Allevamento ed emissioni: il dilemma olandese
22 Febbraio 2018

L’Olanda è nota per la produzione di latte e formaggio. Il fatto che un paese così piccolo sia il quinto maggior esportatore mondiale di lattiero-caseari dimostra quanto efficiente ed organizzata sia la sua produzione, il cui incremento è stato reso possibile anche grazie alle importazioni a basso costo di soia, cereali ed altri alimenti per il bestiame.

Però la superficie del paese non è sufficiente per smaltire le deiezioni solide e liquide emesse dalle sue vacche, tant’è che i tenori di fosfati nel terreno superano i limiti posti dai regolamenti UE. Inoltre, l’Olanda, dopo Malta, ha la minore biodiversità fra i paesi europei e l’80% delle aziende agricole produce più letame di quanto può legalmente smaltirne, il che porta ad un sovra-spandimento che inquina il terreno e l’ambiente. 

Olanda
riduzione del numero di vacche del 40%entro 10 anni, richiesta dal WWF

Non deve sorprendere allora che la società civile punti il dito contro l’allevamento animale, fino a chiedere di ridurre del 40% il numero di vacche nei prossimi 10 anni. In un paese dove le condizioni medie di vita sono a livelli elevati, il rispetto dell’ambiente diventa un sentimento molto più sentito che in altri paesi ad economie più deboli.

Per reagire a tale situazione FrieslandCampina, la cooperativa che raccoglie l’80% del latte olandese ed i cui prodotti sono presenti un po’ in tutto il mondo, paga un premio agli allevatori che adottano il pascolo e collabora col WWF per migliorare i livelli di biodiversità nell’azienda agricola.

Anche un settore all’avanguardia nel mondo per organizzazione, ricerca, tecnica, efficienza produttiva, export, non può restare insensibile alla sostenibilità ambientale!

Olanda – Export di Manze da riproduzione
Olanda – Quadro triennale del numero di vacche macellate

Fonte: The Guardian

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.

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