Il futuro sarà nel segno del Grana Padano [Intervista]
1 Agosto 2017

Stefano Pasquali
Torre De’ Picenardi, Cremona – ITALIA

L’allevatore Stefano Pasquali

Azienda Agricola Pasquali Stefano E Gamba Cinzia.
Capi allevati: 650 | 300 in mungitura.
Ettari coltivati: 220.
Destinazione del latte: Grana Padano, Provolone, latte alimentare e altri prodotti caseari (Latteria Soresina).

“Il costo attuale della razione alimentare delle vacche in lattazione è di 5,05 euro per capo al giorno. Tenuto conto che la produzione è di 33 chilogrammi per capo al giorno, l’uscita per l’alimentazione delle bovine in mungitura è di 0,152 euro al chilo”.

Quello che per Stefano Pasquali – 40 anni, allevatore di Torre de’ Picenardi (Cremona), che conduce insieme al fratello Luigi un’azienda da 220 ettari (coltivati a mais, erba medica e su 70 ha a mais di secondo raccolto) e con una mandria di 650 capi (300 in mungitura), gestita con l’aiuto di cinque dipendenti a tempo pieno e uno a part time – è una normale attenzione alla gestione oculata della stalla, per conoscere nella realtà quanto spende per alimentare le vacche, non lo è forse per tutti.

“Negli ultimi anni ho inserito in razione il frumento insilato – precisa – con buoni benefici in termini di ingestione, soprattutto nel periodo estivo; inoltre, sono migliorati i parametri qualitativi del latte, in particolare il grasso”.

Il latte (36.723 quintali, al 3,81% di grasso e al 3,46% di proteine) è conferito alla Latteria Soresina, per la produzione di Grana Padano, Provolone, latte alimentare e altri prodotti caseari. Quello che è importante, però, è conoscere quanto costa l’alimentazione delle bovine, variabile che incide non poco sui bilanci aziendali.

Stefano Pasquali non utilizza la formula più o meno standard presente in quasi tutti i programmi di razionamento forniti dagli alimentaristi, “perché determinano in automatico i costi della razione, ma spesso portano a calcoli approssimativi, in quanto non tengono adeguatamente conto dei reali livelli di ingestione degli animali”.

Ecco che l’allevatore cremonese si è creato un proprio foglio Excel, dove inserisce tutti i costi di produzione. Una pratica adottata da anni, tanto che nel 2009 in un’intervista dichiarava: “La razione alimentare costa circa 4,6 euro al giorno per singolo capo e se una vacca produce mediamente 30 chilogrammi di latte, solo di alimentazione un litro di latte costa 0,153 euro. Bisogna aggiungere la manodopera, gli ammortamenti, l’energia elettrica, i farmaci”. E allora i numeri dell’azienda Pasquali erano diversi: 480 capi in stalla e 130 ettari coltivati.

Da allora, il corpus aziendale di Torre de’ Picenardi si è ammodernato, con una sala di mungitura 12+12 in parallelo, con mungitura posteriore e un impianto per la produzione di biogas da 625 kw, alimentato con liquame bovino, pollina di un allevamento avicolo vicino e insilato di mais. “In peso parliamo di 30 tonnellate di liquami, 2,5 tonnellate di pollina e 25-26 tonnellate di insilato di mais – riassume Pasquali -.

Il digestato viene utilizzato tutto in campagna e consente di confinare l’urea chimica intorno al 30-40% dell’azoto totale impiegato nei campi.
Gli ultimi investimenti sono andati in direzione di un ampliamento aziendale, ma con attenzione al benessere animale. Nel 2014, infatti, sono stati installati nuovi impianti di ventilazione in stalla e posizionate nuove cuccette con materassini in lattice, grazie a una nuova struttura.

Per ora nessun investimento in agricoltura di precisione. “Ci vuole una dimensione aziendale adeguata per poterli giustificare e serve anche un parco macchine adeguato – afferma -. Non li escludo a priori, comunque, vedremo in futuro”. In standby anche l’irrigazione a goccia: “L’avevamo presa in considerazione, ma i costi erano ancora troppo sbilanciati rispetto ai sistemi a pioggia”.

Ed è questione di costi anche la conversione al biologico. “Non siamo interessati a passare al bio – ammette – ma sappiamo che per alcuni può essere un’opportunità. Bisogna, naturalmente, valutare se i maggiori costi produttivi sono compensati dalle entrate”.

Il futuro, secondo Stefano Pasquali, sarà per gli allevatori del distretto incentrato sempre più nel segno del Grana Padano. “È il prodotto che ad oggi garantisce la remunerazione migliore rispetto alla media degli altri prodotti lattiero caseari – osserva -. Inoltre, è un mercato contingentato e ha margini di miglioramento a livello di internazionalizzazione”.

La filiera, dunque, è chiamata a leggere i conti, confrontare entrate e uscite e, magari, valutare alleanze per conquistare spazi all’estero. “La Latteria Soresina ha una grande storia di aggregazioni e fusioni – conclude -. Se ci sono le condizioni per creare intese per l’export, fra cooperative o insieme all’industria di trasformazione, non vedo perché no. La dimensione è importante e presentarsi in due al posto di cinque più piccoli, è economicamente più vantaggioso”.

Stefano Pasquali presso la sua azienda agricola

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Pubblicato da

Matteo Bernardelli

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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