Di: Elisa Donegatti ed Ester Venturelli
L’Unione Europea è il secondo esportatore mondiale di Orzo. Nel 2021 ha esportato la quantità record di 8,6 milioni di tonnellate, diminuita per più di un terzo nel 2022 come effetto della minor domanda Cinese. Il primo quadrimestre del 2023, invece, ha registrato un recupero grazie alla ripresa della domanda Cinese, stimolata dal ridimensionamento dei prezzi.
Per i prossimi mesi, la situazione potrebbe cambiare, e sarà determinante l’effettivo ammontare della produzione del 2023. Per il momento, le stime della Commissione Europea indicano una resa di 4,76 ton/ha, inferiore del 3% alla media degli ultimi cinque anni. Secondo COCERAL, associazione europea che si occupa di trade agricolo, le produzioni complessive dovrebbero essere inferiori di circa 3 milioni di tonnellate rispetto a quelle del 2022. Il dato negativo è determinato soprattutto dalle rese dell’Orzo primaverile, dato che alcuni tra i principali Paesi produttori, come Spagna e Germania, sono stati caratterizzati da carenza di piogge.
In particolare, la Germania nord-orientale e i Paesi Baltici stanno attraversando un periodo di siccità che ha danneggiato le colture primaverili e sta rendendo il suolo poco fertile per le colture estive. La siccità che ha colpito la Spagna, invece, sembra essere terminato a inizio Giugno: tardi per ottenere un buon raccolto primaverile, ma potrebbe avere un impatto positivo sulle produzioni estive.
COCERAL presenta stime positive, invece, per la produzione Italiana, le cui aree principali si trovano in Veneto e Lombardia ed hanno beneficiato della ripresa delle piogge negli ultimi mesi.