La disponibilità di acqua sta diventando un elemento di preoccupazione in tutto il Mondo.
Come ha stabilito anche la recente conferenza COP 21 dell’ONU sulla sostenibilità, la scarsità di risorse idriche abbinata ad una qualità dell’acqua sempre più scadente in un contesto di crescita della popolazione mondiale e di cambiamenti climatici, rappresenta una sfida per il futuro del pianeta.
Il settore agroalimentare, dalla produzione primaria alla trasformazione, è il maggiore utilizzatore di risorse idriche e dunque il più chiamato in causa per il risparmio nell’uso dell’acqua. Basti pensare che ad agricoltura ed allevamento viene imputato il 70% dei consumi idrici mondiali. L’acqua è un fattore essenziale della produzione, dal soddisfacimento dei bisogni di agricoltura ed allevamento e dei processi di trasformazione, soprattutto riguardo le necessità per i cicli di lavaggio e di raffreddamento.
Le attività produttive lungo la filiera agroalimentare possono essere responsabili del depauperamento di risorse idriche, così come dell’inquinamento di sorgenti e falde. E’ dunque responsabilità di ogni operatore agire per ridurre l’uso di acqua migliorando le performance aziendali e sviluppare attività di resilienza considerando l’acqua come una forma di capitale naturale.
Uno studio inglese intitolato “Smart water: a prosperous future for the food and drink supply chain” indica gli interventi che le aziende dovrebbero effettuare per investire sulla sostenibilità. Innanzitutto bisogna misurare i consumi idrici nel processo produttivo aziendale, le caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, con le relative criticità, per poi definire un piano di intervento con gli obiettivi per ridurre i consumi ed i punti critici da monitorare. Di conseguenza, bisogna identificare quali efficientamenti possono essere eseguiti attraverso modifiche al sistema produttivo od adottando nuove tecnologie. Fondamentale è il coinvolgimento e la collaborazione degli agricoltori produttori delle materie prime per il processo di trasformazione. Per questo diventa importante prevedere incentivi verso chi adotta pratiche virtuose, da inserire nei contratti di fornitura. Bisogna poi attivare pratiche di resilienza, ossia di contrasto rapido a situazioni imprevedibili di penuria d’acqua, coinvolgendo gli agricoltori nella redazione di piani d’intervento. Bisogna, infine, collaborare attivamente alle iniziative pubbliche e private di sostenibilità, sia a livello locale che nazionale.
La scarsità di acqua comporta costi crescenti. Le pratiche di efficientamento, oltre a rendere sostenibili i processi produttivi comportano anche minori costi.
Fonte: Business in the Community