Claudio Truzzi – Responsabile Qualità Metro Italia
“Segmentare l’offerta del Prosciutto San Daniele DOP? La ritengo una scelta corretta, in linea con la necessità di proporre sul mercato tipologie che rispondano meglio alle richieste di consumatori, operatori Horeca e distribuzione, nel rispetto del disciplinare di produzione. Era ora, anzi, che la filiera introducesse diverse stagionature e qualità, legate all’evoluzione del prodotto, per differenziare le fasce di prezzo”.
Claudio Truzzi – responsabile Qualità di Metro Italia, accademico dei Georgofili, profondo conoscitore del mondo delle IG – plaude all’iniziativa del Consorzio del Prosciutto di San Daniele di segmentare produzioni e stagionature e invita anche altri grandi salumi a denominazione di origine protetta a valutare soluzioni analoghe.
“Se possibile, andrebbe adottato un approccio ancora più rigoroso, vietando la stagionatura, negli stessi locali, di cosce non conformi alla Dop. In questo modo, si rafforzerebbe il Made in Italy e si garantirebbe la massima trasparenza ai consumatori, ottimizzando la comunicazione lungo tutta la catena di approvvigionamento”.
Al Sana di Bologna, fiera del biologico, Truzzi ha ribadito la necessità del “menù parlante” nella ristorazione. “L’obbligatorietà, come avviene in Francia e Germania, è fondamentale per una corretta informazione al Consumatore – sottolinea il responsabile Qualità di Metro Italia -. In un piatto simbolo della cucina italiana come prosciutto e melone, ad esempio, sarebbe un importante passo avanti specificare la provenienza e la tipologia sia del melone che del prosciutto crudo, indicando, per quest’ultimo, se DOP o meno, la tipologia, la stagionatura e il produttore.
Anche all’interno dello stesso disciplinare, è giusto valorizzare le specificità dei singoli produttori. Sono convinto che la trasparenza e l’informazione corretta siano sempre vincenti”.
Paul Recla – Presidente del Consorzio Speck Alto Adige
Nel paniere 2025 dell’Istat – utilizzato per misurare l’inflazione – entra lo speck. Partiamo dalla cronaca per toccare i numeri del consorzio e fare il punto con il presidente Paul Recla.
Ventisei aziende locali consorziate, una produzione annuale di 2,8 milioni di Speck Alto Adige Igp, un valore stimato che si colloca fra i 160 e i 170 milioni di euro, una marcata attenzione al territorio e al ricambio generazionale. I numeri del Consorzio Speck Alto Adige, riassunti dal presidente Paul Recla, sono la testimonianza di un prodotto apprezzato in Italia e nel mondo (il 32% della produzione è destinato all’export, con mercati chiave come Germania, Stati Uniti, Francia, oltre 20 Paesi di destinazione). Una bandiera della salumeria Made in Italy apprezzata nel mondo, grazie alla qualità e alla sostenibilità, un faro prezioso che deve illuminare la filiera in un’area dal delicato equilibrio come quello della montagna. Controlli rigorosi completano il quadro.
Presidente Recla, come è cambiato il modo di allevare suini e produrre speck negli anni? Sono cambiati anche i numeri?
42%quota di produzione IGP raggiunta nel 2024
“Nel corso degli anni abbiamo assistito, da un lato, a un incremento della produzione per rispondere a una domanda crescente; dall’altro, abbiamo sempre mantenuto il focus sulla qualità, che per noi è un valore imprescindibile. Un aspetto significativo è l’aumento della quota di produzione certificata Igp, che ha raggiunto il 42% nel 2024. Questo risultato dimostra il nostro impegno a garantire che ogni baffa di speck mantenga gli standard di qualità più elevati, rispettando al tempo stesso i metodi tradizionali di produzione che contraddistinguono il nostro prodotto”.
Digitalizzazione e Intelligenza Artificiale: come potrebbero essere di aiuto per la vostra filiera?
“In termini di salvaguardia del marchio, i controlli di qualità sullo Speck Alto Adige Igp sono effettuati dall’istituto indipendente IFCQ Certificazioni e riguardano l’intera filiera, dalla materia prima al prodotto finito.
Nel 2023 è stato lanciato il nuovo portale di certificazione dell’ente di controllo, elaborato dal fornitore di servizi IT Beantech, e utilizzato da tutti i produttori. Il suo ammodernamento ha consentito l’adeguamento alle nuove possibilità tecnologiche, in risposta anche alle esigenze dei produttori.
Inoltre, considerata una maggiore presenza dello Speck Alto Adige Igp su internet e dei relativi controlli sul marchio, il Consorzio collabora da qualche tempo con l’azienda Griffeshield, il cui algoritmo automatico consente il monitoraggio delle piattaforme di e-commerce in tutto il mondo per la verifica della corretta denominazione Speck Alto Adige Igp e del marchio protetto, nonché per l’eventuale sanzionamento”.
Il bacino produttivo dello Speck Alto Adige Igp è caratterizzato da un’area di montagna. Come mantenere vive le imprese agricole, in uno scenario che ha particolari difficoltà di ricambio generazionale?
La sfida quotidiana di mantenere vive le imprese agricole in montagna
“Mantenere vive le imprese agricole in un territorio come il nostro è una sfida che affrontiamo con determinazione quotidianamente. Lavoriamo a stretto contatto con le istituzioni locali per garantire politiche di sostegno economico e incentivi dedicati alle piccole imprese. Parallelamente, valorizziamo l’unicità del nostro prodotto e del nostro territorio, promuovendo lo Speck Alto Adige Igp come simbolo di qualità e tradizione. Un altro elemento fondamentale è la formazione: investiamo nei giovani, offrendo loro percorsi di apprendimento e affiancandoli nel loro ingresso nel Consorzio”.
La suinicoltura e il mondo dei salumi non è sempre ben visto sul piano della nutrizione e delle diete alimentari. Come dovranno essere impostate le nuove campagne di comunicazione?
Trasparenza, Educazione e Sostenibilità al centro della nostra Comunicazione
“Le campagne di comunicazione devono affrontare queste sfide puntando su trasparenza, educazione e sostenibilità. Da un lato, è importante informare i consumatori sui benefici nutrizionali del nostro prodotto, ad esempio per il suo alto contenuto proteico, che lo rende un alimento prezioso, nonché un secondo piatto e non soltanto un semplice ingrediente da affiancare ad altri prodotti. Dall’altro, con una comunicazione trasparente vogliamo sottolineare il nostro impegno per una filiera sostenibile e responsabile, evidenziando pratiche che rispettano l’ambiente e il benessere animale. Inoltre, collaboriamo con esperti nutrizionisti per garantire una comunicazione autorevole, evidenziando la qualità e le proprietà nutritive che rendono unico lo Speck Alto Adige Igp. Il Consorzio Tutela Speck Alto Adige ha lanciato nel 2023 il Suo primo rapporto di sostenibilità”.
Peste suina africana: come si difende il territorio?
“La protezione del nostro territorio dalla peste suina africana è una priorità. Per questo, adottiamo misure di sicurezza rigorose lungo tutta la filiera. I controlli sanitari sono rigidi e frequenti, e lavoriamo con le autorità locali sulle restrizioni relative ai movimenti degli animali. La collaborazione tra enti pubblici e produttori è fondamentale per prevenire e affrontare eventuali emergenze in modo rapido ed efficace. Il nostro impegno costante è garantire che la produzione di Speck Alto Adige Igp resti sicura e protetta, tutelando al contempo la salute degli animali e l’integrità del nostro prodotto”.
Nel 2024 sono cambiati i consumi di carne, con la carne avicunicola fresca che si conferma la più consumata e occupa il 42% del carrello della spesa, seguita dalla carne suina fresca (18%) e dalla carne bovina fresca (14%). Tra i salumi, il prosciutto cotto domina con il 10% con una preferenza crescente per il peso imposto (trascinato prevalentemente dal fattore comodità), seguito da salame e mortadella (entrambi al 4%) e dal prosciutto crudo (Dop e non Dop, entrambi al 3%).
Nel dettaglio, nell’ultimo trimestre la Carne Bovina ha visto una diminuzione nei consumi, sia a peso variabile (-3.3%) che complessivamente (-1.7%), ma la crescita nei consumi a peso imposto (+4.6%) suggerisce una preferenza per acquisti di porzioni predefinite. L’aumento dei prezzi (+2,4%) potrebbe aver portato a una contrazione della domanda.
Freccia verso l’alto per i consumi Avicunicoli, con l’incremento annuale degli acquisti nell’ordine del 3,7%, grazie anche a una frenata dei prezzi al consumo (-3,2%).
La Carne Suina Fresca ha subito una contrazione dell’1,3% su base annuale, con l’ultimo trimestre che ha invece segnato una certa stabilità. Effetto elastico dovuto al lieve incremento dei prezzi (+1,2%), in parte effetto di una riduzione dell’offerta di carne suina.
Quanto al Prosciutto Crudo DOP, il lieve scostamento verso l’alto dei consumi a peso variabile dell’ultimo trimestre (+0,6%) e l’espansione dei consumi a peso imposto (+2,3%) suggeriscono una crescente preferenza per il prosciutto crudo Dop di alta qualità. Nonostante ciò, c’è una leggera riduzione nei consumi complessivi nel lungo periodo, probabilmente a causa dell’aumento dei prezzi (+2,2% annuale, ma con un -0,1% sul prezzo dell’ultimo trimestre).
L’aumento del prezzo del Prosciutto Crudo non DOP (+1,2% solo nel periodo Ottobre-Dicembre 2024) potrebbe aver orientato il consumatore a preferire prodotti Dop, tanto che le quantità consumate, soprattutto a peso variabile, sono diminuite.
Perché cambiano i consumi alimentari? Ad influenzare il trend dei consumi sono inevitabilmente più fattori, di natura economica, sociale, per salubrità e/o benessere, ma anche per disponibilità di mercato o di cultura e abitudini alimentari, suscettibili delle più diverse influenze.
La strada per le catene di approvvigionamento Made in Italy sembrano però chiare nella loro missione: produrre qualità certificata e riconosciuta, garantire processi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e con ritorni economici in equilibrio per tutti gli attori della filiera, offrire convenienza e salubrità.
Un pubblico particolarmente attento ha partecipato al nostro incontro “Pronto… consumatore?” del 29 novembre, organizzato da CLAL in collaborazione con CremonaFiere e condotto da Francesco Branchi del Team di CLAL.
Martina Tenani del Team di CLAL ha evidenziato il calo del numero di Aziende da Latte in Germania, Francia, Olanda e Italia, ma anche le differenze nelle dimensioni aziendali e nei fattori.
Le Aziende da Latte trovano difficoltà a compiere un ricambio generazionale, ed a reperire personale qualificato, osserviamo tuttavia un aspetto positivo: la maggiore presenza di Allevatrici in ruoli più chiave, anche dirigenziali. Olimpia Cabrini (Società Agricola Sorelle Cabrini, Cremona) e Laura Dalledonne (Società Agricola Dalledonne Angelo e Laura) hanno condiviso con la platea la loro esperienza, fatta di studi anche distanti dal mondo agricolo, esperienze lavorative diversificate, e infine la scelta di impegnarsi nell’Azienda di famiglia. Poi le difficoltà, ma anche tanta passione e l’importanza della famiglia.
La famiglia è stata un elemento centrale anche nell’intervento di Vittorio Fiore, Italy Corporate Communication and Sustainability Director del Gruppo Lactalis Italia, che ha raccontato come sia diventato necessario per il Gruppo comunicare la propria identità al consumatore, ed ha invitato a riscoprire il valore dell’imprenditorialità e quanto la famiglia possa aggiungervi.
“Magnetica” la presentazione della Professoressa Francesca Checchinato, Dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari di Venezia, dal titolo “La sfida di comunicare l’Allevamento al Consumatore”, creata ad hoc per questo incontro presso le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. Checchinato ha analizzato l’importanza di comunicare l’Allevamento sia per il Consumatore, sia per meglio reperire personale. Importanti spunti dai quali partire per riflettere su chi dovrebbe comunicare l’Allevamento, e come; partendo da una maggior conoscenza del consumatore, e dal concetto cardine che questa comunicazione va fatta “insieme”, tutta la filiera.
Un riscontro pratico è arrivato dall’esperienza dell’allevatore BIO Davide Pinton – Società Agricola Juvenilia di Schio (VI).
Poiché il Benessere Animale è tra gli argomenti che toccano maggiormente la sensibilità del Consumatore, Francesca Ceola, Responsabile di schema in CSQA, ha spiegato cos’è e come funziona il Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA): la nuova certificazione nazionale unica italiana che può apparire in etichetta, e alla quale tutte le certificazioni ed i claim di benessere animale dovranno convergere entro un anno.
Ha concluso la sezione dedicata alla comunicazione Renata Pascarelli, Direttrice Qualità e Sostenibilità presso Coop Italia, che ha presentato ai partecipanti la filiera integrata quale modello organizzativo per portare avanti efficacemente progetti di filiera che tengano conto del Consumatore.
Partendo dal rallentamento delle consegne di latte in Germania e Olanda, Mirco De Vincenzi e Alberto Lancellotti del Team di CLAL hanno presentato andamento e attese per il mercato lattiero-caseario internazionale e nazionale, con un attento focus conclusivo sull’andamento dei costi alla stalla.
La sala si è infine animata con un vivace dibattito che ha coinvolto operatori quali Antonio Auricchio – Presidente di Afidop, Tiziano Fusar Poli – Presidente di Latteria Soresina, Renato Zaghini – Presidente del Consorzio di Tutela Grana Padano DOP, Giovanni Guarneri – Presidente del comitato di settore lattiero-caseario presso Confcooperative, Giovanni Garbelli – Presidente di Confagricoltura Brescia, Antonio Boselli – Allevatore, Piercristiano Brazzale – Brazzale SpA, Emanuele Balliana – Allevatore sardo socio della Cooperativa Arborea.
Il consumatore vuole conoscere. Sta alla filiera, ora, raccontarsi.
Nella mattinata del 29 Novembre 2024, dalle 10:00 alle 13:00 nella Sala Ponchielli presso le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona prenderà vita un incontro che coinvolge tutta la Catena di Approvvigionamento Lattiero-Casearia.
L’obiettivo principale dell’incontro, organizzato da CLAL in collaborazione con CremonaFiere, sarà comprendere come si comunica l’Allevamento da Latte al Consumatore.
Di seguito l’agenda dell’incontro:
10:00 Introduzione – Angelo Rossi e Francesco Branchi, CLAL
10:20Evoluzione delle Aziende Agricole da Latte in Europa – Il Team di CLAL
10:30La prospettiva delle Allevatrici Latte italiane
10:40La sfida di comunicare l’Allevamento al Consumatore – Francesca Checchinato, Università Ca’ Foscari di Venezia
11:00Comunicare il valore dell’Allevamento: esperienze in Lactalis – Vittorio Fiore, Gruppo Lactalis Italia
11:15Il Percorso del Benessere Animale – Francesco Branchi, CLAL
11:20 SQNBA: certificare il Benessere Animale – Francesca Ceola, CSQA
11:35 Filiere Integrate: il valore per Allevatori e Consumatori – Renata Pascarelli, Coop Italia
11:50Mercato Lattiero-caseario e Costi – Mirco De Vincenzi e Alberto Lancellotti, CLAL
12:15Dibattito con il pubblico
13:00Termine dei lavori
La platea sarà per prima cosa aggiornata dal Team di CLAL sulla consistenza di Aziende Agricole e Capi da Latte in Europa (Italia, Germania, Francia e Olanda) offrendo lo spunto per l’intervento di alcune Allevatrici italiane, che trasmetteranno al pubblico il loro punto di vista circa l’evoluzione della stalla da latte ed il loro prezioso ruolo in azienda, ancor più strategico in un momento in cui effettuare un ricambio generazionale e reperire personale preparato risulta particolarmente difficile.
Si entrerà nel vivo della comunicazione dell’Allevamento con la Professoressa Francesca Checchinato, Dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha elaborato per i partecipanti alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona uno studio dedicato. Con la Professoressa Checchinato cercheremo dunque di capire chi dovrebbe comunicare l’Allevamento al Consumatore, con che modalità e quali sono i temi più importanti ed efficaci da veicolare.
Un esempio pratico di comunicazione al Consumatore verrà illustrato da Vittorio Fiore, Italy Corporate Communication and Sustainability Director del Gruppo Lactalis Italia, che spiegherà la visione di Lactalis del tratto d’unione tra Consumatore e Allevamento.
Il Benessere Animale non è un traguardo, ma un percorso, ed oggi in Italia si sta compiendo un nuovo passo col Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA). Una certificazione che può apparire in etichetta, e alla quale tutte le certificazioni ed i claim di benessere animale dovranno convergere entro un anno. Ma cosa comporta per gli Allevatori? E cosa significa per la Filiera? Lo spiegherà con chiarezza Francesca Ceola, Responsabile di schema SQNBA del CSQA.
Il futuro del settore lattiero-caseario dipende anche da quanto la Catena di Approvvigionamento saprà dialogare e condividere progetti comuni, come nel modello della Filiera Integrata. La sequenza di punti vista sulla comunicazione si concluderà dunque con Renata Pascarelli, Direttrice Qualità e Sostenibilità presso Coop Italia, che spiegherà ai partecipanti come funziona una filiera integrata, quali elementi positivi vi coglie il Consumatore e qual è il ruolo dell’Allevatore.
Il Mercato lattiero caseario e le sue prospettive saranno il grande protagonista dell’ultima presentazione dell’incontro, con l’analisi internazionale e nazionale del Team di CLAL e un attento focus sull’andamento dei costi alla stalla.
A seguire, la sala si animerà di un dibattito con la platea, dove ascolteremo altri punti di vista dalla Filiera.
Formalmente si chiama “indagine sui prodotti anti-dumping sulla carne suina” condotta da Pechino, di fatto è l’anticamera di possibili dazi sulle esportazioni comunitarie di carne suina (e, a quanto pare, anche dei prodotti lattiero caseari). Logico che le filiere europee che producono carne suina – a partire dagli allevatori – siano alquanto preoccupate, alla luce di esportazioni che verso la Cina hanno toccato nei primi sette mesi del 2024 le 284.000 tonnellate nel segmento delle carni fresche e congelate e 1.017 tonnellate nel settore dei salumi. Volumi inferiori, in verità, rispetto agli anni precedenti (1.535.000 tonnellate di carni fresche e congelate nel periodo record fra gennaio-luglio 2021 e 1.833 tonnellate di salumi fra gennaio e luglio 2023), ma un’eventuale imposizione di dazi da parte di Pechino decreterebbe a tutti gli effetti un ulteriore calo dell’export dall’Ue-27.
I numeri elaborati da Teseo evidenziano, infatti, una flessione del 45,24% tendenziale nell’import cinese di Carni fresche, refrigerate o congelate dall’UE nei primi sette mesi del 2024. Complessivamente, è in calo l’import complessivo di carne suina e salumi da parte di Pechino (-25,94% rispetto a gennaio-luglio 2023); tutti i fornitori, dal Brasile agli Stati Uniti, stanno registrando contrazioni dell’export, complice anche un calo della domanda dei Consumatori cinesi con ogni probabilità dipesa da prezzi di mercato in crescita e che per il prodotto locale hanno superato lo scorso luglio i 4 dollari al chilogrammo.
In un contesto di import negativo, colpisce la nuova rotta commerciale stabilita con la Russia, che punta nel giro di tre o quattro anni a coprire circa il 10% dell’import cinese di carne suina
CLAL.it – Cina: importazioni di Carni Suine (inclusi Salumi)
Il mercato in Italia
Nel frattempo, il mercato in Italia ha reagito con un aumento dei prezzi dei suini in CUN a MANTOVA (2,110 €/kg il prezzo dei grassi da macello nel circuito tutelato) e una crescita dei principali tagli di carne fresca. La coscia fresca per crudo, con l’ultima quotazione alla CUN di PARMA, ha nuovamente superato il tetto dei 6 euro al chilogrammo (6,010 €/kg).
Nel trimestre Aprile-Giugno 2024, i consumi retail di Carne sono diminuiti in quantità sia per il settore suinicolo (-3,9%) che bovino (-1,5%), a cui è corrisposto anche un calo dei valori tendenziali. Al contrario, sono aumentati i consumi di Carne avicunicola (+7,3%) evidenziando uno spostamento dei consumatori verso tipologie di carne più economiche.
Il dettaglio delle Carni Suine mostra che tutte le voci hanno registrato variazioni negative sia per quantità che per valore. La variazione maggiore è associata ai Salami, diminuiti dell’11% in quantità e del 7,3% in valore, mentre la riduzione minore è per il Prosciutto Cotto che è calato dello 0,45% in quantità, mantenendo un leggero aumento in valore (+0,25%).
Fra i dati da considerare (il riferimento questa volta è al primo semestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023), vi è la frenata del prosciutto non Dop che cala maggiormente (-5,8%) rispetto a quello a denominazione di origine protetta (-5,1%).
Tra le ragioni a monte di questi dati c’è sicuramente l’inflazione, che riduce il potere d’acquisto dei Consumatori che, di conseguenza, modificano il proprio carrello della spesa. Oltre a ciò, queste tendenze potrebbero essere state favorite dal maltempo di Maggio e Giugno, che ha ridotto le grigliate, una maggiore promozione delle carni bianche rispetto a quelle rosse e uno spostamento culturale verso un minore consumo di quest’ultime per motivi salutistici.
Qualche segnale di timida speranza dai consumi retail negli ultimi due mesi (Maggio-Giugno 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023): la carne suina fresca registra un rimbalzo positivo dell’1% in quantità e dell’1,2% in valore. Un po’ poco, in verità, ma è l’inversione di tendenza che deve essere interpretata positivamente, assieme alla ripresa dei consumi di carne bovina fresca (+1,2% in quantità e +1,4% in valore) e al solito sprint della carne avicunicola fresca (+7,9% in quantità e +0,8% in valore).
Restano negative anche nel bimestre Maggio-Giugno 2024 le vendite di salumi, con una recessione che abbraccia praticamente tutti i prodotti. Resiste solamente il prosciutto cotto: -0,12% in quantità fra Maggio e Giugno 2024 sullo stesso periodo dell’anno precedente.
“Quello che stiamo vivendo è uno scenario di transizione e di difficili previsioni. Un dato, però, è inconfutabile: il numero di suini per le produzioni DOP è in calo e, in previsione, almeno fino all’autunno dovremo fare i conti con una minor disponibilità di materia prima per le produzioni tutelate”.
Stefano Borchini, Prosciuttificio SLEGA
A dirlo è Stefano Borchini, titolare insieme al fratello Massimo del Prosciuttificio Slega di Langhirano, che non nasconde la propria preoccupazione e sollecita al più presto un patto di filiera fra gli Operatori. “I costi di produzione per gli Allevatori sono diminuiti – afferma Borchini – e forse è giunto il momento di avviare un dialogo proficuo fra i vari anelli della Catena di Approvvigionamento (CA), perché, fino a quando si ragionerà solamente tenendo come riferimento domanda e offerta e con un orizzonte temporale non sul medio periodo ma sulla settimana successiva, non si riuscirà a costruire una progettualità per il settore”.
Sullo sfondo poi, “si devono fare i conti con il calo generalizzato dei consumi (volumi), per effetto di un diminuito potere di acquisto delle famiglie, orientate quindi a cercare convenienza e comprare solo l’indispensabile, riducendo gli sprechi”.
La scarsa disponibilità di materia prima per il circuito tutelato e le probabili pressioni sui prezzi, secondo Borchini, “potrebbero spingere le imprese dei Distretti delle Dop a sostituire la mancata produzione Dop con produzioni di prosciutti non Dop, che – costando meno -, una volta stagionati probabilmente faranno concorrenza a quelli tipici, col rischio di innescare ulteriori pressioni e turbative”.
Sul fronte del mercato, giovedì in CUN i suini grassi da macello del circuito tutelato hanno registrato un aumento dei prezzi ed era da Aprile che non si verificava. “I macelli hanno diminuito i volumi macellati, ma la flessione del numero dei suini disponibili sembra essere stata ancora più forte – commenta Borchini -. E le prospettive di una minore offerta di capi per i prossimi mesi avranno conseguenze sui prezzi d’acquisto delle cosce fresche facilmente intuibili”.
Emore Magni – Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano
“Il prossimo Giugno parteciperemo a New York al Fancy Food, rassegna agroalimentare di riferimento Oltreoceano, e cercheremo di capire il sentiment degli Operatori in due mercati di grande importanza come quello statunitense e quello canadese. Nel frattempo, stiamo collaborando con diversi istituti per confermare che con oltre 400 giorni di stagionatura non vi sono problemi connessi alla Peste suina africana”. Così Emore Magni, Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano, una delle grandi DOP della salumeria italiana con 18 Produttori consorziati e una produzione intorno ai 330mila pezzi all’anno, con una crescita nel 2023 del 6% in volume.
“L’obiettivo – prosegue Magni – è quello di crescere, anche grazie all’attrazione di grandi aziende che stanno investendo in Toscana”. L’export, inevitabilmente, è una leva strategica per affermarsi.
Il periodo, tuttavia, è da montagne russe, con incognite che il linguaggio automobilistico definirebbe da “stop-and-go”. “Stiamo attraversando un momento storico particolare – puntualizza Magni -. Veniamo da un periodo in cui il costo della materia prima è stato molto alto, in cui abbiamo raggiunti picchi storici, e che ora si stanno lentamente abbassando. Mentre le produzioni, dopo un’ottima crescita tra la fine 2023 e l’inizio del 2024, oggi stanno leggermente calando”.
Ora pesa l’incognita della PSA, che – incrociando le dita – ad oggi non è approdata in Toscana. “Non sappiamo, però, con quale mercato ci andremo a confrontare, perché quando si creano incognite su un grande player come il Prosciutto di Parma, di colpo si potrebbe erodere qualsiasi marginalità”.
Inoltre, c’è il tema dei Consumi strettamente collegato. “Abbiamo segnali positivi su export e banco taglio, mentre abbiamo riscontrato qualche rallentamento nel pre-affettato – commenta il Direttore del Consorzio del Prosciutto Toscano -. Nelle prossime settimane esploreremo da vicino il mercato nordamericano e nel complesso restiamo fiduciosi”.
Come sarà il 2024 per la suinicoltura italiana? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Villani, Presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele DOP.
Giuseppe Villani – Presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele
“In questa fase la filiera è troppo squilibrata, con gli Allevatori che hanno avuto una buona marginalità nel 2023 e gli anelli a valle che hanno dovuto fare i conti con riduzione delle macellazioni, costi molto elevati, sforzi notevoli sul piano economico e finanziario – analizza Villani -. Ritengo che si vada verso un nuovo equilibrio del sistema e che il prezzo del suino torni sotto i 2 €/kg, anche abbastanza rapidamente”.
Se parliamo di anomalie, “mai avevamo vissuto una riduzione così forte del patrimonio suinicolo e dei prosciutti DOP, una condizione che temo metterà fortemente sotto pressione il comparto dei prosciutti a denominazione d’origine, che dovrà fare i conti con prezzi ancora molto sostenuti”.
Il 2024 resterà, quindi, un anno particolarmente critico per chi stagiona e vende prosciutti DOP, con una minore propensione ad acquistare cosce fresche, aspetto che contribuirà a mantenere i listini su valori elevati, secondo Villani.
Chi, invece, non sarà vincolato ad acquistare carne suina italiana, “potrebbe rivolgersi all’estero per tagli come spalla, trito, pancetta, innescando molto probabilmente una discesa dei prezzi”.
Altro elemento di rottura rispetto al passato riguarda la tipologia dei suini. “Il suino estero non è più così diverso da quello italiano: una volta il divario era fra i 100-120 kg del maiale estero contro i 180 di quello italiano; oggi con i nuovi disciplinari della DOP, che giudico positivamente perché avremo una produzione di capi più uniforme, si riduce il gap di peso con l’estero; fuori Italia sono arrivati ad allevare maiali fra i 120 e i 140 kg di media. Questo dovrebbe orientare il mercato su un calo dei tagli del suino italiano”.
Altra variabile inedita riguarda i nuovi Consumatori e l’offerta sugli scaffali. “Oggi il Consumatore si trova una gamma di offerta maggiore rispetto al passato e fra Millenial e nuove generazioni è venuta meno l’esperienza storica di acquistare i famosi due etti di prosciutto DOP – osserva Villani -. A questo si aggiunge la campagna di comunicazione che invita a ridurre i consumi di carne e salumi, che temo registreranno un trend discendente fisiologico, ma senza cali vertiginosi. Siamo un mercato maturo, con andamenti più o meno stabili, non dovremo allarmarci”.
Essenziale sarà “continuare a migliorare sul fronte della qualità, del benessere animale, perché un suino che sta meglio è anche più buono”. E in questo contesto Villani tributa un riconoscimento agli Allevatori, “oggi più consapevoli del loro ruolo nell’ambito della sostenibilità, in ragione del quale mi sento ottimista”.
TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi €/kg