Di: Marika De Vincenzi e Ester Venturelli
Dal 2020 a oggi (Gennaio-Luglio 2024) le esportazioni di Bovini Vivi dalla Francia hanno seguito un trend decrescente: 498.682 tonnellate esportate nel 2020, 486.445 tonnellate esportate nel 2021, 476.047 tonnellate nel 2022, 446.110 tonnellate nel 2023, 247.779 tonnellate esportate fra Gennaio e Luglio 2024.
Al contrario, la percentuale delle vendite verso l’Italia è andata via via crescendo: dal 77% del 2021 e del 2022 al 79% del 2023, fino all’80% dei primi sette mesi del 2024.
Complessivamente, le esportazioni di bovini vivi dalla Francia verso i Paesi dell’Unione Europea pesano per il 92-97% del totale.
La parte residuale è indirizzata verso i Paesi del Maghreb (possono essere, alternativamente: Algeria, Tunisia, Marocco), e del Medio Oriente come Libano e Israele. Questa è la fotografia degli ultimi quattro anni dell’export di bovini vivi dalla Francia.
In futuro l’Italia avrà ancora un peso così rilevante? La domanda nasce osservando il prezzo medio dell’export dei bovini vivi superiori ai 300 kg (esclusi i capi da macello). I prezzi variano e vanno dai 4,80 €/kg degli animali venduti in Tunisia ai 3,92 €/kg del Marocco. In mezzo si collocano la Spagna (4 €/kg) e l’Italia (4,02 € al kg). I francesi vendono meglio agli allevatori africani.
Agli Allevatori francesi converrà incrementare i numeri di animali verso il Nord Africa? E quale sarà il riflesso sui prezzi dei bovini destinati agli ingrassatori italiani? Vi saranno ulteriori rialzi dei prezzi oppure il peso dell’export verso Medio Oriente e Nord Africa è ancora troppo basso per entrare in diretta competizione con l’Italia?
All’Italia non converrebbe ridurre la dipendenza dalla Francia e, magari, puntare su filiere nazionali e su animali nati, allevati e macellati in Italia? È lecito chiedersi se c’è effettivamente spazio per sostenere la linea vacca-vitello in Italia, coinvolgendo magari le aree appenniniche e montane e le isole come Sicilia e Sardegna, che possono contare su vaste aree a pascolo.