In malga siamo più avanti del biologico [intervista]
10 Ottobre 2017

Sara Strazzabosco
Canove, Vicenza – ITALIA

L’allevatrice Sara Strazzabosco

Azienda Agricola Frigo Roberto.
Capi allevati: 120 | 70 in lattazione.
Destinazione del latte: Caseificio Aziendale e Caseificio Finco di Enego.

Nell’azienda Frigo Stöff di Canove, uno dei sette comuni dell’Altopiano di Asiago, la qualità fa rima con multifunzionalità e diversificazione produttiva. Il concetto di zootecnia si declina nel settore della produzione del latte e della carne suina, sublimata nell’arte norcina. Per non parlare della vendita diretta e dell’agriturismo, che d’estate girano a pieno regime, agevolati dal flusso turistico che anima il territorio e che trova approdo nella malga Larici di Sotto.

La diversificazione ci ha permesso di andare avanti

La diversificazione ci ha permesso di andare avanti, perché è capitato, anche nel recente passato, di attraversare alcuni mesi in cui la fattura del mangime è più alta del prezzo del latte alla stalla”, ammette Sara Strazzabosco, 22 anni, che conduce l’azienda insieme allo zio Roberto Frigo e alla mamma Lorella. D’estate, quando non è impegnato a scuola, alle attività partecipa anche il fratello di Sara, Alessandro, che frequenta la quarta superiore.

I capi allevati sono 120, dei quali 70 in lattazione, che nel periodo estivo salgono in malga. Sono 25, invece, i suini allevati, utilizzando anche il siero della caseificazione. Per vedere come trovano sublimazione il latte e la carne suina, è altamente consigliabile una visita sul sito www.frigostoff.it.

Trasferire le bovine in malga porta benefici?

“Sì, di vario genere. Innanzitutto, c’è un risparmio in termini economici sia per l’alimentazione che per i farmaci. Gli animali sintetizzano meglio la vitamina D, rimanendo al sole e anche i piedi e le unghie si sanificano rispetto al periodo passato in stalla. Persino una nostra vacca che ha ormai sette anni e soffre di depressione post partum rinasce, quando è in malga”.

Quanto latte producete?

18-20kg di latte per capo al giorno

“Circa 15 quintali all’inizio dell’estate, che a settembre scendono intorno ai 10 quintali. Siamo sui 18-20 chilogrammi per capo al giorno, al 3,6% di grasso e 3,3% di proteine. Sono quasi tutte di razza Frisona, anche se il divario con le performance della Bruna è palese, che ha valori di grasso e proteine superiori e un’attitudine alla caseificazione più spiccata. Abbiamo solamente cinque brune, più una manza gravida. Abbiamo anche un toro aziendale bianco e nero”.

Di cosa si occupa in azienda?

“Curo gli animali, seguo l’agriturismo e la vendita diretta, mentre mio zio è il casaro e si occupa di foraggi e alimentazione. Mia madre fa la spola, quando siamo in malga. Con la vendita diretta e l’agriturismo il carico di lavoro è aumentato, ma stiamo avendo delle grandi soddisfazioni”.

Che ritorni avete dalla vendita diretta?

9-10€/kg è il prezzo per il consumatore

“Quando parliamo di Asiago, se al commerciante vendi a 7,50 euro al chilogrammo, al consumatore arrivi comodamente a 9-10 euro al kg. E se il prodotto è stagionato, il prezzo è ancora più alto. Noi fortunatamente riusciamo a vendere quasi tutta la produzione al consumatore.”.

Sta riscuotendo molto interesse da parte dei consumatori il cosiddetto “milk grass”, il latte prodotto da animali alimentati al pascolo o col fieno. Lo producete?

“No, perché nel periodo invernale facciamo unifeed con il nostro fieno, ma anche con una miscela di mais e soia. È una questione anche di carburante, se posso utilizzare questo termine che semplifica il concetto. Una frisona ha bisogno di introdurre altri elementi, oltre al fieno, per stare in piedi. Anche in malga, dove i capi mangiano invece solo erba, in fase di mungitura beneficiano di circa 3 chili di mangime, fondamentale per dare energia all’animale. E se c’è poca erba, solitamente nelle ultime settimane di alpeggio, integriamo con il fieno, tutto di nostra produzione, anche per tenerle vicino alla malga ed evitare che vaghino in maniera incontrollata. Non usiamo comunque insilati”.

Dove producete il formaggio?

“Fino all’anno scorso facevamo la caseificazione solamente in malga nel periodo estivo. Dallo scorso inverno, invece, abbiamo realizzato a Canove una bottega aziendale e un laboratorio per la lavorazione dei formaggi freschi durante l’inverno, da affiancare a quelli stagionati prodotti in malga. Siamo soci del Consorzio tutela dell’Asiago DOP e produciamo la tipologia Prodotto della Montagna.

Il marchio della montagna rappresenta un valore aggiunto?

“Sì. È difficile quantificare il valore, ma anche nella GDO i consumatori cercano il marchio legato alla malga, alla montagna, l’alimentazione a fieno o il pascolo erba. Pensano sia più buono, anche se magari è solo un discorso di immagine”.

Pensate di convertirvi al biologico? Il consumatore cerca i prodotti bio.

Nella produzione in malga siamo anche più avanti del biologico

“No, perché personalmente non ci credo. È meglio per i consumatori conoscere direttamente i produttori, come li realizzano e che parametri rispettano. Anche perché, ad essere sinceri, nella produzione in malga siamo anche più avanti del biologico. Basta solo saperlo comunicare”.

Il latte che non trasformate direttamente dove va?

“Lo conferiamo al Caseificio Finco di Enego”.

Quanto conta il benessere animale?

“Moltissimo e lo capiamo immediatamente dal comportamento dei nostri animali. Le nostre vacche stanno benissimo: le teniamo molto pulite, su cuccette a paglia. Abbiamo installato il rullo perché possano grattarsi. In malga, poi, il livello è massimo, sono di fatto in vacanza 3-4 mesi”.

Come mungete?

“A Canove abbiamo una sala mungitura da cinque posti in tandem, in malga invece è una 4+4 a spina di pesce, che è più veloce”.

Che cosa fate, invece, per la sostenibilità?

“Sul fronte dell’alimentazione animale utilizziamo solo il nostro fieno e all’alimentarista chiediamo che i cereali e le materie prime vengano da più vicino possibile; per il mais è complicato, per il problema delle aflatossine. Cerchiamo anche di premiare i clienti che ci riconsegnano i vasetti di vetro dove è contenuto il nostro yogurt: ogni cinque restituiti ne diamo uno in omaggio”.

Chi viene in montagna deve vivere la natura

Una delle politiche sostenute dall’Unione europea per le aree rurali è la diffusione della banda larga per le comunicazioni. Che risultati ha dato?

“Pochi. Non abbiamo il wi-fi in malga e sinceramente non lo vorrei. Chi viene in montagna deve vivere la natura”.

La mandria al pascolo presso l’Azienda Frigo Stöff

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Pubblicato da

Matteo Bernardelli

Giornalista. Ha scritto saggi di storia, comunicazione ed economia, i libri “A come… Agricoltura” e “L’alfabeto di Mantova”.

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