Il danno economico delle mastiti cliniche e le conseguenze sul benessere animale sono un problema generale per gli allevamenti da latte, per cui diventa importante prevenirle, anche per far fronte alle crescenti necessità di ridurre i rischi di antibiotico-resistenza. Diventa pertanto essenziale la procedura di messa in asciutta delle vacche.
Innanzitutto occorre indurre l’animale a ridurre gradualmente la produzione di latte in prossimità dell’asciutta per avere una buona chiusura terminale del capezzolo, che comunque deve essere sempre mantenuto pulito ed asciutto. Questo può essere ottenuto riducendo la frequenza delle mungitura, ma il miglior intervento resta sempre quello di modificare la razione, riducendo l’energia dell’alimento o la massa ingerita.
Con questa pratica le vacche primipare hanno ridotto di 3,5 volte l’insorgenza di mastiti nella lattazione successiva
E’ stato osservato che con questa pratica le vacche primipare hanno ridotto di 3,5 volte l’insorgenza di mastiti nella lattazione successiva. Ridurre la quantità di sostanza secca della metà, cioè portarla ad 8 kg invece dei 16 abituali, è risultato più efficace che diminuire la frequenza di mungitura, anche se gli animali hanno manifestato segni di sconforto per la mancata sazietà.
Di conseguenza, piuttosto che ridurre la quantità ingerita, risulta consigliabile usare un’alimentazione con una razione a basso contenuto energetico, ad esempio con foraggi grossolani, per mitigare la fame dell’animale. Quindi prevedere una formulazione con meno densità nutritiva a parità di volume ingerito. La stessa procedura nel ridurre la densità energetica della razione e la frequenza delle mungiture può poi essere usata anche per le vacche di scarto, applicandola una settimana prima di separare la vacca dalla mandria.
Comunque, la procedura di messa in asciutta deve essere adeguata in funzione della tipologia dell’allevamento, del gruppo di animali e della loro produttività.
Fonte: OMAFRA