Dobbiamo trovare soluzioni per proteggere le DOP [intervista ad Aldo Levoni]
29 Gennaio 2025

Aldo Levoni
Castellucchio, Mantova – ITALIA

Aldo Levoni – Amministratore Delegato Levoni SpA

Il nodo della Peste suina africana, il mercato attuale e le probabili evoluzioni nei prossimi mesi, ma anche le difficoltà dei grandi salumi a denominazione. Aldo Levoni, amministratore delegato della Levoni spa, realtà blasonata del Made in Italy, parla a tutto campo nell’intervista a Teseo, che proponiamo di seguito.

Dal punto di vista di Levoni Spa, quali misure potrebbero essere adottate lungo la filiera per gestire l’impatto della Psa e sostenere sia gli allevatori che l’intero settore?

“Bisogna essere fermi nell’azione di contrasto alla Peste suina africana e non vi è alcun dubbio che bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie per debellare la Psa il più presto possibile. Ritengo che la strategia adottata oggi dal commissario straordinario Giovanni Filippini sia quella giusta e che lo stesso debba essere incentivato da tutta la filiera. Sappiamo che serve tempo, ma la strada è stata tracciata ora in modo corretto. Servirà tempo, ma dobbiamo tutti lavorare nella stessa direzione, in modo che le strategie possano avere il loro effetto. Il comparto sta cercando soluzioni per riaprire i mercati esteri, ma sappiamo anche che vi sono alcuni Paesi che non daranno il loro via libera fino a quando la Psa non sarà completamente eradicata”.

Avete calcolato l’impatto della Psa sull’export?

“Assica aveva stimato nelle scorse settimane una perdita solo nell’export di salumi di oltre 20 milioni di euro al mese. Ma la preoccupazione non si limita a tali numeri, perché i rischi sono di natura occupazionale, vi sono aziende che corrono il rischio di entrare in grave crisi, per non dimenticare il fatto che potrebbero esserci altri mercati che potrebbero decidere di restringere le importazioni, con ulteriore danno alla filiera”.

Nei giorni scorsi è comparso un caso di afta epizootica in Germania. A suo parere, quale potrebbe essere l’impatto sul settore in Italia?

“Sono situazioni che potrebbero portare un beneficio alla filiera italiana a discapito di quella tedesca, perché se dovesse bloccarsi o rallentare l’import di carne suina dalla Germania potrebbe prendere più valore la carne italiana. Tuttavia, in Unione Europea siamo un mercato unico e la soluzione non è speculare sulle difficoltà altrui, ma portare avanti strategie comuni e piani di azione condivisi. L’obiettivo deve essere quello di debellare le malattie nel più breve tempo possibile e nel modo più efficace”.

Come commenta l’attuale fase di mercato?

Chi sta soffrendo è la trasformazione

“I primi due anelli della filiera, cioè l’allevamento e la macellazione, stanno andando abbastanza bene, perché i prezzi di realizzo di queste due componenti della catena di approvvigionamento sono abbastanza buoni, soprattutto per l’allevamento che, anche se in fase ribassista dei listini, sta comunque performando molto bene. Chi invece soffre, in questa fase, è la trasformazione, quindi dobbiamo fare in modo che i player di quello specifico segmento riescano a recuperare marginalità”.

E cosa prevede per i prossimi mesi?

“In Italia penso che vedremo un mercato simile a quello dell’anno scorso, anche perché le produzioni zootecniche saranno in linea con il 2024, e se anche la situazione legata alla Psa dovesse risolversi, credo che per quest’anno non cambierebbe la situazione al punto da modificare il numero di capi allevati e influire sulle dinamiche di mercato. Prevedo che il livello dei prezzi delle materie prime sia leggermente inferiore all’anno scorso. Le produzioni zootecniche dovrebbero, come detto, rimanere stabili o in leggero calo. In sintesi, non vedo significativi cambiamenti per il 2025”.

Quali strategie ritiene cruciali per rilanciare la produzione di Prosciutto Dop?

“Penso che la questione legata allo stato di salute del Prosciutto Dop sia il problema più rilevante che abbiamo in Italia oggi. A differenza di Dop come Grana Padano e Parmigiano Reggiano o altre Indicazioni Geografiche Protette nel campo dei prosciutti, che hanno segmentato l’offerta produttiva e che hanno introdotto delle differenziazioni specifiche di prodotto, aumentando il valore del prodotto, i Prosciutti Parma e San Daniele sono delle produzioni che, se guardiamo agli ultimi anni, non hanno incrementato il loro valore rispetto ai maggiori costi di produzione. Inoltre, sono diminuite le quantità prodotte, come evidenziato anche sul sito di Teseo, ma questo rallentamento complessivo comporta conseguenze di natura economica”.

In che modo?

I consorzi hanno meno denaro per promozione e valorizzazione

“I consorzi di tutela hanno di conseguenza meno denaro da investire per la promozione e la valorizzazione del prodotto e questo scenario genera inevitabilmente una spirale molto pericolosa, perché meno si riesce a sostenere il valore e più si riducono i margini. E infatti in questi anni la marginalità è stata negativa. Una situazione che porta a ridurre le quote di produzione a favore di altre produzioni non Dop o ottenute con materia prima estera. È una spirale dalla quale non si capisce come uscirne. L’industria privata non riesce da sola a dare valore alla produzione e devono essere i consorzi a individuare delle diverse strategie, che in questi anni non ci sono state oppure non hanno funzionato. È una situazione di sofferenza piuttosto evidente e se continua così, il Prosciutto di Parma e di San Daniele sono destinati a sparire”.

È un quadro pessimista…

Valore oggettivo e differenziazione

“Purtroppo non vedo soluzioni all’orizzonte e non ne sono state avanzate nell’ultimo periodo. L’unica soluzione è che il prodotto abbia il valore che deve oggettivamente avere. È chiaro che siamo di fronte a una Dop che ha come concorrenti delle produzioni ottenute con materia prima nazionale o estera che costano meno e che per il consumatore hanno lo stesso valore. Magari sono proprio gli stessi produttori della Dop che hanno un segmento non Dop, talvolta stagionato nelle stesse sedi. Ma dobbiamo essere molto attenti sul tema, perché se non si riesce a differenziare un prodotto da un altro, il consumatore sceglie quello che costa meno. E invece dovrebbe non avere dubbi e orientarsi verso i prosciutti Dop”.

Chi trasforma dovrebbe avere solo linea Dop e non quella parallela non Dop?

“Sì. Oggi la diminuzione dei numeri è lasciata alla decisione della singola azienda. Ma se crediamo in un prodotto unico come il Prosciutto di Parma e San Daniele Dop, dobbiamo lavorare per rilanciarlo e uscire da una situazione difficile. Può essere che oggi chiuda un produttore storico, magari piccolo in termini dimensionale, ma che produce alta qualità e che, parallelamente, vada avanti chi realizza all’interno dello stesso sito produttivo altri prosciutti non Dop, ma di questo passo avremo sempre meno qualità all’interno delle Dop. Se i soci dei consorzi producono altro, inevitabilmente diminuirà l’interesse per le Dop e non vedo, francamente, come potremo dare valore al prodotto. La situazione che si è venuta a creare è frutto di anni di gestione dove si è permesso a tutti di introdurre anche altre produzioni, concorrenziali con le Dop. E oggi dobbiamo trovare soluzioni per proteggere le Dop”.

Per una promozione efficace, pensa che l’aggregazione di prodotti agroalimentari di qualità, anche di origine diversa, intorno a progetti internazionali possa essere efficace? In passato nel contesto di promozione “It’s Europe” vennero siglate collaborazioni ad esempio tra formaggi, salumi e vini di diversi Paesi.

“Sì, fare squadra e massa critica intorno a prodotti di qualità sicuramente aiuta. Non si sono visti molti progetti sovranazionali, ma potrebbero rivelarsi un tassello efficace in una strategia più ampia che il comparto deve ripensare completamente. Ma oggi non vedo in chi governa i consorzi che ci siano la volontà e le competenze per invertire la rotta”.

Suinicoltura: quali previsioni attese a livello mondiale?
28 Ottobre 2024

Di: Marika De Vincenzi

Quali previsioni per la suinicoltura a livello mondiale? Secondo USDA, nel 2025 la produzione globale di Carne Suine dovrebbe essere in calo (-0,8%), raggiungendo 115,13 milioni di tonnellate.

Sono previsti cali produttivi, in particolare, in UE-27 (-1,6% tendenziale, che potrebbe essere un rallentamento più consistente, fino al -2%) e in Cina (-2,2%), che si conferma il primo produttore mondiale, nonostante l’arretramento dei volumi già nel terzo trimestre di quest’anno (-0,8%), dovuti a politiche di contenimento della mandria anche per la flessione dei consumi in seguito alla crisi dell’economia cinese.

Parallelamente, sono in crescita le produzioni di carne suina in USA (+2%), Brasile (+1,2%) e Vietnam (+3%, trainata dall’espansione degli allevamenti e dal miglioramento delle operazioni di contrasto alla Peste suina africana). Stimata in aumento anche la produzione di carne di maiale in Russia (+3,4%), una crescita che potrebbe orientare una parte delle produzioni verso la Cina, che potrebbe intensificare i rapporti commerciali con Mosca e saldare ulteriormente la vicinanza politica ed economica.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

L’inflazione, che riduce il potere d’acquisto dei Consumatori 
12 Agosto 2024

Di: Marika De Vincenzi ed Ester Venturelli

Nel trimestre Aprile-Giugno 2024, i consumi retail di Carne sono diminuiti in quantità sia per il settore suinicolo (-3,9%) che bovino (-1,5%), a cui è corrisposto anche un calo dei valori tendenziali. Al contrario, sono aumentati i consumi di Carne avicunicola (+7,3%) evidenziando uno spostamento dei consumatori verso tipologie di carne più economiche.

Il dettaglio delle Carni Suine mostra che tutte le voci hanno registrato variazioni negative sia per quantità che per valore. La variazione maggiore è associata ai Salami, diminuiti dell’11% in quantità e del 7,3% in valore, mentre la riduzione minore è per il Prosciutto Cotto che è calato dello 0,45% in quantità, mantenendo un leggero aumento in valore (+0,25%).

Fra i dati da considerare (il riferimento questa volta è al primo semestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023), vi è la frenata del prosciutto non Dop che cala maggiormente (-5,8%) rispetto a quello a denominazione di origine protetta (-5,1%).

Tra le ragioni a monte di questi dati c’è sicuramente l’inflazione, che riduce il potere d’acquisto dei Consumatori che, di conseguenza, modificano il proprio carrello della spesa. Oltre a ciò, queste tendenze potrebbero essere state favorite dal maltempo di Maggio e Giugno, che ha ridotto le grigliate, una maggiore promozione delle carni bianche rispetto a quelle rosse e uno spostamento culturale verso un minore consumo di quest’ultime per motivi salutistici.

Qualche segnale di timida speranza dai consumi retail negli ultimi due mesi (Maggio-Giugno 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023): la carne suina fresca registra un rimbalzo positivo dell’1% in quantità e dell’1,2% in valore. Un po’ poco, in verità, ma è l’inversione di tendenza che deve essere interpretata positivamente, assieme alla ripresa dei consumi di carne bovina fresca (+1,2% in quantità e +1,4% in valore) e al solito sprint della carne avicunicola fresca (+7,9% in quantità e +0,8% in valore). 

Restano negative anche nel bimestre Maggio-Giugno 2024 le vendite di salumi, con una recessione che abbraccia praticamente tutti i prodotti. Resiste solamente il prosciutto cotto: -0,12% in quantità fra Maggio e Giugno 2024 sullo stesso periodo dell’anno precedente.

Carne suina: L’Italia, autosufficiente solamente per il 57,5%
24 Giugno 2024

Di: Marika De Vincenzi

Siamo lontani dai 3,15 milioni di tonnellate di carne suina esportate dall’Unione Europea verso la Cina nel 2020, eppure l’Ue rappresenta anche tre anni dopo il 49,4% di tutte le carni suine importate da Pechino.

Dalla prospettiva opposta, il 29% delle esportazioni europee di carne suina ha preso la strada per Pechino, con la Spagna che si è confermata il principale fornitore europeo, seguita da Paesi Bassi, Danimarca e Francia. Le esportazioni dell’Unione Europea nel 2023 hanno superato quota 1,19 milioni di tonnellate, in diminuzione del 24,1% rispetto al dato 2022.

Il caso italiano. L’Italia, autosufficiente solamente per il 57,5%, non esporta carne suina in Cina. Al contrario, nel corso del 2023 l’Italia ha aumentato le importazioni del 3,6% rispetto al 2022, con Germania, Spagna, Olanda e Danimarca principali fornitori di carni suine.

Spettro dazi cinesi? Ora, in una nuova guerra globale combattuta anche sul fronte del commercio e con lo spettro del ricorso al protezionismo, il ministero del Commercio Cinese ha annunciato di aver aperto un’indagine antidumping sull’importazione di carne di maiale dell’Unione Europea. Tale provvedimento, se concretizzato, potrebbe rappresentare una ritorsione rispetto alla decisione da parte della Commissione Europea di introdurre dazi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina a partire dal prossimo Luglio.

Quali conseguenze? Se la Cina interrompesse le importazioni di carne suina dai Paesi UE, si verificherebbe un eccesso di offerta nei Paesi comunitari autosufficienti come la Spagna. Questa situazione potrebbe esercitare pressioni ribassiste sui prezzi e spingere l’Italia a preferire l’import di carne suina dai Paesi Europei a costi più bassi anziché utilizzare la produzione nazionale per soddisfare la domanda interna. Il rischio è la perdita di competitività per il settore suinicolo nazionale, già alle prese con un ridimensionamento legato a fattori sanitari, difficoltà di ricambio generazionale, incertezze di mercato e fake news che contrastano i consumi di carne suina.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Il Commento: Sarebbe utile che tutti gli Attori della Filiera facessero un piccolo Passo Indietro [Giada Roi, Terremerse]
10 Giugno 2024

“Per qualche settimana ancora vediamo una situazione di stallo sui mercati, in attesa magari di capire come evolverà la stagione, anche sul piano meteorologico, che fino a qui non ci ha aiutato. Oggi le Imprese di macellazione hanno ridotto di un giorno le lavorazioni, ma nonostante questo la grande emergenza della carenza dei suini grassi che si ipotizzava, non si è palesata”. La carne, anzi, “non è mancata affatto, complice un mercato sottotono”.

A dirlo è Giada Roi, Responsabile acquisti e commerciale carni per la Gdo Italia di TERREMERSE soc.coop., la Cooperativa Ravennate che con il suo centro lavorazioni carni si occupa anche di carni suine. 

“A livello di vendite – prosegue – stiamo assistendo a un calo dei consumi che colleghiamo prevalentemente a due fattori: da un lato un fattore culturale, con le spinte a cui assistiamo a ridurre i consumi di carne in modo particolare quella di suino, dall’altro una questione di prezzi della carne suina. Si sono registrati degli aumenti, mentre il potere di acquisto delle famiglie è diminuito”.

L’aumento dei costi si sta verificando anche sul fronte degli acquisti, spiega Giada Roi: “Stiamo assistendo ad un incremento dei prezzi del materiale plastico o della carta e ci stiamo riavvicinando a grandi passi ai valori del 2022, che restano al momento comunque lontani, anno di tensione un po’ per tutte le materie prime, situazione che speriamo non si ripresenti”.

Chi si trova al centro della catena di approvvigionamento, può fare molto poco, “anche perché calano i volumi di vendita al consumo e GDO e discount non concedono flessioni sui prezzi finali”.

In tutto questo aleggia l’incognita legata alla Peste suina africana (PSA), che non agevola lo scenario per il settore. Che fare, dunque? “Forse potrebbe essere utile che tutti gli Attori della Filiera facessero un piccolo passo indietro, così da contenere all’ultimo anello i prezzi per i Consumatori e cercare di far ripartire i consumi. In questa fase – sottolinea Giada Roi – con le vendite in diminuzione gli Operatori si vedono costretti ad acquisire volumi da altri clienti, con offerte di ingresso che sono per lo più molto basse, senza tuttavia alcun beneficio o quasi per i prezzi finali ai Consumatori”.

Cina: cresce la domanda di Cereali
28 Maggio 2024

Di: Elisa Donegatti ed Ester Venturelli

Da Settembre 2023, la Cina è tornata ad accelerare gli acquisti nei mercati dei Cereali (+26,3% tra Gennaio e Aprile 2024). Pur essendo una crescita che coinvolge diversi prodotti, sono tre quelli che spiccano in particolar modo: l’Orzo, il Sorgo e il Frumento Duro. 

Le importazioni di Orzo (non per semina) ammontano a più di 6 milioni di tonnellate. Di questi, il 48% è fornito dall’Australia, la quale ha ricominciato ad esportare Orzo in Cina dopo che quest’ultima ha rimosso le tariffe lo scorso Agosto dopo tre anni di blocco. Gli altri principali fornitori sono Argentina, Canada, Ucraina e Francia. 

Il Sorgo viene acquistato quasi totalmente dagli USA (93%). Le quantità sono in crescita nonostante le produzioni locali siano elevate rispetto alla media storica, sottolineando una ripresa della domanda Cinese. Infatti, il primo quadrimestre 2023 aveva visto un rallentamento degli acquisti di Sorgo che ora stanno tornando ai livelli degli anni precedenti. 

Il Frumento Duro registra un aumento delle quote importate del +78,47% rispetto al primo quadrimestre del 2023, raggiungendo quasi 2,5 milioni di tonnellate. Questo mercato è fornito per la maggior parte da Canada (55%) e Australia (35%). L’aumento della domanda di Grano Duro sarebbe associato a COFCO, azienda alimentare dello stato, che ha iniziato a trasformare la materia prima, anziché acquistare farina e pasta già lavorate.

Per quanto riguarda il settore delle Carni, si mantiene il trend già evidenziato negli ultimi mesi: un rallentamento della domanda di Carne Suine estera e una crescita per le Carni Bovine. Nel primo quadrimestre del 2024, le Carni Suine hanno registrato un calo dei volumi importati del -29,7% riducendo soprattutto la quota delle Carni fresche, refrigerate e congelate. Nello stesso periodo, i volumi importati di Carni Bovine sono aumentati del +22% trainati da una maggiore domanda di Carni congelate, provenienti da tutti i principali Paesi fornitori.

Il Commento: Lo sguardo è rivolto al futuro [Emore Magni, Consorzio del Prosciutto Toscano]
20 Maggio 2024

Emore Magni – Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano

“Il prossimo Giugno parteciperemo a New York al Fancy Food, rassegna agroalimentare di riferimento Oltreoceano, e cercheremo di capire il sentiment degli Operatori in due mercati di grande importanza come quello statunitense e quello canadese. Nel frattempo, stiamo collaborando con diversi istituti per confermare che con oltre 400 giorni di stagionatura non vi sono problemi connessi alla Peste suina africana”. Così Emore Magni, Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano, una delle grandi DOP della salumeria italiana con 18 Produttori consorziati e una produzione intorno ai 330mila pezzi all’anno, con una crescita nel 2023 del 6% in volume.

“L’obiettivo – prosegue Magni – è quello di crescere, anche grazie all’attrazione di grandi aziende che stanno investendo in Toscana”. L’export, inevitabilmente, è una leva strategica per affermarsi.

Il periodo, tuttavia, è da montagne russe, con incognite che il linguaggio automobilistico definirebbe da “stop-and-go”. “Stiamo attraversando un momento storico particolare – puntualizza Magni -. Veniamo da un periodo in cui il costo della materia prima è stato molto alto, in cui abbiamo raggiunti picchi storici, e che ora si stanno lentamente abbassando. Mentre le produzioni, dopo un’ottima crescita tra la fine 2023 e l’inizio del 2024, oggi stanno leggermente calando”.

Ora pesa l’incognita della PSA, che – incrociando le dita – ad oggi non è approdata in Toscana. “Non sappiamo, però, con quale mercato ci andremo a confrontare, perché quando si creano incognite su un grande player come il Prosciutto di Parma, di colpo si potrebbe erodere qualsiasi marginalità”.

Inoltre, c’è il tema dei Consumi strettamente collegato. “Abbiamo segnali positivi su export e banco taglio, mentre abbiamo riscontrato qualche rallentamento nel pre-affettato – commenta il Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano -. Nelle prossime settimane esploreremo da vicino il mercato nordamericano e nel complesso restiamo fiduciosi”.

La forza propulsiva dell’Export Brasiliano
15 Maggio 2024

Di: Marika De Vincenzi, Elisa Donegatti ed Ester Venturelli

Nelle ultime due annate agricole, il Brasile ha prodotto quantità elevate di Cereali e Semi Oleosi, soprattutto Mais e Soia. L’abbondanza dei prodotti ha fatto sì che i prezzi Brasiliani rimanessero competitivi rispetto agli USA, principale Paese concorrente, e questo ha incentivato le esportazioni. 

L’export di Cereali, principalmente Mais e Frumento Tenero, è cresciuto del +25% nel 2023. Nel primo quadrimestre del 2024 ha registrato un ridimensionamento del -21,4%, ma si tratta comunque di quantità elevate rispetto allo storico. Tra gli acquirenti, aumentano gli acquisti da parte di Vietnam, Cina, Filippine, Iran ed Egitto. 

L’export di Semi Oleosi, quasi totalmente composto da Soia (prezzo medio unitario nel primo quadrimestre: 438$/Ton) e Farina di Soia (454$/Ton), è aumentato del +25,5%, mentre nel primo quadrimestre la crescita si attesta a +11,7%. Ad acquistare maggiori quantità sono soprattutto la Cina per quanto riguarda la Soia e l’UE per quanto riguarda la Farina di Soia.

La maggiore disponibilità di prodotti agricoli ha ridotto i costi per l’alimentazione zootecnica e, di conseguenza, ha incentivato la produzione di carne Suina e Bovina nel Paese. Le stime USDA indicano, per il 2024, una crescita del +4,2% delle produzioni di Carni Suine e del +2,4% delle produzioni di Carni Bovine, mantenendo per entrambe il trend in aumento che ha caratterizzato gli ultimi anni. Per questo, i prezzi per entrambe le categorie hanno registrato una diminuzione, rendendo il Paese maggiormente competitivo e supportando le esportazioni.

Le esportazioni di Carni Suine sono aumentate complessivamente del 4,3% nel primo quadrimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023. Nonostante la quota destinata alla Cina sia crollata (-36,8%), il calo dei prezzi ha permesso di ampliare e differenziare maggiormente il portfolio degli acquirenti. Ad esempio, le Carni fresche, refrigerate e congelate (79,1% del totale), sono state vendute ad un prezzo medio unitario di 2,26$/Kg e hanno registrato una variazione di +1,73%, nonostante la perdita di quasi un 40% verso la Cina, grazie a maggiori quantità spedite nelle Filippine, in Cile e in Giappone.

L’export di Carni Bovine registra una crescita del 45,7% tra Gennaio e Aprile 2024, rispetto a Gennaio-Aprile 2023. In questo caso, l’aumento è determinato principalmente da maggiori acquisti da parte della Cina di Carni Bovine congelate, vendute dal Brasile ad un prezzo unitario medio di 4,43$/Kg. Le vendite di Carni bovine congelate risultano in forte aumento anche verso gli Emirati Arabi Uniti (+45.362 tonnellate).

Questi dati ci spingono a INTERROGARE LA FILIERA
13 Maggio 2024

Di: Marika De Vincenzi

I dati relativi allo share dei consumi retail di carne e dei principali salumi nel periodo compreso fra Aprile 2023 e Marzo 2024 evidenziano che la carne suina fresca rappresenta il 18% del totale dei consumi in volume e il 12% dei consumi a valore. In termini di volumi, al primo posto si colloca la carne avicunicola fresca (48% di share), mentre in valore precedono il maiale tre voci: la carne avicunicola fresca (28% dello share a valore), la carne bovina fresca (17%) e il prosciutto cotto (16%).

Se spostiamo l’attenzione sulla variazione dei consumi domestici di carni fresche, nell’anno terminale mobile considerato (ricordiamo: Aprile 23/Marzo 24) la carne suina fresca è cresciuta dello 0,4% in quantità e del 7,1% in valore, contro una crescita del 4,5% dei consumi e del 4,6% in valore per la carne avicunicola fresca e dell’1% in quantità e del 4,2% in valore per la carne bovina fresca.
Guardando più specificatamente la salumeria, crescono in volume solamente i consumi di prosciutto cotto (+2,4%), mortadella (+2,4%), salame (+3,1%). Trend negativi per il prosciutto crudo Dop (-4,6%), per il prosciutto crudo non Dop (-3,1%) e per la pancetta a cubetti (-1%).

I prezzi settimanali dei suini da macello destinati al circuito tutelato sono in diminuzione rispetto ai picchi segnati nei mesi scorsi e sono scesi sotto i 2 €/kg dopo quattro ribassi consecutivi in CUN.
Anche le macellazioni dei maiali per la DOP sono in diminuzione, mentre il peso medio di macellazione degli animali è in crescita.
Questi dati ci spingono a interrogare la filiera. Entriamo in una fase in cui la disponibilità di suini potrebbe essere in parte inferiore alla domanda e con consumi non entusiasmanti, seppure la salumeria di qualità conservi un grande appeal, con qualche difficoltà legata al boom inflattivo.

Come evolveranno i prezzi al consumo?
Con quali effetti sugli acquisti di carne suina e, soprattutto, di salumi?
Come la catena di approvvigionamento potrà riequilibrare i prezzi e i margini di guadagno?

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

La domanda Cinese di Carne segue i prezzi, ma non solo
25 Marzo 2024

Di: Marika De Vincenzi, Elisa Donegatti ed Ester Venturelli

Il mercato Cinese delle Carni Suine sta mostrando cambiamenti significativi dal lato dei consumi, guidati dalla crisi economica insieme al calo demografico e a maggiori interessi salutistici che spostano il consumatore verso altre tipologie. Questo si sta traducendo in un rallentamento delle importazioni che, nonostante il capodanno lunare, nei primi due mesi dell’anno hanno registrato un calo del 39,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, mantenendo il trend iniziato ad Agosto scorso.

Le Carni Fresche, Refrigerate e Congelate (voce principale dell’import di Carni Suine) hanno registrato quantità dimezzate, nonostante prezzi inferiori di più del 20% rispetto a Gennaio-Febbraio 2023. Anche l’import complessivo di salumi si è ridotto, con l’unica eccezione di Prosciutti e Spalle con Osso che sono aumentati del 23,9%.

Al contrario, l’import di Carni Bovine è cresciuto del 24,9% tra Gennaio e Febbraio 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, nonostante una produzione domestica stimata in aumento. Ciò è favorito dalla diminuzione dei prezzi, ma è anche indice di uno spostamento della domanda verso questo tipo di carne. Tra le varie voci, registrano un aumento soprattutto le Carni Bovine Congelate (+100,5 mila Ton). Nel complesso, i principali fornitori sono in Sud America, in ordine di importanza: Brasile, Argentina e Uruguay.

Guardando più a monte nella filiera, anche le importazioni di Cereali sono cresciute, registrando un +29,3% complessivo. Gli aumenti hanno caratterizzato soprattutto Mais, Orzo e Sorgo e sono supportati dai prezzi convenienti che spingono i mangimisti ad approfittarne, facendo scorte, anche in ragione del raccolto di scarsa qualità dell’ultima stagione. Per quanto riguarda i Semi Oleosi, invece, si registra una diminuzione dell’import per tutti i principali prodotti monitorati, nonostante il calo dei prezzi, probabilmente come conseguenza delle scorte fatte nel corso del 2023, che ha registrato importazioni record. 

Tra i fornitori, sia per i Cereali che per i Semi Oleosi si rafforza il ruolo del Brasile, mentre gli USA perdono quote di mercato.