Un piano nazionale del Regno Unito per la sostenibilità
30 Ottobre 2017

Il governo inglese ha appena pubblicato il piano d’azione strategico al 2050 sulla riduzione delle emissioni ed il miglioramento dell’efficienza produttiva per il comparto di alimenti e bevande (Food & Drink Joint Industry Industrial Decarbonisation and Energy Efficiency Action Plan). Si tratta di un complesso di interventi a sostegno di nuove tecnologie e forme di collaborazioni lungo la filiera produttiva.

I produttori di latte inglesi, consapevoli del loro ruolo, hanno accolto favorevolmente questa iniziativa che li stimola a collaborare intensamente con le strutture pubbliche e con i diversi operatori per assicurare un futuro a tutto il settore lattiero caseario del paese.

30%di emissioni di carbonio in meno al 2025

Il piano prevede misure di sostegno ed accompagnamento al settore lattiero caseario per raggiungere degli obiettivi ambiziosi di efficientemente energetico, uso appropriato delle risorse idriche e riduzione delle emissioni. I primi risultati concreti sono attesi al 2020 ed al 2025 per ridurre del 30% le emissioni di carbonio in termine di consumi energetici ed azzerare i residui dispersi nel terreno.

Dairy UK, l’organizzazione del settore lattiero-caseario inglese, ha costituito un apposito gruppo di lavoro per individuare i punti cruciali di produzione degli scarti lungo la filiera ed un comitato che si confronta sulla tematica della sostenibilità con le associazioni ambientali e caritative.

Questo permette di avere una collaborazione sinergica fra le diverse realtà pubbliche, produttive e dei consumatori, comprese anche quelle finanziarie, per un unico obiettivo: sviluppare l’attività economica in modo efficace e duraturo, per soddisfare la domanda di prodotti ottenuti in modo trasparente e rispettoso dell’ambiente e delle realtà sociali.

Agire per la sostenibilità significa non solo operare bene nella propria azienda, ma adottare azioni condivise lungo tutta la filiera produttiva, fino ai consumatori.

Ripartizione delle emissioni di N2O nel mondo agricolo

Fonte: New Food magazine

Foraggi di qualità per un’elevata produzione di latte
2 Ottobre 2017

È risaputo come la qualità dei foraggi sia fondamentale per la produzione di latte e si ritiene che per sostenere alte produzioni occorra avere razioni con grandi quantità di concentrati. Ora però uno studio condotto in Wisconsin su allevamenti che producono oltre 130 quintali di latte per vacca, dimostra che tale produzione dipende non tanto dalla quantità di mangime ma dalla qualità dei foraggi somministrati.

Lo studio è stato condotto per una decina d’anni in 15 stalle, analizzando le razioni delle vacche con elevata produzione di latte. La razione era costituita da un misto di insilato di medica e di mais, in genere con un apporto di fieno. La medica aveva un contenuto variabile dal 17 al 26% di proteina grezza, con una fibra NDF variabile dal 34 al 47% ed una digeribilità in vitro a 30 ore variabile dal 39 al 59%, mentre l’amido del mais oscillava dal 25 al 41% .

60% 

della produzione di latte derivava dai nutrienti presenti nel foraggio

È stato calcolato come su di una produzione di 40-45 litri di latte al giorno, il 60% derivasse dai nutrienti presenti nel foraggio di alta qualità somministrato alle vacche e solo il 40% dai concentrati o dai cerali della razione. Oppure, detto in altri termini, il 45% della proteina grezza, il 40% dell’amido, il 55% dei carboidrati ed il 50% dell’energia della razione deriva da insilato di mais altamente digeribile, che apporta anche il 75% della fibra al detergente neutro (NDF) e l’85% di quella effettiva.

Così, da ogni tonnellata di sostanza secca di foraggio si possono ottenere 1.300 litri di latte. La stalla con la produzione di latte più elevata, usava una medica insilata al 24.5% di proteina grezza e con il 52% di fibra al detergente neutro NDF. Però la base della razione e degli apporti era basata sulla grande qualità del mais insilato, raccolto in modo da massimizzare la digeribilità di fibra ed amido.

Dunque, una buona tecnica di allevamento non può prescindere da adeguate pratiche colturali e di gestione dei foraggi, per massimizzarne le loro potenzialità

TESEO: Strumento per valutare la convenienza economica dell’auto-produzione di materie prime e foraggi. Calcola il costo della tua razione!

Fonte: Dairy Herd

Estendere la lattazione conviene
29 Marzo 2017

Una lattazione ed un parto all’anno non sono più un paradigma. Infatti, secondo i risultati di una ricerca danese, meno parti e lattazioni estese a 500 giorni darebbero più vantaggi. La ricerca è il risultato del progetto “REPROLAC – Extended lactation in dairy production in favor of climate, animal welfare and pro­ductivity” che associa l’università di Aarhus ad Arla con l’INRA francese e singoli allevatori, per un finanziamento di 2,4 milioni di €.

Prolungando di sei mesi la lattazione, si possono ottenere effetti positivi su produttività, benessere animale ed impatto ambientale contenendo le emissioni di gas effetto serra (GHG) e riducendo in modo significativo la quantità di alimento per kg di latte prodotto. Inoltre, contrariamente a quanto comunemente asserito negli studi precedenti che comunque rimontano a diverso tempo fa e non tengono in considerazione le moderne tecniche di allevamento, la qualità del latte non ne risentirebbe.

A fronte di una ridotta produzione, il prolungamento della lattazione comporta un aumento dei tenori di proteine e grasso nel latte, con effetti positivi sulla trasformazione casearia. All’analisi sensoriale, il latte risulta più cremoso, ma non presenta alterazioni nel sapore e nell’aroma come precedentemente ritenuto.

Confronta le performance della tua Azienda da latte

Fonte: Aarhus University

Adeguare le relazioni di filiera per affrontare il mercato
6 Marzo 2017

Il gruppo Müller ha un ruolo importante sul mercato inglese, dove conta 1900 fornitori di latte. Per razionalizzare la posizione contrattuale sul mercato, l’azienda tedesca ha sollecitato i propri allevatori a costituire una OP (organizzazioni di produttori, art. 152 del Reg UE n.1308/2013 sulla organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli). Ha poi anche deciso di rendere più flessibili le condizioni di fornitura: vengono cancellate le penalizzazioni per chi sfora fino al 7,5% la produzione di latte prevista, che risultano comunque attenuate per variazioni fino al 20% e vengono introdotti parametri migliorativi riguardo i contenuti di grasso. L’azienda ha poi deciso di investire oltre 120 milioni di euro per migliorare l’efficienza degli impianti ed ottenere nuovi prodotti ad elevato valore aggiunto fatti col “British milk”. Prossimamente si svolgeranno le elezioni fra gli allevatori per scegliere i 21 rappresentanti del Milk Group Farmer Forum, che deciderà sulla costituzione della OP e di un comitato latte che si confronterà mensilmente col management dell’azienda.

Nell’ottica di contenere la volatilità, Müller ha poi proposto agli allevatori un nuovo contratto di fornitura con la possibilità di indicizzare sul mercato futures una parte della loro produzione di latte.

Ora tocca agli allevatori partecipare attivamente in questo processo e scegliere i migliori rappresentanti.

In un contesto di mercato aperto e competitivo, occorre conoscere e valutare i nuovi strumenti contrattuali per stabilire relazioni di filiera eque e profittevoli. La parola d’ordine è organizzarsi!

Analisi della Qualità del latte in Lombardia

Fonte: theScottishFarmer

Produrre meno latte: una questione di prezzo?
26 Settembre 2016

Secondo un recente sondaggio dell’Irish Examiner, un terzo degli allevatori irlandesi è attualmente disposto a ridurre la produzione di latte per ottenere il sussidio europeo. In questi ultimi anni le aspettative sono mutate notevolmente; basti pensare che nel 2014 quasi la metà degli allevatori intendeva aumentare la produzione del 10-30%.

Ora invece la metà degli allevatori irlandesi afferma di voler proseguire a produrre la quantità di latte programmata, nonostante il previsto sussidio di 14 centesimi al litro per ridurne la produzione in ottobre, novembre e dicembre, mentre il 18% pensa di aderire a tale incentivo solo se gli acquirenti non aumentano il prezzo del latte raccolto. Leggermente meno interessati al sussidio gli allevatori nella fascia di età 45-54 anni, e le aziende molto piccole.

Un dato da considerare con attenzione è poi l’attitudine degli allevatori verso le cooperative a cui consegnano il latte: il 38% ritiene che queste dovrebbero associarsi fra loro per fronteggiare meglio il mercato, rispetto al 23% dello scorso anno; il 74% pensa di continuare a fornire il latte alla stessa cooperativa nei prossimi 5 anni rispetto all’82% nel 2015. Si abbassa anche il numero di coloro che si dichiarano soddisfatti sugli attuali contratti di fornitura del latte.

Gli allevatori con le aziende di maggiori dimensioni e quelli più anziani ritengono comunque insufficienti gli interventi UE e nazionali per fronteggiare la crisi del latte.

Si diffonde dunque l’incertezza, ma anche la necessità di collaborare lungo la filiera per una migliore gestione delle aziende, dei volumi produttivi e dunque per affrontare meglio il mercato.

 

Monitoraggio delle Consegne di latte in UE e delle esportazioni lattiero-casearie su CLAL.it
Monitoraggio delle Consegne di latte in UE e delle esportazioni lattiero-casearie su CLAL.it
CLAL.it - Produzioni Latte dei principali Paesi Esportatori
CLAL.it – Produzioni Latte dei principali Paesi Esportatori

Fonte: Irish Examiner

Produrre latte (e derivati) in Australia
30 Maggio 2016

Si prevede che nel 2016 la produzione di latte in Australia raggiunga le 9,8 milioni di tonnellate, con una dinamica in leggera crescita. Dall’indagine di Dairy Australia, risulta come tre quarti dei produttori di latte continuino ad avere una visione ottimistica del settore nonostante le basse quotazioni, in ragione del potenziale di export verso i paesi asiatici. Due terzi degli intervistati ritengono che gli accordi di libero scambio (Free Trade Agreements – FTAs) sottoscritti con Corea, Giappone e Cina avranno un impatto positivo nel lungo termine. Circa il 40% della produzione viene esportata soprattutto verso questi mercati, per lo più formaggi e polveri. L’export lattiero australiano rappresenta il 7% sul totale del commercio mondiale. Sei aziende, Murray Goulburn, Fonterra, Lion, Warrnambool, Parmalat, Bega, trasformano il 90% del latte e quattro di queste rappresentano investimenti esteri: Fonterra, Parmalat (Lactalis), Lion (Kirin, Giappone), Warrnambool (Saputo, Canada).

L’allevamento è basato sul pascolo ed è molto influenzato dalla piovosità. Lo stato di Victoria produce due terzi del latte australiano, che viene ottenuto in allevamenti a carattere familiare, mentre circa il 10% di aziende ha oltre 600 capi in mungitura. Il picco produttivo si raggiunge in ottobre.

Il consumo pro capite di latte liquido nel 2015 sarà di 110 litri, in crescita rispetto ai 104 litri del 2010 e tende a spostarsi dal latte intero a quello magro, aromatizzato o modificato; ad esempio, nel 2015 il consumo di latte senza la beta caseina A1 è in crescita del 8%.

Il formaggio è una produzione di punta e si stima raggiunga le 340 mila tonnellate nel 2016. Il mercato interno è maturo, a 13,5Kg per abitante, col cheddar che rappresenta il 55% dei consumi, seguito da mozzarella, formaggi freschi, paste dure da grattugia ed erborinati. La metà della produzione è esportata (155 mila tonnellate nel 2015), col Giappone come maggior mercato. Le importazioni di formaggio (75 mila ton), polveri di latte e burro (20 mila ton cadauno), provengono in particolare dalla Nuova Zelanda, mentre dalla UE vengono importati formaggi di specialità; dagli USA, cheddar e mozzarella.

La produzione di burro si prevede stabile a 122 mila tonnellate, con una domanda in crescita e scorte in aumento per la necessità di ricollocare il prodotto risultante dal blocco russo. Riguardo alle polveri di latte, si prevede una minor produzione di polvere di latte intero (WMP) rispetto alle 95 mila tonnellate preventivate per il 2015; in crescita invece la polvere di latte scremato (SMP) , attesa nel 2016 a 240 mila tonnellate. Il 75% viene esportato verso Cina, Indonesia, Singapore, Malesia.

Gli accordi di libero scambio, compreso il recente TPP, sembrano costituire un ambito favorevole per facilitare l’export e dunque sostenere la produzione.

CLAL.it - AUSTRALIA: Export mensile dei prodotti lattiero-caseari negli ultimi 2 anni
CLAL.it – AUSTRALIA: Export mensile dei prodotti lattiero-caseari negli ultimi 2 anni

Fonte: FAS-USDA

Prezzo del latte: gli allevatori Neozelandesi rimproverano i colleghi Europei
22 Febbraio 2016

Agli eventi Global Dairy Trade (GDT) di febbraio, piattaforma quindicinale di vendite all’asta retta dal leader mondiale nell’esportazione dairy, la coop neozelandese Fonterra, i prezzi delle commodity lattiero-casearie sono calati del 7,4% (2 Febbraio) e successivamente del 2.8% (16 Febbraio). Anche nelle due aste precedenti, le quotazioni sono state al ribasso. Il calo è stato ancora maggiore per la polvere di latte intero (Whole Milk Powder – WMP), di cui la nuova Zelanda è l’incontrastato leader all’export: – 10,4% (2 Febbraio) e -3.7% (16 Febbraio).

Questo ha messo in agitazione gli allevatori, che affermano come la colpa di questa situazione sia da imputare ai loro colleghi europei. Affermano infatti che, mentre in Nuova Zelanda nel 2015 la produzione è stata tagliata, nell’Unione Europea, senza più i vincoli delle quote latte, è stata notevolmente aumentata. Agli allevatori europei è imputato il fatto di poter essere competitivi sul prezzo del latte per i sussidi che ricevono, poiché senza tali aiuti sarebbero costretti a chiudere.

Ad onor del vero, la Nuova Zelanda è coinvolta in questa situazione di ingolfamento sul mercato mondiale del latte: nel 2014 aveva aumentato in modo considerevole la produzione, nell’euforia di acquisti cinesi senza fine e nell’attesa di prezzi ancor superiori ai picchi elevati già raggiunti.

Comunque, l’andamento dell’asta GDT rappresenta un indice di riferimento per i prezzi del latte a livello mondiale, dunque anche europeo. Il 2016 inizia come anno di quotazioni in calo e produzioni sostenute, con una domanda mondiale contrastata dalle turbolenze finanziarie.

Se la Nuova Zelanda soffre una concorrenza europea senza più quote, l’Italia rischia di soffrire molto di più data la sua debolezza competitiva.

In ogni caso, biasimare l’altro per le proprie difficoltà non è la soluzione. Occorre definire una strategia per competere. Le “guerre del latte” servono solo a mietere vittime.

 

CLAL.it – Produzioni di Latte in UE e Nuova Zelanda
Clal.it - GlobalDairyTrade: Quantità offerte e prezzi medi ponderati mensili
CLAL.it – Andamento dell’Asta GDT

 

Fonte: stuff

Latte: perla di filiera – Riflessione di Angelo Rossi
9 Febbraio 2016

Proponiamo i punti principali di una riflessione scritta da Angelo Rossi nel 2003, che appare quanto mai attuale.

Penso sia importante interrogarsi su cosa dà valore al latte, cosa ne determina un apprezzamento, in termini di pregio e di valore remunerativo.

A dare valore al latte è la sua destinazione a prodotti prestigiosi.

[…]

Più guadagna mercato il Made in Italy, più circolano i buoni prodotti italiani nel mondo, in un mondo sempre più largo e “spalancato”, più si rafforza la filiera e vengono premiati tutti i suoi attori: Produttori e Trasformatori.

Io credo che il valore del latte si formi attraverso un processo simile a quello della formazione della perla.

Una perla nasce attorno ad un nucleo vivo, nel mantello di un’ostrica: non è la grandezza del nucleo a dare valore, ma gli strati che l’avvolgono, si sovrappongono e le danno l’ultima, finale brillantezza.

Il latte è il nucleo vivo di ogni prodotto derivato: è il punto di partenza necessariamente ottimo per garantire la riuscita delle successive trasformazioni.

A loro volta le successive trasformazioni, se avverranno all’insegna di saperi ben collaudati, di norme di sicurezza, di buone fatture aggiungeranno valore alla materia prima di partenza.

Ma se questo patrimonio non verrà galvanizzato da un mercato vivace, ampio, fruttuoso come si potrà difendere il valore economico del latte?

A dar valore al latte, come alla perla, è il ciclo dei passaggi.

E l’ultimo indispensabile passaggio, per il latte, è il mercato dei prodotti lattiero caseari, che va necessariamente incrementato e orientato nella direzione della qualità e dell’innovazione.

E’ il valore aggiunto assegnato dal mercato l’elemento essenziale!

[…]

La filiera deve produrre partecipazione comune all’impresa economica, in forme che vedano Produttori e Trasformatori impegnati sullo stesso fronte di potenziamento del mercato.

Vanno inventate  forme di reciproca apertura, organismi misti, rappresentativi di interessi che non siano vissuti come contrapposti.

Occorrono sempre più Produttori in Cooperative di trasformazione proiettate al mercato, Cooperative che percorrano, a loro volta, la strada della aggregazione per la conquista di spazi economici e di altre avanzate collaborazioni industriali.

Occorrono sempre più Produttori in Partecipazioni Industriali.

Occorrono sempre più Industriali “illuminati”, disposti a incrociare i destini dell’industria con le strade della produzione.

Del valore aggiunto creato dal mercato è l’intera filiera a beneficiare.

 

Rafforzamento della filiera
Schema per il rafforzamento della filiera

Leggi la riflessione completa scritta da Angelo Rossi nel mese di Maggio 2003 >

Scopri in CLAL.it gli altri articoli e monografie scritti a partire dal 2001 >

Danone: prodotti innovativi per gusti locali
24 Novembre 2015

La multinazionale Danone si è posta la strategia di competere sul mercato mondiale attraverso prodotti innovativi atti a “migliorare la salute attraverso l’alimentazione”. Questi prodotti sono costruiti appositamente per sopperire a bisogni nutrizionali dall’infanzia all’alimentazione nello sport o nell’età avanzata, atti ad entrare nelle diete e per fornire prodotti funzionali.

L’azienda francese opera nei diversi continenti sia con grandi marche mondiali, quali Activia, sia con prodotti che rispondono a specifiche esigenze, come i latti in polvere arricchiti in ferro per sopperire a situazioni di anemia nella popolazione di paesi africani. Dunque prodotti di alto valore nutrizionale, ma con presentazione, sapore ed aroma adeguati ai gusti ed alle culture locali.

Il modello di crescita aziendale viene indicato come solido, sostenibile ed economicamente efficace attraverso la flessibilità operativa. Questo mix di elementi viene modulato in modo adeguato per le diverse aree di mercato: il difficile mercato del latte nella UE, la volatilità economica in Russia, il mercato degli yogurt salutistici negli USA, i latti per l’infanzia in Cina. In quest’ultimo paese, Danone ha attivato una compartecipazione col colosso cinese Mengniu, in modo da avere una forte piattaforma operativa locale.

Questo è un esempio di come la materia prima latte possa essere scomposta nei suoi preziosi componenti per ottenere prodotti innovativi adeguati ai mercati mondiali. Resta da vedere quale sia la sua valorizzazione.

CLAL.it - Cina: principali Paesi fornitori di latte per l'infanzia
CLAL.it – Cina: principali Paesi fornitori di latte per l’infanzia

Raddoppia l’export di latte italiano confezionato
20 Novembre 2015

Le esportazioni dell’Italia nel mese di Agosto 2015 confrontate con Agosto 2014 sono aumentate in volume relativamente a Latte in imballaggi <= 2 L (+259.0%), Burro (+64.5%), SMP (+23.4%), Formaggi (+11.8%), mentre sono diminuite quelle di Polvere di Siero (-5.9%), Lattosio uso farmaceutico (-16.8%), Latte in imballaggi > 2 L (-35.6%).

Le esportazioni dei principali formaggi nel mese di Agosto 2015 confrontate con Agosto 2014 sono aumentate in volume relativamente a Pecorino e Fiore Sardo (+55.8%), Formaggi grattugiati o in polvere (+35.8%), Gorgonzola (+15.0%), Provolone (+12.3%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+7.6%), mentre sono diminuite quelle di Asiago, Montasio, Ragusano, Caciocavallo (-1.1%).

I principali Paesi Importatori nei primi 8 mesi del 2015 (anno in corso) sono:

Per Grana Padano e Parmigiano Reggiano:

  • Germania, le cui importazioni – pari al 22% della quota di mercato – sono aumentate del 1.2%
  • Stati Uniti, le cui importazioni – pari al 14% della quota di mercato – sono aumentate del 28.8%

Per Formaggi grattugiati o in polvere:

  • Francia, le cui importazioni – pari al 29% della quota di mercato – sono aumentate del 6.8%
  • Germania, le cui importazioni – pari al 28% della quota di mercato – sono aumentate del 56.7%

Per Pecorino e Fiore Sardo:

  • Stati Uniti, le cui importazioni – pari al 63% della quota di mercato – sono aumentate del 22%
  • Germania, le cui importazioni – pari al 8% della quota di mercato – sono aumentate del 1.5%

Per Gorgonzola:

  • Germania, le cui importazioni – pari al 23% della quota di mercato – sono aumentate del 8.8%
  • Francia, le cui importazioni – pari al 21% della quota di mercato – sono aumentate del 1.6%

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su Import/Export dei prodotti lattiero caseari? Accedi all’area Dairy World Trade su CLAL.it

ITALIA: prodotti lattiero caseari esportati nell’anno corrente (Gen-Ago)
  QUANTITÀ (Ton) VALORI (‘000 EUR)
2014 2015 ± su 2014 2014 2015 ± su 2014
Formaggi 219.188 242.849 +10,8% 1.429.340 1.483.448 +3,8%
di cui:    
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
51.876 55.262 +6,5% 504.159 492.246 -2,4%
– Formaggi grattug. o in polv. 17.166 20.625 +20,1% 147.572 169.008 +14,5%
– Pecorino e Fiore Sardo 10.188 11.771 +15,5% 82.875 109.617 +32,3%
– Gorgonzola 10.643 11.849 +11,3% 65.082 71.327 +9,6%
– Provolone 3.349 3.585 +7,1% 21.494 22.169 +3,1%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
1.202 1.266 +5,3% 8.563 8.677 +1,3%
Polvere di Siero 326.348 314.612 -3,6% 132.795 92.603 -30,3%
Burro 3.462 5.935 +71,4% 16.123 23.233 +44,1%
SMP Polv. Latte Screm. 4.243 4.590 +8,2% 16.069 16.368 +1,9%
Latte in imballaggi > 2 L 14.288 17.020 +19,1% 11.274 13.938 +23,6%
Lattosio uso farmaceutico 17.503 18.752 +7,1% 16.804 13.867 -17,5%
Latte in imballaggi <= 2 L 6.464 13.053 +101,9% 5.028 9.162 +82,2%
Altri prodotti* 6.848 8.918 +30,2% 14.296 17.535 +22,7%
EXPORT TOTALE 598.345 625.730 +4,6% 1.641.729 1.670.154 +1,7%
* Altri prodotti: Latte per l’infanzia, Latte condensato, WMP Polvere di Latte Intero, Caseinati, Caseine, Lattosio uso alimentare
Elaborazione CLAL su dati GTIS
VALORI (Mio EUR) 2012 2013 2014 Anno corrente (Gen-Ago)
2014 2015 ± su 2014
Export (E) 2.220 2.362 2.464 1.642 1.670 +1,7%
Import (I) 3.223 3.615 3.561 2.428 2.039 -16,0%
Bilancio (E – I) -1.004 -1.253 -1.097 -786 -369 -53,1%

Le esportazioni dell’Italia nel mese di Agosto 2015 confrontate con Agosto 2014 sono aumentate in volume relativamente a Latte in imballaggi <= 2 L (+259.0%), Burro (+64.5%), SMP (+23.4%), Formaggi (+11.8%), mentre sono diminuite quelle di Polvere di Siero (-5.9%), Lattosio uso farmaceutico (-16.8%), Latte in imballaggi > 2 L (-35.6%).

Le esportazioni dei principali formaggi nel mese di Agosto 2015 confrontate con Agosto 2014 sono aumentate in volume relativamente a Pecorino e Fiore Sardo (+55.8%), Formaggi grattugiati o in polvere (+35.8%), Gorgonzola (+15.0%), Provolone (+12.3%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+7.6%), mentre sono diminuite quelle di Asiago, Montasio, Ragusano, Caciocavallo (-1.1%).

I principali Paesi Importatori nei primi 8 mesi del 2015 (anno in corso) sono:

Per Grana Padano e Parmigiano Reggiano:

  • Germania, le cui importazioni – pari al 22% della quota di mercato – sono aumentate del 1.2%
  • Stati Uniti, le cui importazioni – pari al 14% della quota di mercato – sono aumentate del 28.8%

Per Formaggi grattugiati o in polvere:

  • Francia, le cui importazioni – pari al 29% della quota di mercato – sono aumentate del 6.8%
  • Germania, le cui importazioni – pari al 28% della quota di mercato – sono aumentate del 56.7%

Per Pecorino e Fiore Sardo:

  • Stati Uniti, le cui importazioni – pari al 63% della quota di mercato – sono aumentate del 22%
  • Germania, le cui importazioni – pari al 8% della quota di mercato – sono aumentate del 1.5%

Per Gorgonzola:

  • Germania, le cui importazioni – pari al 23% della quota di mercato – sono aumentate del 8.8%
  • Francia, le cui importazioni – pari al 21% della quota di mercato – sono aumentate del 1.6%

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

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CLAL.it – Italia: principali paesi acquirenti di latte in imballaggi <=2L
CLAL.it – Italia: principali paesi acquirenti di latte in imballaggi <=2L
CLAL.it - Italia: Export Totale di latte in imballaggi <= 2L (intra ed extra UE)
CLAL.it – Italia: Export Totale di latte in imballaggi <= 2L (intra ed extra UE)