Barbara Greggio
Goito, Mantova – ITALIA

Azienda Agricola Greggio Giuseppe
Capi allevati: 165 | 74 in lattazione.
Ettari coltivati 40.
Destinazione del latte: Grana Padano
(Latteria Sociale Mantova).
“Il futuro delle cooperative è unirsi, collaborare il più possibile e magari creare sinergie fra consorzi e arrivare ad avere un paniere di formaggi ampio e di qualità, per esportare senza farsi la guerra, ma raggiungendo l’obiettivo di incrementare la vendita al di fuori dell’Italia”.
Concetto chiaro e semplice, che Barbara Greggio, allevatrice di Marmirolo (180 capi e una produzione di latte di 7.600 quintali nel 2015, conferiti alla Latteria Sociale Mantova) ribadisce dopo averlo già espresso come relatrice al convegno di CLAL.it e dell’Associazione mantovana allevatori al Bovimac di Gonzaga.
“Noi della Latteria Sociale Mantova siamo comunque fortunati, perché è una realtà che esporta in tutto il mondo e ha una grande operatività”, precisa Barbara Greggio.
Al Bovimac aveva detto che il consorzio del Grana Padano dovrebbe comunicare di più i valori del formaggio. Conferma?
“Sì. Chiarisco che non è affatto una critica al Consorzio. Anzi, ho parlato con il direttore, Stefano Berni, e mi sono resa conto che stanno lavorando molto e bene. Però non sempre il consumatore riceve una corretta informazione e dovremmo interrogarci, come allevatori e come filiera, su quali azioni possiamo mettere in campo affinché passi il concetto che il Grana Padano è un formaggio buono, sano, completo come il Parmigiano-Reggiano, che forse ha un’immagine più di qualità”.
A cosa si riferisce, in particolare?
“Uno degli aspetti sui quali mi concentrerei è quello del lisozima. Penso che la strada sia quella di eliminarlo dal processo produttivo, perché, pur essendo una proteina assolutamente naturale, deriva dall’uovo e l’uovo è un allergene”.
Qual è la prima voce di costo dell’azienda?
“Fino all’anno scorso era l’alimentazione, perché avevamo meno terra in conduzione ed era tutta coltivata a prato stabile. Il resto delle materie prime per l’alimentazione animale le acquistavamo. Oggi, invece, coltiviamo circa 40 ettari tra proprietà e affitto. Stiamo pensando di coltivare, accanto al prato stabile, una parte a mais, a orzo da fieno o altri cereali come orzo o i miscugli che stanno prendendo piede adesso. Però appunto da alcune settimane, da quando abbiamo siglato il contratto, è l’affitto la prima voce di costo dell’azienda e non sapremmo in realtà come diminuirla”.
La sua azienda adotta metodi per ridurre il consumo idrico o energetico?
“Essendo in affitto come azienda non abbiamo intenzione di adottare i pannelli fotovoltaici, ma qualche attenzione sul recupero dell’acqua calda, ottenuta dal sistema di raffreddamento del latte, lo abbiamo adottato. L’acqua calda viene impiegata d’inverno per i vitelli e alcune volte serve per il lavaggio delle macchine”.
Di che cosa si occupa in azienda?
“Io mi occupo della mungitura e seguo l’amministrazione, il papà si occupa dell’alimentazione, cura le manze, fa le fecondazioni artificiali e segue insieme a mia madre i campi; la mamma, oltre a seguire i campi, fa un po’ il jolly e interviene dove c’è bisogno”.
Che cosa fa nel tempo libero?
“Ho ripreso a studiare Biologia all’Università di Modena e sto preparando la tesi per scoprire se i pollini dei terreni superficiali corrispondono alla vegetazione del prato stabile”.
