Produrre latte nel sub continente asiatico, tra tradizione e modernità
30 Agosto 2017

La necessità di produrre più latte per soddisfare le crescenti richieste della popolazione è molto sentita nella grande area del sud est asiatico. Mentre India, Pakistan e Bangladesh hanno una radicata e diffusa tradizione nella produzione di latte, che si basa su di una diffusa presenza di micro allevamenti familiari con razze locali a triplice attitudine, in paesi quali Indonesia, Malesia, Filippine e Vietnam dove il latte non rientra nella dieta tradizionale, il settore diventa sempre più dinamico e l’allevamento si specializza nella produzione di latte o di carne.

Nel subcontinente indiano la produzione di latte per capo sovente è di uno-due litri al giorno ed è fortemente collegato alle pratiche tradizionali. Ad esempio, l’alimentazione è comunemente basata sui residui delle coltivazioni, come la paglia di riso o grano; in Bangladesh l’acqua di abbeverata viene somministrata solo con i pochi concentrati, contrastando le richieste del metabolismo ruminale e mammario. Anche migliorando l’alimentazione con l’apporto di ingredienti più ricchi, difficilmente si superano i 10 litri/giorno. Diversa è invece la situazione nel secondo gruppo di paesi, come ad esempio il Vietnam dove, con razze di importazione occidentale quali la frisona e buone pratiche gestionali, è comune avere produzioni medie di 20-25 litri/giorno.

Nei paesi ad allevamento tradizionale, lo sforzo dei programmi di assistenza tecnica è orientato verso il miglioramento delle coltivazioni per ottenere foraggi a più alto contenuto nutrizionale, ma anche per migliorare la conservazione degli alimenti ed incrementare la tecnica alimentare. In tutta l’area diventa poi necessario migliorare le condizioni di allevamento per contrastare le elevate temperature ed umidità. Un aspetto fondamentale è anche quello igienico sanitario, dunque ricoveri e programmi di vaccinazioni adeguati. Resta poi il problema delle infrastrutture nella commercializzazione del latte e per dare un prezzo adeguato al produttore. In India sono comuni i centri di raccolta dove i produttori possono conferire il latte che viene analizzato e consegnato alle grandi cooperative, ma esistono anche gli intermediari che forniscono il latte al consumo tramite circuiti commerciali informali, non ne valutano i parametri compositivi e riducono la remunerazione al produttore.

La produzione tradizionale assicura la persistenza ed il reddito dell’attività agricola, ma deve evolvere adottando tecniche innovative, adeguate alle condizioni di allevamento nelle aree subtropicali, anche densamente abitate.

Aumentare la produzione non significa semplicemente cambiare il sistema, ma fare evolvere la tradizione produttiva in modo adeguato alle condizioni tecniche ed appropriato alla realtà culturale. Una bella sfida!

CLAL.it – Autosufficienza di latte in Asia – vedi su CLAL.it >

 

Fonte: Feedipedia

Bufale per fare più latte in India
9 Agosto 2017

L’India, oltre ad essere il maggior paese produttore e consumatore di latte al mondo, ha anche la mandria più consistente. Solo metà del latte però è di origine bovina, sia da razze locali che da incroci con frisone, jersey e brown swiss, mentre la restante metà è prodotta dalle bufale. La domanda interna cresce del 4,2% dal 2000 e dunque diventa essenziale agire sulla selezione genetica e l’evoluzione della mandria per aumentare la produzione.

La produttività per capo è però bassa rispetto ai riferimenti internazionali. Infatti, i picchi produttivi degli animali più selezionati superano appena i 30 quintali di latte all’anno. Bisogna però considerare le condizioni ambientali indiane, che non sono certo adatte alle razze più selezionate. Alte temperature, umidità ed una diffusa presenza di patologie e parassiti, sono fattori che non permettono tanto facilmente di introdurre gli animali generalmente presenti nelle maggiori aree lattiere mondiali. Bisogna poi considerare i maggiori bisogni alimentari degli animali più produttivi, oltre alla diversa gestione aziendale, rispetto alle razze locali più rustiche ed adeguate all’ambiente.

Per questo diventa interessante il ruolo bufalino, animali che insieme ad una buona produzione di latte rispetto alle razze locali e con ottimi contenuti, soprattutto per il grasso, sono ben adattati alle condizioni climatiche, resistenti alle malattie ed in grado di utilizzare al meglio gli alimenti disponibili.

Occorre poi tener conto del fatto che in India la mandria è rappresentata in media da uno-due animali per famiglia, il che rende difficile l’adozione di tecniche evolute di allevamento. Inoltre è fondamentale considerare il fattore culturale indiano, per cui in molti stati è vietato macellare le vacche, condizione che non esiste i per i bufalini ed infatti l’India è un grande esportatore di carne di questi animali.

Anche per la composizione della mandria, l’India assume una posizione originale nel contesto della produzione di latte.

Principali 10 produttori mondiali di Latte Bufalino

Fonte: ERS-USDA

La Cina smantella il sistema dei prezzi base garantiti
13 Giugno 2017

La Cina è uno dei maggiori importatori ed esportatori mondiali di prodotti agroalimentari. Le sue azioni sul mercato impattano in modo significativo le quotazioni di latte e derivati, così come le importazioni di cereali e soia, e pertanto debbono essere seguite attentamente.

La Cina nel 1978 ha iniziato un processo di trasformazione da un paese ad economia centralizzata verso un’economia di mercato. Il risultato è stato strabiliante: il paese è divenuto la seconda economia mondiale con una crescita del 10% annuo come PIL, il maggiore della storia.

Per incrementare la produzione e contrastare la volatilità, il governo cinese ha istituito un sistema di prezzi base garantiti per riso, grano, mais, soia, colza, cotone, che ha comportato una serie di distorsioni, come l’accumulo di stock eccessivi, una spesa insostenibile ed anche l’adozione di pratiche colturali negative per l’ambiente.

Questo sistema, ad eccezione per il momento di grano e riso, viene ora smantellato con dei riflessi importanti anche a livello internazionale. Infatti, le giacenze accumulate potranno essere immesse sul mercato mondiale ed influire sulle quotazioni ed inoltre il livello delle importazioni potrà ridursi dato che i prezzi saranno meno competitivi rispetto a quelli nazionali. A livello interno ci potranno poi essere effetti sulle produzioni: con prezzi inferiori diminuiranno le quantità ed i terreni potranno essere destinati ad altre coltivazioni.

Il mercato é sempre più interconnesso, per cui va seguito e studiato costantemente.

Fonte: AgriMoney Research Reports

La Cina è il primo importatore mondiale di Soia

Diminuzioni significative nel trade di bovini (Gen-Ott 2015)
9 Dicembre 2015

Ultimi aggiornamenti riguardo al Trade di Bovini. I dati confrontano il periodo

Gennaio-Ottobre 2015

con lo stesso periodo dell’anno precedente.

La Cina, pur rimanendo il principale acquirente di bovini da latte per l’Australia, ha ridotto il suo import del 29%.
Le importazioni statunitensi di bovini da latte sono diminuite del 40%; l’unico fornitore è il Canada. In Ottobre l’import di bovini da latte è stato di 979 capi, mentre l’import totale di bovini (da latte e non) ha superato i 167.000 capi.
La Turchia ha importato il 63% in più di bovini da latte dagli Stati Uniti, per un volume di 3.458 capi nel periodo Gennaio-Ottobre 2015. La Turchia è il secondo mercato per gli Stati Uniti. Il primo acquirente è il Messico, che tuttavia ha ridotto le sue importazioni dagli Stati Uniti del 58%.

La prospettiva mondiale sui fertilizzanti
21 Luglio 2015

I fertilizzanti rappresentano uno dei fattori basilari per la produzione agricola.

Secondo i dati FAO, la domanda di fertilizzanti, a livello mondiale, è aumentata nel 2014 del 2% arrivando a 187 milioni di tonnellate e si prevede che cresca del 1,8% all’anno fino al 2018. Di contro, la produzione mondiale di cereali si stima che sia stata di 2.498 milioni di tonnellate. Anche se si tratta di un valore del 2,2% inferiore alla produzione record del 2013, è pur sempre un dato ragguardevole, che non sarebbe stato possibile senza l’apporto dei fertilizzanti.

Per il periodo indicato, si prevede che la domanda per concimi azotati, fosfatici e potassici aumenti, rispettivamente, nelle percentuali del 1.4, 2.2 e 2.6 all’anno.

  • L’Africa resterà il maggior esportatore di fosfati ed in secondo luogo di azoto, continuando ad essere invece deficitaria in potassio. Nel 2013 ha rappresentato il 3% del consumo mondiale di fertilizzanti.
  • Il maggior consumo di concimi avviene in Asia, che rappresenta oltre la metà del fabbisogno mondiale; nello specifico, in Asia viene utilizzato il 62% dell’azoto, il 58% del fosforo ed il 46% di potassio.
  • Segue l’America, col 24 % del consumo mondiale, di cui il 13% in nord America ed il restante 11% in America latina e Caraibi.
  • L’Europa rappresenta il 12,5% della domanda mondiale di fertilizzanti e si caratterizza per un surplus di azoto, che però tende a diminuire.
  • L’Oceania ha un deficit netto per i tre elementi, ma rappresenta solo l’1,7% del consumo mondiale di fertilizzanti.
    Italia: Prezzi di alcuni fertilizzanti
    Italia: Prezzi di alcuni fertilizzanti

    Fonte: FAO

El Niño e mercati agricoli: siccità?!!
15 Maggio 2015

Più volte annunciato come una possibilità, ora le agenzie meteorologiche giapponese ed australiana affermano che si sono manifestati i segni per il succedersi di fenomeni climatici estremi noti come El Niño, tali da interessare vaste regioni, dall’America meridionale al sud-est asiatico, con pesanti riflessi sulle produzioni agricole.

Con el Niño e la Niña si descrivono fasi opposte di oscillazioni delle temperature fra oceano ed atmosfera nella zona equatoriale del Pacifico. La Niña è la fase fresca di tali oscillazioni (indicate con la sigla ENSO – El Niño-Southern Oscillation), el Niño quella calda. Queste deviazioni dalle normali temperature di superficie degli oceani possono avere un grande impatto sulle condizioni climatiche a livello mondiale. Nel 1600, dei pescatori al largo delle coste dell’America Latina, rilevarono come le acque dell’oceano Pacifico fossero stranamente calde per la stagione ed essendo a dicembre, chiamarono il fenomeno el Niño (il bimbo), dato il Natale ormai vicino.

Quest’anno, una siccità primaverile in Asia meridionale ha già influito negativamente sui raccolti di olio di palma e potrebbe comportare problemi nelle piantagioni di caffè in Colombia e di cacao in Africa occidentale. All’opposto, delle piogge eccessive potrebbero danneggiare i raccolti di canna da zucchero in Brasile.

Negli USA il fenomeno potrebbe avere invece effetti positivi comportando una stagione fresca ed umida in favore dei raccolti di mais ma con una generale diminuzione nella qualità dei prodotti; già ora si notano ricorrenti ed intense piogge nelle pianure centrali del paese.

In India la conseguenza di questo cambiamento meteorologico è la ridotta intensità dei monsoni, che potrebbe avere riflessi sul raccolto di cotone di cui il paese asiatico è il maggior produttore, mentre la ridotta produzione di olio di palma in Indonesia e Malesia sarebbe favorevole per il mercato delll’olio di soia.

Le previsioni climatiche sono influenzate da una molteplicità di fattori che le rendono complesse, ma bisognerà sempre più considerare l’insorgere dei fenomeni climatici estremi ed i conseguenti effetti su mercato e quotazioni mondiali dei prodotti agroalimentari.

Nuova Zelanda: probabilità di precipitazioni oltre la norma in primavera in caso di El Niño
Nuova Zelanda: probabilità di precipitazioni oltre la norma in primavera in caso di El Niño

Fonte: Agrimoney

Buone prospettive per la domanda mondiale di fieno di medica
6 Marzo 2015

A livello mondiale resterà sostenuta nel medio periodo la domanda per il fieno di medica di alta qualità, anche se la recente diminuzione nel prezzo del latte comporterà una riduzione dei prezzi per il calo delle richieste nelle maggiori aree di acquisto, Cina ed Emirati Arabi in testa. Basti considerare che la Cina copre il 20% delle esportazioni totali di fieno USA.

In California i prezzi si sono già ridotti a 250-290 Dollari per tonnellata rispetto al picco di 339 Dollari raggiunto lo scorso anno per il fieno di medica di ottima qualità. La ridotta domanda mondiale ed un Dollaro più forte rallentano dunque le prospettive di esportazione, per cui gli agricoltori quest’anno punteranno più sulla produzione di un fieno di qualità che sulle rese.

A questo contribuisce anche la necessità di far fronte ad una permanente scarsità di acqua irrigua e la conseguente competizione fra diverse colture.

Nel corso degli ultimi 10 anni il prezzo del fieno di medica è più che raddoppiato e le previsioni di Rabobank restano comunque buone, nonostante la volatilità che si fa sentire anche in questo settore.

Fonte: AGweb

Alimento Simulato
Alimento Simulato

Il Cile effettua la prima esportazione di manze gravide in Cina
25 Febbraio 2015

Si tratta del primo carico di 7 mila animali su di un totale di 20.000 capi di bestiame che si prevede vengano inviati nel paese asiatico entro il prossimo anno, dal momento che le autorita’ di Pechino stanno cercando di incrementare la capacita’ produttiva interna per quanto riguarda carne e latte.

La decisione della Cina di certificare il Cile come uno dei pochi paesi autorizzati per importare bestiame vivo, riflette gli sforzi profusi negli ultimi anni dal paese sud americano per migliorare la qualita’ genetica del bestiame nazionale ed incrementare gli standard sanitari negli allevamenti. Le autorità cilene prevedono che le esportazioni potranno continuare nell’arco del prossimo decennio.

Le 7 mila giovenche da inviare in Cina sono state selezionate dopo attenti esami veterinari da un gruppo di 8.000 animali in circa 300 allevamenti. Prima della spedizione, avvenuta dal porto meridionale di Puerto Montt il 26 dicembre scorso, gli animali sono stati sottoposti ad un periodo di 30 giorni di quarantena.

Nel corso degli ultimi 20 anni, il Cile ha condotto delle campagne per eradicare tubercolosi bovina, brucellosi ed afta epizootica ed attualmente il paese sta sviluppando programmi quali l’impiego di seme sessato per avere un numero sufficiente di animali da esportare. Altro investimento per l’export degli animali vivi, riguarda la predisposizione di adeguate infrastrutture portuali.

Fonte: GlobalMeat

 

CLA.it – Cina: Produzioni di latte ed Export in equivalente latte
 Cina: Produzioni di latte ed Export in equivalente latte