L’inquinamento delle acque accende la Nuova Zelanda
30 Agosto 2021

La Nuova Zelanda non può certo essere definita un Paese sovrappopolato e senza ampi spazi naturali; l’allevamento è la vera industria ed il latte il suo oro bianco dell’export. Eppure il settore è sempre più accusato di inquinare i corsi d’acqua a causa dei reflui animali.

Nuova Zelanda+3,2% emissioni di azoto nel 2019 (rispetto al 2018)

A dire il vero già nel 2017 l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) poneva delle riserve sulla compatibilità ambientale del modello zootecnico neozelandese. Questo è confermato anche dai dati delle emissioni in atmosfera comunicati dall’Istituto neozelandese di rilevazioni statistiche: nel 2019 hanno raggiunto il livello più alto dall’inizio del monitoraggio nel 2007, in crescita del 3,2% rispetto al 2018.

Con la forte crescita della produzione lattiera che si è manifestata negli ultimi 40 anni, la quantità di azoto rilasciata nei terreni è aumentata del 629%, passando da 62 mila tonnellate nel 1990 alle 452 mila attuali. L’inquinamento delle acque dipende ovviamente anche dalla natura dei suoli, ma il problema è serio dato che l’azoto nelle acque favorisce la crescita della vegetazione e delle alghe, riduce l’ossigeno e mette a rischio estinzione circa i tre quarti delle specie di pesci, la percentuale più alta di perdita di biodiversità a livello internazionale, senza menzionare poi i problemi di potabilità. Dal 2013 al 2017 il 95% dei fiumi lungo i terreni agricoli aveva livelli di torbidità delle acque e di residui azotati superiori al livello soglia raccomandato.

Di conseguenza, si è aperto un acceso dibattito fra quanti, concentrati nelle aree urbane, chiedono norme più stringenti sugli inquinanti e la filiera produttiva agricola. Mentre associazioni ambientaliste quali Greenpeace, Choose Clean Water, Forest & Bird, Environmental Defense Society, affermano che le evidenze sono sufficienti per adottare norme più stringenti sugli inquinanti, DairyNZ afferma la necessità di basare ogni decisione su dati scientificamente provati, rilevando oltre ai parametri chimici delle acque anche quelli biologici e la presenza della fauna acquatica, mentre i rappresentanti agricoli lanciano l’allarme sull’adozione di punto in bianco di parametri più stringenti che avrebbero effetti devastanti sulle aree a più elevata intensità produttiva.

Privilegiare il rispetto dell’ambiente o l’attività produttiva?

Il problema da risolvere consiste nel compiere scelte oculate fra il rispetto della tutela ambientale e l’attività produttiva, fra la città e la campagna.

Il dialogo fra chi intende privilegiare l’una o l’altra necessità è arduo, non solo nella verde e lontana Nuova Zelanda. Un esempio fra tutti: in Francia il Comté, che pure ha uno dei disciplinari DOP più stringenti sul legame col territorio di produzione, è accusato dagli ambientalisti della stessa regione di inquinare le acque.

CLAL.it – Con la forte crescita della produzione lattiera in Nuova Zelanda, la quantità di azoto rilasciata nei terreni ha raggiunto alti livelli

Fonte: eDairyNews

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Pubblicato da

Leo Bertozzi

Agronomo, esperto nella gestione delle produzioni agroalimentari di qualità e nella cultura lattiero-casearia.