I prodotti cosiddetti Commodity, siano essi agricoli, energetici, metallurgici od altro, vengono negoziati sul mercato dei futures con dei contratti dove i prezzi sono influenzati (anche) da fattori estranei alla natura dei prodotti stessi, sulla falsa riga di quanto avviene per titoli ed azioni.
Prezzo fissato con largo anticipo
Il prezzo internazionale di prodotti quali Grano, Riso, Zucchero, Olio di Palma, Caffè o Cacao, viene definito dai contratti che gli acquirenti sottoscrivono con i venditori su forniture posticipate (future) per garantirsi da fluttuazioni impreviste nelle quotazioni di mercato. Quindi il prezzo delle commodity viene fissato con largo anticipo prima di effettuare le transazioni fisiche ed è relativamente svincolato dalle richieste dei produttori.
Da sempre ed ovunque, dai Souq in Medio oriente, ai mercati in Europa, India o Cina, commercianti ed acquirenti si riunivano in un luogo fisico per stabilire i prezzi accettabili delle merci. Nei tempi moderni, le borse hanno allontanato le contrattazioni dalla presenza fisica del bene, che è diventata superflua col trading elettronico. Questa tipologia di contrattazione da un lato ha aumentato in modo significativo i volumi di trading e la liquidità, dall’altro ha portato ad una maggiore volatilità e ad una minore trasparenza riguardo il reale valore intrinseco del bene contrattato e della equità nel prezzo pagato ai produttori.
Il mercato dei futures pur basandosi sempre sui fattori tangibili nel determinare il prezzo quali domanda ed offerta, dipende in misura considerevole dai fattori intangibili quali l’atteggiamento di rischio degli investitori ed il contesto economico e geopolitico generale. In altri termini dalla finanza.
Quali benefici agli agricoltori?
Se le contrattazioni moderne permettono di negoziare dei beni di massa (commodity) in luoghi fisici o virtuali estranei da quelli di produzione, diventa legittimo chiedersi se e quali benefici apportano agli agricoltori nei loro Paesi d’origine. Un beneficio può essere la trasparenza del prezzo, dato che questo diventa di dominio pubblico essendo reso prontamente disponibile sullo smartphone. Ma non è detto che il prezzo di prodotti quali Caffè o Cacao fissato e reso pubblico nel mercato future ICE (InterContinental Exchange) di New York sia poi quello riconosciuto agli agricoltori nei luoghi di produzione, perché entrano in ballo intermediari ed anche Governi locali che possono offuscarlo per degli accordi stabiliti con importatori esteri, il che comporta il pagamento agli agricoltori di un prezzo inferiore rispetto a quello commodity.
All’opposto si può assistere anche a prezzi maggiori di quelli negoziati nelle borse merci elettroniche come nel caso di prodotti da agricoltura biologica o contrassegnati dal marchi privati di qualità (es. Fairtrade), stabilendo relazioni dirette fra luoghi di produzione e di consumo. Oltre al modo di fissazione del prezzo di riferimento ed alla sua pubblicazione, occorre dunque considerare la trasparenza nel mercato per ogni specifica commodity.
Come sempre, non basta l’accordo sul prezzo concordato fra due entità per definire l’equa ripartizione del valore di quel bene lungo i soggetti della filiera. Infatti il prezzo é un riferimento e non un dato assoluto. Determina il valore del bene, da ripartire fra i soggetti che contribuiscono a realizzarlo. Questi soggetti, dall’agricoltore al trasformatore, al commerciante, hanno un ruolo diverso ed anche un diverso potere contrattuale ed una tempistica diversa.
Prendiamo ad esempio il Cacao: i prezzi sono schizzati alle stelle; chi produce cioccolato in Europa aggiorna prontamente i listini, ma l’agricoltore che produce le bacche di Cacao in Africa occidentale deve aspettare il prossimo raccolto per avere un prezzo maggiore. Ecco perché occorrono organismi di sorveglianza regolatori.
Fonte: Food Navigator Europe