“Il non formulato alla CUN di Giovedì scorso a Mantova? Da un lato il calo registrato nelle ultime sedute fino al non quotato di due giorni fa potrebbe essere in parte in linea con l’andamento stagionale, dall’altro rappresenta una vera e propria anomalia, perché viene completamente disatteso il principio della domanda e dell’offerta. In questa fase c’è poca disponibilità di suini, per cui i ribassi di mercato sono una contraddizione”.
Così Antenore Cervi, Allevatore e referente nazionale per il settore Suini di CIA-Agricoltori Italiani, commenta il trend di mercato, sottolineandone appunto l’incongruenza rispetto ad altre fasi del passato, “quando l’offerta di maiali era elevata e gli allevatori si sono trovati a subire il meccanismo di domanda e offerta senza alcun margine di manovra”.
Oggi, sottolinea Cervi, “nonostante il calo di lavorazione dei macelli, il numero dei suini è ridotto e non vedo spazi per trend ribassisti del mercato”.
Allo stesso tempo, Cervi è preoccupato per il calo – seppure leggero – dei consumi della carne suina e dei salumi, in parte legati all’inflazione, che non permette di trasferire sul Consumatore finale i maggiori costi sostenuti dalla catena di approvvigionamento.
E non è solo il diminuito potere di acquisto delle Famiglie dei Consumatori l’unico elemento di incertezza della filiera. “Sullo sfondo aleggia lo spettro dei dazi che Pechino potrebbe imporre alle esportazioni di carni suine provenienti dall’Unione Europea e si tratterebbe di un colpo di grazia per le vendite verso la Cina – spiega Cervi -. Uno scenario pericoloso in particolare per l’Italia, che con un’autosufficienza del 57,5% rischia di dover subire un ingresso massiccio di carni suine a minori prezzi dall’Europa, con conseguenze fortemente negative sul fronte della sostenibilità e sul futuro degli allevamenti”.