Si risvegliano le quotazioni della Soia in USA
7 Novembre 2025

Di: Elisa Donegatti

Nelle ultime settimane il mercato della soia ha mostrato segnali di ripresa. Nell’ultima settimana di ottobre negli Stati Uniti il prezzo ha raggiunto i 332,5 €/ton, dopo un periodo caratterizzato da quotazioni deboli. La Cina ha segnalato la ripresa degli acquisti di prodotto statunitense e, allo stesso tempo, negli Stati Uniti cresce l’impiego di olio di Soia per la produzione di biodiesel avanzato. Le previsioni per la campagna 2025/26 indicano una crescita dei consumi mondiali di olio di Soia del +4,2%, mentre negli Stati Uniti l’aumento atteso è ancora più marcato, pari a +10,4%.

Se questa tendenza dovesse proseguire, il mercato potrebbe rendere la Soia più interessante nelle scelte di semina. Tuttavia, le prime indicazioni USDA disponibili segnalano una possibile riduzione delle superfici a Soia del -6,7% nella prossima campagna negli Stati Uniti, a favore del mais e di altre colture. 

Le decisioni degli agricoltori dipendono infatti non solo dalle quotazioni, ma anche dal rapporto tra i prezzi delle due colture, dai costi dei fattori produttivi e dalle rotazioni agronomiche: l’equilibrio tra Mais e Soia resta quindi ancora in fase di definizione.

Applicare lo stesso ragionamento in Europa e in Italia risulta più complesso. Le rese della Soia sono più variabili rispetto al Midwest statunitense, soprattutto a causa dello stress idrico estivo, e le aziende agricole dispongono spesso di superfici più ridotte e frammentate, che rendono meno flessibili le scelte colturali. Inoltre, pur essendo il principale Paese produttore in UE, l’Italia è autosufficiente solo per il 31% del proprio fabbisogno di Soia e dipende in modo significativo dalle forniture estere. Nel periodo gennaio-luglio 2025, le importazioni di semi di Soia sono diminuite del -3,6%, mentre le importazioni di farina di Soia sono aumentate del +31%, segnalando un ricorso crescente al prodotto trasformato estero per coprire la domanda della zootecnia.

In questo contesto, un accordo commerciale tra UE e Mercosur potrebbe aumentare la disponibilità di Soia e farina sudamericana sul mercato europeo, attenuando eventuali tensioni sui prezzi legate alla minore offerta statunitense. Per l’Italia, la priorità resta garantire continuità e competitività negli approvvigionamenti. 

Il rafforzamento delle filiere legate alla Soia nazionale, insieme all’uso di contratti diretti tra agricoltori e allevatori e alla valorizzazione della tracciabilità – cioè rendere chiara e garantita l’origine della Soia – possono contribuire a ridurre la dipendenza dall’estero e rendere più stabile il costo delle materie prime per l’alimentazione animale.

TESEO.Clal.it – Italia: Importazioni di Semi e Farina di Soia

Il Canada rafforza l’export verso i Paesi UE di cereali e semi oleosi
8 Agosto 2025

Di: Elisa Donegatti

Nel primo semestre 2025, il Canada ha aumentato in modo significativo le esportazioni di Frumento, Mais, Colza e Soia verso l’Europa. Questi scambi trovano spazio nel contesto dell’’accordo CETA, che ha rimosso i dazi e semplificato le pratiche doganali, riducendo tempi e costi di consegna.

Export Canada
Frumento Duro Verso Italia+68% Gen – Giu 2025

Le esportazioni di Frumento canadese sono cresciute del 20,4%, mentre raddoppia la quota destinata all’UE (+100,7%). In Italia, gli acquisti di Frumento Tenero sono aumentati del 40,9%, quelli del Frumento Duro hanno registrato un +68,8%, oltre 309.000 tonnellate importate, confermando il Paese come primo acquirente europeo. Questi dati evidenziano come il Canada sia diventato un fornitore strategico per il mercato europeo, influenzando significativamente la dinamica dei prezzi. A Giugno, il prezzo FOB (Free On Board) all’export canadese di Frumento Duro verso l’Italia è stato di 189 €/ton, ai quali vanno aggiunti i costi di trasporto e assicurazione che ammontano mediamente al 37% circa, mentre le quotazioni italiane oscillavano tra i 266 e i 310 €/ton (dati delle Camere di Commercio di Bologna e Foggia). 

In un mercato sempre più aperto e competitivo, i produttori italiani di Frumento Duro sono chiamati a rafforzare la qualità e la stabilità dell’offerta, per mantenere un ruolo centrale nella filiera e valorizzare al meglio il prodotto nazionale di fronte alla concorrenza estera.

L’export di Mais canadese ha registrato un +85%: dopo due anni, l’Italia è tornata ad importare oltre 106.000 tonnellate, utili soprattutto per la zootecnia. Le esportazioni di Colza sono aumentate del 22,7%, con l’Europa che ha aumentato fortemente le quantità importate, sostenute dalla domanda di biocarburanti. Le esportazioni di Soia sono cresciute del 21,4%, nonostante il calo della domanda cinese; l’UE ha aumentato gli acquisti del 20%.

Canada, partner strategico per l’Europa

Negli ultimi anni, il Canada ha rafforzato il proprio posizionamento sul mercato europeo nel comparto cerealicolo e oleaginoso, approfittando di condizioni favorevoli per diversificare le esportazioni, ridurre la dipendenza dalla Cina e contribuire a ridefinire gli equilibri commerciali a livello globale. Questo aumento delle esportazioni ha contribuito a stabilizzare i prezzi in Europa, mitigando le incertezze produttive interne e la crescente pressione della domanda. La capacità del Canada di garantire forniture affidabili e tempestive è stata ulteriormente rafforzata attraverso la semplificazione delle procedure doganali e la riduzione dei costi burocratici.

Per il mercato italiano, monitorare l’evoluzione degli scambi con il Canada sarà essenziale per adattare le strategie di approvvigionamento, valorizzare la produzione nazionale e prevenire squilibri nella filiera.

TESEO.Clal.it – Canada: Export di Frumento Duro

Proteine, deforestazione e latte: quale legame?
7 Agosto 2025

Le proteine sono nutrienti essenziali e insostituibili

Il mondo ha sempre più bisogno di proteine. Queste sostanze sono essenziali per la crescita e per le produzioni dell’organismo. Sono componenti indispensabili della razione alimentare perché, a differenza dei carboidrati che possono essere convertiti in lipidi (deposito di grasso) ed i lipidi in carboidrati, non c’è grasso o zucchero che possa essere convertito in proteina. Pertanto, non potendo essere sostituite da nessun altro elemento, debbono essere fornite tal quali.

Aumentando le performance dell’animale, sia esso da carne o da latte (compreso l’umano sportivo), debbono aumentare anche le proteine ingerite. A parte l’azoto non proteico (l’urea) che i microorganismi del rumine possono trasformare in proteine, le fonti per questi preziosissimi elementi sono i prodotti delle coltivazioni ed i loro derivati.

Veniamo alla deforestazione: si calcola che ogni anno il mondo perda circa 5 milioni di ettari di foresta, per lo più ai tropici, il 75% dei quali per coltivare ed allevare il bestiame. Oltre a commodity quali olio di palma, caffè o cacao, anche la soia, fonte proteica vegetale per eccellenza, è sempre più correlata alla necessità di trovare nuove aree coltivabili, come dimostra il fatto che a livello mondiale la sua produzione è passata da circa 25 milioni di tonnellate all’anno negli anni ‘60, alle attuali 350 milioni di tonnellate. Si tratta di un tema serio, perché alla deforestazione od al degrado di aree forestali è spesso collegato anche il mancato rispetto dei diritti umani per le popolazioni locali.

L’uso crescente di soia nei mangimi incide sulla sostenibilità

Certo, a differenza della carne, la produzione di latte non rientra nella normativa EUDR, il regolamento UE European Deforestation-free products Regulation, che mira a ridurre l’impatto dei consumi sulla deforestazione. Bisogna tuttavia considerare l’impennata negli anni dell’uso di soia anche nei mangimi per le vacche da latte, il che rappresenta un fattore considerevole in rapporto alla sostenibilità.

Quindi, alla luce della crescente sensibilità dei consumatori, sarebbe legittimo chiedersi se ed in che misura anche la produzione di latte potrebbe essere percepita in modo critico in quanto associata all’espansione di nuove aree coltivate a scapito delle foreste. A questo vanno aggiunte le considerazioni sulla nostra dipendenza dalle importazioni di soia e sulla necessità di valorizzare le fonti agricole locali.

Fonti: Our World in Data, Dairy Reporter

TESEO.clal.it – Superficie coltivata a semi oleosi nei principali Paesi – Stagione 2025-26

Cina: strategie divergenti per Mais e Soia e gli effetti sui mercati globali
1 Luglio 2025

Di: Elisa Donegatti

Le importazioni verso la Cina di Mais e quelle di Soia stanno seguendo traiettorie opposte, con implicazioni rilevanti per i flussi e i prezzi globali. 

Nei primi cinque mesi del 2025, le importazioni cinesi di Mais sono crollate del 94% rispetto allo stesso periodo del 2024, scendendo sotto le 630.000 tonnellate. La Cina sta puntando all’autosufficienza, attingendo alle ingenti scorte interne (stimati 181 milioni di ton per la campagna 2025-26) e sostenendo la produzione domestica.  Questo ha portato ad una diminuzione dei prezzi medi all’importazione: dai picchi di oltre 420 $/ton tra fine 2022 e inizio 2023, si è scesi attorno a 258 $/ton, mentre la domanda cinese di Mais estero rimane debole. Le importazioni dagli Stati Uniti si sono ridotte drasticamente, mentre gli acquisti sono stati spostati (in piccola parte) verso fornitori alternativi come Brasile e Ucraina

Per i maiscoltori italiani, questo scenario può tradursi in pressioni ribassiste sui mercati internazionali, in un contesto già critico per i margini, dato che i costi produttivi sono alti.

Situazione opposta per la Soia: solo a Maggio 2025 le importazioni verso la Cina sono aumentate del 36% su base annua. Pechino sta rafforzando i legami con il Brasile, che grazie a logistica dedicata e continuità di fornitura ha quasi monopolizzato le esportazioni verso il mercato cinese, sostituendosi agli Stati Uniti anche nei periodi dell’anno dove generalmente l’offerta Brasiliana era inferiore per stagionalità. L’aumento delle importazioni è avvenuto a fronte di un calo del prezzo medio:  dai 700 $/ton di metà 2022 si è infatti passati a circa 439 $/ton nel 2025, rendendo l’approvvigionamento economicamente più sostenibile. 

Per le filiere allevatoriali italiane, questo si può tradurre in costi di approvvigionamento più bassi per le Imprese mangimistiche, ma anche nella necessità di confrontarsi con fornitori esteri sempre più competitivi e organizzati, in particolare dal Sud America.

La Cina sta quindi perseguendo due obiettivi distinti: autosufficienza nel Mais da un lato, approvvigionamento di Soia dal Sud America a prezzi moderati dall’altro. Una strategia che condiziona le rotte globali e che i produttori italiani dovrebbero considerare con attenzione nelle prossime scelte agronomiche e commerciali.

TESEO.Clal.it – Cina: Importazioni mensili di Soia

Mais e Soia USA: una dinamica favorevole per gli Operatori Europei
13 Giugno 2025

Di: Elisa Donegatti

I prezzi all’origine del Mais e della Soia negli Stati Uniti, pubblicati da USDA, ed aggiornati al 11 Giugno 2025, evidenziano una dinamica favorevole per gli Operatori europei. I prezzi, espressi in dollari per tonnellata, risultano oggi inferiori rispetto ai livelli di un anno fa. Inoltre, grazie al rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro, il costo finale in valuta europea è oggi più contenuto.

Il prezzo medio del Mais si attesta a 168,9 $/ton, che, al tasso di cambio corrente di 1 EUR = 1,143 USD, corrisponde a 147,8 €/ton. Il prezzo medio della Soia è pari a 376,6 $/ton, equivalenti a 329,5 €/ton

L’euro si è rafforzato nei confronti del dollaro, con il cambio passato da 1,076 a 1,143 USD per 1 euro nell’arco di un anno. Questo ha reso gli acquisti in euro meno onerosi. Inoltre la riduzione dei prezzi all’origine in dollari ha contribuito a contenere i costi, determinando un calo complessivo del prezzo in euro.

Dopo i picchi registrati nel 2022, in seguito alla crisi energetica e ai conflitti geopolitici, i prezzi di Mais e Soia hanno mostrato un trend discendente, con lievi rimbalzi stagionali, ma con una tendenza generale alla stabilizzazione. Il tasso di cambio EUR/USD, che aveva toccato minimi intorno a 1,02 nella seconda metà del 2022, ha mostrato un progressivo rafforzamento della valuta europea nel biennio successivo.

In un mercato instabile, l’equilibrio tra quotazioni internazionali e tasso di cambio resta centrale per gli operatori europei. Il costo delle materie prime dipende da entrambi i fattori: monitorarli insieme è essenziale per ottimizzare le strategie di approvvigionamento.

TESEO.clal.it – Cambio Euro-Dollaro per Mais e Soia

Campagna 2025/26: il delicato equilibrio di Mais e Soia
15 Maggio 2025

Di: Elisa Donegatti

In base alle prime previsioni USDA per la prossima stagione 2025/26, Mais e Soia si confermano protagonisti delle colture globali, con performance produttive e commerciali in crescita. Tuttavia, in un contesto segnato da instabilità climatica e geopolitica, l’apparente abbondanza maschera tensioni strutturali che rendono l’equilibrio tra domanda e offerta particolarmente vulnerabile, con il rischio di innescare una volatilità di mercato che potrebbe avere ripercussioni sulle imprese agricole e gli allevamenti.

Il Mais, con un record produttivo storico di 1.265 milioni di tonnellate a livello globale (+3,6% rispetto al 2024/25), vede l’opportunità di mettere a segno una performance eccezionale negli Stati Uniti, dove per la prima volta si superano i 400 milioni di tonnellate grazie a condizioni climatiche favorevoli e all’espansione delle superfici coltivate. Anche altri paesi chiave come Argentina, Brasile e Ucraina dovrebbero registrare aumenti di produzione, sostenuti da rese migliori e dalla crescita delle superfici seminate.

Per la Soia, il ritmo di crescita è più modesto, pur restando positivo, con una produzione globale stimata in aumento dell’1,4% sulla stagione precedente. Il Brasile, leader mondiale in termini di quantità, dovrebbe raggiungere i 175 milioni di tonnellate prodotti su oltre 48,8 milioni di ettari coltivati, segnando un nuovo massimo storico.

La domanda di Mais e Soia è sostenuta in particolare dai settori zootecnici, soprattutto in Asia, con il Mais che può beneficiare di maggiori opportunità nei settori alimentari, sementieri e industriali (etanolo incluso).

Sul fronte del consumo, per il Mais è prevista una crescita del 2% raggiungendo 1.266 milioni di tonnellate, con Messico, Europa, Cina e Sud-Est Asiatico a guidare la domanda. La Soia cresce più velocemente, con un aumento del consumo pari al 3,4%, trainato dalla crescente richiesta di Farina di Soia e dall’aumento delle trasformazioni locali in paesi come Pakistan, Egitto e Bangladesh.

Il commercio mondiale di Mais sfiora i 200 milioni di tonnellate, con gli USA leader in termini di vendite (68 milioni di tonnellate), seguiti da Brasile, Argentina e Ucraina. Anche la Soia registra volumi compravenduti elevati grazie all’abbondanza brasiliana e all’accordo tra USA e Cina, che hanno sospeso temporaneamente i dazi per 90 giorni assicurando uno spiraglio commerciale rilevante per i farmer americani, preoccupati che le tensioni internazionali frenassero un business per loro vitale.

Per quanto riguarda le scorte, quelle di Mais sono attese in calo a 277,8 milioni di tonnellate (-3.3% rispetto al 2024/25) a causa del maggior consumo interno della Cina e all’utilizzo del Mais per la produzione di etanolo in Brasile. Al contrario, le scorte di Soia dovrebbero aumentare a 124,3 milioni di tonnellate, ma restano inferiori alle precedenti aspettative, generando pressioni rialziste sui prezzi.

È importante sottolineare che il Mais potrebbe subire improvvisi sconvolgimenti a causa di eventi climatici estremi, mentre la Soia si trova in un delicato equilibrio tra consumi in aumento e una produzione che potrebbe non essere sufficiente a soddisfare le aspettative, con il rischio di aumento dei prezzi su scala globale.

TESEO.Clal.it – Stock di Mais e Soia

USA: il 90% di Mais, Soia, Cotone è OGM
24 Aprile 2025

Nel 1973, i biochimici americani Stanley Cohen e Herbert Boyer trasferirono con successo un gene tra organismi di specie diverse, dando origine agli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) che possiedono una nuova combinazione di materiale genetico ottenuta artificialmente.

Nel 1982 venne realizzata la prima pianta OGM, un pomodoro, mentre nel 1985 vennero autorizzate le prime coltivazioni sperimentali in pieno campo. I semi OGM vennero commercializzati nel 1996, e si diffusero rapidamente negli anni successivi. 
Secondo i dati USDA, la percentuale di ettari coltivati con Soia modificata geneticamente passò dal 17% nel 1997 al 68% nel 2001, arrivando al 94% nel 2014. Quest’anno è stato rilevato il valore maggiore, col 96% del totale coltivato.
Stessa dinamica anche per i semi di Cotone, coltura molto importante per l’agricoltura statunitense, mentre per il Mais solo nel nuovo millennio è avvenuta la diffusione generale delle coltivazioni OGM, arrivando al 90% attuale. Questo probabilmente è dovuto al successo degli ibridi che nel secolo scorso hanno rappresentato la maggiore innovazione per il miglioramento genetico.

Le colture geneticamente modificate sono classificate come tolleranti agli erbicidi (HTHerbicide Tolerant), resistenti agli insetti (Bt Bacillus thuringiensis) o come varietà che combinano i tratti HT e Bt.
Sebbene siano stati sviluppati altri tratti di organismi geneticamente modificati, come la resistenza a virus e funghi, la resistenza alla siccità, un maggiore contenuto di proteine, olio o vitamine, quelli HT e Bt sono i più utilizzati nella produzione agricola statunitense.
Le sementi HT sono poi ampiamente diffuse anche per la produzione di erba medica, colza e barbabietola da zucchero. Le colture resistenti agli insetti, che contengono geni del batterio del suolo Bt e producono proteine con effetto insetticida, sono disponibili per il Mais dal 1996.
La superficie nazionale coltivata a Mais Bt è cresciuta da circa l’8% nel 1997 al 19% nel 2000, per poi salire all’86% nel 2024. Questo aumento è imputabile all’introduzione sul mercato di nuove varietà resistenti alla diabrotica, perché prima del 2003 le varietà di mais Bt erano resistenti solo alla piralide.

Fonte: USDA

TESEO.clal.it – Bologna: prezzi della Farina di Soia NON OGM e OGM

L’importanza del monitoraggio dei flussi agroalimentari
14 Aprile 2025

Di: Mirco De Vincenzi

Il rapporto è di 1 a 2. Anzi, ad essere precisi 1 a 2,05: nei primi mesi del 2025 con 1 chilogrammo di latte è oggi possibile acquistare 2,05 chilogrammi di alimentazione.

I prezzi contenuti di Mais e Soia, uniti alla tendenza positiva del prezzo del latte alla stalla, hanno reso l’alimentazione animale meno costosa rispetto al passato. In questo inizio d’anno le esportazioni dei principali Paesi produttori mondiali di cereali e semi oleosi evidenziano dati in crescita: gli Stati Uniti nei primi 2 mesi del 2025 hanno esportato oltre 12 milioni di tonnellate di Mais (+26% rispetto allo stesso periodo del 2024), con l’Unione Europea — in particolare la Spagna — in forte crescita tra i Paesi acquirenti.

A Marzo sono aumentate anche le esportazioni di Soia del Brasile (14,6 milioni di tonnellate, +16,5%), con un nuovo picco nelle quantità destinate alla Cina, che ha assorbito il 76% delle spedizioni mensili.

In questa fase di stallo sui dazi imposti dall’amministrazione americana, sarà fondamentale monitorare i flussi di import/export dei prodotti agroalimentari, che potrebbero approfittare del contesto per raggiungere più rapidamente i mercati di destinazione.

TESEO.clal.it – Il grafico rappresenta quanti kg di Alimento Simulato possono essere acquistati con il ricavo ottenuto dalla vendita di 1kg di latte. L’Alimento Simulato è un modello teorico di alimento che prevede esclusivamente l’impiego di mais e farina di estrazione di soia 44 (‘nazionale’); è stato assunto a modello in quanto i due ingredienti che lo compongono sono driver del prezzo di tutte le materie prime disponibili sul mercato.

Custodire la Biodiversità
19 Marzo 2025

Ci sono dei temi che sovrastano la sete di potere e di dominio. Uno di questi è il mantenimento della sicurezza alimentare, che comporta un prerequisito: la salvaguardia della biodiversità.

La Biodiversità è essenziale per la Sicurezza alimentare del futuro

Esiste un problema sulla terra che tocca tutti e verso il quale nessuno può dirsi al riparo: la diversità delle specie vegetali, e di conseguenza delle sementi impiegate nelle coltivazioni, sta scomparendo ad un ritmo accelerato, il che sta minando la resilienza dei sistemi alimentari. La ragione di questa allarmante dinamica risiede nei cambiamenti ambientali, tecnologici e sociali sempre più rapidi, tra cui gli eventi climatici estremi, i cambiamenti nelle pratiche agricole, la comparsa e la diffusione di nuovi parassiti e malattie. A tutto questo vanno aggiunti i conflitti che stanno avvenendo in molti luoghi del mondo.

Secondo il rapporto della FAO “State of the World’s Biodiversity for Food and Agriculture”, delle 20.000 piante commestibili e delle 6.000 che storicamente sono state utilizzate come fonte di cibo, meno di 200 vengono oggi coltivate e solo nove rappresentano i due terzi della produzione alimentare mondiale.

Per custodire il patrimonio della biodiversità, all’inizio del ‘900 con Vavilov sono sorte le banche del germoplasma. Lo scienziato russo aveva ipotizzato che la coltivazione delle piante avesse avuto origine nelle aree geografiche di maggiore concentrazione delle diversità genetiche. Di conseguenza viaggiò in tutte le parti del mondo per collezionare piante e semi onde aumentare la produzione agricola attraverso le leve della diversità e del miglioramento genetico.  Il suo lavoro permise di studiare l’interferenza dell’ambiente con l’adattamento delle specie botaniche, cioè il rapporto fra genoma e fenotipo, nel meccanismo di trasmissione ereditaria dei caratteri.

Il Global Seed Vault nelle isole Svalbard protegge 1,3 milioni di semi da tutto il mondo

Per garantire la conservazione del patrimonio mondiale di germoplasma, fondamentale per la vita futura, nelle remote isole Svalbard norvegesi, prossime al Polo nord, è stato realizzato il Global seed vault, un deposito che raccoglie i duplicati di semi conservati nelle diverse banche del germoplasma. Vi sono depositati 1,3 milioni di semi provenienti da 123 banche dei semi di 85 Paesi. Gli obiettivi di questa banca mondiale sono diversi: tutelarsi da perdite accidentali di semi, assicurarsi che il proprio patrimonio agricolo sia preservato dalle minacce del cambiamento climatico e dei conflitti, garantire la persistenza delle 21 colture più importanti della terra, quali riso, mais, frumento, patate, mele, manioca, noce di cocco, avere la disponibilità di materiale indispensabile  per il miglioramento genetico.

É un’opera che vede la collaborazione del governo norvegese con istituzioni internazionali, centri di ricerca fondazioni private e che rappresenta la “polizza assicurativa” per l’approvvigionamento alimentare mondiale.

Ci sono beni di rilevanza planetaria che vanno ben oltre gli interessi di potere di dominio perché rappresentano il patrimonio comune dell’umanità da preservare e trasmettere alle generazioni future.

Fonte: Crop Trust

TESEO.clal.it – Mondo: Aree destinate alla coltivazione di Cereali

Dazi USA: quali equilibri a rischio per Mais e Soia?
7 Marzo 2025

Di: Elisa Donegatti

Il presidente Trump ha introdotto nuove tariffe sulle importazioni dalla Cina del 20%, mentre sono per ora sospesi fino al 2 Aprile i dazi inizialmente annunciati per Canada e Messico. L’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca è proteggere il mercato interno e ridurre il deficit commerciale. 

In risposta, la Cina ha imposto tariffe aggiuntive fino al 15% su diverse importazioni USA, tra cui Soia e Mais, e restrizioni sulle transazioni con alcune aziende americane. Una risposta che, secondo gli analisti politici, appare piuttosto “morbida” e aperta al dialogo, per scongiurare una escalation di guerra commerciale. Il Canada ha annunciato l’intenzione di imporre tariffe del 25%, mentre il Messico aveva dichiarato che avrebbe comunicato nei prossimi giorni le proprie misure di compensazione. Molto probabilmente si andrà avanti col dialogo, senza per ora alcuna guerra tariffaria. 

Il principale destinatario di Mais degli USA è il Messico, che nel 2024 ha visto un aumento delle importazioni del +24% (oltre 23 milioni di tonnellate). Il Canada, pur rimanendo dipendente dagli USA, ha ridotto l’acquisto di Mais (-20%), ma aumentato gli acquisti di un suo prodotto energetico derivato: l’Etanolo (+9%).

Nel 2024, la Cina ha ridotto del 50% le importazioni di Mais, puntando sull’autosufficienza agricola. In particolare, l’import verso la Cina di Mais dagli USA è calato di oltre il 70% (circa 1,4 milioni di tonnellate). 

Il principale destinatario di Soia statunitense è la Cina, che ha rappresentato nel 2024 il 52% dell’export (+2,5%); il Brasile resta comunque il principale fornitore della Cina con oltre 74 milioni di tonnellate. Il Messico, è il terzo importatore di Soia dagli USA (10%) e della Farina di Soia (18%), con crescite di volumi importati rispettivamente del 6,8% e del 23,9%. 

Le tariffe USA potrebbero rallentare l’export americano di Mais e Soia, costringendo a cercare nuovi mercati, come Sud-Est Asiatico, Africa e India, con il rischio per i farmer americani di dover ribassare i prezzi.

Quale impatto avrà questa situazione sui prezzi di Mais e Soia esportati in Europa? Che ripercussioni vi saranno in termini di flussi da e per l’Unione Europea? 

Inevitabilmente regna l’incertezza. I nuovi dazi potrebbero non influire in maniera drastica sulle quotazioni, ma è probabile che provochi un rimescolamento dei mercati internazionali.

TESEO.Clal.it – Export di Mais degli USA