Allevamento ed emissioni: il dilemma olandese
22 Febbraio 2018

L’Olanda è nota per la produzione di latte e formaggio. Il fatto che un paese così piccolo sia il quinto maggior esportatore mondiale di lattiero-caseari dimostra quanto efficiente ed organizzata sia la sua produzione, il cui incremento è stato reso possibile anche grazie alle importazioni a basso costo di soia, cereali ed altri alimenti per il bestiame.

Però la superficie del paese non è sufficiente per smaltire le deiezioni solide e liquide emesse dalle sue vacche, tant’è che i tenori di fosfati nel terreno superano i limiti posti dai regolamenti UE. Inoltre, l’Olanda, dopo Malta, ha la minore biodiversità fra i paesi europei e l’80% delle aziende agricole produce più letame di quanto può legalmente smaltirne, il che porta ad un sovra-spandimento che inquina il terreno e l’ambiente. 

Olanda
riduzione del numero di vacche del 40%entro 10 anni, richiesta dal WWF

Non deve sorprendere allora che la società civile punti il dito contro l’allevamento animale, fino a chiedere di ridurre del 40% il numero di vacche nei prossimi 10 anni. In un paese dove le condizioni medie di vita sono a livelli elevati, il rispetto dell’ambiente diventa un sentimento molto più sentito che in altri paesi ad economie più deboli.

Per reagire a tale situazione FrieslandCampina, la cooperativa che raccoglie l’80% del latte olandese ed i cui prodotti sono presenti un po’ in tutto il mondo, paga un premio agli allevatori che adottano il pascolo e collabora col WWF per migliorare i livelli di biodiversità nell’azienda agricola.

Anche un settore all’avanguardia nel mondo per organizzazione, ricerca, tecnica, efficienza produttiva, export, non può restare insensibile alla sostenibilità ambientale!

Olanda – Export di Manze da riproduzione
Olanda – Quadro triennale del numero di vacche macellate

Fonte: The Guardian

VENETO: una scelta di Sostenibilità [presentazioni]
15 Febbraio 2018

Ha riscosso un grande successo l’incontro “VENETO: una scelta di Sostenibilità” di Mercoledì 7 Febbraio, ospitato da Latterie Vicentine a Bressanvido (Vicenza) e organizzato da CLAL e CSQA, alla presenza di un nutrito gruppo di rappresentanti del mondo cooperativo ed industriale del settore lattiero-caseario veneto e nazionale.

Ad introdurre i lavori sono stati Alessandro Mocellin, Presidente di Latte Vicentine SCA, Angelo Rossi, Fondatore di CLAL e TESEO, e Luigino Disegna, Presidente di CSQA, che hanno sottolineato la necessità di comunicare al consumatore la qualità globale dei prodotti, incoraggiando il settore ad un’economia sempre più congiunta e finalizzata al principio della Sostenibilità.

Maria Chiara Ferrarese, Vice Direttore di CSQA, ha presentato il ruolo chiave degli standard e delle certificazioni a supporto di una sostenibilità efficace ed oggettiva.

Aldo Galbusera, Cheese Marketing Manager EMEA Food Care di Sealed Air, azienda leader nel settore degli imballaggi di protezione, ha illustrato il rapporto tra Packaging e Sostenibilità.

Le Buone Pratiche di Sostenibilità nel settore lattiero-caseario veneto sono state presentate da Luca Maroso, Responsabile Qualità di Latterie Vicentine SCA, Alessandro Lazzarin, Responsabile Produzione di Latteria Montello SpA, Emiliano Feller, Specialista in Scienza dell’alimentazione di Centrale del Latte di Vicenza SpA, Mario Dalla Riva, Marketing Manager di Latteria Soligo SCA e Tatiana Dallo, Responsabile Produzione di Lattebusche SCA.

Leonardo Becchetti, Economista e Professore dell’Università di Roma Tor Vergata, ha trattato il ruolo del capitale sociale in agricoltura e le nuove sfide dell’economia globale.

Il dibattito ha coinvolto operatori della filiera lattiero-casearia esperti a livello nazionale: produttori latte, imprese di trasformazione e grande distribuzione. Le conclusioni sono state affidate ad Alberto Andriolo, Direzione Agroalimentare della Regione Veneto.

Prossimamente saranno pubblicati i video della giornata, nel frattempo consulta le presentazioni:

Maria Chiara Ferrarese – Vice Direttore CSQA
1 - Sostenibilità efficace ed oggettiva – Standard e certificazioni a supporto
Maria Chiara Ferrarese – Vice Direttore CSQA
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Aldo Galbusera – Cheese Marketing Manager EMEA Food Care, Sealed Air
2 - Packaging e Sostenibilità
Aldo Galbusera – Cheese Marketing Manager EMEA Food Care, Sealed Air
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Luca Maroso – Responsabile Qualità, Latterie Vicentine S.C.A.
3 - Latterie Vicentine - Buone Pratiche di Sostenibilità
Luca Maroso – Responsabile Qualità, Latterie Vicentine S.C.A.
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Alessandro Lazzarin – Responsabile Produzione, Latteria Montello S.P.A.
4 - Latteria Montello - Buone Pratiche di Sostenibilità
Alessandro Lazzarin – Responsabile Produzione, Latteria Montello S.P.A.
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Emiliano Feller – Specialista in Scienza dell’alimentazione, Centrale del Latte di Vicenza S.P.A.
5 - Centrale del Latte di Vicenza - Buone Pratiche di Sostenibilità
Emiliano Feller – Specialista in Scienza dell’alimentazione, Centrale del Latte di Vicenza S.P.A.
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Mario Dalla Riva – Marketing Manager, Latteria Soligo S.C.A.
6 - Latteria Soligo - Buone Pratiche di Sostenibilità
Mario Dalla Riva – Marketing Manager, Latteria Soligo S.C.A.
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Tatiana Dallo – Responsabile Produzione, Lattebusche S.C.A.
7 - Lattebusche - Buone Pratiche di Sostenibilità
Tatiana Dallo – Responsabile Produzione, Lattebusche S.C.A.
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Leonardo Becchetti – Economista e Professore, Università di Roma Tor Vergata
8 - Il ruolo del capitale sociale in agricoltura e le nuove sfide dell’economia globale
Leonardo Becchetti – Economista e Professore, Università di Roma Tor Vergata
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Nel corso dell’evento sono intervenuti:

La rivoluzione per le macchine agricole nei prossimi anni
12 Febbraio 2018

I sistemi produttivi nei prossimi anni saranno caratterizzati da bruschi cambiamenti derivanti dalla necessità di produrre maggiori quantità di alimenti con minori consumi energetici e meno emissioni, facendo fronte ai cambiamenti climatici. Le macchine agricole dovranno dunque avere una maggiore capacità operativa con meno ore/uomo per ettaro, operare con precisione rispetto alle caratteristiche di suolo, coltivazioni, patogeni, utilizzare nuove tecnologie e materiali costruttivi.

La maggiore evoluzione sarà in elettronica, connettività, robotizzazione, poi nei sensori capaci di rilevare oggetti, piante, evapotraspirazione reale e potenziale, umidità e fertilità del suolo, variabili climatiche (umidità dell’aria, vento, pioggia), ma anche uniformità e profondità di semina, così come i livelli ormonali dei frutti per raccoglierli al giusto grado di maturazione.

Saranno poi sempre più presenti droni, satelliti ad alta risoluzione spaziale e temporale, nanosatelliti, per identificare la presenza di patogeni ed infestanti e dunque intervenire in tempo reale con trattamenti mirati.

Tali sensori permetteranno di raccogliere una mole di dati che verrà elaborata dal software installato sulla macchina operatrice o nella web cloud in modo da costituire vere e proprie banche dati di informazioni agronomche utili per elaborare delle diagnosi che modifichino in tempo reale il comportamento operativo delle macchine.

I motori a combustione interna a gasolio, biocarburanti, idrogeno, avranno minori potenze perché, come avviene nella tecnologia della F1, potranno alimentare motori elettrici e pompe idrauliche che trasmetteranno il movimento riducendo il numero di ingranaggi, pulegge, catene, cinghie, grazie ai sistemi di cavi intelligenti quali can bus (controller area network), autoguidati ed autoregolabili.

Ci saranno meno macchine per ettaro ma con maggior capacità operativa e minor dispendio energetico per accrescere la quantità di biomassa. Quella destinata alla trasformazione in proteine animali (carne, uova, latte) entrerà a far parte di processi integrati con i successivi processi di produzione alimentare che metteranno in circolo le bioenergie e le energie rinnovabili nel contesto delle buone pratiche agonomiche, zootecniche e di trasformazione industriale

TESEO – Consulta le ultime quotazioni del Mercato Agricolo e dei Concimi

Fonte:  Red Agricultura de Precisión

Ambiente: fare di più e subito
6 Febbraio 2018

Agire subito a tutela dell’ambiente perché non sia troppo tardi: questa è la sollecitazione fatta al comparto lattiero-caseario neozelandese sul piano strategico con gli obiettivi per la sostenibilità degli anni a venire.

Il sistema produttivo deve riottenere la popolarità in merito a scelte che hanno portato il Paese a posizioni leader nell’export, con pesanti riflessi però su acque e terreni. La questione è la rapida adozione di pratiche agronomiche che evitino il depauperamento del terreno e l’accumulo di residui.

La società civile è sempre più sensibile alla questione dell’inquinamento delle acque ed alla perdita di spazi balneabili a causa dell’inquinamento. La crescita nella produzione di latte è stata determinata soprattutto dall’aumento consistente negli ultimi venti anni nel numero di vacche allevate, col passaggio a forme intensive di allevamento.

Si calcola che i circa sei milioni di vacche allevate abbiano lo stesso impatto, in quanto a residui, di una popolazione par a novanta milioni di persone. Di conseguenza le imprese del settore lattiero che hanno un così grande successo sui mercati internazionali, debbono ora come non mai saper dialogare anche con la società civile per definire insieme gli obiettivi operativi e strategici da perseguire.

L’argomento della sostenibilità diventa un tema di attualità politica.

Fonti:
Nazioni Unite, Scoop Independent News

Veneto: una scelta di Sostenibilità

Gestire la fertilità del suolo
30 Gennaio 2018

A differenza dei substrati inerti, il suolo è un corpo vivo ed eterogeneo, che necessita di cure adeguate per mantenere il potenziale di fertilità. Innanzitutto bisogna evitarne il compattamento, che determina la riduzione della sua porosità attraverso cui avviene il movimento di acqua, nutrienti e delle radici.

Poi occorre massimizzare il contenuto di materia organica in quanto il carbonio, in combinazione con la vita biologica, è essenziale per il ciclo dei nutrienti e per la aggregazione del suolo, contrastando l’erosione. Il terreno è una miniera di microrganismi simbiotici come batteri e funghi, che lo mantengono vivo.

Pertanto sia l’apporto di ammendanti che di fertilizzanti può migliorare la salute del suolo, ma comunque deve essere proporzionato alla perdita di nutrienti che avviene con i prodotti delle coltivazioni, ma anche con i fenomeni di lisciviazione dell’acqua. L’antico principio agronomico delle rotazioni è oggi più valido che mai e contribuisce anche a contrastare la presenza dei patogeni per le colture.

Comunque, il complesso dei processi biologici del suolo è lento e gli effetti, positivi o negativi, si manifestano nel tempo. La loro accelerazione dipende in grande misura dalle pratiche agronomiche e colturali di gestione del terreno. Un suolo equilibrato in termini di proprietà chimiche (nutrienti), fisiche (tessitura) e biologiche (sostanza organica) fornisce le migliori condizioni per avere coltivazioni più sane, redditizie e dunque sostenibili.Italia | Confronto fra i prezzi dei Concimi Chimici

Italia | Confronto fra i prezzi dei Concimi Chimici

Fonte: AGWeb

La scelta cinese delle megastalle per produrre latte
25 Gennaio 2018

oltre15 Milionidi vacche in Cina

La Cina, che nel 2002 produceva circa 13 milioni di tonnellate, è ora il terzo paese lattiero al mondo dopo India e USA, con una produzione che ha superato le 36 milioni di tonnellate. Lo scandalo nel 2008 del latte con melamina, sostanza azotata aggiunta al latte per aumentarne il tasso proteico, contaminazione attribuita per lo più ai piccoli allevatori, portò alla scelta delle grandi stalle, triplicando il numero di vacche che ormai superano i 15 milioni, ma concentrate in grandi stalle.

Il latte non è un alimento tradizionale cinese. Il suo consumo era praticamente insignificante, ma negli anni ’90 con la imponente urbanizzazione, divenne sempre più presente nell’alimentazione, accelerando lo squilibrio con le campagne. Infatti i consumi di latte nelle città sono tre volte superiori a quelli nelle campagne.

12,1 Kgconsumo pro-capite di latte in Cina

La media di 12,1 kg pro capite è un valore ben inferiore rispetto alla media mondiale di 111,3 kg, ma dimostra l’enorme impulso produttivo che il paese ha avuto a seguito dell’obiettivo indicato dal presidente Wen Jiabao di fornire ad ogni bimbo una quantità sufficiente di latte tutti i giorni. Così la Cina è diventata una delle potenze lattiere mondiali, adottando il modello basato sul sistema tecnologico USA dei grandi numeri, una scelta radicalmente opposta a quella dell’India dove il “piccolo è bello” e la struttura lattiera si basa sui micro allevamenti dei villaggi.

Lo scandalo melamina del 2008, con oltre 300 mila bimbi colpiti da patologie renali ed anche da decessi, fu dirompente, con enormi cadute nel valore azionario di aziende lattiero-casearie cinesi ma, soprattutto, con la generale sfiducia dei consumatori verso il latte nazionale e la corsa alle importazioni soprattutto di latte in polvere per l’infanzia ma anche UHT. Il Paese scelse allora di realizzare grandi stalle per avere controlli e garanzie igienico-sanitarie grazie alle metodologie produttive più avanzate.

il 25 %delle stalle in Cinaha più di 1000 vacche

Di conseguenza, il 53% delle stalle ha più di 200 vacche rispetto a solo il 20% nel 2008; il 25% delle stalle ha oltre mille vacche e le maggiori arrivano a 40 mila capi. Vennero poi introdotte normative sempre più stringenti sulla produzione e composizione del latte, anche per riacquisire la fiducia dei consumatori e contrastare il latte d’importazione, che rappresenta il 13% del totale. Le importazioni di latte e crema nel 2016 sono aumentate del 38%, con al primo posto tra i fornitori la Germania, seguita da Nuova Zelanda e Francia.

Con questi stravolgimenti, ma soprattutto a seguito della scelta di un modello produttivo dove “grande è bello”, i piccoli allevatori hanno spazi sempre più risicati e diventano del tutto marginali.

Cina – Import di Bovini: principali fornitori

Fonte: NZFarmer, EDairyNews

Cresce l’export lattiero caseario italiano (compresi i grattugiati)
17 Gennaio 2018

Italia +45,1% export panna sfusa
Gen-Ott 2017
in volume


È positivo l’export dei prodotti lattiero caseari italiani nel periodo gennaio-ottobre 2017, in confronto ai primi 10 mesi dell’anno precedente. L’export totale registra, infatti, un incremento del 14% in quantità e del 12,3% in valore.

Latte e panna registrano un vero e proprio boom: +42,3% in quantità e +35,6% in valore, con un’accelerazione significativa del latte confezionato (+45,9% in quantità e +39,2% in valore) e della panna sfusa (+45,1% in quantità e +59,9% in valore).

Italia +6,6% export totale formaggi
Gen-Ott 2017
in volume


Trend positivo anche per i formaggi, che nei primi 10 mesi del 2017 mettono a segno un +6,6% in volume e un +9,4% in valore.
Grana Padano e Parmigiano Reggiano si confermano leader a livello mondiale, con esportazioni dirette in Germania, Stati Uniti e Francia, che costituiscono i primi tre mercati di riferimento, con un market share aggregato del 44 per cento.
Complessivamente, però, Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno esportato il 2,3% in meno rispetto al periodo gennaio-ottobre 2016, incrementando comunque le performance in valore del +6,9 cento.
La Germania resta un mercato estremamente dinamico, anche se con luci e ombre. Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno perso l’11% in quantità nei primi 10 mesi del 2017 (confronto su base tendenziale). Allo stesso tempo, sono cresciute del 16% le esportazioni italiane di Pecorino e Fiore Sardo verso la Germania e del 7% le esportazioni di formaggi freschi, fra cui mozzarella e ricotta.
Inoltre, hanno registrato un incremento del 13% le esportazioni verso la Germania di formaggi grattugiati, quest’ultima tipologia molto spesso in aperta concorrenza con le esportazioni delle due grandi DOP a pasta dura Made in Italy.
Vanno a tutto gas le vendite di Pecorino e Fiore Sardo che – seppure in flessione dell’1,2% in termini di valore – fra gennaio e ottobre 2017 hanno segnato un +29,3% in quantità, consolidando come primo mercato di destinazione gli Stati Uniti (69% della quota di mercato).

ITALIA: prodotti lattiero caseari esportati nell’anno corrente (Gen-Ott)
  QUANTITÀ (Ton) VALORI (‘000 )
2016 2017 ± su 2016 2016 2017 ± su 2016
Formaggi 323.648 345.127 +6,6% 2.005.971 2.193.973 +9,4%
di cui:    
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
74.110 72.415 -2,3% 672.822 719.462 +6,9%
– Formaggi freschi fra cui
mozzarella e ricotta
107.915 120.348 +11,5% 446.919 512.120 +14,6%
– Formaggi grattugiati o in polv. 30.088 34.787 +15,6% 237.513 285.608 +20,2%
– Pecorino e Fiore Sardo 14.328 18.528 +29,3% 121.450 119.968 -1,2%
– Gorgonzola 16.581 16.450 -0,8% 97.684 99.094 +1,4%
– Provolone 4.815 5.097 +5,8% 28.363 30.207 +6,5%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
1.758 1.787 +1,7% 11.811 12.088 +2,4%
Siero di latte 315.454 373.089 +18,3% 90.218 148.344 +64,4%
Latte e panna 61.780 87.895 +42,3% 57.490 77.940 +35,6%
di cui:    
– Latte confezionato 42.338 61.764 +45,9% 27.247 37.934 +39,2%
– Panna sfusa 10.953 15.891 +45,1% 18.089 28.932 +59,9%
– Panna confezionata 4.571 3.302 -27,8% 8.359 7.100 -15,1%
– Latte sfuso 3.918 6.939 +77,1% 3.795 3.974 +4,7%
Burro 7.437 6.728 -9,5% 30.444 35.017 +15,0%
SMP Polv. latte Screm 4.567 5.011 +9,7% 16.559 18.044 +9,0%
Altri prodotti* 39.861 40.568 +1,8% 49.431 53.394 +8,0%
EXPORT TOTALE 752.747 858.419 +14,0% 2.250.112 2.526.711 +12,3%
* Altri prodotti: Lattosio uso farm., Altri latti ferm., Yogurt, WMP Polv. latte Int., Latte condensato, Latte infanzia, Caseine, Caseinati, Lattosio alim.
Elaborazione CLAL su dati ISTAT

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su Import/Export dei prodotti lattiero caseari? Accedi all’area Dairy World Trade su CLAL.it

CLAL.it – Italia: export dei principali Formaggi (cumulato mensile)

FrieslandCampina: il programma al 2025 della cooperativa olandese
16 Gennaio 2018

I benefici del latte, questo è il motivo conduttore delle azioni per coinvolgere i soci della cooperativa a fare del latte una fonte di reddito adeguata per i produttori e le loro famiglie, una produzione sicura per l’ambiente ed un prodotto di valore per il consumatore.

Il primo aspetto è l’orientamento al mercato per un sistema di produzione collettivo che riunisce innanzitutto gli allevatori soci della cooperativa, per rispondere in modo dinamico e flessibile alle esigenze del consumatore mondiale.

E’ una responsabilità che deve avere una impresa globale, per presentare prodotti appropriati ad una domanda differenziata, che impone due condizioni: innovazione e sicurezza. Dunque, una produzione responsabile nel rispetto degli animali e della natura, creando valore per la società.

Innanzitutto occorre adottare pratiche di allevamento che assicurino una maggiore cura per gli animali, rendendo più fruibili gli spazi e più agevoli i movimenti. Un apposito programma è dedicato a migliorare la cura ai vitelli per evitarne i traumi e la mortalità, così come al controllo delle malattie infettive più attuali.

Per avere un latte adeguato per le trasformazioni tecnologiche, vengono intensificati i test sui butirrici e la ricerca di residui di antibiotici. La sostenibilità (tutela) ambientale, verrà valutata attraverso sei parametri: emissioni di gas serra (GHG), scarti, emissioni di ammoniaca, bilancio dell’azoto nel terreno, superfici a prato stabile, cura del paesaggio.

In sintesi, si vuole realizzare un programma che faccia evolvere il principio cooperativo dall’uguaglianza alla diversità, dalla sicurezza all’imprenditorialità, dal valore del latte al valore aggiunto e dalla libertà alla responsabilità.

Ripartizione delle emissioni di ossido d’azoto  in agricoltura

Fonte: The Australian Farmer

Nove vacche francesi su 10 vanno al pascolo
8 Gennaio 2018

In Francia il 92% delle vacche, cioè più di 9 animali su 10, è al pascolo per un periodo variabile da 4 a 9 mesi secondo che l’azienda si trovi in montagna od in pianura. Questa pratica è resa possibile dalle condizioni pedoclimatiche del paese transalpino e ne caratterizza anche il paesaggio, oltre che l’attività zootecnica. I disciplinari dei formaggi DOP, oltre alla razza animale, spesso specificano le condizioni di questa pratica.

Nel caso del Comté, ad esempio, il maggior formaggio francese DOP, viene specificato che le vacche debbono poter pascolare il più presto possibile dopo l’inverno e fino a che la stagione lo permette. Inoltre, il pascolo deve fornire almeno la metà della razione quotidiana del foraggio assunto dall’animale .

L’applicazione delle normative UE e nazionali sul benessere animale, che comprendono gli aspetti della gestione dell’allevamento, l’identificazione individuale degli animali od i trattamenti veterinari, sono verificate dai servizi pubblici dell’agricoltura, che includono i servizi veterinari e le Camere dell’agricoltura, con numerosi controlli sulle aziende da latte.

In Francia il 95%delle aziende da latte aderisce alla Carta delle buone pratiche dell’allevamento 

Il riferimento generale è rappresentato dalla Carta delle buone pratiche dell’allevamento, elaborata nel 1999, cui aderisce il 95% delle aziende da latte. Si tratta di un percorso volontario dell’allevatore che intende verificare le condizioni dell’allevamento rispetto ad aspetti quali benessere animale, presenza di stalle sufficientemente capienti, areate, illuminate e comunque idonee ai bisogni degli animali, rispetto delle condizioni igieniche in tutte le stagioni.

La Carta prevede l’impegno a rispettare 41 pratiche essenziali, raggruppate in 6 ambiti. Esiste un servizio tecnico per verificare le condizioni dell’allevamento ed aiutare l’allevatore nella validazione delle proprie scelte gestionali, con verifiche biennali.

Fonte: CNIEL

CLAL.it – Francia | Grafico di confronto fra i prezzi dei Formaggi

 

Cosa pensano gli allevatori italiani del Benessere Animale?

Composizione del grasso e qualità del latte
2 Gennaio 2018

Il grasso del latte é composto da centinaia di acidi grassi, distinti secondo il numero di atomi di carbonio (catena corta,media, lunga) ed il grado di saturazione (saturi/insaturi). La composizione in acidi grassi del latte è influenzata dal tipo di razione delle vacche e l’integrazione con semi oleosi ne induce variazioni più o meno favorevoli. I semi della palma da olio, il cosiddetto palmisto o palm kernels in in inglese, rappresentano un prodotto presente sul mercato in notevole quantità dati gli usi alimentari dell’olio di palma, ma la quantità nella razione deve essere calcolata attentamente per non modificare la naturale composizione in acidi grassi del latte.

Per questo Fonterra in Nuova Zelanda ha introdotto una penalità qualora all’analisi risulti un uso eccessivo di pannello di palmisti (Palm Kernel Expeller). Il test analitico rientra nel nuovo indice di valutazione del grasso del latte che la coop neozelandese ha introdotto dallo scorso marzo dopo aver consultato oltre 700 allevatori. Il latte può così risultare classificato in quattro classi, A, B, C, D ed i valori analitici sono trasmessi giornalmente agli allevatori. Il latte classificato C o D per tre giorni consecutivi subirà una analisi di verifica. Qualora il valore fosse confermato, il latte così classificato subirebbe delle penalizzazioni di prezzo.

La ragione di tale intervento è che alcuni prodotti derivati dal latte di vacche alimentate con quantità eccessive di palmisti, hanno una peggiore qualità e risultano meno graditi ai consumatori proprio a causa del modifiche nella composizione in acidi grassi. Gli allevatori potranno comunque avere un periodo per aggiustare la razione alimentare in modo da evitare il rischio dipenalizzazioni.

Dunque, i contratti di fornitura latte, oltre che per la percentuale di grasso, dovranno considerare anche a sua composizione e l’allevatore dovrà modulare l’alimentazione secondo tali parametri.

Questa è la riprova, se ce ne fosse bisogno, che l’alimentazione animale determina la qualità del latte.

Fonte: NZFarmer

Lombardia – Qualità del latte: la materia grassa