Il raggiungimento di un'elevata efficienza riproduttiva è uno dei principali obiettivi che si pone ogni allevatore. Da questo parametro dipendono direttamente i livelli di produzione di latte e di conseguenza la redditività dell'allevamento.

Gli indici che descrivono l'efficienza riproduttiva di un allevamento sono numerosi e tra i più utilizzati ci sono:
  • lunghezza dell'intervallo parto-concepimento (IPC periodo espresso in giorni che va dal parto al giorno dell'inseminazione che determina la gravidanza successiva),
  • interparto (periodo tra l'ultimo parto e quello precedente),
  • pregnancy rate (PR: % di animali gravidi in 21 giorni),
  • la percentuale di rimonta obbligata per infertilità (è il numero di bovine in lattazione che vengono sostituite sul totale dei capi in lattazione nell'anno, fresche comprese; l'ipofertilità è il principale motivo di riforma della vacca da latte).
Questi sono parametri essenziali per una valutazione generale delle performances riproduttive in azienda.

Negli ultimi trent'anni, in tutti i paesi a zootecnia avanzata, si è osservato un sostanziale peggioramento delle performance riproduttive.
In Italia si à verificato un aumento dell'intervallo parto concepimento da 100 a 147 giorni, a fronte di una crescita costante delle produzioni di latte/capo che sono sostanzialmente raddoppiate raggiungendo circa 86 q/capo ¹.

Questo fenomeno è in parte spiegato dalla crescente pressione metabolica cui sono sottoposti gli animali, ma non si verifica in allevamenti in cui il forte progresso genetico ottenuto viene accompagnato da un appropriata gestione sanitaria e nutrizionale (in particolare delle fasi dell'asciutta, del periodo di transizione e del parto), nonchè da una corretta valutazione e gestione degli aspetti riproduttivi.


¹ Campiotti M., (2007), Gestione, primo limite all'efficienza riproduttiva, Suppl. a L'Informatore Agrario 4/2007