Carni: l’offerta UE a fronte di prezzi elevati
22 Settembre 2023

Di: Marika de Vincenzi ed Ester Venturelli

Le produzioni di Carni Suine e Bovine in Unione Europea sono diminuite negli ultimi mesi, disincentivate dai maggiori costi produttivi che ne hanno eroso la redditività. 

Il settore suinicolo ha registrato un calo dei capi macellati del -8,8% nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022. Il calo trova diverse ragioni: il rallentamento della domanda Cinese, i maggiori costi alimentari e il minor numero di suinetti per scrofa a causa della PRRS. La minore produzione ha fatto sì che la domanda non fosse più soddisfatta e ha permesso ai prezzi di aumentare raggiungendo valori record tra Aprile e Luglio 2023 (2,64€/Kg in Germania, 2,55€/Kg in Spagna e 2,50€/Kg in Francia, per le carcasse S) . Questo, secondo gli analisti, dovrebbe contribuire a rallentare il calo delle produzioni, ma non sarebbe sufficiente per ottenere un nuovo aumento dell’offerta.

Gli elevati costi degli input hanno eroso anche le produzioni di Carni Bovine, rafforzando un trend iniziato già nel periodo pre-Covid. Il primo semestre del 2023 ha registrato un calo dei capi macellati del -3,6% (-406.330 capi macellati) rispetto allo stesso periodo del 2022. Il calo maggiore si è verificato in Italia (-22,6%). La crisi, anche strutturale, del settore ha portato a Maggio 2023 i prezzi delle carcasse di scottona a picchi record, con valori che si stanno mantenendo elevati in quasi tutti i principali produttori, esclusi i Paesi Bassi. La produzione, tuttavia, non sta recuperando terreno, segnalando una bassa redditività del settore, nonostante i prezzi elevati.

Il rallentamento dell’offerta e il conseguente aumento dei prezzi delle Carni Suine e Bovine ha raffreddato la domanda domestica in entrambi i settori. I consumatori Europei, infatti, stanno spostando la preferenza sul pollame che presenta prezzi inferiori. In Italia, i consumi di Carne Fresca Bovina sono stabili (+0,5%) mentre quelli di Carne Suina Fresca registrano una diminuzione del -1,9% (Fonte: Circana). A questo si aggiunge un ridimensionamento anche della domanda internazionale: tra Gennaio e Luglio 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, l’export UE delle Carni Suine è calato del -18% mentre quello delle Carni Bovine del -4%.

Mais e Soia risaltano sul grigio scenario dei consumi in Cina
15 Settembre 2023

Di: Ester Venturelli

L’economia Cinese sta registrando una ripresa molto più lenta rispetto alle aspettative. Per questo il governo locale ha ridotto le ultime stime relative alla crescita del PIL da 5.5% a 5% per il 2023 ed alcuni analisti si aspettano che entro fine anno la stima diminuisca ancora. 

La Cina, infatti, sta attraversando una situazione caratterizzata da consumi che faticano a recuperare. I risparmi accumulati durante le restrizioni zero-covid, quindi, stanno venendo usati solo in piccola parte. Inoltre, il Paese sta attraversando un’importante crisi del mercato immobiliare, che genera il 30% del PIL domestico. A questo si aggiunge un turismo straniero significativamente ridotto rispetto al periodo pre-Covid che non contribuisce a portare nuove risorse nel Paese.

Il mercato agricolo presenta dinamiche diverse. Il governo Cinese ha, infatti, aumentato le stime dei consumi di Mais e Soia per la stagione 2023/24 di circa 2 milioni di tonnellate per ciascun prodotto per effetto della zootecnia (suini, polli, etc.). Per il Mais, questo aumento della domanda dovrebbe essere compensato da una maggiore produzione domestica, grazie ad un clima favorevole. Invece, per rispondere alla domanda di Soia saranno necessarie maggiori importazioni, che tra Gennaio e Luglio 2023 hanno già registrato un aumento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2022. La domanda di prodotti agricoli, quindi, sembra non stia risentendo particolarmente della situazione economica del Paese.

L’importanza del latte nelle condizioni estreme: l’esempio del Tibet
13 Settembre 2023

L’altopiano del Tibet costituisce la parte principale di una vasta area montuosa di ghiaccio e ghiacciai che copre circa 100.000 chilometri quadrati della superficie terrestre. Non per niente è chiamato “Terzo Polo”. Sebbene sia un territorio freddo, arido, inospitale, per migliaia di anni questa vasta regione è stata occupato dall’Homo sapiens ed ha visto la nascita di imperi, la crescita di religioni, lo sviluppo di società agricole.

Come gli esseri umani siano riusciti non solo a sopravvivere, ma anche a prosperare in questo paesaggio d’alta quota è da sempre una domanda intrigante ed affascinante. La popolazione tibetana ha potuto adattarsi a tali condizioni estreme grazie ad una costituzione genetica specifica che ha permesso di utilizzare l’ossigeno in modo più efficiente, evitando gli effetti potenzialmente letali dell’ipossia (la rarefazione di ossigeno). Resta però da chiarire come tale popolazione sia poi riuscita a trovare cibo a sufficienza nell’ambiente imprevedibile, gelido ed iperarido dell’altopiano.

Una ricerca, pubblicata su Science Advances, ha dimostrato che la risposta risiede in un alimento: il latte. Si è arrivati a questa conclusione studiando le proteine alimentari che sono rimaste intrappolate e conservate nella placca dentaria. Lo studio ha analizzato tutti i resti scheletrici umani disponibili sull’altopiano, corrispondenti ad un totale di 40 individui, datati tra 3500 e 1200 anni fa, provenienti da 15 siti ampiamente dispersi. Nei loro denti erano conservati frammenti di proteine derivate da prodotti lattiero-caseari che le sequenze proteiche facevano risalire al latte proveniente da pecore, capre e probabilmente yak.

I latticini venivano consumati già 3.500 anni fa

È stato rilevato come i latticini fossero alimento abituale della popolazione tibetana, adulti e bambini, gente comune e classi sociali elevate, fornendo le prove che i latticini venivano consumati già 3.500 anni fa, cioè 2.000 anni prima rispetto alle fonti storiche disponibili. Alla stessa epoca si possono dunque far risalire in questa regione l’addomesticamento degli animali con la pastorizia e l’attività lattiero-casearia. Ma non solo: è stato dimostrato anche che tutti i peptidi del latte provenivano dalle zone più alte dell’altopiano, cioè le aree più inospitali dove la coltivazione era molto difficile, mentre nelle valli centro-meridionali e sud-orientali, dove erano disponibili terreni coltivabili, questi composti non sono stati rilevati.

Trasformare le erbe degli alti pascoli in un alimento nutriente e rinnovabile

Tutto ciò dimostra come i latticini fossero fondamentali per l’occupazione umana delle parti dell’altopiano che si trovavano al di fuori della portata delle colture tolleranti al gelo, un’area molto vasta, dato che meno dell’1% dell’altopiano tibetano è adibito a coltivazioni.

Quindi, fin dalle epoche più remote, i latticini hanno permesso alle popolazioni degli ambienti più estremi dell’altopiano tibetano di trasformare l’energia racchiusa nelle erbe degli alti pascoli in un alimento ricco di proteine, energetico e nutriente, ma anche rinnovabile perché a differenza della carne non occorreva sacrificare l’animale per ottenerlo.

In uno degli ambienti più inospitali della terra, il latte ha permesso il sostentamento delle popolazioni umane ed il conseguente emergere di un notevole patrimonio culturale. Sarebbe ora interessante capire se e come la produzione di latte, nel corso dei secoli abbia contribuito a modellare i paesaggi del Tibet. Altrettanto importante sarebbe però, attualmente, prevedere quale impatto possa avere il cambiamento climatico indotto dall’uomo per il futuro degli ecosistemi su cui fanno affidamento gli attuali allevatori tibetani.

Fonte: Science

Per una sicurezza idrica
5 Settembre 2023

Sebbene oltre il 70% della superficie terrestre sia costituito da acqua, il 97% di essa è salata e dunque inadatta al consumo. Il restante 3% è acqua dolce, ma circa due terzi sono sotto forma di neve, ghiacciai e calotte polari.

Come fonte di approvvigionamento “facile” bisogna affidarsi alle precipitazioni, ai fiumi, ai laghi ed ai bacini idrici, che rappresentano appena l’1% dell’acqua dolce globale. Però queste risorse idriche sono in rapido esaurimento. Un secolo fa, il consumo di acqua dolce era sei volte inferiore rispetto ai tempi moderni. L’aumento della popolazione e delle sue esigenze ha comportato un crescente stress (anche come inquinamento) per le risorse di acqua dolce, falde comprese. Un bel problema, anche perché la distribuzione dell’acqua dolce è molto disomogenea nelle diverse regioni del pianeta. Un fatto però le accomuna: sia i Paesi industrializzati che quelli (cosiddetti) in via di sviluppo hanno bisogno di molta acqua dolce per le varie attività, con l’agricoltura che assorbe complessivamente il 70% del totale disponibile.

Nei Paesi in via di sviluppo la maggior parte dei prelievi è destinata all’agricoltura. Ad esempio si stima che in Turkmenistan, Paese situato negli aridi deserti dell’Asia centrale col più alto prelievo mondiale pro-capite di acqua, il 95% serva per le attività agricole. Anche nei Paesi industrializzati i prelievi di acqua sono elevati e superano 1.000 metri cubi all’anno per persona, ma i loro usi sono notevolmente diversi. Ad esempio negli Stati Uniti oltre il 40% dei prelievi è stato destinato alla produzione di energia termoelettrica ed il 37% ad irrigazione e allevamento, mentre in Finlandia, l’80% dell’acqua è stato utilizzato per la produzione industriale.

I minori prelievi idrici pro-capite si concentra in Africa, dove Paesi molto popolati come la Nigeria ed il Kenya hanno prelevato circa 75 metri cubi di acqua a persona. Ciò evidenzia anche i problemi di accessibilità all’acqua e di infrastrutture.

La disuguaglianza idrica nel mondo è un fatto

La disuguaglianza idrica nel mondo è un fatto, così come lo è il divario nelle possibilità di accesso all’acqua. In effetti, un quinto della popolazione mondiale abita in zone aride. Da sempre l’umanità ha compiuto degli sforzi per avere questo bene vitale in quantità sufficiente. Nel corso degli anni, sono emerse diverse iniziative per mitigare il divario di disuguaglianza idrica: pratiche di conservazione dell’acqua, sistemi di irrigazione efficienti, potenziamento delle infrastrutture idriche nelle regioni più colpite dalla scarsità, impianti di desalinizzazione per le nazioni più ricche e con climi aridi.

Col cambiamento climatico diventa sempre più urgente adottare delle strategie appropriate per raggiungere la sicurezza idrica. Essendo un bene vitale ma, a differenza dell’aria, presente sulla terra in modo disomogeneo, diventa poi indispensabile garantirne l’accesso a tutti. Si parla tanto di sicurezza alimentare, ma bisogna pensare alla sicurezza idrica per scongiurare le carestie ma soprattutto i conflitti che, data la crescente scarsità d’acqua, rischiano di esplodere.

Solo una piccola parte dell’acqua esistente sulla Terra ha le caratteristiche che noi definiamo acqua dolce. – TESEO.clal.it

Fonte: Visual Capitalist

Clima e politica sfidano l’offerta di Riso nel Mondo
10 Agosto 2023

Di Ester Venturelli ed Elisa Donegatti

L’India non è nuova a restrizioni sulle esportazioni di prodotti alimentari: nel 2022 il governo ha vietato le esportazioni di Grano e nel 2023 quelle di Canna da Zucchero. 

A Luglio 2023, il governo indiano ha bloccato le esportazioni di Riso non basmati dal Paese. Le esportazioni totali di Riso dall’India equivalgono a circa il 40% delle esportazioni mondiali, e la nuova misura dovrebbe quasi dimezzare le quantità esportate dal Paese.

Il blocco è una risposta al rincaro dei prezzi del Riso, dovuto ad un aumento della domanda registrato negli ultimi anni e, più recentemente, all’interruzione della Black Sea Grain Initiative e ai danni provocati dalle piogge monsoniche di entità eccezionale nelle regioni settentrionali del Paese. Alcuni analisti, però, interpretano la manovra come preventiva e mirata ad evitare che il costo della vita aumenti eccessivamente in vista delle elezioni del prossimo anno.

Anche in Tailandia e Vietnam, secondo e terzo esportatore mondiale, i prezzi del Riso stanno aumentando. L’Indice FAO per il prezzo mondiale del Riso è, infatti, aumentato del 20% a Luglio 2023 rispetto Luglio 2022.

Le tensioni legate all’offerta di Riso potrebbero aumentare ulteriormente: per via della carenza di pioggia in Thailandia, il governo sta incentivando gli agricoltori a ridurre l’area destinata alla coltivazione di Riso per la prossima stagione, in favore di colture pluriennali. Inoltre, gli stock mondiali sono stimati da USDA in diminuzione (v. grafico).

Latte: una situazione diversa per l’Italia
4 Agosto 2023

Di Mirco De Vincenzi e Ester Venturelli

A livello mondiale l’offerta di latte è in aumento da diversi mesi (+1% a Maggio 2023 vs Maggio 2022), mentre la domanda rimane debole, limitata dai prezzi ancora alti rispetto alla media e dall’inflazione generalizzata.

Queste dinamiche si stanno verificando anche in UE, dove la maggior disponibilità di latte, unita al rallentamento della domanda, ha portato ad un indebolimento dei prezzi dei prodotti lattiero caseari e, di conseguenza, del latte alla stalla, ben distante dai 60€ di fine 2022.

Il mercato Italiano sta attraversando una situazione diversa, con una produzione di latte in diminuzione da Aprile 2022 e prezzi, dalla stalla al consumatore, ancora sostenuti. Infatti, il prezzo del latte alla stalla sta rallentando ma con una velocità minore rispetto a quanto accade a livello internazionale e, allo stesso tempo, i formaggi DOP registrano prezzi all’ingrosso che si mantengono su livelli medio alti. Nonostante i prezzi elevati, l’export di Formaggi si mantiene positivo, con un aumento, in valore, del +19,3% nel primo quadrimestre del 2023. Nel mercato domestico, la ridotta disponibilità e la minore convenienza di latte Italiano stanno portando ad un incremento delle importazioni di latte sfuso (+106.478 Ton a Gennaio-Aprile 2023 vs Gennaio-Aprile 2022), soprattutto dalla Germania che è il primo fornitore.

Carni Suine: carenze ed eccessi
3 Agosto 2023

Di Marika De Vincenzi ed Ester Venturelli

Il mercato mondiale della Carni Suine è caratterizzato da situazioni di eccesso e carenza di offerta che modificano gli scambi internazionali. Dal lato dell’offerta, UE e Canada stanno perdendo quote di mercato che passano a Brasile e USA. 

Le produzioni Europee, infatti, stanno facendo i conti con i maggiori costi di produzione (alimentazione ed energia) e la diffusione della PSA nei Paesi del Centro ed Est Europa. La minore offerta ha causato l’aumento dei prezzi che, di conseguenza, ha rallentato sia la domanda mondiale che quella domestica. L’offerta Canadese, invece, si sta riducendo a causa dei maggiori costi degli input produttivi, dei maggiori tassi di interesse e delle difficoltà nel trovare personale, oltre ad una domanda domestica ed internazionale sempre più debole.

Gli USA e il Brasile vedono produzioni di Carni Suine in aumento, incentivate dalla domanda asiatica. Entrambi stanno, quindi, approfittando della situazione mondiale per guadagnare mercato. Negli USA, tuttavia, le maggiori esportazioni, che contano per il 25% delle produzioni, stanno trainando i prezzi locali verso l’alto, inibendo la domanda del consumatore che si sta spostando verso tagli meno pregiati.

Dal lato della domanda, la Cina, principale Paese importatore a livello mondiale, vede una lenta ripresa dei consumi che non compensa la crescita dell’offerta. I prezzi ridotti che ne conseguono stanno spingendo gli allevatori a ridurre le mandrie, macellando prima gli animali, per ottenere un recupero dei prezzi. Per il momento, però, il risultato è l’elevato livello delle scorte. Nonostante questo, le importazioni sono in leggero aumento grazie ai prezzi all’import che rimangono inferiori rispetto ai prezzi locali. Inoltre, diversi Paesi Asiatici, tra cui Cina, Filippine e Thailandia stanno registrando diversi casi di PSA, che riducono l’offerta domestica favorendo le importazioni.

Dairy e Carni Suine: import, produzioni e il fattore prezzo in Cina
28 Luglio 2023

Di: Mirco De Vincenzi, Marika De Vincenzi ed Ester Venturelli

La domanda Cinese di prodotti lattiero-caseari si sta riprendendo, sebbene rimanga al di sotto del 2021, anno record per l’import. Da Marzo, infatti, le quantità importate sono superiori al 2022 e a Giugno la variazione mese su mese è stata del +11,7%. 

Ad aumentare è principalmente la richiesta di polvere di latte scremato (SMP), formaggi, polvere di siero e, negli ultimi due mesi, anche WMP. Soprattutto negli ultimi mesi, i Paesi che hanno registrato il maggiore aumento della domanda sono la Nuova Zelanda e l’UE, che hanno venduto alla Cina maggiori quantità di Polveri e Formaggi. Il graduale rafforzamento della domanda è certamente favorito dal ridimensionamento dei prezzi, diminuiti rispetto al 2022 e ora tendenzialmente stabili. 

Anche la domanda di Carni Suine estere è in graduale recupero, anche se rimane molto lontana dalle quantità del 2020 e 2021. Rispetto al primo semestre del 2022, tra Gennaio e Giugno 2023, le quantità importate sono aumentate del 13%. L’UE è il principale fornitore e ha totalizzato un aumento complessivo del 3,5%, mentre per i soli Salumi ha registrato una crescita delle quantità del +27%. I principali Salumi Europei sono i Prosciutti con osso che sono, di fatto, Spagnoli: la Spagna è l’unico Paese che ha il permesso, ottenuto nel 2019, di esportare in Cina lo Jamon Iberico, prodotto particolarmente apprezzato dai Cinesi. 

Sia per il Dairy che per le Carni Suine, la produzione locale è in graduale aumento
Il Settore lattiero caseario Cinese ha registrato un aumento dell’8,5% nel primo trimestre del 2023 (vs 2022). La domanda, però, sembra stia crescendo più lentamente dell’offerta, portando ad una diminuzione dei prezzi locali e un’accelerazione negli abbattimenti. In modo simile, anche le produzioni di Carne Suina sono ancora in aumento, pur avendo rallentato il tasso di crescita: USDA stima un incremento produttivo dell’1,1%. Anche in questo caso la ripresa della domanda post-Covid risulta inferiore alle aspettative e questo sta portando il prezzo locale ad avvicinarsi ai prezzi all’import.

Carni Bovine: si apre un ponte tra Italia e Cina
21 Luglio 2023

Di: Marika De Vincenzi ed Ester Venturelli

Le esportazioni di Carni bovine dall’Italia sono diminuite del 15% circa nel primo quadrimestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022. La diminuzione riguarda tutte le principali voci tranne Sego e Lingue bovine congelate. È in aumento, però, l’export di Carni Bovine verso il Belgio (+27%) e quello di Carni fresche o refrigerate verso la Spagna (+30%), terzo Paese acquirente. 

Anche altri Paesi hanno aumentato la domanda di Carni Italiane. Tra questi, recentemente, si è aggiunta la Cina. L’apertura di questo mercato è stato il risultato di una collaborazione di ASSOCARNI con il Ministero della Salute e l’Ambasciata Italiana a Pechino. L’accordo ha concesso il permesso a dodici aziende italiane di esportare in Cina carne bovina. 

I principali fornitori del mercato Cinese di Carne bovina sono Australia e Brasile. Quest’ultimo ha ripreso le esportazioni a Marzo dopo un blocco durato un mese a seguito di due casi di BSE. Tra i Paesi UE, il primo esportatore di Carne Bovina verso la Cina è l’Irlanda, che ha invece riottenuto il permesso di esportare a Gennaio 2023, dopo il blocco causato dalla BSE nel 2020.

Nonostante una grossa fetta del mercato Cinese della Carne Bovina sia già coperta, l’accordo permetterà alle aziende Italiane di proporre prodotti di qualità e guadagnare mercato.

TESEO.Clal.it – Esportazioni Italiane di Carni Bovine

Inflazione, tra miglioramenti e perplessità
19 Luglio 2023

In Cina, a Giugno, sono diminuiti i prezzi dei beni non alimentari, inclusi quelli energetici e dei trasporti. Questo ha fatto sì che, contro le aspettative, l’inflazione annuale si attestasse allo 0%, nonostante sia rimasta in crescita l’inflazione associata ai beni alimentari. In generale, comunque, l’appiattimento dei prezzi indica che l’economia Cinese sta facendo i conti con una domanda particolarmente debole. Il governo Cinese probabilmente prenderà delle misure a fine luglio per favorire la ripresa economica del Paese e queste potrebbero essere associate a nuovi supporti finanziari e monetari. Le aspettative sono, in ogni caso, di un’inflazione superiore a 0 nella seconda metà dell’anno.

Cosa sta succedendo, invece, nei Paesi occidentali?

In Giugno, l’Unione Europea ha registrato un tasso di inflazione in diminuzione rispetto a Maggio grazie ai costi energetici in calo. La variazione annuale è quindi passata da +6,1% a +5,6% rispetto al 2022. I prezzi alimentari a livello Europeo hanno rallentato l’aumento. Anche dagli USA ci sono segnali di miglioramento, con l’inflazione annuale scesa dal +4% di Maggio al +3% a Giugno, tuttavia i Prezzi Alimentari nel Paese sono leggermente aumentati. 

La cosiddetta Core Inflation, che include tutto ciò che non è alimentare o energetico, ha registrato invece un aumento rispetto a Maggio sia in UE che negli USA, evidenziando la persistenza di pressioni diffuse sui prezzi. Per questo la BCE (Banca Centrale Europea) e il FED (Federal Reserve Board) sembrano intenzionate ad aumentare ancora i tassi d’interesse.

Analogamente, in Italia si è arrestata la crescita dell’inflazione e si è registrata una variazione del CPI (Consumer Price Index) dello 0% a Giugno. Questo ha portato la stima per la media complessiva annuale da +7,6% a +6,4%. Secondo ISTAT, il rallentamento è dovuto principalmente ai costi energetici e ai trasporti, mentre le voci dei costi alimentari si dividono, con un ridimensionamento dell’inflazione associata agli Alimentari Lavorati ma un ulteriore aumento degli Alimentari non Lavorati.

L’opinione di Angelo Rossi

Ci sono, quindi, segnali positivi per l’economia, tuttavia, i prezzi rimangono elevati. Per quanto tempo questo sarà sostenibile, prima che la domanda si raffreddi tanto da portare ad una deflazione? 

La Catena di Approvvigionamento, composta da Aziende Agricole, Imprese di Trasformazione e la Distribuzione, può trovare nell’analisi del mercato, nella collaborazione e nella trasparenza gli strumenti per far fronte all’inflazione.

Angelo Rossi, Fondatore di CLAL, Sermide– ITALIA

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