mercato del Suino dovrebbe entrare in una fase di sostanziale stabilità [Massimo Montanari, AIA]
29 Gennaio 2024

Massimo Montanari – Direttore Mercato Carni Suine di AIA Spa

Forse ancora qualche scossa di assestamento verso il basso, poi il mercato del suino dovrebbe entrare in una fase di sostanziale stabilità, prima di riprendere quota. “Questa è la sensazione a livello europeo, secondo alcuni analisti, e potrebbe essere così, con una risalita dei listini dalla seconda metà di febbraio. E anche sul mercato italiano, fra suini vivi e carni, potremmo registrare più o meno questo trend: stabilità nel mese di febbraio e ripartenza dei listini della Cun a marzo”. 

Per Massimo MONTANARI, Direttore Mercato Carni Suine di AIA Spa, “l’offerta potrebbe tornare inferiore rispetto la domanda e generare una ripresa delle quotazioni nel mercato interno”.

La grande preoccupazione, invece, è sul fronte PSA. “Ora anche alcuni Comuni di Piacenza sono rientrati in Zona ZR2, annuncia Montanari – con il conseguente blocco dell’export di quelle carni verso il Canada e la destinazione dei tagli al trattamento termico.

I suinicoltori colpiti dalle restrizioni, avranno difficoltà estreme a collocare i suini, con conseguenze nella valorizzazione del vivo. Allo stesso tempo, diminuiranno i volumi di suini liberi e non sottoposti a restrizioni, dopo i casi di positività della peste suina africana a Pavia e ora a Piacenza, ad un passo da Parma, luogo simbolo dei prosciutti Dop”. 

La preoccupazione sta tutta racchiusa fra la geografia dei ritrovamenti e i numeri dei cinghiali, stimati indicativamente in circa 3 milioni di capi in Italia. 

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Bisogna migliorare il dialogo nella filiera suinicola? [Intervista a Pietro Pizzagalli]
23 Gennaio 2024

Pietro Pizzagalli – Direttore Generale di Fumagalli Industria Alimentari S.p.A.

Pietro Pizzagalli, 44 anni, veterinario, per dieci anni ha seguito lo sviluppo della filiera all’interno del gruppo Fumagalli, l’azienda di famiglia. Altri dieci anni, circa, come responsabile della produzione e, da un anno e mezzo, direttore generale dopo il compimento del passaggio generazionale delle aziende del gruppo.

La filiera che rifornisce l’azienda si ispira ai concetti del benessere animale, dell’uso responsabile del farmaco. Nel 2020 Pietro Pizzagalli è stato insignito del premio “Allevatore dell’anno” della rivista Informatore Zootecnico, “per aver messo in pratica su vasta scala i più severi standard previsti per il benessere animale. Un premio – si legge nelle motivazioni – per la moderna concezione dei nostri allevamenti suinicoli, sempre più sostenibili, efficienti, animal friendly”. Questo spiega la grande attenzione che mostra nei confronti di sanità, salubrità e benessere come chiave per ottenere prodotti di qualità, apprezzati dai consumatori.

Direttore Pizzagalli, come evolverà il 2024 per la suinicoltura italiana?

“Ritengo che il calo del numero dei suini disponibili legato a problematiche sanitarie e alla chiusura di realtà non competitive porti il prezzo del suino vivo a rimanere alto. Se combiniamo il prezzo del vivo e il calo del costo alimentare, per gli allevatori dovrebbe essere un anno positivo. Tale dinamica rafforzerà il processo di integrazione”.

In che senso?

“Nel senso che oggi, il 50% dei maiali è prodotto prevalentemente da grandi gruppi. Nel momento in cui il prezzo del suino sul mercato resta elevato e il costo di produzione diminuisce, i grandi gruppi riescono a conquistare nuovi spazi, coinvolgendo quegli allevatori singoli che negli anni hanno investito poco e, in questa fase in cui fra benessere animale, biosicurezza, urgenza di contrasto alla Peste suina africana serve investire, si dirigono verso i grandi gruppi.

Ritengo che la suinicoltura debba compiere un salto in avanti

Ritengo che in questa fase la suinicoltura debba compiere un salto in avanti, migliorando come dicevo sanità e benessere animale, riducendo l’utilizzo degli antibiotici, abbassando il tasso di mortalità negli allevamenti. Se pensiamo che oggi mancano circa il 20% dei suini nel percorso fra tatuati e macellati per le Dop, al netto del calo legato alle genetiche, significa che la percentuale di mortalità è comunque elevata.

Bisogna migliorare il dialogo all’interno della filiera. Non si può pensare solo a produrre tonnellate di carne e basta. In questa fase di scarsa produzione in Italia e in Europa, poi, si aggiunge un altro problema”.

Quale?

“Chi macella e non ha un bacino sicuro di approvvigionamento di suini perché non si è preoccupato della prima fase della produzione, oggi ha qualche grattacapo. Noi come Fumagalli siamo l’unica azienda rimasta col processo di macellazione interno, ma il resto dei macelli italiani deve fronteggiare una diminuzione del numero di capi allevati e fatica a coprire i ritmi canonici di macellazione. Il continuo aumentare dei costi, insieme alla riduzione dei numeri, può essere un elemento di preoccupazione per il futuro”.

Come vede le grandi Dop della salumeria?

“La mia visione è quella di chi vive il campo partendo dall’allevamento. Credo che si sarebbe potuto fare un lavoro migliore in termini di capitolati del Prosciutto di Parma e San Daniele, valorizzando maggiormente la qualità, definendo meglio i parametri della mezzena, ragionando sulle genetiche, senza affidarci alla burocrazia come elemento regolatore. Avrebbero dovuto sedersi i produttori e la filiera in maniera trasparente, affrontando tutti i temi, così da avanzare richieste precise alla politica. Si è fatto il contrario, ci si è affidati alla politica, procedendo per mediazioni. E tutto perché non ci si parla”.

Abbiamo divagato rispetto al futuro del settore nel 2024. Stava parlando di criticità.

“Sì. Nel 2024 direi attenzione alla Psa, perché nel momento in cui si estende in zone ad alta densità suinicola mette fortemente in crisi la sopravvivenza delle aziende sia per il valore del prodotto messo sul mercato sia per i problemi produttivi generati dalle restrizioni nella gestione delle aree infette”.

Come giudica la gestione della Psa, presente in Italia da ormai due anni?

“Purtroppo i problemi non gestiti o mal gestiti diventano un’emergenza e nella fase emergenziale poi è difficile tenere una linea decisionale in grado di soddisfare le esigenze di una filiera produttiva.

Un anno fa parlavamo di abbattimento di cinghiali, oggi se ne parla poco, perché dobbiamo parlare di come gestire gli allevamenti nelle aree infette. Quello che dallo scorso settembre si verifica nella zona di Pavia e oggi a Piacenza può essere una seria minaccia alla sopravvivenza delle aziende suinicole.

Rispetto ai tempi di intervento e ai tempi decisionali di cui avremmo bisogno siamo costantemente in ritardo”.

Ci saranno maggiori spazi di export nel corso dell’anno, dopo un 2023 che nei primi nove mesi dell’anno ha segnato un rallentamento delle vendite fuori Italia?

“La Psa da sola ha chiuso completamente dei mercati che difficilmente riapriremo, se non avremo buona capacità di negoziazione. Inoltre, credo che il fenomeno inflattivo abbia spinto il consumatore estero a privilegiare i prodotti di autoproduzione interna rispetto a quelli importati. Non tutti i Paesi esteri hanno performance uguali, ma credo che queste due riflessioni possano essere generalizzate”.

Molto spesso gli allevamenti sono visti negativamente dall’opinione pubblica per diversi fattori (benessere animale, emissioni). Come si potrebbe comunicare una visione diversa del comparto?

L’unica soluzione è lavorare bene

“L’unica soluzione è lavorare bene e non è uno slogan. Bisogna far sì che la fase di allevamento sia più attenta alle tematiche che oggi il consumatore ritiene essere una condizione sine qua non per poter considerare il consumo della carne come sostenibile e rispettoso. Detto questo, le tematiche sono le stesse, ovvero il benessere animale, la riduzione e controllo dell’uso dell’antibiotico, i sistemi di allevamento. Sono convinto che tutto questo si possa fare, ma è necessario che la filiera si confronti su queste tematiche, lasciando da parte la contrattazione commerciale”.

Ritiene che sia utile un Tavolo di filiera oppure, visti i precedenti che non hanno mai portato risultati concreti, non se ne sente l’esigenza? 

“Ritengo sia essenziale, se composto da operatori che vivono il settore, quindi gli stessi produttori. Quello che è successo negli ultimi tre anni ci pone l’obbligo di fare riflessioni non più a compartimenti stagni, ma di filiera”.

Il futuro della suinicoltura italiana passa inevitabilmente dalla salumeria di qualità?

“Credo proprio di sì. Bisogna capire cosa vuol dire qualità: la difesa del prodotto italiano derivante dal suino pesante non si può pensare di farlo con la burocrazia e la politica, ma lo si deve fare con l’attenzione alla qualità del prodotto finito. Nel momento in cui si perde di vista questo aspetto, il consumatore si rivolgerà a prodotti a minor costo”.

Con prezzi di mercato così alti per le cosce (ormai da diversi mesi), come pensa si possano incentivare i consumi di prosciutto crudo Dop?

Il consumatore deve spendere di più, ma attenzione alla distribuzione del valore

“I prezzi alti sono una conseguenza di domanda e offerta. Due riflessioni, però, in merito. La prima: la difesa del prezzo alto si può fare, se la filiera è in grado di garantire la qualità del prodotto e se i consorzi mettono in atto una strategia di comunicazione dei valori del prodotto.

La seconda riflessione: il consumatore deve spendere di più, però attenzione a come è distribuito il valore e il margine lungo tutta la filiera del prodotto. Su questo aspetto bisogna lavorare, perché negli anni l’equilibrio si è spostato verso la parte finale della catena, impoverendo chi fa il prodotto. Un riequilibrio sarebbe la garanzia sia per la qualità dei prodotti che per la tutela dei consumatori”.

Il Commento: La stragrande maggioranza di Allevatori, Macelli e Trasformatori ha fatto il proprio dovere [Giancarlo Belluzzi, Veterinario]
22 Gennaio 2024

Di: Dr. Giancarlo Belluzzi, Medico Veterinario

Dr. Giancarlo Belluzzi – Medico Veterinario

Purtroppo ho l’impressione che l’interesse sulla Peste Suina Africana (PSA) sia diventato molto affievolito. Non è invece assolutamente il tempo di sonni tranquilli, pensando che il virus si sia addormentato, anzi. Lo dimostra il nuovo focolaio in Sardegna, ben lontana dalle zone infette dell’entroterra continentale, e pure la scoperta di barrette cinesi con tracce genomiche di virus. La dimensione geografica dei territori infettati dai selvatici si è quadruplicata. Per questo concordo pienamente con Aldo LEVONI, che ha posto l’accento sul pericolo incombente della PSA, e con Davide CALDERONE, che quantifica già le perdite in mezzo miliardo di euro di mancato export. Sostengo quindi che non ci sono prezzi di filiera che tengano se rimaniamo sotto la minaccia PSA, che non è retrocessa di un millimetro. Purtroppo invece ho letto qualche espressione compiaciuta e di sollievo perché ultimamente non si registrano focolai in allevamenti suini nell’area più vocata di questa zootecnia: bene, ma non dormiamo sugli allori. Il virus non è in ritirata, le analisi lo confermano e l’area infetta s’è drammaticamente quadruplicata. Anche un giro sull’Appennino dimostra la presenza di tracce profonde, quasi un continuo, dei micidiali biungulati e domenica scorsa, 14 gennaio, Isoradio del pomeriggio ha lanciato l’allarme sull’A1 di Firenze, per “un branco di cinghiali nelle corsie di marcia”.  Sono allora spontanee alcune riflessioni.

La stragrande maggioranza degli Allevatori ha fatto il suo dovere: procedure, recinzioni, barriere e passaggi obbligati. I Macelli pure: sorveglianza e procedure severe in entrata ed uscita, tracciabilità e piani di stoccaggio carni. I Trasformatori lo stesso: spazi, celle e tracciabilità per quarantene. Ma a monte di questa preziosa filiera suina come fermiamo il contagio, contenendo la popolazione dei cinghiali? Si sa che il Centro di referenza per la PSA è molto preoccupato, stante l’espansione della zona infetta, che ormai, dal 2022, si snoda quasi senza interruzione su tutta la dorsale appenninica. Qual è la strategia di contenimento? E quella di eradicazione? Basteranno cinque anni per uscire dal problema? Dobbiamo proprio adattarci a questa convivenza? Come la mettiamo con la perdita del mercato? I giornali non ne parlano quasi più ma l’Asia è praticamente già persa, vogliamo perdere anche Paesi come il Brasile?

Il Commento: Il 2024 – o almeno il primo semestre – presenta alcuni rischi [Aldo Levoni]
15 Gennaio 2024

Aldo Levoni – Amministratore Delegato Levoni SpA

“Fare previsioni su tutto l’anno è difficile, ma limitandoci ai primi sei mesi possiamo ipotizzare, alla luce delle tendenze delle ultime settimane, un trend dei listini in diminuzione tanto per gli animali grassi che per i tagli di carne”. Per Aldo Levoni, Amministratore Delegato di Levoni Spa, il probabile (“e auspicabile”, aggiunge) ridimensionamento dei prezzi deriva da due fattori, essenzialmente: “Dal rapporto fra domanda e offerta e dal fatto che determinati valori di prezzo, come abbiamo conosciuto nei mesi scorsi, non sono sostenibili nel lungo periodo”.

Ecco allora che, “grazie anche al fatto che i cereali sono in calo, si può progressivamente sgonfiare lungo la filiera questo effetto inflazionistico dei prezzi che ha portato a dei rischi per una parte della filiera”.

Difficile, per Levoni, prevedere con esattezza con quale velocità scenderanno le quotazioni, ma “l’augurio è che si arrivi a un nuovo equilibrio di filiera in cui tutti gli anelli riescono a non andare in sofferenza, togliendo al contempo questa pressione inflattiva che mette a rischio i consumi”.

Il 2024 – o almeno il primo semestre – presenta alcuni rischi. Su tutti, secondo Levoni, la variabile della “peste suina africana (PSA), aspetto che ci preoccupa molto e sul quale non abbiamo riscontro dalle Istituzioni di cosa stia accadendo”. Uno scenario per alcuni aspetti poco rassicurante, dal momento che “dall’allevamento alla vendita dei salumi, la PSA riguarda l’intera filiera e senza un intervento tempestivo il rischio è che si diffonda ulteriormente il contagio”.

Gli effetti della Peste suina africana (PSA), ad oggi, sono stati deleteri sul piano economico per un comparto strategico del Made in Italy. “Abbiamo perso il mercato asiatico e all’orizzonte non ci sono margini per una riapertura, in quanto, per essere riaperto il canale dell’export è necessario che sia debellata la PSA e che siano trascorsi ulteriori 3-5 anni – spiega Levoni -. Nel frattempo, lo spazio dell’Italia è stato conquistato dalla Spagna, per cui scalzarli non sarà semplice. Ma il rischio della diffusione della PSA è che venga bloccato l’export verso altri Paesi, dal Nord America all’Australia al Regno Unito. Dopo aver sviluppato con soddisfazione i mercati esteri, rischiamo gravi perdite”.

Un’altra variabile alle porte, anche se con un minore impatto sul mercato, potrebbe essere per Levoni l’immissione sul mercato alla volta di Marzo e Aprile di maiali con caratteristiche genetiche nei mesi scorsi escluse dal circuito DOP e che saranno dunque macellati al di fuori dei canali della salumeria italiana certificata con la Denominazione di Origine Protetta.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Brasile: Mais e Soia sostengono l’export di Carne Suina
10 Gennaio 2024

Di: Marika De Vincenzi ed Ester Venturelli

Nel 2023, il Brasile ha visto crescere l’export di Mais, Soia e Carni Suine grazie ad una posizione sempre più competitiva sui mercati internazionali.

Le esportazioni Brasiliane di Mais e Soia sono entrambe cresciute del 30% circa nel 2023, rispetto al 2022. Questo è dovuto ad una maggiore disponibilità favorita da un ampliamento delle aree coltivate negli ultimi anni e da un clima particolarmente favorevole nella stagione passata. A ciò si aggiunge anche la particolare competitività dei prezzi Brasiliani, che nel 2023 si è rafforzata rispetto ai prezzi Statunitensi.

La maggiore disponibilità di materie prime per l’alimentazione dei suini ha favorito anche la crescita del settore Suinicolo. Infatti, le maggiori quantità di Mais e Soia hanno spinto i prezzi al ribasso e quindi anche i costi dell’alimentazione zootecnica. Allo stesso tempo, nel Paese si è verificato un aumento del prezzo del suino vivo che ha ulteriormente migliorato la redditività del settore e, di conseguenza, le produzioni.

La spinta della produzione domestica di Carne Suina ha favorito anche l’export. Il Brasile è il quarto esportatore di Carni Suine a livello mondiale, dopo UE, USA e Canada. Nel 2023 ha registrato un aumento delle quantità esportate del 5% rispetto al 2022, che corrisponde a 63.000 tonnellate in più. Infatti, nonostante un rallentamento della domanda della Cina, che ha acquistato il 15,5% in meno, il flusso di prodotti verso gli altri principali acquirenti è aumentato, sottolineando la posizione competitiva del Brasile a livello internazionale.