In questo periodo di turbolenze sui dazi d’importazione, India e Stati Uniti stanno procedendo con il progetto di concludere un accordo commerciale che potrebbe arrivare ad un valore di 500 miliardi di dollari nel 2030. Questo richiederà nei prossimi mesi intensi negoziati sulla riduzione delle tariffe e di altre barriere commerciali ed entrambe le parti dovranno concordare il livello di liberalizzazione degli scambi per renderlo reciprocamente vantaggioso.
Il mercato indiano di alimenti e bevande ha un tasso di crescita annuo intorno al 10% e si prevede che nel 2028 possa raggiungere un valore di 550 miliardi di dollari, rendendolo particolarmente attraente. L’India applica dei dazi sui prodotti agricoli che ammontano in media al 39% con punte del 45% sugli oli vegetali e del 50% su mele e mais. Gli Stati Uniti ritengono che questo rappresenti una barriera commerciale da superata per riequilibrare i flussi commerciali. Infatti nel 2024, le esportazioni statunitensi di prodotti agricoli ed affini in India ammontavano a quasi 2 miliardi di dollari, mentre le esportazioni agricole indiane verso gli Stati Uniti valevano circa 5,5 miliardi di dollari.
Dato il reddito pro-capite relativamente basso, l’India sarebbe orientata a mantenere dei dazi per un’ampia gamma di prodotti agricoli ed anche per alcuni beni industriali, senza puntare alla parità tariffaria prodotto per prodotto ma riducendo il livello tariffario complessivo (medio) ad un valore molto più basso per gli Stati Uniti. Questo facilitando le importazioni di prodotti quali mandorle, mirtilli rossi, farina d’avena, pistacchi, noci.
Bisogna poi tener conto delle questioni normative. Ad esempio, gli USA sono desiderosi di esportare Soia e Mais; l’India ha bisogno di Mais per incrementare la produzione di Etanolo, ma i suoi regolamenti vietano l’Etanolo prodotto con cereali importati ed inoltre, a differenza degli USA, non ammette colture geneticamente modificate. Altri temi sul tavolo riguardano le regole generali sulle importazioni o le normative sanitarie e fitosanitarie indiane sulle importazioni di prodotti alimentari. Per i lattiero-caseari, oltre a tariffe fino al 60% su alcuni prodotti, l’India richiede che questi provengano da animali non alimentati con farine di sangue o sottoprodotti simili.
Anche se il negoziato si presenta dunque tutt’altro che semplice, il dinamismo indiano per realizzare accordi commerciali di libero scambio con i Paesi ad economia avanzata segna la volontà di uscire da una mentalità protezionistica e di prepararsi a trattare con il mondo da una posizione autorevole.
Fonte: Reuters
