Il prezzo dei suini da macello da tre settimane – pur partendo da valori record – subisce un ridimensionamento che non si spiega con la legge della domanda e dell’offerta. “E questo perché, se guardiamo al mercato dei suini destinati al circuito tutelato – osserva Rudy Milani, Allevatore e responsabile della Federazione Nazionale di Prodotto (FNP) Suini di Confagricoltura – siamo di fronte a un’offerta scarsa e a una domanda elevata, dinamica che di per sé dovrebbe imprimere un’accelerazione ai listini e non il contrario”.
Certo, in questa fase sono entrati in gioco altri elementi: l’import animali vivi anche del peso di 160 chilogrammi dall’Ungheria e Carne Suina da Germania e Polonia, che hanno creato pressione sul mercato nazionale, calmierando i listini nazionali del suino.
Il ridimensionamento dei prezzi rappresenta una boccata d’ossigeno temporanea agli anelli della filiera a valle dell’allevamento, “che hanno difficoltà a ribaltare sulla distribuzione e sul consumatore finale i maggiori costi legati al prezzo dei suini e della carne suina”, prosegue Milani.
Le previsioni future possono partire, per l’Allevatore Trevigiano, “dalla prospettiva che a breve non vi saranno aumenti produttivi in termini di animali, anche per effetto della riforma dei disciplinari dei prosciutti DOP che fin da subito ha visto Confagricoltura esprimere una posizione critica, ma che non si è voluta ascoltare”.
Fra le criticità del settore, Milani menziona la Peste suina africana (PSA), tanto che “ad oggi il 10% dei Comuni che detengono suini in Italia è soggetto a restrizioni, il che significa fare riferimento a una superficie complessiva di circa 20-25mila chilometri quadrati per circa il 15% della mandria suina nazionale”. Il responsabile della FNP di Confagricoltura aggiunge altri numeri per delineare il quadro: “Nelle tre principali Regioni del Nord Italia per la suinicoltura, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, contiamo 488mila maiali in zona 1, che è la zona di restrizione più blanda, 92mila maiali in zona 2 e 360mila maiali in zona 3, che è l’area assoggetta alle maggiori restrizioni. Significa che lo scenario è complesso e non aiuta per niente”.
Serve attenzione e maggiore dialogo all’interno della filiera, “perché le situazioni di forte tensione sui prezzi rischia di scatenare situazioni problematiche”, conclude Rudy Milani.
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