Invertire il circolo vizioso cibo-clima-nutrizione-salute
13 Luglio 2018

570Milioni di Aziende Agricole nel mondo

Le fonti di cibo del pianeta si basano su di un ridotto numero di alimenti, ottenuti in aree geografiche circoscritte. Si stima che nel mondo ci siano 570 milioni di aziende agricole, di cui però 475 milioni hanno meno di 2 ettari; 57 milioni di persone sono poi impegnate nella pesca e nell’acquacoltura.

Oltre la metà del fabbisogno calorico mondiale deriva da grano, riso e mais ed aggiungendo zucchero, orzo, soia, olio di palma, patate, si supera il 75%. USA, Brasile, Russia, Ucraina sono i maggiori produttori mondiali di grano, mais, soia e riso. Si tratta di una concentrazione geografica ed anche genetica che accresce la vulnerabilità delle fonti alimentari, oltre che verso i parassiti e le malattie, anche per i fenomeni climatici ed i rischi commerciali, fattori che diventeranno sempre più rilevanti.

Bisogna poi considerare la perdita di biodiversità e la convergenza verso abitudini alimentari sempre più uniformi, più caloriche, meno ricche di elementi nutritivi, determinando una obesità a livello pandemico nel mondo, con pesanti riflessi sui sistemi sanitari. Inoltre, circa due miliardi di persone dipendono dalle importazioni di alimenti per il loro sostentamento, il che le rende vulnerabili verso possibili crisi finanziarie e commerciali, come avvenuto nel 2008 e nel 2011.

+49% Produzione di latte in  India al 2026 (previsione FAO)

Questa situazione sembra destinata a peggiorare, dato che, secondo le stime FAO, se non cambiano gli stili di consumo, la produzione al 2050 dovrebbe aumentare del 60% per far fronte alla domanda mondiale, il che vorrebbe dire mettere a coltura un miliardo di ettari di terreno e deforestarne 350 milioni, con un aumento esponenziale nelle emissioni di anidride carbonica. Si stima, ad esempio, che entro il prossimo decennio la domanda di carne in Cina aumenterà del 30% e di conseguenza anche quella di mangimi, mais e soia in primo luogo, mentre in India la produzione di latte aumenterà del 49%, superando di un terzo la quantità prodotta nella UE.

Quali i rimedi? Secondo l’Hoffmann centre for sustainable resource economy, innanzitutto bisogna lottare contro gli sprechi. Ridurre della metà gli sprechi lungo la filiera produttiva fino al consumo, significherebbe coprire il 24% dei fabbisogni calorici supplementari richiesti nel 2050 ed anche ridurre le emissioni di gas effetto serra e gli inquinanti. Si stima che nell’allevamento animale sia sprecato l’87% degli apporti calorici e che la popolazione mondiale consumi il 10% di calorie oltre il necessario per una alimentazione equilibrata, anche se questo maschera le notevoli disparità fra le varie aree geografiche e fasce di popolazione del pianeta.

Senza interventi precisi, il consumo di antibiotici negli allevamenti aumenterà del 67% fra il 2010 ed il 2030

Bisogna poi ripensare al rapporto fra alimentazione e salute. Il sistema alimentare di tipo occidentale che si va sempre più diffondendo in tutte le aree urbanizzate, ha fatto esplodere le patologie dovute ad una eccessiva o non equilibrata alimentazione. Senza interventi precisi poi, il consumo di antibiotici negli allevamenti aumenterà del 67% fra il 2010 ed il 2030, aggravando il fenomeno di antibiotico resistenza.

Dunque si impone una radicale trasformazione del modello di produzione agricola attuale, che permette prezzi bassi ma incoraggia gli sprechi, con un circolo vizioso in quanto degrada l’ecosistema da cui dipende. Si tratta di ricercare ed incentivare nuovi metodi produttivi, più diversificati ed allineati con gli obiettivi di tutela della salute delle persone e dell’ecosistema, con un progetto globale che coinvolga gli operatori lungo la filiera produttiva, i consumatori e le istituzioni, nessuno escluso.

Fonte: Hoffmann Centre

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.