Riso: il mercato mondiale grava sui prezzi in Italia + Commento di Daghetta [Risicoltore]
10 Luglio 2025

Di: Elisa Donegatti

L’Italia è il principale produttore europeo di Riso: autosufficiente sia per il Risone che per il Riso Lavorato, ha prodotto circa 1,4 milioni di tonnellate nel 2023, quando le rese elevate hanno compensato la riduzione delle superfici coltivate.

Le stime per il 2024 indicano livelli produttivi simili, nonostante una lieve flessione delle superfici, mentre per il 2025 si prevede un’ulteriore leggera contrazione delle semine. 

L’Italia è riconosciuta a livello internazionale per la qualità delle sue varietà pregiate, come il Carnaroli, simbolo della risicoltura italiana e pilastro della cucina di alta gamma. Questa identità varietale rappresenta un patrimonio distintivo che differenzia il prodotto nazionale dalle importazioni, soprattutto nei segmenti premium del mercato.

Nonostante ciò, l’Italia importa volumi significativi per coprire varietà non coltivate localmente, garantire continuità di fornitura e ridurre i costi di trasformazione interna. Nel 2024 le importazioni hanno raggiunto circa 310.700 tonnellate (+4,7% sul 2023), con un’ulteriore crescita nel primo trimestre 2025 (+9,3%), trainata dal risone grezzo (+67%), principalmente proveniente da altri Paesi europei, grazie all’assenza di dazi, costi logistici contenuti e compatibilità varietale. 

Le dinamiche di importazione influenzano direttamente il mercato interno. Il Riso semilavorato o lavorato arriva soprattutto dall’Asia, con forniture mirate per fascia di prezzo e qualità: Basmati da India e Pakistan (con prezzi medi nel 2024 rispettivamente del 1.31  €/kg e 1.19 €/kg), Jasmine da Thailandia (0,95 €/kg), Myanmar e Cambogia per segmenti più economici (0,72–0,89 €/kg). Anche il semigreggio proviene soprattutto da India e Pakistan, approfittando di regimi tariffari più favorevoli e la lavorazione interna per aggiungere valore. Le rotture di Riso arrivano sia dall’Asia (Pakistan, Myanmar, Cambogia), per grandi volumi low-cost destinati a usi industriali (farine, snack, mangimi), sia dall’UE (Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Austria), per lotti più selezionati con standard qualitativi superiori.

Questa strategia di approvvigionamento dall’estero esercita una pressione diretta sui prezzi interni. I prodotti importati più economici stanno spingendo al ribasso anche i prezzi di varietà italiane di fascia media come Ribe o Roma.  A fronte di questa realtà, i produttori italiani si trovano a fronteggiare costi più elevati (manodopera, energia, standard qualitativi) e, di conseguenza, margini di manovra ridotti

La leva per difendere il valore del Riso nazionale rimane nella qualità riconosciuta, nella tracciabilità e nella valorizzazione delle varietà identitarie come il Carnaroli. Ma il ruolo crescente dell’import, combinato alla contrazione delle superfici e alle incertezze climatiche, continuerà a influenzare — direttamente e indirettamente — gli equilibri del mercato interno e la formazione dei prezzi.

TESEO.clal.it – Italia: Import di Riso

Il commento del Produttore

Giovanni Daghetta – Risicoltore e vicepresidente COPA‑COGECA

Il mercato del Riso in Italia e in Europa ha goduto negli ultimi tre anni di prezzi molto interessanti per gli agricoltori, sostanzialmente per tre motivi: una produzione europea in calo, soprattutto per problemi climatici legati alla mancanza di acqua; un mercato internazionale sostenuto dalla chiusura delle esportazioni indiane; un aumento dei consumi in tutta Europa.

Negli ultimi mesi, però, il mercato mondiale è sceso di circa il 40%, principalmente a causa della riapertura dell’export indiano. Le alte quotazioni raggiunte dalle varietà italiane tipiche da risotto (Arborio, Carnaroli) hanno un po’ scoraggiato i consumatori. Inoltre, la facilità di importare in Europa riso in piccole confezioni da Paesi EBA come Cambogia e Myanmar, insieme a un dazio fermo da 24 anni e ormai troppo basso, e il forte aumento delle semine di riso in tutta Europa, stanno creando le condizioni per un’annata difficile per il collocamento del riso europeo.

Cauto ottimismo per il futuro della suinicoltura [Il Commento di Alberto Cavagnini, Suinicoltore]
7 Luglio 2025

Alberto Cavagnini – Suinicoltore

Di: Marika De Vincenzi

È all’insegna di un cauto ottimismo la previsione che Alberto Cavagnini, allevatore di Milzano (Brescia), fa dell’andamento del comparto suinicolo per i prossimi mesi.
“Siamo di fronte a prospettive positive – ammette – perché in questa fase ci sono pochi suini a disposizione, anche per una contingenza climatica che da circa tre settimane sta rallentando la crescita degli animali, e in questa fase non si riesce a colmare la domanda”.

Uno scenario che non coinvolge solamente l’Italia, ma tutta Europa, “con la conseguenza che non si prevedono bruschi cali di prezzo, ma anzi una sostanziale stabilità e una probabile spinta rialzista”.

Ad impensierire potrebbe essere l’andamento delle materie prime.
“Se da un lato il prezzo della soia è vantaggioso per l’indebolimento strategico del dollaro – osserva Cavagnini, imprenditore pluri-premiato negli ultimi anni per gli aspetti di innovazione e benessere animale introdotti in azienda -, dall’altro stiamo vivendo con un po’ di apprensione la fiammata di apprezzamento dei cereali a paglia, legato a raccolti al di sotto delle attese.
Per chi acquista quotidianamente sui mercati internazionali le tensioni sui listini possono essere impattanti e credo che per poter contare su un’inversione delle mercuriali bisognerà attendere i prossimi carichi lungo le rotte del Mar Nero, fra un paio di mesi”.

L’Allevatore in questa fase, riconosce Cavagnini, “si trova in una posizione di leggero vantaggio, tenuto conto che, nel contesto più ampio della catena di approvvigionamento, il mercato della carne non sembra essere così performante”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Frumento duro: spicca l’offerta Italiana + Commento di Miano [CIA Foggia]
26 Giugno 2025

Angelo Miano
Foggia – ITALIA

Di: Elisa Donegatti

L’International Grains Council (IGC) ha stimato la produzione 2025 di Frumento Duro in Italia a 4,2 milioni di tonnellate: una crescita addirittura del 20%, favorita dall’espansione delle superfici coltivate (+10%) in Puglia, Sicilia e Basilicata, da una semina abbondante grazie ai prezzi del 2024 e da condizioni agronomiche ideali (autunno secco, primavera regolare e campi ben preparati). Ritardi localizzati nelle semine si sono verificati al Nord per eccesso di pioggia e al Sud per siccità iniziale.

Meno rosea la stima sulla produzione mondiale: 35,2 milioni di tonnellate (-1,5%), con un’offerta in calo soprattutto in Turchia (-18%), a causa delle gelate primaverili, e in Canada (-1,2%), che resta il primo esportatore mondiale. Nel Nord Africa, il quadro è eterogeneo: Algeria e Tunisia favorite dalle piogge, Marocco penalizzato dalla siccità. In Unione Europea, la produzione è attesa in crescita a 7,9 milioni di tonnellate (+9,5%), sostenuto da condizioni climatiche favorevoli e dall’aumento delle superfici seminate (+7%). 

La domanda globale è prevista in aumento a 35,5 milioni di tonnellate (+1,2%), di cui 33,4 milioni destinate all’uso alimentare (+0,9%), il livello più alto dal 2018/19. Le scorte mondiali dovrebbero scendere a 6 milioni di tonnellate (-5,4%), favorendo tensioni sul mercato. Gli scambi assumono un ruolo ancor più strategico nel contesto attuale. Paesi strutturalmente deficitari come il Marocco potrebbero intensificare il ricorso al mercato estero. Al contrario, l’Italia, forte di un raccolto abbondante, potrebbe ridurre le importazioni significativamente.

In termini di prezzi, attualmente le quotazioni della Borsa Merci di Foggia si attestano tra 303 e 313 €/ton, lievemente superiori alla media di Maggio ma limitate dall’ampia disponibilità interna e dalla pressione delle importazioni. Il rafforzamento dell’euro sul dollaro migliora la competitività del durum nordamericano. Il Frumento Duro Canadese, riferimento internazionale, si colloca attualmente tra 315 e 350 USD/ton (pari a 295 – 328 €/ton al cambio attuale). Tali valori, espressi franco azienda, pur non includendo oneri di trasporto, logistica, dogana (CIF) né eventuali premi di qualità, rappresentano una utile base di confronto. Il differenziale rispetto al mercato italiano risulta contenuto; tuttavia, in presenza di ulteriori ribassi sui mercati esteri, non si esclude un ritorno più attivo delle importazioni.

Favorevole dunque la situazione dell’Italia in un contesto globale segnato da un’offerta in calo, domanda sostenuta, scorte in erosione e flussi commerciali sotto pressione. Dinamiche da monitorare con attenzione nei prossimi mesi.

TESEO.clal.it – Italia: Import di Frumento Duro

Il commento del Produttore

Angelo Miano – Produttore di Frumento Duro di Foggia – Presidente CIA Foggia

In merito alla produzione di quest’anno, si devono registrare performance leggermente superiori a quelle dello scorso anno per la provincia di Foggia, che passa da una media di 25 qli/ha dello scorso anno ai 27 qli/ha dell’attuale campagna granaria, oltretutto ancora da ultimare nelle zone collinari/montane. Anche le produzioni delle altre zone vocate a grano duro sono lievitate, sebbene a mio avviso non potranno superare i 4 milioni di ton, mentre si registra un prezzo ancora contenuto e non remunerativo per i coltivatori.

Speriamo nella partenza del Granaio Italia, che ci fornirebbe le reali produzioni italiane, oggi non certe. Si registra comunque una richiesta di grano italiano da parte di pastifici che producono il vero “made in Italy”, anche se non vorrebbero pagare in più l’ottima qualità prodotta quest’anno, specialmente nel nostro areale dove abbiamo registrato pesi specifici abbondantemente superiori agli 80 kg/hl e proteine sino al 19%.

Ora attendiamo che il MASAAF convochi il tavolo di concertazione, già chiesto da tutte le organizzazioni agricole da tempo, altrimenti è a rischio la coltivazione di cereali: senza filiera reale che premi tutti gli attori, il comparto potrà subire una forte battuta d’arresto.

Filiera suinicola: segnali di un’estate… “calda” [Il Commento di Aldo Levoni, delegato Levoni SpA ]
23 Giugno 2025

Aldo Levoni – Amministratore Delegato Levoni SpA

Cronaca degli ultimi giorni e visione in prospettiva si intrecciano nell’analisi di Aldo Levoni, Amministratore Delegato di Levoni Spa. “Il prezzo dei suini in CUN ha ripreso a salire e ritengo, personalmente, che andremo incontro a un periodo di tensioni, in quanto industria e anelli della trasformazione non riusciranno a trasferire gli aumenti a valle per le resistenze della distribuzione. Ci sarà, temo, un po’ di bagarre nei prossimi mesi”.

Le proiezioni indicano fra Luglio e Settembre una minore disponibilità di suini, col rischio di innescare ulteriori aumenti dei listini. “Verificheremo di settimana in settimana, naturalmente, ma i timori sono di affrontare un secondo semestre all’insegna della tensione, dopo i primi quattro-cinque mesi del 2025 che sono stati complessivamente positivi per tutti gli anelli della filiera”.

La svolta, per Levoni, si è verificata sul piano dei consumi dopo i primi di Maggio. “I dati che abbiamo per l’Italia sia sulle carni che sui salumi dopo il periodo pasquale e dei vari ponti sono un po’ preoccupanti – ammette l’ad di Levoni Spa -, perché rispetto all’anno scorso c’è stato un calo di consumi generalizzato. Questo significa che l’industria lavora su volumi inferiori, mentre la GDO acquista meno merci”.

Una flessione dei consumi che non è dipesa da fattori climatici (il 2025 è stato meno traumatico rispetto all’anno precedente), ma che potrebbe essere legata alle incertezze sul piano geopolitico, che rendono più prudente il consumatore, o alla scelta di Consumatori e Famiglie di rallentare gli acquisti dopo il periodo dei ponti per tornare su livelli di spesa crescenti nel corso dell’estate.

Anche l’export vive una fase di incertezza, con la spada di Damocle dei dazi americani. “Personalmente come gruppo negli Stati Uniti abbiamo incrementato le vendite, pur avendo effettuato un primo timido incremento dei listini – specifica Levoni – ma resta l’incognita di conoscere quale sarà il dazio a regime e dal 9 luglio dovremmo avere indicazioni più precise. Il quadro si potrebbe complicare a causa della svalutazione del dollaro dall’inizio dell’anno”. Un’attesa che coinvolge tutta la salumeria Made in Italy e, in ultima analisi, il consumatore americano.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Suino pesante e salumeria DOP: l’unicità italiana [Il Commento di Sergio Visini, Suinicoltore]
9 Giugno 2025

Sergio Visini – Suinicoltore

Per Sergio Visini, allevatore con una produzione di suini a ciclo chiuso innovativa e sostenibile tra Verona e Mantova, i punti di forza della suinicoltura italiana sono chiari: una produzione unica al mondo con suini allevati fino a 170-180 chilogrammi, una vocazione alla salumeria di alta qualità, un legame profondo con il territorio che rappresenta un biglietto da visita particolarmente apprezzato all’estero. Eppure, non si riesce a mettere a terra politiche di filiera coese.

“Siamo in una fase di transizione verso un modello di filiera più integrato, con obiettivi strategici chiari e centrato sulla salumeria, l’unica categoria merceologica che, di fatto, ci distingue dal resto della produzione mondiale – spiega Visini -. Siamo gli unici allevatori al mondo a produrre il suino pesante da 170-180 chili e su questi aspetti ritengo si debbano concentrare energie, risorse e investimenti per arrivare su mercati internazionali con prodotti che riescano a conquistare anche i posizionamenti alti di gamma e i mercati maggiormente remunerativi”.

Il primo passo, per Visini, è quello del confronto fra gli operatori della catena di approvvigionamento, con i consorzi di Parma e San Daniele che dovrebbero essere il luogo fisico dove ospitare le fasi di elaborazione di progetti e strategie operative. “Bisogna puntare sull’alta qualità e sulla forza delle DOP della salumeria Made in Italy – insiste Visini – mantenendo un collegamento fedele al territorio, così da promuovere sui mercati internazionali prodotti contraddistinti da unicità, tradizione e innovazione, tutti elementi che la filiera deve valorizzare”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Politiche per il settore Suinicolo tra gusto, culture e geografie [Il Commento di Andrea Mattioli, INALCA]
3 Giugno 2025

Andrea Mattioli – Responsabile Acquisti carni per l’Europa di INALCA

“Nel primo trimestre si sono registrati Consumi inferiori allo stesso periodo dell’anno precedente per questioni legate al calendario delle festività: lo scorso anno Pasqua cadde a Marzo, quest’anno ad Aprile, fattore che in parte sposta gli equilibri. Nel secondo trimestre del 2025 si sta manifestando un recupero legato anche ad azioni promozionali della Grande Distribuzione e a importanti attori della ristorazione moderna”.

Ad aiutare nella lettura dei dati è Andrea Mattioli, Responsabile Acquisti carni per l’Europa di INALCA, che accende i riflettori su altri aspetti: “In Italia manca una Filiera coesa con una visione condivisa tra i vari operatori del sistema suinicolo e una programmazione commerciale che tenga conto, molto banalmente, anche della dislocazione geografica della popolazione mondiale – spiega Mattioli -. Il 59% vive in Asia, l’8% in Europa, il 10-12% in America, in Oceania vive solo l’1%, mentre il restante 20% è in Africa ed è proprio qui che si riscontra il più alto tasso di crescita della popolazione al mondo. Appare sempre più importante definire politiche di mercato che tengano conto di questi elementi, senza ovviamente trascurare la vocazione ai consumi, gli aspetti religiosi e i gusti di chi abita in determinate zone”.

Sempre sul fronte della prospettiva commerciale, Mattioli confronta gli approcci dei più importanti Consorzi di Tutela. osservandone le differenze: “Parliamo indiscutibilmente di grandi DOP dell’agroalimentare italiano – riconosce –. Tuttavia, mentre i due enti consortili dei formaggi spingono per una crescita ponderata e un incremento delle vendite in Italia e all’estero, i Consorzi di Parma e San Daniele puntano a mantenere prezzi remunerativi tendendo a diminuire i volumi prodotti. I casi positivi di Grana Padano e Parmigiano Reggiano potrebbero essere presi in considerazione anche nelle produzioni della Grande Salumeria DOP per valutare ipotesi di aumenti equilibrati delle vendite a livello globale, senza escludere la possibilità di raggiungere più clienti delocalizzando alcune operazioni. La popolazione mondiale è in crescita, così come aumenta la richiesta di prodotti alimentari di qualità”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Investire nella qualità per rilanciare i salumi DOP [Il Commento di Pizzagalli, Gruppo Fumagalli]
26 Maggio 2025

Pietro Pizzagalli – Direttore Generale di Fumagalli Industria Alimentari S.p.A.

“Il mondo della salumeria DOP sta attraversando una fase molto preoccupante. La produzione di maiali destinati al circuito tutelato è diminuita, mentre i consumi sono in calo e una parte della filiera non riesce a farsi riconoscere il corretto valore del prodotto rispetto ai costi. Una situazione che deve farci riflettere sulla corretta politica di valorizzazione del prodotto”.
Parte dalla flessione dei consumi della carne suina e dei salumi Pietro Pizzagalli veterinario, direttore generale del Gruppo Fumagalli, per interrogarsi su un tema più ampio: la qualità.

“L’obiettivo per la filiera e, in particolare, per chi trasforma, deve essere l’elevata qualità, perché il Consumatore non fa sconti – dichiara Pizzagalli -. Dobbiamo fornire al Consumatore finale un’esperienza del gusto fortemente legata alla qualità, perché ci troviamo in uno scenario di mercato difficile: il suino è passato nel giro di tre anni circa a costare intorno ai 2 euro al chilogrammo, mentre prima veniva pagato intorno a 1,70 euro al chilo. L’industria e gli stagionatori hanno costi maggiori da sostenere, che tuttavia raramente sono riconosciuti dalla grande distribuzione se arretriamo sulla qualità, non veniamo scelti dallo scaffale”.

Il tema della qualità resta centrale e vale per tutti i prodotti. “Come Fumagalli stiamo puntando per differenziarci sul maiale nero della Lomellina, che ha maggiori costi, ma che è particolarmente apprezzato dai Consumatori”.

Quanto alla carne fresca, Pizzagalli precisa: “Rispetto alla carne bovina, quella di maiale si colloca ancora su una fascia di prezzo accessibile, benché sia aumentata di costo rispetto al passato. La partita si gioca sui salumi e si deve puntare sulla qualità”.

Con riferimento all’innalzamento del peso massimo della carcassa dei suini impiegati nella produzione del Prosciutto di Parma DOP da 168 a 180 kg, Pizzagalli legge la modifica positivamente: “Se si alleva nel rispetto del benessere animale, le performance produttive portano ad avere un accrescimento più rapido del maiale e una maturità delle carni che rende le cosce più idonee alle lunghe stagionature. L’eventuale maggiore grasso andrà gestito in particolare nel segmento del pre-affettato, ma dal nostro punto di vista, avendo noi una filiera integrata con l’allevamento e ponendo molta attenzione al benessere e alla qualità, si tratta di una modifica al disciplinare utile”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Il tema del Benessere Animale è sempre più rilevante
26 Maggio 2025

Il tema del Benessere Animale è sempre più rilevante. Gli animali non sono finalmente più considerati degli oggetti da sfruttare (concetto dell’animale macchina introdotto dal filosofo Cartesio) e le questioni etiche sul loro trattamento coinvolgono tanto gli Allevatori quanto la Società intera.

La Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti risale al 1978 e da allora le normative sono divenute sempre più stringenti. Basti pensare alla strategia Farm to Fork od alle regole per il trasporto degli animali ed a quelle sulla sanità animale.

Dal momento che è sempre più raro che i Consumatori sappiano da dove provengono i prodotti animali che utilizzano, le uniche informazioni disponibili sono quelle riportate in etichetta.

ll Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale (SQNBA), introducendo standard certificati, sembra rispondere alle crescenti sensibilità attuando un passo determinante per migliorare e comunicare il benessere animale nel nostro Paese.

Fondamentale diventa dunque il coinvolgimento fattivo e la collaborazione di tutta la Filiera, così da attuare l’SQNBA in modo virtuoso e fissare obiettivi futuri di miglioramento della normativa, anche  in funzione  della grande variabilità produttiva, socio-economica ed ambientale del nostro Paese.

Granaio Italia: Il grano vale meno del sudore di chi lo coltiva [Il Commento di Bartolini, CIA]
20 Maggio 2025

Matteo Bartolini – Vicepresidente nazionale di CIA

“Il grano vale meno del sudore di chi lo coltiva: serve subito un Tavolo di Filiera”. È l’invito di Matteo Bartolini, vicepresidente nazionale di CIA-Agricoltori Italiani e Presidente regionale umbro.

“Il prezzo di mercato del Grano Duro sta scivolando ben al di sotto dei costi reali di produzione, mettendo a rischio la sostenibilità economica delle aziende cerealicole italiane – afferma Bartolini -. È una contraddizione inaccettabile: in un Paese dove la pasta è simbolo identitario e pilastro dell’agroalimentare, chi produce la materia prima viene sistematicamente penalizzato”. 

La situazione, prosegue Bartolini, “è grave e non può essere affrontata con la logica del mercato lasciato a se stesso. Per questo avevamo, già un anno fa, richiesto l’istituzione di un sistema di controllo delle produzioni ‘Granaio Italia’ e nei giorni scorsi abbiamo chiesto con urgenza la convocazione di un Tavolo di Filiera al Masaf.

Serve trasparenza, responsabilità condivisa e una nuova visione del valore agricolo, che non può continuare a essere schiacciato tra dinamiche speculative e logiche di importazione al ribasso”. 

Se non si interviene ora, conclude il vicepresidente di Cia, “il rischio è che a coltivare grano duro in Italia restino solo le memorie storiche. E senza grano, non c’è filiera”.

TESEO.clal.it – Bologna: prezzo del Frumento Duro

Il Commento: Suinicoltura DOP, ora più che mai serve un nuovo patto di filiera [Antenore Cervi, Suinicoltore]
19 Maggio 2025

“Con i prezzi attuali dei suini grassi da macello per il circuito DOP non vi sono problemi di marginalità, ma questo non significa che non vi sia apprensione per il futuro: i costi di produzione dovrebbero aumentare, ma soprattutto vi sono altri fattori che impensieriscono: la PSA e il rischio di altre patologie, l’applicazione dei dazi, gli scenari incerti sul fronte internazionale”.
Per Antenore Cervi, Responsabile della Suinicoltura per Cia-Agricoltori Italiani, è il mix di fattori che rende incerto il futuro.

Antenore Cervi, Allevatore e referente nazionale per il settore Suini di CIA
Antenore Cervi, Allevatore e referente nazionale per il settore Suini di CIA

“Ci auguriamo sul fronte del mercato che si possano replicare gli andamenti che vedono un rimbalzo dei listini nella fase di passaggio dall’estate all’autunno, solitamente un traino per le produzioni destinate alle DOP – afferma Cervi -. Tuttavia, è venuta a mancare la serenità nel programmare
investimenti che per i produttori sono ineluttabili: la biosicurezza, il benessere animale, l’adeguamento delle strutture”.
Altro elemento che non depone a favore delle certezze di mercato, come anticipato, è il tema dei dazi. Momentaneamente congelati fino ai primi di luglio, almeno così parrebbe, non si sa se USA e UE raggiungeranno un accordo e con quali risvolti concreti.

“Abbiamo bisogno di instaurare un dialogo di filiera reale, con obiettivi di crescita, perché non possiamo rischiare di perdere ulteriore produzione sul fronte delle DOP, siamo già al limite con i numeri – incalza Cervi -. E la catena di approvvigionamento non so se possa assorbire i colpi di un andamento di mercato dove storicamente qualche anello guadagna e gli altri soffrono.

Bisogna individuare soluzioni in grado di dare equilibrio e rilanciare il comparto nel suo insieme, altrimenti il sistema rischia di saltare”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi