La tecnica al servizio della produzione agricola
1 Aprile 2015

Dal 1948, l’area coltivata in Israele è passata da 1650 a 4350 chilometri quadrati, e la superficie coltivata da 30 mila a 190 mila ettari.

Nel 1950 ogni agricoltore alimentava 17 persone; nel 2010, 113. Attualmente è attiva in agricoltura solo il 2% della popolazione, che fornisce però il 95% dei bisogni alimentari e delle materie prime necessarie alle imprese di trasformazione del paese.

Circa il 60% delle terre coltivate si trova nell’area desertica del Néguev. Fra il 1999 ed il 2009 la produzione agricola totale è aumentata del 26%, benché il consumo di acqua sia diminuito del 12% grazie all’introduzione di tecniche avanzate di irrigazione e controllo delle perdite nelle condotte idriche.

Nel 2010, Israele esportava il 33% dei vegetali, 27% dei fiori, 16% della frutta ed il 9% degli agrumi che produceva.

S/STEMA STALLA
S/STEMA STALLA

Le stalle olandesi sono pronte per il post quote latte
18 Marzo 2015

In Olanda la produzione lattiero-casearia è strategica: 17.800 stalle con 1,55 milioni di vacche producono oltre 12 milioni di tonnellate di latte, trasformate da 22 imprese in 55 stabilimenti. I 2/3 del latte è destinato alla trasformazione casearia e le esportazioni rappresentano il 65% del totale.

Nel 70% dei casi le vacche sono al pascolo da aprile a novembre, pratica tradizionale e percepita positivamente dall’opinione pubblica, mentre gli allevamenti più grandi praticano la stabulazione per questioni gestionali ed organizzative; circa 2000 stalle hanno robot di mungitura.

Questa struttura ed organizzazione permette alle stalle olandesi di essere pronte per il post quote, con potenzialità di aumento produttivo, come ha dimostrato l’incremento delle consegne registrato nella prima metà dello scorso anno, poi rallentato nella prospettiva del super prelievo combinata ad un prezzo del latte inferiore all’anno precedente. Però il fattore limitante la potenzialità produttiva, è la normativa ambientale riguardanti le emissioni di fosfati e nitrati. Una nuova norma stabilisce che l’incremento produttivo sarà possibile solo se sarà garantita la possibilità di trattamento degli effluenti.

Fonte: Dairy Herd

Olanda: Export lattiero caseario in Valore (€)
Olanda: Export lattiero caseario in Valore (€)

Buone prospettive per la domanda mondiale di fieno di medica
6 Marzo 2015

A livello mondiale resterà sostenuta nel medio periodo la domanda per il fieno di medica di alta qualità, anche se la recente diminuzione nel prezzo del latte comporterà una riduzione dei prezzi per il calo delle richieste nelle maggiori aree di acquisto, Cina ed Emirati Arabi in testa. Basti considerare che la Cina copre il 20% delle esportazioni totali di fieno USA.

In California i prezzi si sono già ridotti a 250-290 Dollari per tonnellata rispetto al picco di 339 Dollari raggiunto lo scorso anno per il fieno di medica di ottima qualità. La ridotta domanda mondiale ed un Dollaro più forte rallentano dunque le prospettive di esportazione, per cui gli agricoltori quest’anno punteranno più sulla produzione di un fieno di qualità che sulle rese.

A questo contribuisce anche la necessità di far fronte ad una permanente scarsità di acqua irrigua e la conseguente competizione fra diverse colture.

Nel corso degli ultimi 10 anni il prezzo del fieno di medica è più che raddoppiato e le previsioni di Rabobank restano comunque buone, nonostante la volatilità che si fa sentire anche in questo settore.

Fonte: AGweb

Alimento Simulato
Alimento Simulato

Il Cile effettua la prima esportazione di manze gravide in Cina
25 Febbraio 2015

Si tratta del primo carico di 7 mila animali su di un totale di 20.000 capi di bestiame che si prevede vengano inviati nel paese asiatico entro il prossimo anno, dal momento che le autorita’ di Pechino stanno cercando di incrementare la capacita’ produttiva interna per quanto riguarda carne e latte.

La decisione della Cina di certificare il Cile come uno dei pochi paesi autorizzati per importare bestiame vivo, riflette gli sforzi profusi negli ultimi anni dal paese sud americano per migliorare la qualita’ genetica del bestiame nazionale ed incrementare gli standard sanitari negli allevamenti. Le autorità cilene prevedono che le esportazioni potranno continuare nell’arco del prossimo decennio.

Le 7 mila giovenche da inviare in Cina sono state selezionate dopo attenti esami veterinari da un gruppo di 8.000 animali in circa 300 allevamenti. Prima della spedizione, avvenuta dal porto meridionale di Puerto Montt il 26 dicembre scorso, gli animali sono stati sottoposti ad un periodo di 30 giorni di quarantena.

Nel corso degli ultimi 20 anni, il Cile ha condotto delle campagne per eradicare tubercolosi bovina, brucellosi ed afta epizootica ed attualmente il paese sta sviluppando programmi quali l’impiego di seme sessato per avere un numero sufficiente di animali da esportare. Altro investimento per l’export degli animali vivi, riguarda la predisposizione di adeguate infrastrutture portuali.

Fonte: GlobalMeat

 

CLA.it – Cina: Produzioni di latte ed Export in equivalente latte
 Cina: Produzioni di latte ed Export in equivalente latte

La concentrazione degli allevamenti da latte in Francia
17 Febbraio 2015

Uno degli effetti della fine delle quote latte potrà essere l’accelerazione nella concentrazione degli allevamenti, dinamica già ben avviata in paesi come Danimarca, Olanda o Gran Bretagna. Questo è quanto si prevede in Francia, dove attualmente solo il 16% delle aziende da latte hanno più di 100 vacche, contro l’80% della Gran Bretagna. Fra cinque anni, questa percentuale potrebbe arrivare al 32%, con una concentrazione significativa nei territori più vocati di pianura, dove già si è manifestata la maggior tendenza alla concentrazione negli allevamenti ed alla crescita produttiva.

Non è un caso se dal 2006 la produzione di latte, pur aumentando in media del 10%, si sia ridotta del 22% nelle regioni del sud ovest, meno vocate. Questa redistribuzione della produzione di latte nel territorio, risulta evidente considerando che dal 2008 il 25% delle aziende agricole con una produzione superiore ai 7.000 quintali ha aumentato la produzione del 40%. Si è trattato delle aziende più performanti e strutturate, con quelle collocate in zona di pianura che hanno segnato incrementi produttivi pari quasi al doppio di quelle di montagna.

I Produttori Latte Italiani ritengono possibile una concentrazione degli allevamenti? Con quali opportunità / sfide?

Fonti: Web-agri, Institut de l’Elevage

TESEO - Francia: Aziende e capi da latte per estensione agricola
Francia: Aziende e capi da latte per estensione agricola
Italia: Aziende e capi da latte per estensione agricola
Italia: Aziende e capi da latte per estensione agricola

Coltivazioni OGM decise dai singoli paesi UE
2 Febbraio 2015

Il Parlamento europeo, con 480 voti a favore, 159 contro e 58 astensioni, ha indicato che il divieto di coltivazioni OGM potrà essere deciso dai singoli paesi membri.

Sebbene la normativa europea preveda il principio della coltivazione degli OGM approvati dalla UE, di fatto solo il mais Monsanto MON810 viene attualmente coltivato.

I paesi contrari agli OGM e fra questi Austria, Francia e Germania, potranno continuare a vietarne la coltivazione, mentre i paesi favorevoli, come Regno Unito e Spagna, prefigurano la possibilità di autorizzare anche altre coltivazioni. Il dibattito nella UE è tuttora acceso, con posizioni diverse anche all’interno dei paesi membri. Nel Regno Unito ad esempio, solo l’Inghilterra permette la coltivazione di OGM, mentre Scozia e Galles la vieta.

La decisione non soddisfa nemmeno le diverse associazioni, seppur per ragioni diverse: quelle ambientaliste non sono soddisfatte, temendo il pericolo di contaminazioni fra culture OGM e non OGM; il settore biotecnologico invece, attraverso l’associazione europea delle bioindustrie EuropaBio esprime riserve ritenendo che la decisione europea rappresenti un blocco all’innovazione ed alla competizione sul mercato mondiale.

Fonte:  Parlamento Europeo

In crescita l’export USA di animali da latte
28 Gennaio 2015

Il mese di novembre 2014 ha fatto registrare, con 2.388 capi venduti, il secondo maggiore dato semestrale di vendite all’estero per vacche da latte. Questo è stato determinato dagli acquisti da parte della Russia che è tornata in modo significativo ad affacciarsi sul mercato internazionale dopo due mesi di assenza, importando 1.300 capi e divenendo così il primo paese di destinazione, seguita dal Messico che a novembre ha importato 818 capi e dal Canada che ne ha importati 143.

Il valore totale di tali esportazioni è pari a 4,7 milioni di Dollari.

Si calcola che negli undici mesi del 2014 gli USA abbiano esportato 31.300 vacche da latte, con un notevole calo rispetto all’anno precedente, ma anche il livello più basso dal 2009. L’elevato prezzo del latte dello scorso anno può spiegare questo andamento.

Su base annuale, il Messico resta la prima destinazione per la vendita di vacche da latte con 12.366 capi, seguito dalla Russia con 9.809 capi.

Per facilitare l’esportazione di bestiame USA, bovini, suini e ovi-caprini, è stata decisa la realizzazione per il 2016 di uno specifico terminal cargo all’aeroporto Kennedy di New York, che opererà 24 ore ogni giorno ed avrà tutte le strutture di controllo, ricovero e sosta conseguenti alle operazioni di carico e scarico degli animali.

Quale limite alla resa di latte per vacca?
24 Febbraio 2014

Negli USA, dal 1990 ad oggi, il numero di vacche da latte è sceso da circa 10 milioni di capi a 9,2. La resa media di latte per capo è invece passata da circa 6.800 kg a 9.680 kg con un incremento decennale, fra il 2002 ed il 2011, del 14,7%.  Le proiezione USDA al 2020 indicano un numero di vacche da latte di poco inferiore a quello attuale ma, di contro, un notevole aumento delle rese per capo, che si stima arrivino a superare  gli 11 mila kg.  Appare dunque legittimo chiedersi quale sia il limite alla potenzialità nella produzione di latte.  Bisogna considerare che se negli USA la media produttiva per capo è pari a 9.680 kg all’anno, alcune stalle hanno già una media di 13 mila kg di latte per capo e degli  animali raggiungono rese eccezionali, superando anche i 22 mila kg  di latte all’anno. Questo indica l’esistenza di margini potenziali per fare salire notevolmente la produzione di latte per vacca, anche perché  le conoscenze scientifiche in campo bovino non hanno raggiunto una loro maturità, come ad esempio per il settore avicolo. D’altronde, già oggi in Israele la resa media di latte per capo si aggira sui 12.400 kg all’anno. Le potenzialità da sfruttare sono pertanto notevoli e riguardano aspetti quali il miglioramento dell’efficienza aziendale, il ruolo dell’alimentazione e quello  del benessere animale. Questo per avere soggetti non solo più produttivi, ma anche più longevi. L’ambiente in cui vengono allevate le bovine acquista dunque sempre più rilevanza, così come le tecniche di allevamento e le tecnologie utilizzate: da spazi confortevoli, a temperature adeguate, ad operazioni di mungitura appropriate. I soggetti con elevate produzioni hanno  un metabolismo basale paragonabile a quello di un atleta olimpico e come tali debbono essere trattati. E’ positivo che meno vacche producano più latte perché questo significa anche meno emissioni carboniose o di metano. Grazie al miglioramento nella efficienza dell’allevamento, le emissioni di gas ad effetto serra prodotti per kg di latte si sono già considerevolmente ridotte e questo è ancora più significativo negli animali con le rese più alte.

Informazioni sulla resa di latte per vacca in Italia ed in alcuni Paesi UE-28 sono disponibili all’interno del progetto S/STEMA STALLA di CLAL.it

CLAL.it – Kg di Latte per Capo (media annuale) di alcuni Paesi UE-28
CLAL.it – Kg di Latte per Capo (media annuale) di alcuni Paesi UE-28