Colostro bovino per sportivi e riabilitazione: i benefici nella dieta umana
7 Luglio 2020

Il centinaio di componenti bioattivi del colostro bovino rappresentano un potenziale notevole per modulare le diete in diversi ambiti, quali l’alimentazione sportiva, quella per l’età infantile e quella avanzata, ma anche per la riabilitazione conseguente a stati infettivi e di debilitazione.

Secondo la Sovereign Laboratories, azienda che produce colostro a fini commerciali, il prodotto può essere usato con profitto, ad esempio, per arricchire il latte artificiale dei necessari fattori immunitari e di crescita, oppure per contribuire a ricostruire la massa muscolare o per contrastare gli stati allergici.

Il suo uso potenziale si può estendere anche alle bevande ed alle barrette, prodotti sempre più diffusi in una alimentazione mirata, dato l’apporto specifico di fattori immunitari. La moderna tecnologia permette di mantenere inalterate le proprietà del colostro fresco, preservandone il contenuto in immunoglobuline ed evitando la degradazione durante il processo digestivo.

Il prodotto è disponibile sul mercato sotto forma di pillole od in polvere, ma il problema resta la sua limitata disponibilità, data la scarsa disponibilità di prodotto fresco ed i conseguenti problemi di raccolta e conservazione.

Anche il colostro dimostra quanto preziosi siano i benefici del latte e quante siano le possibilità di trarre profitto da questo oro bianco.

Fonte: Nutrition Insight

Come cambiano i sistemi alimentari nel mondo
10 Giugno 2020

I sistemi alimentari sono sempre più globali ed interdipendenti

Gli ultimi cinquant’anni sono stati caratterizzati, a livello mondiale, da crescita economica ed urbanizzazione, unitamente a sviluppo tecnico e tecnologico. Questo ha riguardato anche l’agricoltura, la lavorazione e la conservazione degli alimenti attraverso sistemi sempre più integrati, che hanno considerevolmente trasformato tutta la filiera, dalla produzione al consumo, al controllo igienico-sanitario fino alla tutela del consumatore ed alla repressione frodi. Dunque, i sistemi alimentari sono sempre più globali ed interdipendenti e le diete alimentari sono in continua evoluzione.

Una analisi dei dati FAO di 171 Paesi dal 1961 al 2013 condotta su 18 gruppi di alimenti, dai cereali ai prodotti animali, ai vegetali agli zuccheri, agli oli, ha cercato di identificare i fattori multidimensionali alla base delle forniture alimentari che debbono far fronte alle mutate richieste nei vari contesti mondiali.

Il 90% della variazioni nelle forniture alimentari ha riguardato la domanda di quattro gruppi di alimenti: prodotti animali e zuccheri; prodotti vegetali, farinacei e frutta; pesce ed olio.

I maggiori cambiamenti nella dieta alimentare sono avvenuti in Corea del sud, Cina e Taiwan, dove prodotti animali e zuccheri hanno avuto un peso sempre più crescente. All’opposto, nei Paesi industrializzati occidentali il consumo di tali prodotti è in calo, mentre nelle regioni sub sahariane non sussistono evoluzioni particolari sulla composizione delle richieste alimentari.

Questo ha portato ad una generale convergenza nei metodi di produzione, distribuzione, conservazione e forniture alimentari per quanto riguarda soprattutto i prodotti di origine animale e gli zuccheri, con un impatto a livello ecologico e sociale.

L’analisi dei ricercatori guidati dall’università del Kent, UK, evidenziando la crescente interdipendenza fra i molteplici sistemi alimentari nei vari Paesi, permette di capire meglio l’evoluzione dei cambiamenti nelle domanda e dunque prevedere una impostazione delle forniture per assicurare diete bilanciate e sistemi alimentari sostenibili.

Fonte: Nature Food

Il valore della medica per la produzione di latte
4 Giugno 2020

È diffusa l’opinione che quando si hanno dei fieni scadenti basti spingere un po’ col mangime per mantenere la produzione di latte. Uno studio dell’università del Wisconsin dimostra come un simile comportamento sia però molto avventato per portare al risultato sperato.

Il fieno di medica di bassa qualità riduce la produzione di latte

Infatti, alimentando vacche da latte con razioni contenenti il 20%, 37%, 54%, e 71% di mangime e fieno di medica raccolta a quattro stadi crescenti di maturazione, da pre fioritura fino a fioritura molto avanzata è risultato che, nonostante l’aumento della percentuale di concentrato nella razione, l’uso di fieno di medica di bassa qualità comporta una riduzione nella produzione di latte dal 13% fino al 28%.

Questa influenza diventa poi evidente calcolando il prezzo dei fieni di diversa qualità rispetto al latte prodotto ed alla sua composizione. Nelle situazioni di bassi prezzi di mercato, dato che il costo dell’alimentazione rappresenta oltre la metà dei costi di produzione del latte, istintivamente si tende a risparmiare su tutti i componenti della razione, fieno compreso, senza considerare però che il primo elemento per assicurare i margini produttivi è la valorizzazione della qualità dei foraggi.

Questo tanto più quando si opera in situazioni di mercato critiche. Non bisogna mai dimenticare che la base alimentare dei bovini, in quanto ruminanti, sono i foraggi e che dalla loro qualità dipende la resa produttiva e che i mangimi sono un complemento della razione. Lo studio americano dimostra poi che, sebbene il prezzo di un fieno di buona qualità sia superiore a quello di uno scadente, il ricavato dalla maggiore resa in latte può comportare un compenso anche fino a tre volte la maggiore spesa.

È proprio in tali contesti che diventa dunque indispensabile misurare e monitorare con precisione la qualità del fieno impiegato, per cui non bisogna mai dimenticare quanto importante sia tutto il complesso delle operazioni di fienagione, dall’epoca di sfalcio della medica, fino alla sua raccolta e condizionamento.

Italia: Export di Erba Medica
Italia: Export di Erba Medica
TESEO.it - Costo delle razioni e dell'alimento simulato
TESEO.it – Costo delle razioni e dell’alimento simulato

Fonte: Hay and Forage

L’importanza degli oligoelementi nella razione alimentare
8 Maggio 2020

I minerali non possono essere sintetizzati dagli organismi viventi

La supplementazione minerale è un fattore essenziale del razionamento. Mentre macrominerali quali calcio, fosforo, potassio, sodio, magnesio, sono importanti costituenti delle ossa, di altri tessuti e dei fluidi corporei, i micro od oligoelementi minerali quali zolfo, ferro, rame, zinco selenio, iodio, svolgono specifiche funzioni biochimiche come il bilanciamento acido-base, la pressione osmotica, le trasmissioni nervose e rientrano nella composizione di enzimi ed ormoni. 

I minerali non possono essere sintetizzati dagli organismi viventi, le piante li assorbono con le radici, e gli animali li ottengono con la razione alimentare. 

Usualmente la supplementazione di oligoelementi per la vacca da latte avviene tramite sali minerali (es. solfato di rame) od ossidi (es. ossido di zinco). Il problema però di tali composti inorganici è che una certa parte si perde nel rumine senza raggiungere l’intestino per passare nel sangue, vanificando così la supplementazione alimentare.

Gli oligoelementi possono raggiungere facilmente l’intestino ed essere più biodisponibili

Per superare questo problema e rendere biodisponibili gli oligoelementi in modo da sostenere la fisiologia dell’animale per la produzione di latte, gli oligoelementi possono invece essere somministrati in associazione con aminoacidi, proteine, acidi organici in modo da raggiungere facilmente l’intestino ed essere così più biodisponibili. Questi composti debbono però essere solubili, rimanere stabili lungo il processo digestivo, essere facilmente assorbibili.  

Diversi studi dimostrano i benefici degli oligoelementi forniti sotto forma organica per aumentare la produzione di latte, ridurre il tasso di cellule somatiche, contenere le zoppie.

Il loro uso dipenderà poi anche dal beneficio economico che porteranno, il che rimanda comunque alla figura dell’allevatore per una oculata gestione dell’allevamento.

TESEO.it - Feed Ratio: rapporto tra prezzo del latte alla stalla ed alimento simulato
TESEO.it – Feed Ratio: rapporto tra prezzo del latte alla stalla ed alimento simulato
TESEO.it -  Valuta l'evoluzione del costo alimentare e la convenienza economica dell’auto-produzione di materie prime e foraggi
TESEO.it – Valuta l’evoluzione del costo alimentare e la convenienza economica dell’auto-produzione di materie prime e foraggi

Fonte: Hubbard Feeds

Fertilità e proteine nella razione alimentare
23 Marzo 2020

Eccessi di proteine possono compromettere la capacità riproduttiva degli animali

Eccessi di proteine nella razione, oltre ad uno sperpero economico e ad un impatto negativo sull’ambiente per le perdite azotate, possono anche compromettere la capacità riproduttiva degli animali. Diventa dunque importante conoscere alcuni concetti fondamentali per definire la fonte e la quantità di di questa fondamentale componente alimentare.

Le proteine sono una sequenza di aminoacidi uniti da legami peptidici. Sono macromolecole presenti nelle cellule come componenti strutturali; svolgono funzione enzimatica, ormonale e di memorizzazione delle informazioni genetiche.

Nella razione si fa riferimento alla proteina grezza, che risulta dalla quantità di azoto moltiplicato per il coefficiente 6,25, dato che la proteina contiene il 16% di azoto (oltre a carbonio, idrogeno, ed ossigeno). La proteina grezza rappresenta varie forme di azoto, sia proteico, sia non proteico (derivato da aminoacidi liberi, acidi nucleici, amine, ammoniaca), che danno risposte diverse nell’organismo animale.

Di tutte le frazioni azotate delle proteine alimentari, l’intestino tenue assorbe gli aminoacidi, che possono derivare dalle fonti proteiche della dieta non degradate dal rumine (by-pass) od endogene, come quelle microbiche ottenute dalle fermentazioni ruminali. Gli aminoacidi utilizzati per le funzioni vitali, la gestazione e al riproduzione, sono noti come proteina metabolizzabile, che dipende dal loro profilo, dalla disponibilità energetica e dagli stimoli ormonali.

Dunque, occorre fare attenzione alla quantità ed alla qualità delle fonti proteiche nell’alimentazione, che debbono essere comunque correlate agli altri parametri fisiologici dell’animale per razionalizzare le produzioni.

TESEO - Confronto tra i parametri analitici di 4 razioni tipo per la bovina da latte
TESEO – Confronto tra i parametri analitici di 4 razioni tipo per la bovina da latte

Fonte: Milkpoint

Come ridurre la dipendenza dalla Soia?
2 Marzo 2020

E’ possibile ridurre la dipendenza dalla soia? Con quali alternative e con quali effetti sulle proprietà casearie del latte?

Il problema si pone, dato che una buona parte della resa della vacca da latte dipende dalla soia. Con alti contenuti in energia e proteine digeribili, la soia è ormai indispensabile nell’alimentazione di bovini e suini.

Però, nell’era delle sostenibilità, emerge evidente un problema: la sua origine, che comporta la messa a coltura di aree sempre più vaste nella regione amazzonica e non solo, con un importante impatto ambientale. Di fatto, le nostre produzioni animali sono divenute in gran parte dipendenti dalla importazione di soia.

CLAL.it - Import Mondiale Soia
CLAL.it – Import Mondiale Soia

Diventa dunque urgente ricercare le modalità per affrancarsi da tale dipendenza, in un’epoca in cui contrastare le cause del cambiamento climatico è divenuto un impegno imprescindibile. La domanda dei consumatori ed i requisiti della distribuzione alimentare vanno sempre più in tal senso come ha dimostrato, pur con le dovute riserve, la questione olio di palma.

Un articolo su Farmers Weekly riporta tale problematica descrivendo l’esperienza di un allevatore inglese di 380 vacche da latte che ha sostituito una parte di soia con un expeller di colza bypass.

L’introduzione di derivati della colza possono aumentare l’efficienza alimentare

La razione alimentare è stata riformulata tenendo conto del diverso tenore proteico e bilanciando l’apporto dei foraggi, in modo da evitare un calo produttivo. Anche l’apporto aminoacidico è stato attentamente valutato (la soia, ricca in lisina è però povera in metionina). L’apporto proteico può essere ridotto con l’introduzione di aminoacidi protetti dalla degradazione ruminale, aumentando così l’efficienza alimentare.

L’università di Nottingham ha dimostrato che le vacche alimentate con una razione contenente derivati della colza invece della soia, possono produrre più latte.

Nella nostra realtà, dato il nesso tra alimentazione e qualità del latte per la trasformazione casearia e la difficoltà a disporre di fonti alternative, il problema di un affrancamento dalla soia è ancora più difficile da risolvere. Da qui la necessità di un impegno degli allevatori insieme ai centri di ricerca.

CLAL.it - Confronto Soia e Colza
CLAL.it – Confronto Soia e Colza

Fonte: Farmers Weekly

Carni Suine e Alimenti Zootecnici – prospettive di mercato [presentazioni]
3 Febbraio 2020

Venerdì 24 gennaio 2020 ha avuto luogo l’incontro “Carni Suine e Alimenti Zootecnici – prospettive di mercato”, il primo incontro di TESEO dedicato al settore suinicolo, oltre che lattiero-caseario.

L’incontro, organizzato da TESEO con la collaborazione di Agriform, ha dato vita ad una mattinata di dialogo, dove si sono confrontate posizioni diverse, ma tese all’incontro.

Le presentazioni dei relatori sono state seguite da un dibattito che ha coinvolto tutta la filiera: Agricoltori e Suinicoltori, le Imprese di Trasformazione e la Grande Distribuzione.

Hanno tirato le somme della mattinata Vito Martielli e Matz Beuchel di Rabobank, che dopo il dibattito hanno delineato alcuni tratti di una strategia globale per il settore delle carni.

Molti spunti per un fruttuoso dialogo, dunque, che è continuato durante il gustoso buffet offerto da Agriform, che per il 3° anno consecutivo ha ospitato l’evento di Gennaio di CLAL – TESEO.

Con questa news vengono condivise le presentazioni dei relatori, scaricabili in formato PDF, e le fotografie dell’evento.

Marika – TESEO
Marcello Veronesi – Presidente di Assalzoo
Vito Martielli – Grains & Oilseeds Senior Analyst, Rabobank
Matz Beuchel – Animal Protein Analyst, Rabobank
Nicola Levoni – Presidente di Assica
Marco Limonta – Business Insights Director, IRi
Le conclusioni di Rabobank

Segui su TESEO la diffusione dell’African Swine Fever (ASF) nella pagina dedicata:

Autunno: adeguare la razione per mantenere una buona produzione
7 Ottobre 2019

Col cambio di stagione occorre sfruttare al massimo i foraggi disponibili ed integrare opportunamente la razione, ma anche impostare bene le colture per l’annata successiva. Fondamentale è la verifica ed il controllo delle performance aziendali in termine di quantità di latte prodotte e contenuti soprattutto di proteine, indici riproduttivi, costi alimentari.

In Irlanda, l’esempio tipico è una azienda con 80 frisone e 30 ettari a foraggere ed insilato. Con un carico di 2,7 capi adulti ad ettaro, l’obiettivo è di produrre 1500 kg di sostanza secca/ha e di usare l’erba il più a lungo possibile lungo la stagione autunnale.

Diventa poi importante assicurare una buona integrazione della razione alimentare, tenendo sempre conto di quel grande fermentatore degli zuccheri (e degradatore delle proteine) che è il rumine e che porta alla produzione di acido propionico, ma soprattutto di acido acetico. Durante la produzione di quest’ultimo, si ottengono anche acido formico ed anidride carbonica, composti che danno origine al metano, elemento che rappresenta una perdita consistente di energia da parte dell’animale, oltre che la prima fonte di emissione in atmosfera di gas effetto serra.

Adeguamento dei fattori di gestione aziendale alla stagione

Di conseguenza diventa fondamentale contenerla il più possibile con integratori specifici ed una razione che assicuri un elevato apporto di fibra digeribile ed una equilibrata quantità di amido. Lo scopo è di mantenere il più a lungo possibile la produzione di latte, con tenori proteici adeguati, in funzione dei parti primaverili.

Anche il monitoraggio delle fecondazioni è un fattore importante ed una verifica dell’ingravidamento dopo otto settimane dall’inseminazione diventa un indice indispensabile.

Stretto rapporto con l’impresa di lavorazione del latte

La gestione aziendale deve poi poter contare su di un adeguato supporto tecnico, in stretto rapporto con l’impresa di destinazione del latte, in questo caso la coop Glanbia.

Dunque definizione delle performance, adeguamento dei fattori di gestione aziendale alla stagione, monitoraggio preciso dei parametri produttivi e riproduttivi (oltre che sanitari), stretto rapporto con l’impresa di lavorazione del latte per un sistema integrato, efficiente e sostenibile.

TESEO.clal.it - Costo di 1000 g. (1 kg) di proteine fornite da diverse materie prime
TESEO.clal.it – Costo di 1000 g. (1 kg) di proteine fornite da diverse materie prime

Fonte: Agriland

Aumentare la sostenibilità ambientale ed economica dell’azienda da latte
24 Settembre 2019

Accrescere l’efficienza aziendale combinando genetica, razioni e gestione dei reflui

Una ricerca dell’università del Wisconsin condotta con una serie di altri istituti di ricerca ed il finanziamento del US Department of Agriculture (USDA), ha dimostrato come la combinazione ideale fra genetica animale, razione alimentare, gestione dei reflui, permetterebbe di accrescere l’efficienza aziendale attraverso: la riduzione da un terzo alla metà delle emissioni di gas effetto serra, l’aumento della produzione di latte e la diminuzione della quantità di alimenti somministrati alle vacche.

La produzione di latte comporta la perdita di metano in atmosfera per tre fattori:

  • le fermentazioni ruminali,
  • la conservazione e lo spargimento di letame e liquami,
  • le concimazioni delle colture.

Il metano ha una capacità di trattenere il calore dell’atmosfera 25 volte più forte dell’anidride carbonica e gli ossidi di azoto derivanti da letame e concimazioni sono in tal senso dieci volte più potenti del metano. La ricerca ha studiato i vari aspetti della conduzione aziendale per allevamenti da 150 a 1500 vacche da latte ed ha dimostrato che, aumentando l’efficienza delle diverse pratiche di gestione aziendale, si ottiene una riduzione dal 36% al 46% nelle emissioni gassose e del 41% dell’azoto nelle acque di falda. Inoltre, i tenori di fosforo nelle acque superficiali si riducono del 52%. I digestori per la produzione di metano da convertire in elettricità o da usare come carburante si sono dimostrati molto utili. 

La chiave per ridurre costi ed emissioni è il miglioramento dell’efficienza in tutte le fasi produttive

Comunque, la chiave di tutti gli interventi è rappresentata dal miglioramento dell’efficienza in tutte le fasi produttive. Una migliore conversione in latte degli alimenti, una genetica appropriata, degli interventi puntuali per assicurare il comfort degli animali soprattutto nei periodi più caldi, permettono di ridurre sia i costi che le emissioni, mantenendo la produttività. Per applicare i risultati delle ricerche alla pratica operativa, è stato realizzato un sito web attraverso il quale gli allevatori possono misurare e valutare il grado di efficienza delle loro pratiche aziendali, onde capire quali interventi adottare per contenere l’impatto ambientale della loro attività.

Ovviamente tutto questo richiede degli investimenti, che dipendono dalla redditività economica, aspetto imprescindibile che rappresenta uno degli elementi della sostenibilità.

Intervista all’Allevatore Massimo Dalla Bona sul benessere animale, anche in relazione alla redditività dell’allevamento, dopo l’incontro CLAL.it e TESEO “Sostenibilità – Prospettive a confronto” del 25 Gennaio 2019 presso Agriform

Fonte: University of Wisconsin

Multifunzione e benessere, per rispondere alle esigenze dei consumatori [intervista]
26 Luglio 2019

Leonardo Venturin
Spresiano, Treviso – ITALIA

Leonardo Venturin
Leonardo Venturin

Azienda Agricola Venturin
Capi allevati: 550 | 260 in lattazione
Ettari coltivati: 250
Destinazione del latte: formaggi e latte alimentare

Chi l’ha detto che i consumatori di città e di campagna sono uguali?

Guai a pensarlo e la famiglia Venturin, allevatori con un’azienda agricola a Spresiano (Treviso), a pochi chilometri dalle colline del prosecco, lo sa bene.

Innanzitutto, uno sguardo ai numeri. Ce li fornisce Leonardo Venturin, che si occupa di vendita dei prodotti e della parte burocratica, che in un’azienda agricola è un bel peso. In tutto sono quattro fratelli. Oltre a Leonardo, ci sono Lucio, che si occupa del caseificio aziendale; Luca, impegnato nelle operazioni in campagna di coltivazione dei terreni, e Mauro, che gestisce una mandria di 260 capi in lattazione di frisona italiana e jersey. Poi ci sono nove dipendenti, in servizio tutto l’anno.

Ogni giorno vengono lavorati 40 quintali di latte al giorno per la produzione di latte alimentare e formaggi: molli, formaggi a pasta filata, formaggi stagionati a pasta dura e semi-stagionati a pasta semidura.

I restanti 45 quintali di latte prodotti ogni giorno vengono venduti a un caseificio privato con contratto di fornitura annuale.

Gli ettari coltivati sono circa 250 ettari tra proprietà e affitto, seminati a mais, medica, loietto, frumento e sorgo.

Cifre a parte, che sono necessarie comunque per inquadrare le dimensioni e l’attività aziendale, gli aspetti interessanti riguardano la vendita diretta e il ruolo dei consumatori. La sostenibilità, concetto di cui si sente parlare molto di questi tempi, interessa in maniera diversa i consumatori di città e di campagna. Lo conferma Leonardo Venturin, mentre racconta la scelta di avere due punti vendita fissi: uno a Spresiano, dove ci sono azienda e caseificio e uno a Treviso, a ridosso del centro storico.

Perché la scelta della città?

“Perché la città non si muove. Chi vive in città non si mette in macchina per raggiungere il punto vendita che abbiamo a Spresiano. Sono clientele diverse quelle di città e di campagna e hanno consumi diversi”.

Tipo?

I clienti della città si informano sull’allevamento e la filiera

“Sono proprio due tipologie differenti. Un cliente a Treviso tende a venire 3-4 volte alla settimana, predilige il prodotto più fresco e porzioni più piccole, mentre a Spresiano vengono una o massimo due volte alla settimana. Inoltre, a Treviso l’età media del consumatore è più alta, sono pochi i ragazzi in negozio. In città, ancora, chiedono che il prodotto sia rispettoso dell’ambiente, si informano sull’allevamento e la filiera, sulla modalità di trasformazione, cercano più il km0. In campagna danno per scontato il km0, la trasformazione e non chiedono di sostenibilità”.

Come stanno andando le vendite di latte fresco?

“Dai primi anni in cui abbiamo aperto la vendita diretta abbiamo assistito a un calo del 50% e oltre. Noi vendiamo latte fresco intero e parzialmente scremato in formati da litro in pet. Adesso ne vendiamo circa 1.300 quintali l’anno. Prima erano quasi 2.700. Anche in questo caso abbiamo registrato una differenza tra consumatori di città e di campagna. A Treviso cercano un formato più piccolo, da mezzo litro. Erano addirittura disposti a pagarlo di più, sebbene oggi si siano abituati al formato da litro, l’unico che proponiamo”.

Come mai avete deciso di avere un caseificio aziendale?

Stiamo studiando nuove tecnologie per aumentare la shelf life dei formaggi ed esportarli

“Eravamo stanchi di trattare ogni due o tre mesi il prezzo del latte e volevamo dare un valore aggiunto nostro prodotto. Da qui la decisione di un caseificio aziendale, col bollo Ce per vendere alla GDO e ai negozi. Il bollo Ce ci permetterebbe anche di esportare e, proprio con questa finalità, stiamo studiando nuove tecnologie per aumentare la shelf life dei formaggi freschi”.

È stato facile o complicato realizzare il caseificio interno?

“Il primo progetto risale al 2004, mentre il caseificio è entrato in attività il 2 gennaio del 2009. I tempi si sono allungati per colpa della burocrazia. Gli uffici fornivano informazioni centellinate e questo ha rallentato la realizzazione”.

Che margine di guadagno assicura il caseificio e la vendita diretta rispetto alla consegna del latte?

“Un 30% in più sul latte lavorato”.

A quanto vendete il formaggio stagionato?

Un caseificio aziendale per dare un valore aggiunto al nostro prodotto

“Lo proponiamo a 14,50 euro al chilogrammo”.

Possiamo definirlo un formaggio tipo grana?

“Sì, perché è così”.

A livello di innovazioni avete realizzato anche un impianto di biogas con l’azienda Rota Guido. Siete soddisfatti?

“Assolutamente sì. Lo abbiamo costruito nel 2016;ha una potenza di 100 kw ed è totalmente alimentato a deiezioni. Il digestato viene poi utilizzato in campo, dal momento che siamo in zona vulnerabile ai nitrati, essendo vicini al Piave”.

Quando i consumatori vi chiedono di sostenibilità e ambiente, voi cosa rispondete?

Ci stiamo certificando come lotta integrata

“Raccontiamo la nostra posizione. Fino a marzo di quest’anno avevamo la certificazione QV, Qualità Verificata. Adesso ci stiamo certificando come lotta integrata, così prendiamo un raggio più ampio, dal seme al formaggio”.

Fate bio?

“No. Abbiamo alimenti biologici, ma non facciamo biologico. Abbiamo pochi appezzamenti grandi ed essendo superfici medio-piccole sono vicine ad aree convenzionali. Per questo dovremmo avere aree di rispetto enormi”.

Quante lattazioni fa di media una vostra vacca?

“Arriviamo a 5-6 parti. Se le vacche non hanno problemi, non le andiamo a riformare. Abbiamo anche bovine di 12 anni che producono quantità e qualità. D’altronde, chi fa l’allevatore sa bene che rispetto dell’ambiente e benessere animale passano anche da lì”.

Quanto produce una vostra vacca?

“Abbiamo una media di 32 chili di latte al giorno. Siamo sui 90-95 quintali all’anno”.

Quali azioni avete messo in piedi per il benessere animale?

“Gli spazi più ampi permettono all’animale di muoversi. D’estate abbiamo ventilazione forzata con raffrescamenti, alimentazioni equilibrate e salubrità degli alimenti. Tutti accorgimenti che si riflettono sul benessere degli animali”.

Quali sono gli aspetti più entusiasmanti del suo lavoro?

Vedere che ciò che facciamo viene apprezzato dai clienti dà modo di andare avanti

“Lavorare con gli animali e vedere che quello che facciamo viene apprezzato dai clienti dà modo di andare avanti, nonostante le mille difficoltà che ci sono”.

Che investimenti ha fatto di recente e quali investimenti ha programmato?

Offriamo educazione alimentare attraverso una sala degustazione ed incontri su misura

“Oltre al biogas abbiamo rinnovato il parco macchine per la fienagione e abbiamo dato il via all’iter per ampliare di nuovo il caseificio e lo spazio commerciale, in modo da avere una sala degustazione e fare incontri su misura per fare conoscere il prodotto e l’attività dell’azienda. L’educaizone alimentare è per noi un valore aggiunto da offrire. Grazie all’opportunità introdotta con la nuova legge di Bilancio stiamo cercando aziende agricole per vendere anche i loro prodotti e ampliare la gamma di prodotti in vendita. Inoltre, vorremmo anche ampliare l’area per il bestiame e fare un percorso didattico per visite guidate. Ho fatto il corso di agriturismo per le fattorie didattiche e credo sia utile un servizio così”.

Azienda Agricola Venturin
Azienda Agricola Venturin
Il Caseificio dell’Azienda Agricola Venturin
Spaccio di Treviso
Spaccio di Trevis
Spaccio di Spresiano
Spaccio di Spresiano
Furgone Venturin
Furgone Venturin
Azienda Agricola Venturin
Azienda Agricola Venturin