Una lezione dalla crisi
6 Dicembre 2016

La Nuova Zelanda è il maggior esportatore mondiale di prodotti lattiero-caseari, ma la crisi ha colpito forte anche gli allevatori kiwi, che cominciano a chiedersi se il modello produttivo che hanno adottato per imporsi sui mercati, è quello più appropriato alla loro realtà.

Le condizioni ambientali della Nuova Zelanda sono ideali per la produzione foraggera estensiva e permettono un pascolamento tutto l’anno, ma si è rapidamente diffuso il modello produttivo basato sull’uso dei mangimi concentrati. La crisi ha interpellato gli allevatori sulla rispondenza di tale modello alle condizioni locali, oppure sulla necessità di rivolgere più attenzione alle caratteristiche ambientali che distinguono la Nuova Zelanda rispetto a quelle dei due maggiori poli lattieri mondiali, USA ed Europa, col loro modello di produzione intensiva.

I segni di ripresa nelle quotazioni delle ultime settimane, registrati anche in Nuova Zelanda, non debbono creare euforia ma piuttosto indurre gli allevatori, ora più che mai, a puntare sull’aumento dei margini piuttosto che su quello delle produzioni. Perciò deve essere considerato attentamente il fattore alimentazione animale, che ha un forte impatto sul costo di produzione del latte e gli allevatori, che oltre alle vacche hanno anche i terreni, si debbono chiedere come operare per trarre il migliore profitto possibile da entrambi tali fattori.

Molteplici sono gli elementi da valutare: il foraggio prodotto per ettaro, il suo indice di crescita, la distribuzione annuale dei parti, la salute ed i parametri morfologici degli animali, etc. Il giusto bilanciamento di tali elementi determina le produzioni. Accrescere la quantità di latte deriva da due possibilità: aumentare la produzione foraggera aziendale e favorire l’ingestione animale, oppure acquistare alimenti concentrati all’esterno dell’azienda per aumentare la quantità di mangimi composti. Quale la più conveniente?

Dunque, ora più che mai, bisogna imparare la lezione: oltre alle produzioni bisogna considerare i margini di profittabilità dell’azienda agricola.

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Fonte: NZFarmer.co.nz

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

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