Obiettivo Bio nella strategia Farm to Fork: gli ostacoli da superare
6 Maggio 2021

Fra gli obiettivi della strategia Farm to Fork dell’Unione Europea c’è anche il raggiungimento, entro il 2030, di almeno il 25% di superficie agricola a coltivazione biologica, nel nome della sostenibilità.

Il tema riguarda anche la filiera latte, dai produttori, ai trasformatori, a chi dovrà riuscire a vendere sul mercato prodotti lattiero caseari a prezzi conseguentemente maggiori di quelli convenzionali.

I consumatori saranno disponibili a pagare di più? Quale potrà essere l’impatto di questo cambiamento strategico per l’export? Cosa dovranno mettere in atto i produttori per la transizione al biologico? In concreto, si tratta di un obiettivo realistico?

Attualmente solo l’8,5% dei terreni è coltivato a bio ed ai ritmi attuali di crescita, nel 2030 si potrebbe raggiungere un valore variabile dal 15% al 18%.

4 milioni di capi in UE dovranno produrre latte Bio entro il 2030

In Paesi come Germania, Francia ed Olanda, il bio nel latte varia dal 2,5% al 5,5% della produzione totale ed il solo Paese con una produzione rilevante è l’Austria, dove il latte da agricoltura biologica è il 22% del totale. Raggiungere l’obiettivo del 25% al 2030 significa moltiplicare per sei il numero di vacche che attualmente producono latte bio, cioè quattro milioni di capi con oltre centomila allevatori che dovranno fare la transizione dalla produzione convenzionale. Una volta terminata tale transizione, che richiede circa un paio d’anni, resta poi l’incognita di sapere se il maggior prezzo atteso per il latte sarà sufficiente per compensarne la minor produzione ed i maggiori costi produttivi.

In ogni caso, attuare l’obiettivo fissato dalla strategia F2F è tutt’altro che semplice. Il tema ha implicazioni generali: se la società intende spingere gli agricoltori verso una maggiore produzione biologica, dovrà essere disponibile ad assumere i costi di questa transizione e dovrà anche avere la capacità di convincere i consumatori sul valore degli sforzi per la sostenibilità attuati dei produttori. Secondo l’organizzazione europea dei consumatori (BEUC), solo un consumatore UE su cinque si dichiara attualmente disponibile a pagare un prezzo superiore per avere prodotti più sostenibili ed anche nei mercati di esportazione la domanda di prodotti lattiero-caseario bio, commodity comprese, è limitata.

Occorre dunque affrontare in modo serio e consapevole la tematica F2F. Non si tratta solo di indirizzare i produttori agricoli verso pratiche più appropriate per far fronte agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma di valutarne le conseguenze. Il dialogo di filiera diventerà ancora più necessario, così come le azioni di comunicazione per avvicinare chi produce e chi consuma, che sono sempre più due soggetti della stessa realtà. Dovranno poi essere valutati gli impatti sui mercati internazionali, aspetto non indifferente visto il ruolo dell’export lattiero-caseario UE.

CLAL.it - Germania: Confronto Prezzi del Latte BIO e del Latte Convenzionale alla Stalla
CLAL.it – Germania: Confronto Prezzi del Latte BIO e del Latte Convenzionale alla Stalla

Fonte: Agriland

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.