La Montagna nel Cuore: sostenibilità in Trentino [video]
12 Dicembre 2017

Gli attori della filiera lattiero-casearia del Trentino si incontrano venerdì 10 Novembre 2017 presso la Fondazione Edmund Mach a San Michele all’Adige (TN). Per l’occasione accolgono numerosi Operatori da altre zone d’Italia: l’obiettivo è confrontarsi sui temi legati alla Sostenibilità della filiera lattiero-casearia.

L’incontro è stato organizzato dal Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini (CONCAST) con la collaborazione di CLAL.it e TESEO. Dopo due presentazioni sulle Buone Pratiche, tre Produttori Latte della filiera Trentingrana testimonieranno gli sforzi fatti per il sociale, l’economia della stalla e la tutela del territorio. A seguire la presentazione del Prof. Frey sulla sostenibilità e lo sviluppo delle produzioni locali in una prospettiva internazionale, ed il dibattito.

 

Apre la giornata Saverio Trettel, Presidente del CONCAST, che saluta la platea con parole di fiducia verso il percorso di Sostenibilità intrapreso dal Consorzio. E per primo rivolge l’attenzione dei presenti verso il consumatore:

per noi produttori è doveroso far comprendere ai consumatori le ricadute positive in termini di sostenibilità economica, sociale ed ambientale derivanti dalle loro scelte d’acquisto.

 

Giuliana D’Imporzano illustra poi il progetto Life DOP, in veste di Project manager. Capofila del progetto è il Consorzio Virgilio (Mantova), che con Life DOP si è proposto di rispondere alla crescente esigenza di intraprendere un percorso di Sostenibilità.

 

Maria Chiara Ferrarese propone le soluzioni per la certificazione del benessere animale offerte dal CSQA, del quale è Vice direttore. Maria Chiara va oltre l’aspetto della pura certificazione, mettendo in luce la necessità di uno standard unico, condiviso e riconosciuto per il benessere animale.

Se dovessimo seguire le richieste di ogni singola azienda, nel giro di 6 mesi avremmo 50 diversi standard di benessere animale. La conseguenza sarebbe l’incomunicabilità più assoluta.

La soluzione proposta dal CSQA è lo standard CReNBA, che è possibile consultare in questa TESEO News (cliccare qui).

Lo standard CReNBA è di fatto già diffuso: ad esempio la Latteria Sociale Valtellina, come ci informa il Direttore Marco Deghi, lo ha adottato nel nuovo regolamento di conferimento.

 

Dopo le due presentazioni prende la parola Franco Morandini, Allevatore della filiera Trentingrana, il quale racconta il rispetto per il territorio, per la popolazione circostante alle aziende agricole e per i turisti. Questo l’appello al termine della sua testimonianza:

Produrre qualità, perché pensiamo sia l’unica cosa che può pagare, essere onesti col cliente e cercare di convivere con la società che abbiamo attorno.

 

Apprezzatissimo dalla platea l’intervento di Monica Brunelli, la seconda Allevatrice, che mette in luce aspetti di Sostenibilità sociale e di benessere animale nella sua realtà in alta Val di Non. Ci informa che, per i masi che ne fanno richiesta, è stato attivato un progetto nel quale i turisti, soprattutto tedeschi, aiutano gli allevatori lavorando per l’azienda da latte. Questo favorisce un’alta considerazione del lavoro agricolo ed allevatoriale, ed i turisti una volta a casa scelgono i prodotti che hanno contribuito a produrre, potendo dire “c’ero anch’io”.
Il caseificio che valorizza il latte di Monica è portato come esempio di integrazione, in quanto raccoglie il latte di allevatori che vivono tutti nella zona circostante ma parlano molte lingue diverse. Anche il ruolo sociale dell’Associazione Allevatori è ritenuto molto importante.
Da una gestione che prevedeva un’alta produzione per capo, Monica ha preso le distanze intraprendendo un percorso di etica dell’allevamento che l’ha portata tra le altre cose all’assenza di mastiti in stalla negli ultimi 4 anni.

Come allevatrice è meno stressante vedere i miei animali sani. Non si perde tantissima produzione.

La sua conclusione è rivolta direttamente ai colleghi allevatori:

Il mio progetto più importante è quello di avere la coscienza a posto, sapendo che le vacche che producono il mio latte hanno veramente la montagna nel cuore.

Sia Franco che Monica richiamano l’attenzione sul problema derivante dal ritorno dei grandi predatori (lupi ed orsi) in un territorio dove sono presenti molte piccole aziende isolate, quindi particolarmente difficili da proteggere, frequentato per di più dai turisti.

 

Conclude le testimonianze degli allevatori Alessio Zomer, giovane Produttore latte che si è diplomato alla Fondazione Mach ed ha intrapreso la vita dell’allevatore “perché avevo la passione della zootecnia nel sangue”.

Non è solo produrre latte e formaggio, ma anche far girare l’economia di una regione.

 

Il Prof. Marco Frey, Direttore dell’Istituto di Management “Sant’Anna” di Pisa, nella sua presentazione delinea il contesto internazionale in materia di Sostenibilità, per poi rientrare in una dimensione territoriale.

Viviamo in un mondo insostenibile ed è necessario un nuovo modello economico

spiega, per poi indicare come questo nuovo modello dovrebbe essere:

  • green: un’economia capace di produrre un benessere, di migliore qualità e più equamente esteso, migliorando la qualità dell’ambiente e salvaguardando il capitale naturale. Le imprese italiane che investono in Green hanno migliori performance rispetto a tutte le altre, esportando di più e meglio;
  • capace di risparmiare le risorse: disaccoppiare la crescita dall’uso delle risorse consente di fare meglio con meno, cioè crescere in valore. L’Italia, come frutto della crisi, sta dando segnali positivi nell’efficientare l’uso della materia prima;
  • circolare: le risorse devono rimanere nel territorio, e la logica della circolarità è sempre stata naturale nell’agricoltura;
  • di corresponsabilità tra Imprese ed Istituzioni;
  • finalizzato alla creazione di valore condiviso: l’obiettivo delle imprese non è più il profitto in sé, ma il valore della comunità in cui si vive.

Frey propone per lo scenario lattiero-caseario l’aggettivo

               glocal (= global + local)

ovvero bisogna guardare alla dimensione internazionale come una grande opportunità, ma anche contribuire al mantenimento del territorio.
Dal punto di vista strategico, insieme al prodotto occorre “vendere” il territorio. Il prodotto contiene elementi di caratterizzazione e innovazione che poi si legano ad un consumo sensibile.
Malgrado la crisi, i consumatori si stanno infatti orientando sempre di più verso una scelta consapevole che, spiega il Prof. Frey, ha 3 componenti: il portafoglio, il senso di responsabilità ed il benessere personale.

Un’indagine del 2013 sui cittadini europei ha evidenziato un’inversione di tendenza. Per la prima volta i cittadini hanno infatti riconosciuto se stessi come il principale soggetto che può spingere di più l’economia ad andare verso la Sostenibilità. Al secondo posto le imprese, e solo al terzo le istituzioni.

 

Le presentazioni del Prof. Frey e dei tre allevatori innescano il dibattito.

Franco Pasquali, Presidente del forum di Symbola, si rivolge proprio agli allevatori trentini con ammirazione, sottolineandone l’orgoglio per la difesa del territorio. “Siete un riferimento per il Paese”, ed ancora: “voi siete già proiettati in un futuro”.

Danio Federici, Vice presidente di Granarolo S.p.A., evoca il senso di responsabilità che accomuna gli allevatori trentini con i conferenti a Granarolo, mentre Stefano Cattaneo, General Manager di Bel Italia, sottolinea che per Bel la Sostenibilità non è uno strumento di marketing, ma una questione di sopravvivenza. Paolo Fabiani, Presidente di Trevalli-Cooperlat, apprezza il senso di condivisione dei valori degli Allevatori trentini e sottolinea l’importanza di un ritorno ai valori iniziali aggreganti della cooperazione, che si sono un po’ persi, specialmente nelle grandi strutture.

Provocatoria la domanda posta alla giovane Martina Brazzale, di Brazzale S.p.A.: la Sostenibilità è una favola da raccontare al consumatore, o veramente un modo responsabile di lavorare e vivere?
Martina risponde prontamente:

al consumatore non basta una favola

La Sostenibilità si può fare, occorre definire parametri oggettivi, in base ai quali fissare degli obiettivi e raggiungerli: questo è il metodo adottato dalla famiglia Brazzale.

 

Noi italiani dovremmo lavorare di più sulla comunicazione

afferma Claudio Truzzi, Responsabile ufficio qualità di METRO. “La percezione del Made in Italy all’estero è bassissima” ribadisce, “a partire dalle istituzioni (nazionali ma anche locali), se non diamo visibilità ai prodotti rischiamo che tutto il lavoro fatto a monte, bellissimo, venga vanificato.”
Truzzi auspica che la Sostenibilità divenga sempre più un aspetto integrante nei prodotti tipici. E mette in guardia da movimenti quali l’antibiotic free:

la normativa è un’altra, queste sono forzature commerciali che stanno confondendo il concetto della Sostenibilità e possono portare dei danni.

 

È Vincenzo Giuliani, Responsabile acquisti formaggi di CONAD a concludere il dibattito, sottolineando l’importanza della Sostenibilità come valore di marketing.

Dietro la Sostenibilità c’è passione, competenza, una grande responsabilità, e questi valori vanno comunicati nella loro complessità.

Questa comunicazione, afferma ancora Giuliani, non può essere una responsabilità della sola Distribuzione.
Gli interventi degli allevatori vengono definiti “illuminanti”, e Giuliani propone anche un’autocritica della Distribuzione dal punto di vista ambientale. Infatti si è lavorato molto per efficientare la logistica, ma

nella selezione dei prodotti potremmo sicuramente essere un po’ più attenti, soprattutto in tema di packaging, e sviluppare una coscienza un po’ più critica. 

 

Romano Masè, Direttore Generale del Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Provincia Autonoma di Trento, tenta di riassumere la grande quantità di contributi che hanno animato la mattinata. Pone in risalto l’importanza di riconoscere la centralità del territorio ed il ruolo che le attività agricole giocano nel mantenimento del paesaggio.

 

Tira le conclusioni dell’incontro l’Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca della Provincia Autonoma di Trento Michele Dallapiccola. Accanto alle definizioni precise di Sostenibilità date durante la mattinata, Dallapiccola ne propone una fatta con termini di uso comune:

nel mio modo di pensare, sostenibile significa per sempre

“Quando chiedo a me stesso se posso fare una cosa in modo sostenibile significa: posso fare per sempre questa cosa?” Tuttavia la sostenibilità significa investire risorse, e secondo Dallapiccola non c’è altra strada se non farsi pagare la qualità, per compensare questi investimenti.

 

La mattinata si conclude con un buffet offerto da CONCAST. I partecipanti si confrontano sui tanti spunti emersi, gustando eccellenze trentine tutte accomunate dal Marchio Qualità Trentino. Protagonisti indiscussi gli Allevatori, che hanno espresso una cultura del paesaggio e della cooperazione unica.

Consulta le presentazioni della giornata >

glocal = global + local

Come certificare (e comunicare) il Benessere Animale
7 Novembre 2017

di Maria Chiara Ferrarese, R&S Executive Manager, Business Development Executive Manager – CSQA Certificazioni srl

 

Il tema del benessere animale è di grande attualità e di interesse per i consumatori, che sono molto più consapevoli e alla ricerca di garanzie rispetto ai temi etici, sociali e più in generale afferenti alla sfera della sostenibilità.

Proprio perché il benessere animale è diventato elemento di differenziazione e di garanzia, sono state sviluppate diverse iniziative da parte dei big player e delle catene distributive internazionali sul tema. Si tratta tuttavia di approcci molto ”personalizzati” e disomogenei, che riflettono la sensibilità del soggetto promotore.


Questo argomento è stato trattato all’incontro
La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina
Venerdì 10 Novembre 2017
Vedi il VIDEO  >
o leggi la sintesi dell’incontro  >


in Europa

Non esiste in UE uno standard volontario certificabile e condiviso in materia di benessere animale

La causa di questa frammentazione è da ricercarsi anche nel fatto che non esiste attualmente sul mercato europeo uno standard volontario certificabile e condiviso in materia di benessere animale. Esiste infatti la norma ISO/TS 34700 Animal welfare management Animal welfare management General requirements and guidance for organizations in the food supply chain che però non definisce uno standard, ma rappresenta sostanzialmente una guida per implementare standard pubblici o privati.

In generale questi approcci hanno come base comune i principi di EFSA e/o Farm Animal Welfare Council e/o Terrestrial Animal Health Code (TAHC), ma vengono declinati in indicatori e requisiti molto variabili l’uno rispetto all’altro, oltre che con diversi livelli di profondità.

in Italia

In Italia la responsabilità e il controllo del benessere animale, definito secondo le norme cogenti a livello comunitario, è in capo alle regioni e al Ministero della Salute. Al Ministero della salute fanno riferimento i diversi Istituti Zooprofilattici distribuiti sul territorio nazionale. Il Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA) con sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna, sezione di Brescia, è l’autorità scientifica pubblica e consulente del Ministero della Salute con la funzione di sostegno scientifico sui temi del benessere animale.

Il CReNBA ha sviluppato dei manuali di valutazione del benessere nei bovini

Il CReNBA, raggruppando un gruppo di veterinari specialisti del settore bovino, ha sviluppato dei manuali di valutazione del benessere nei bovini al fine di aiutare la veterinaria italiana e  il settore bovino a comprendere meglio e valutare più a fondo il problema del Benessere animale.

Questi manuali, liberamente disponibili sul sito www.IZSLER.it, prevedono requisiti minimi obbligatori previsti per legge (prerequisiti) e requisiti aggiuntivi, più restrittivi rispetto a quelli di legge o non previsti dalla stessa.
L’insieme di questi requisiti è stato utilizzato dagli enti di certificazione per sviluppare un sistema di certificazione volontaria del benessere animale applicabile al settore delle carni bovine e del lattiero-caseario.

Di seguito è possibile consultare una copia dei manuali CReNBA di valutazione del benessere animale e della biosicurezza in allevamento disponibile in data odierna sul sito www.izsler.it:

Questi standard non sono utilizzati nell’ambito delle procedure ufficiali di verifica da parte dei veterinari del sistema sanitario nazionale e non rappresentano pertanto lo strumento utilizzato dal sistema dei controlli ufficiali del Ministero. Gli standard sono volontari, vengono applicati da tutti i veterinari che hanno superato corsi specifici e definiscono criteri di valutazione del benessere animale negli allevamenti di bovini da carne e da latte (stabulazione fissa e stabulazione libera) aggiuntivi rispetto a quelli previsti per legge secondo l’approccio scientifico oramai consolidato a livello internazionale.

Tale approccio prevede la valutazione di 4 diverse aree:

  1. Management aziendale e personale
  2. Strutture e attrezzature
  3. Animali (attraverso valutazioni eseguite sugli animali o Animal based Measures)
  4. Biosicurezza

il benessere animale è una condizione collegata ad una molteplicità di fattori

Per ogni area sono stati definiti indicatori (disponibili a questo link) che valutati nel loro insieme identificano condizioni effettive di benessere animale in allevamento. Gli indicatori sono coerenti con quanto indicato da EFSA, ma anche dal Farm Animal Welfare Council. Risulta fondamentale infatti la consapevolezza diffusa a livello scientifico che il benessere animale non può essere una condizione collegata ad un solo gruppo di indicatori (es. le strutture dell’allevamento) bensì a una molteplicità di fattori che, osservando nel contempo le condizioni animali ed ambientali, devono definire la condizione di vita dell’animale.

Ad ogni indicatore, in relazione alla sua specifica potenzialità di indicare buone o cattive condizioni di benessere, è stato attribuito un valore numerico (“peso”) in base ad un processo di valutazione del rischio (EFSA 2012). A seguito della valutazione di tutti i valori viene calcolato il punteggio ottenuto dall’allevamento.

Gli standard rappresentano un supporto che gli operatori hanno a disposizione per meglio valutare il benessere animale in sede di autocontrollo. Può essere utilizzato da parte degli allevatori o delle loro associazioni o industrie di trasformazione in totale libertà, anche per ottenere una certificazione volontaria a supporto di claim in materia di benessere animale in allevamento.

La validità dello standard CReNBA è stata riconosciuta anche dal MIPAAF che ha previsto e autorizzato l’informazione “Garanzia di benessere animale in allevamento valutato secondo lo standard del Centro di Referenza Nazionale” a diverse Organizzazioni in base al Reg. CE 1760, al Decreto MIPAAF 16 Gennaio 2015 e alla Circolare 7770 del 13/04/2015. L’informazione approvata dal MIPAAF è utilizzabile nell’etichetta delle carni bovine in base ad una specifica procedura concordata con il MIPAAF e inserita nei disciplinari di etichettatura facoltativa delle organizzazioni autorizzate

Si tratta di un grande risultato poiché rappresenta di certo un primato sotto tanti punti di vista: per la prima volta viene identificato e riconosciuto un sistema di valutazione del benessere animale che consente una comunicazione volontaria al consumatore approvata dal MIPAAF. Lo standard quindi non è emanazione del privato ma di una istituzione pubblica riconosciuta specializzata e competente sull’argomento, e armonizza una comunicazione al consumatore che risponde ad una reale e concreta esigenza di mercato. In questo modo vengono definiti e riconosciuti un claim e le attività da fare e dimostrare a supporto dello stesso assicurando una omogeneità di approccio.

la Certificazione

Il settore lattiero-caseario e il settore delle carni bovine trasformate non sono normati da norme di legge verticali in materia di etichettatura volontaria (come nel caso delle I e II lavorazioni di carni bovine ed avicole), pertanto l’utilizzo di diciture in materia di benessere animale non prevede la presentazione di un apposito disciplinare al MIPAAF.

Poiché alcune aziende del settore lattiero-caseario e del settore delle carni bovine trasformate (es. hamburger, spiedini etc.) hanno manifestato interesse a comunicare il benessere animale in etichetta, si è reso necessario individuare uno standard volontario certificabile.

Per ovviare al rischio che ogni azienda / organizzazione definisse proprie regole / procedure / definizioni con il risultato di moltiplicare gli standard e complicare la comunicazione sul benessere animale al consumatore, CSQA ha scelto di adottare lo standard CReNBA come strumento di riferimento per la valutazione del benessere animale in allevamento.

Per poter certificare carni e derivati e prodotti lattiero-caseari è stato indispensabile definire un sistema di autocontrollo aziendale finalizzato a dimostrare la conformità di tutti gli allevamenti coinvolti nella filiera e di assicurare che il prodotto finito certificato che viene identificato con il claim “benessere animale in allevamento” sia ottenuto esclusivamente con il latte / carne degli allevamenti conformi allo standard CReNBA.

Analogamente a quanto sviluppato per le I e II lavorazioni di carni bovine, CSQA ha definito una procedura specifica che prevede l’adozione – da parte delle aziende che intendono certificare i loro prodotti – di un sistema di gestione del requisito “benessere animale in allevamento” e verifiche ispettive da parte dell’OdC (Organismo di Certificazione) finalizzate a verificare il rispetto dei requisiti definiti.

I prodotti certificati possono essere identificati dal logo di CSQA o da logo di fantasia aziendale e possono comunicare la caratteristica certificata al consumatore o al cliente.

L’approccio al benessere animale non deve essere esclusivamente finalizzato al marketing

Il benessere animale rappresenta un tema di crescente interesse per la società.
La percezione di questo requisito tuttavia è complessa e sfaccettata; può essere influenzata da molteplici dimensioni (scientifica, etica, storica, religiosa, economica e politica). Proprio per queste ragioni l’approccio a questa importante tematica deve essere fatto in modo scientifico e non esclusivamente finalizzato al marketing.

Questo sistema di valutazione del benessere animale e le procedure di certificazione volontaria applicate rispondono alla concreta esigenza del mercato di avere uno strumento per la valutazione del benessere animale che possa sostenere in modo oggettivo, scientificamente corretto e verificabile, il claim “benessere animale” utilizzato per differenziazione il prodotto sul mercato.
Potrebbe inoltre armonizzare l’approccio di valutazione e certificazione volontaria evitando il proliferare di iniziative “private” difficilmente giustificabili e comunicabili, tese maggiormente a salvaguardare le ragioni di mercato piuttosto che a migliorare la qualità di vita degli animali.

 

Questo argomento è stato trattato all’incontro
La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina
Venerdì 10 Novembre 2017
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