Presenza sul territorio e interscambi culturali per agevolare l’export [Intevista a Scanavino – Cia]
17 Gennaio 2019

Dino Scanavino – presidente nazionale della Cia-Agricoltori

“Quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricevette i 100 uomini del Vino raccontò un aneddoto e cioè che una percentuale altissima di ingegneri cinesi aveva studiato in Germania e che, ritornando da classe dirigente in Cina, portarono la cultura del luogo in cui avevano studiato: la Germania. Ecco, se noi vogliamo crescere in Cina dobbiamo essere presenti, presidiare il luogo, cercare interscambi anche culturali. Solo così il made in Italy sarà vincente. I francesi erano storicamente presenti in Cina e oggi i nuovi ricchi bevono Champagne, Bordeaux e Borgogna. La crescita italiana è molto più lenta”. Parola di Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, che parte dal tema dell’internazionalizzazione in un’intervista con Clal.it.

Presidente Scanavino, l’export è sempre più la strategia vincente per il Made in Italy agroalimentare e il lattiero caseario non fa eccezione. Come si affrontano, però, i mercati esteri?

“Con la presenza sul territorio, come dicevo, e con la qualità. Per avere successo noi italiani dobbiamo pensare al latte con la crosta: o produciamo e commercializziamo formaggio, che ha un maggiore valore aggiunto, oppure non saremo mai competitivi rispetto ad altri paesi e, anzi, avremo difficoltà con tutto il resto del mondo”.

produciamo e commercializziamo formaggio, oppure non saremo mai competitivi rispetto ad altri paesi

L’Africa è un continente vicino e che potrebbe rappresentare per l’Italia uno sbocco interessante per il lattiero caseario…

“Certamente. L’Africa ha una popolazione molto giovane e un PIL in crescita. Certo, ha anche molti problemi, ma è innegabile che i giovani con un po’ di soldi comprano proteine. Bisogna però avere strategie di mercato, possibilmente condivise e attuate attraverso azioni congiunte”.

Ad esempio?

“I cinesi in Eritrea hanno costruito ferrovie, autostrade, 75 km lineari di zona industriale. Anche noi dovremmo insediare alcune aziende, per diffondere anche la nostra cultura. Non è sufficiente solo vendere. Lo abbiamo visto alla fiera dell’Agricoltura di Meknès, in Marocco. C’è un grande interesse per le macchine agricole usate, che però devono essere certificate sul piano della sicurezza. Ecco, possiamo contare su un ente qualificato come Enama, perché non aprire un ufficio là? Sarebbe un servizio che facciamo anche agli italiani, per instaurare relazioni di contiguità costante, che francesi e olandesi hanno fatto”.

Dino Scanavino – presidente nazionale della Cia-Agricoltori

L’India ha intenzione di aumentare le produzioni di latte e ha quantitativi ingenti di polvere di latte. Questo potrebbe avere conseguenze sul prezzo del latte in Europa, che non riesce a smaltire i propri magazzini. Cosa fare?
(intervista rilasciata prima di Ottobre 2018 quando i magazzini hanno incominciato a diminuire a seguito di aste organizzate dalla commissione UE)

“Quello degli stock di polvere di latte è un macigno che può crollarci addosso. Bisogna trovare un sistema efficace per smaltire i magazzini comunitari, magari in ambienti non alimentari, per l’alimentazione zootecnica. E poi monitorare con attenzione i movimenti dell’India, perché se cominciasse a esportare, ad esempio nel vicino Sud Est Asiatico, le ripercussioni sui mercati internazionali credo non si farebbero attendere, con conseguenze negative anche per l’Europa. In questo caso dovremmo essere noi europei a individuare nuovi mercati a più alto valore aggiunto e cercare di occuparli”.

Se l’India cominciasse a esportare, le ripercussioni sui mercati internazionali non si farebbero attendere

Che benefici ha portato l’etichettatura obbligatoria dei prodotti lattiero caseari?

“Come Cia-Agricoltori Italiani siamo sempre stati favorevoli all’etichettatura, come strumento di informazione del consumatore. Ma se ci illudiamo che tutti i consumatori oggi chiederanno solo materia prima italiana al 100%, allora siamo fuori strada. Chi sostiene questo mente sapendo di mentire. L’Italia ha una grande forza, che è frutto delle proprie indicazioni geografiche e che si basa su un sistema di certificazione volontario. Chi non aderisce ai controlli alla fonte e alla vendita rinuncia al marchio e rimane fuori. L’obbligatorietà non è sinonimo di qualità. Anzi. Bisognerebbe, piuttosto, scegliere un sistema e contribuire in modo che diventi virtuoso, incentivando le promozioni sulle DOP e attuare politiche che sostengano effettivamente il Made in Italy. Quando alcune Regioni nei PSR hanno subordinato l’erogazione dei fondi al fatto che trasformassero la materia prima del territorio, hanno fatto bene. Come produttori dobbiamo fare aggregazione e spingere verso consumi virtuosi, che sostengano il territorio”.