Mercato mondiale della carne vivace
14 Marzo 2022

Rispondere ai cambiamenti alimentari con l’allevamento

La FAO stima per il 2021 una crescita dei consumi mondiali di carne dell’1%, raggiungendo 350 milioni di tonnellate. D’altronde, l’allevamento è uno dei maggiori fattori di crescita della produzione agricola mondiale per rispondere ai cambiamenti alimentari di tanti Paesi, soprattutto in quelli emergenti dove i consumi di carne registrano aumenti annui del 5-6% ed i consumi di latte di oltre il 3%. La produzione agricola aggregata all’allevamento riguarda anche la fornitura di alimenti animali, in particolare cereali e semi oleosi.

Questa dinamica dei consumi comporta però anche un aumento dei gas climalteranti ad effetto serra quali metano ed ossidi d’azoto, il tutto aggravato da politiche distorsive o crisi di mercato. Si tratta ad esempio di fenomeni come la deforestazione nelle aree tropicali o lo sfruttamento intensivo dei suoli con la conseguente perdita di fertilità e l’aumento delle fonti inquinanti. Inoltre, la rapida crescita nei consumi di carne in alcuni Paesi ha portato alla espansione dei traffici commerciali con la relativa logistica. Questo é continuato anche durante la pandemia COVID-19.

In risposta a tali fenomeni e criticità, alcuni propongono con sempre maggior insistenza le proteine alternative a quelle animali, il cui mercato si prevede in considerevole aumento nei prossimi anni, per le quali occorrono però tecnologie sofisticate e notevoli risorse naturali e finanziarie, difficilmente disponibili nei Paesi meno avanzati.

Il problema dell’impatto ambientale dalle produzioni animali deve comunque essere affrontato, ed in tempi rapidi, in primo luogo riducendo le emissioni di metano dai ruminanti col miglioramento dell’efficienza alimentare. Occorre poi migliorare anche l’efficienza nelle coltivazioni.

Cargill, il gigante mondiale delle commodity, Tyson Foods Inc, la maggiore azienda per la carne di pollo, la brasiliana JBS SA, leader mondiale della carne e la National Beef Packing Co, azienda controllata dalla brasiliana Marfrig Global Foods SA, sono i quattro operatori che macellano all’incirca l’85% del bestiame da carne USA. Nel 1977 questa percentuale era appena il 25%, ma nel 1992 aveva raggiunto il 71%. La necessità di ridurre il costo unitario di macellazione ha portato a costruire impianti sempre più grandi soppiantando quelli di piccole e medie dimensioni, come dimostra il fatto che mentre nel 1977 l’84% di vitelli e manze erano macellati in impianti con una capacità inferiore al mezzo milione di capi all’anno, nel 1997 tale percentuale crollava al 20%.

Un sistema concentrato diventa anche più fragile, come dimostrano tre eventi che hanno colpito il settore: nel 2019 il macello di Tyson Foods nel Kansas è stato chiuso per quattro mesi a causa di un incendio; il Covid nel 2020 ha provocato la chiusura a singhiozzo di vari impianti per infezioni fra i lavoratori ed infine a maggio 2021 JBS ha subito attacchi informatici che hanno portato alla chiusura temporanea nei suoi macelli di bovini e suini.

Queste chiusure nelle attività di macellazione si ripercuotono pesantemente sugli allevatori che non riescono a vendere gli animali mentre a causa della minore offerta di carne i prezzi sul mercato aumentano a tutto beneficio degli operatori. L’esempio è l’incendio nel macello della Tyson, dopo il quale la differenza fra il prezzo degli animali e quello della carne raggiunse, secondo USDA, livelli record.

USDA intende proteggere gli allevatori da pratiche commerciali sleali

Secondo gli allevatori, questa concentrazione di fatto si traduce in una diminuzione della concorrenza ed in uno svantaggio competitivo fra chi deve vendere gli animali e chi commercializza la carne. Da varie parti, compreso un gruppo di Governatori, viene dunque proposta la creazione di un ufficio per verificare le pratiche anticompetitive nel settore della macellazione. USDA intende utilizzare una norma esistente tesa a proteggere allevatori ed agricoltori da pratiche commerciali svalorizzanti, utilizzando parte dei 4 miliardi di dollari destinati a consolidare il sistema alimentare USA.

L’equilibrio fra domanda ed offerta deriva anche dall’assenza di posizioni dominanti e pertanto occorrono autorità di sorveglianza e meccanismi regolatori per assicurare la trasparenza del mercato.

Fonte: Reuters

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.