Il prezzo è giusto quando permette di investire [Intervista]
12 Ottobre 2020

Davide Pinton
Schio (VI), Veneto – ITALIA

Davide Pinton - Produttore Latte Bio
Davide Pinton – Produttore Latte Bio

Juvenilia Società Agricola
Capi Allevati: 170 | 70 in lattazione
Ettari coltivati: 100
Destinazione del latte: Latterie Vicentine

“Abbiamo colto la filosofia del biologico quando ancora non era una moda, ma un modo di pensare e uno stile di vita. Non siamo certo pentiti, ma i margini di guadagno si sono ridotti bene, le spese sono aumentate e temo che in futuro avremo un aumento delle produzioni tale da ridurre ancora gli spazi”.

Nessun pentimento, ma una riflessione di natura essenzialmente economica quella che Davide Pinton, giovane allevatore di Schio (Vicenza), trasmette a TESEO.

Pinton lavora 100 ettari di terreno, dei quali 45 coltivati a prato stabile (il resto a medica, mais, orzo, sorgo zuccherino, pisello proteico in rotazione) e alleva 170 capi, dei quali 70 in lattazione. I vitelli sono destinati all’ingrasso.

Pioniere del biologico, il passaggio dal convenzionale all’organic è avvenuto in una prima fase nel 1995 con la produzione di mele e quattro anni dopo con l’allevamento.

“Fu una scelta non scontata, ma era l’unica soluzione per dare un futuro alla zootecnia, visto che la competizione sui prezzi si stava spostando sul piano internazionale e noi non potevamo certo sostenere la concorrenza di altri paesi”, racconta Pinton, che all’epoca era un ragazzino. Negli anni futuri, sul piano della formazione si sarebbe laureato in Agraria a Padova.

Come è organizzata la sua azienda?

“Siamo in sei. Due si occupano delle mele, del distributore automatico, dell’amministrazione; altri quattro seguono i campi, i trattori, l’allevamento”.

Quando avete installato il distributore automatico e cosa trovano i clienti?

“Il distributore automatico è del 2009 e vendiamo latte pastorizzato in bottiglie a marchio Latterie Vicentine, la coop a cui conferiamo annualmente circa 6.500 quintali di latte, ma vendiamo anche prodotti freschi, formaggi stagionati e porzionati”.

Avete un negozio?

“Sì, anche se è più corretto definirlo temporary shop, visto che è attivo solo nel periodo fra autunno e inverno, quando vendiamo mele e succo di mela”.

Lei di cosa si occupa?

“Praticamente di tutto. Non ho una mansione precisa, anche se ci stiamo organizzando per suddividerci i compiti”.

Recentemente si è acceso un dibattito sul prezzo del latte, che non riguarda naturalmente chi conferisce in cooperativa. Da allevatore, qual è secondo lei il prezzo giusto?

Il prezzo è giusto quando si ha margine per investire e svilupparsi

“Vediamo che il prezzo è soggetto a forti oscillazioni. Diventa dunque complesso indicare una cifra, anche perché ogni impresa ha il proprio punto di pareggio. Direi piuttosto che il prezzo giusto è quando si ha del margine di guadagno per investire e svilupparsi.  Altrimenti si chiude”.

Parla di volatilità. Il biologico non vi dà maggiore stabilità?

“Purtroppo no. Negli ultimi anni si sono convertite molte aziende a biologico e con una maggiore disponibilità di prodotto il prezzo è calato. La stessa mia cooperativa per quest’anno da maggio ha calato il differenziale per il biologico, passando da 13 centesimi a 9 nove centesimi in più rispetto al convenzionale, Iva compresa. Si rende conto che chi ha modelli produttivi più costosi e l’obbligo di certificazione, che è un costo, è molto complicato, perché i margini non sono così convenienti? Ma lo dico senza criticare la cooperativa alla quale conferisco, di cui peraltro sono consigliere”.

Siete pentiti di essere passati al bio?

“Assolutamente no, ma non siamo soddisfatti dei prezzi”.

Il biologico, però, dovrebbe essere il futuro. La stessa Commissione Ue lo promuove nel Green Deal.

“La scelta è corretta, ma bisogna promuovere i consumi e avere un mercato che assorbe le maggiori produzioni. Altrimenti il percorso virtuoso va in tilt e non si sostiene”.

Quali soluzioni suggerisce?

“Non saprei, ma incrementare le quote di biologico nelle mense scolastiche e ospedaliere potrebbe dare una mano”.

Come vede le stalle fra 10 anni?

“Purtroppo vedo la chiusura di molte stalle, in primis quelle di montagna, quelle di dimensioni più piccole e mal organizzate. Tuttavia, non è detto che le stalle con un maggior numero di capi siano più efficienti. Personalmente preferisco ottimizzare i processi produttivi che ampliarmi, e migliorare in chiave di sostenibilità. Prevedo che tra 10 anni avremo una maggiore automazione e un cambio di mentalità proprio nella metodologia di lavoro. Avremo aziende molto vitali, digitalizzate, attente alla cittadinanza e al contesto in cui operano, al benessere animale e all’integrazione ambientale”.

Sul piano dell’immagine gli allevatori sono sufficientemente rispettati?

“La nostra azienda è una fattoria aperta, visitabile e trasparente”

“Dipende. La nostra azienda opera da anni nell’ambito della didattica, è una fattoria aperta, visitabile e trasparente. Aderiamo a un’associazione del territorio che si chiama Agritour Vicenza con la quale abbiamo creato un percorso ciclopedonale che collega una cinquantina di aziende. Chi conosce la nostra realtà, ci vuole bene, perché sa chi siamo, come lavoriamo e cosa produciamo. Purtroppo gli allevatori non sono sufficientemente apprezzati dalla cittadinanza in generale, ma anche dalla filiera e dalla politica. Spesso non conosciamo i prezzi in anticipo o dobbiamo subire forti pressioni per concedere sconti o ribassi dei prezzi. Ma se manca il reddito, un’azienda agricola non ha futuro”.

Da consigliere che suggerimenti ha per la sua cooperativa?

“Comunicare di più sul territorio. Latterie Vicentine è una realtà ben strutturata, attenta alla sostenibilità, produce bene e con una grande qualità: dobbiamo insistere per farlo sapere. In gioco c’è il futuro di 400 famiglie e di un’intera area”.

Commenti

Pubblicato da

Matteo Bernardelli

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.