Cereali e Semi Oleosi: come varia l’import della Turchia
17 Maggio 2021

Nel periodo Gennaio – Marzo 2021, l’Import della Turchia di Cereali è leggermente rallentato (-3,2%), pur registrando un aumento del 33,2% nel mese di Marzo.

Turchia: Import di Grano Duro +34% Gen – Mar 2021

Il Frumento ha registrato un aumento del +7,1% in quantità e del +20,2% in valore su base tendenziale, ed è il cereale più importato, seguito dal Mais. Direzioni diverse per l’import turco di Grano Duro, (+34,2% nei primi tre mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e di Grano Tenero (-69,7%).

Positive le variazioni per Mais (+0,3%) e Riso (+5,2%). In diminuzione l’import di Crusca (Import dall’Italia -85,5%), Orzo (-28,2%) e altri Cereali (-84,7%).

L’import turco di Cereali proveniente dalla Russia nel primo trimestre del 2021 è aumentato sensibilmente rispetto a Gennaio – Marzo 2020, passando da 1,8 a 2,9 milioni di tonnellate. Situazione opposta per quanto riguarda le importazioni provenienti dall’Unione Europea, in diminuzione del 71,3% rispetto al primo trimestre del 2020.

TESEO.clal.it - Turchia: Import Cereali
TESEO.clal.it – Turchia: Import Cereali

L’import della Turchia di Semi Oleosi per il periodo Gennaio – Marzo 2021 ha registrato una frenata significativa: -28,7% su base tendenziale. 
L’import proveniente dalla Russia è diminuito sensibilmente, passando da oltre 421.000 tonnellate dei primi tre mesi del 2020 a circa 27.000 tonnellate nel primo trimestre del 2021.

Molto positive, invece, le importazioni della Turchia di Semi Oleosi provenienti dall’Unione Europea. Nel periodo Gennaio – Marzo 2021, la Turchia ha importato dall’UE (principalmente dalle vicine Romania e Bulgaria) oltre 166.000 tonnellate di Girasole, che rappresentano il 51% delle importazioni complessive di questo prodotto.

TESEO.clal.it - Turchia: Import Semi Oleosi
TESEO.clal.it – Turchia: Import Semi Oleosi

Carni suine più sostenibili: un approccio di filiera
10 Maggio 2021

La filiera della carne ha bisogno di essere percepita in modo migliore riguardo la sostenibilità, sia questo per l’aspetto del cambiamento climatico o il benessere animale.

La carne di maiale emette solo 6 kg di CO₂ per ogni kg, rispetto ai 60 kg della carne bovina, ai 24 kg della carne di pecora ed anche ai 21 kg di CO₂ per ogni kg di formaggio. Dato però che la carne di maiale è la più consumata al mondo (36% del consumo totale di carne), anche ai produttori suinicoli è richiesto di ridurre l’impatto ambientale delle loro attività.

I gas immessi in atmosfera nel ciclo dell’allevamento suinicolo sono il risultato delle emissioni indirette dalle coltivazioni per l’alimentazione degli animali e quelle dirette dall’allevamento, cioè animali e deiezioni. Si tratta soprattutto di ossidi di azoto ed anidride carbonica, mentre le emissioni di metano sono molto più ridotte di quelle dei ruminanti. Esiste poi l’impatto derivante dai processi di lavorazione e confezionamento della carne.

Un approccio di filiera per ridurre le emissioni

Secondo Danish Crown la riduzione delle emissioni deve essere un approccio complessivo, “olistico”, che riguarda tutti i soggetti e comprende elementi quali uso di antibiotici, origine degli alimenti, benessere animale, biodiversità nell’allevamento. La cooperativa danese si è prefissata l’obiettivo al 2030 di tagliare del 50% le emissioni carboniose rispetto ai livelli del 1990 dei 12 milioni di animali che macella. Il metodo per raggiungere tale risultato si basa sul coinvolgimento della filiera produttiva, partendo dagli allevatori che debbono impegnarsi a rilevare e comunicare all’azienda tutti i dati per i vari elementi di sostenibilità in modo da costituire la “traccia climatica”. 

Pilgrim’s nel Regno Unito ha misurato una media di 2,54 kg di CO₂ per ogni kg di peso vivo di carne, il che rappresenta uno dei valori di emissioni più basse al mondo. Questo risultato è stato ottenuto agendo in modo molto attento sulla origine degli ingredienti per l’alimentazione animale, in particolare la soia, prestando molta attenzione alle condizioni di allevamento con l’adozione della certificazione di benessere animale ed alla natura del packaging.

Adeguarsi al mercato: le aziende della carne debbono essere “market driven”. La società richiede con sempre maggior forza prodotti sostenibili, agricoltura sostenibile, trasparenza e sicurezza. La risposta non può che essere corale da parte di ogni componente della filiera produttiva: agricoltura conservativa, allevamenti etici, aziende di trasformazione orientate all’innovazione.
Anche i prodotti tradizionali vivono se evolvono.

TESEO.clal.it - Share delle Macellazioni di Suini in UE
TESEO.clal.it – Share delle Macellazioni di Suini in UE

Fonte: Danish Crown, Food Navigator

Obiettivo Bio nella strategia Farm to Fork: gli ostacoli da superare
6 Maggio 2021

Fra gli obiettivi della strategia Farm to Fork dell’Unione Europea c’è anche il raggiungimento, entro il 2030, di almeno il 25% di superficie agricola a coltivazione biologica, nel nome della sostenibilità.

Il tema riguarda anche la filiera latte, dai produttori, ai trasformatori, a chi dovrà riuscire a vendere sul mercato prodotti lattiero caseari a prezzi conseguentemente maggiori di quelli convenzionali.

I consumatori saranno disponibili a pagare di più? Quale potrà essere l’impatto di questo cambiamento strategico per l’export? Cosa dovranno mettere in atto i produttori per la transizione al biologico? In concreto, si tratta di un obiettivo realistico?

Attualmente solo l’8,5% dei terreni è coltivato a bio ed ai ritmi attuali di crescita, nel 2030 si potrebbe raggiungere un valore variabile dal 15% al 18%.

4 milioni di capi in UE dovranno produrre latte Bio entro il 2030

In Paesi come Germania, Francia ed Olanda, il bio nel latte varia dal 2,5% al 5,5% della produzione totale ed il solo Paese con una produzione rilevante è l’Austria, dove il latte da agricoltura biologica è il 22% del totale. Raggiungere l’obiettivo del 25% al 2030 significa moltiplicare per sei il numero di vacche che attualmente producono latte bio, cioè quattro milioni di capi con oltre centomila allevatori che dovranno fare la transizione dalla produzione convenzionale. Una volta terminata tale transizione, che richiede circa un paio d’anni, resta poi l’incognita di sapere se il maggior prezzo atteso per il latte sarà sufficiente per compensarne la minor produzione ed i maggiori costi produttivi.

In ogni caso, attuare l’obiettivo fissato dalla strategia F2F è tutt’altro che semplice. Il tema ha implicazioni generali: se la società intende spingere gli agricoltori verso una maggiore produzione biologica, dovrà essere disponibile ad assumere i costi di questa transizione e dovrà anche avere la capacità di convincere i consumatori sul valore degli sforzi per la sostenibilità attuati dei produttori. Secondo l’organizzazione europea dei consumatori (BEUC), solo un consumatore UE su cinque si dichiara attualmente disponibile a pagare un prezzo superiore per avere prodotti più sostenibili ed anche nei mercati di esportazione la domanda di prodotti lattiero-caseario bio, commodity comprese, è limitata.

Occorre dunque affrontare in modo serio e consapevole la tematica F2F. Non si tratta solo di indirizzare i produttori agricoli verso pratiche più appropriate per far fronte agli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma di valutarne le conseguenze. Il dialogo di filiera diventerà ancora più necessario, così come le azioni di comunicazione per avvicinare chi produce e chi consuma, che sono sempre più due soggetti della stessa realtà. Dovranno poi essere valutati gli impatti sui mercati internazionali, aspetto non indifferente visto il ruolo dell’export lattiero-caseario UE.

CLAL.it - Germania: Confronto Prezzi del Latte BIO e del Latte Convenzionale alla Stalla
CLAL.it – Germania: Confronto Prezzi del Latte BIO e del Latte Convenzionale alla Stalla

Fonte: Agriland

Record di carni suine macellate in Unione Europea
30 Aprile 2021

Nel 2020 le macellazioni dell’Unione Europea hanno segnato un nuovo record: oltre 23 milioni di tonnellate di carne suina ottenuta, in crescita dell’1,2% rispetto al 2019. Il 2021 è partito con volumi più ridotti nel mese di Gennaio: -1,9% su base tendenziale.

Con 458.000 tonnellate macellate nel mese di Gennaio, la Spagna copre il 23% delle macellazioni totali dell’Unione Europea. Al secondo posto (21% delle macellazioni comunitarie) si colloca la Germania, con 434.000 tonnellate. Alle spalle, decisamente più staccate, si trovano Francia (9%), Polonia (8%), Danimarca (8%), Paesi Bassi (7%) e Italia (6% delle macellazioni UE, calcolate in tonnellate).

Italia: Suini Macellati in Ton +4,2% Gen – Feb 2021

Il focus sull’Italia evidenzia un incremento dei Suini macellati nel periodo Gennaio – Febbario 2021 rispetto a Gen-Feb 2020: +4,2% in tonnellate, con una crescita a Febbraio del 10,1% su base tendenziale.

Per i primi due mesi del 2021, nei principali Player Europei le macellazioni dei Suini hanno registrato andamenti differenti, +1,1% per la Spagna, -4,0% per la Germania e -3,5% per la Francia. 

TESEO.clal.it - Italia: Suini Macellati (Ton)
TESEO.clal.it – Italia: Suini Macellati (Ton)

Secondo l’aggiornamento più recente in merito ai Suini macellati con destinazione DOP/IGP, nella settimana 19-25 Aprile sono stati macellati 165.128 maiali (+0,5% rispetto alla settimana precedente). Di questi, 149.172 sono risultati conformi ai disciplinari dei principali prodotti DOP.

I Consumi pro capite di carni suine nei Paesi aumentano nel 2020 in Vietnam, Russia, Giappone e Ucraina e diminuiscono in tutti gli altri Paesi con più di 20 milioni di abitanti  (Cina, Usa, UE). I Paesi con il maggior consumo di carne di maiale pro capite sono Corea del Sud, Taiwan, Unione Europea, che si collocano tutti sopra i 38 kg a testa. Seguono Stati Uniti (30,3 kg), Cina (28,9 kg) e Vietnam (27,6 kg).

TESEO.clal.it - Consumi pro capite di Carne Suina
TESEO.clal.it – Consumi pro capite di Carne Suina

BOX Aprile 2021: Payout SMP e Burro, Import UK, Prezzo Mais
29 Aprile 2021

Payout SMP+BURRO

Il 2021 è iniziato con una minore offerta di latte nei principali player dell’Unione Europea.

Germania, Francia e Olanda stanno producendo di meno rispetto al 2020 e, di conseguenza, inviano meno latte alla trasformazione in Polvere e Burro, principali prodotti di stoccaggio nei casi di eccedenze produttive.

I prezzi delle due commodity si mantengono, pertanto, a livelli sostenuti, garantendo una buona remunerazione del latte destinato alla trasformazione in questi prodotti.

Lo stesso Payout SMP+BURRO evidenzia, con riferimento alle quotazioni medie del mese di Aprile, un ricavo teorico di 37,91 €/100 Kg. È un prezzo innegabilmente sostenuto per il periodo primaverile. Ripercorrendo lo storico del ricavo simulato, bisogna risalire al 2014, ultimo anno prima della fine del regime delle quote latte (31 marzo 2015), per vedere un elevato ricavo teorico simile in Aprile. Allora era stato raggiunto un ricavo di 39,30 €/100 Kg, dopo un periodo critico per il mercato lattiero-caseario, dovuto alla siccità in Nuova Zelanda e all’eccessiva piovosità nel Nord Europa.

CLAL.it - Payout SMP + Burro


Dairy Import UK

Il Regno Unito, nei primi due mesi dopo la Brexit, ha registrato una diminuzione delle importazioni di prodotti lattiero-caseari, molto probabilmente anche a causa di alcuni disservizi doganali. I volumi complessivi ritirati dalla Gran Bretagna, infatti, sono stati di 173.039 tonnellate (-20% su base tendenziale) ed in valore di 387,5 milioni di Euro (-18,2%).

Sono diminuite le importazioni di Formaggi (50.513 Tons, -28,4%), Burro (7.242 Tons, -36,3%) e Crema di Latte (1.686 Tons, -44,5%). L’Irlanda, storicamente primo fornitore del Regno Unito, è il Paese che ha maggiormente patito le diminuzioni dell’import britannico.

Sono calate anche le importazioni di formaggi Italiani: 5.478 tonnellate (-20,2% rispetto allo stesso periodo del 2020).  

Dati positivi riguardano invece le importazioni dalla Polonia, la quale ha esportato notevoli quantità di Yogurt (da 816 tonnellate a 12.466 tonnellate nel bimestre del 2021) e l’import complessivo del Regno Unito di Yogurt è aumentato a 46.194 tonnellate (+8,7%).

Negli ultimi due mesi del 2020, all’approssimarsi della Brexit anche dal punto di vista legale, le importazioni di prodotti lattiero caseari erano aumentate. E questo tanto dall’Unione Europea quanto dall’Italia. Anche i prezzi unitari di acquisto di prodotti Dairy fra Novembre e Dicembre sono cresciuti, passando da 42,98 €/100 kg a 49,90 euro. Una probabile scorta di formaggi DOP, in vista dei nodi burocratici da scogliere.

CLAL.it - UK Dairy Import da Italia


Mais e Alimento Simulato

Dopo una sostanziale stabilità negli ultimi mesi, il prezzo del Mais Nazionale Ibrido, quotato presso la CCIAA Metropolitana Milano MonzaBrianza Lodi, registra un sensibile aumento per la seconda volta consecutiva, raggiungendo i 257 €/Ton nella seduta del 27 Aprile (+7,5% rispetto alla quotazione precedente). 

Nonostante l’importante variazione del prezzo del Mais, il valore dell’Alimento Simulato, riferimento indicativo dei costi alimentari per la bovina da latte, rimane sostanzialmente stabile rispetto ai mesi precedenti, calmierato dall’andamento del prezzo della Farina di Soia Nazionale.

TESEO.clal.it - Milano: Prezzo Settimanale del Mais Nazionale Ibrido

La Cina rafforza gli acquisti di Semi Oleosi e Cereali
23 Aprile 2021

SEMI OLEOSI

Gli elevati prezzi dei Semi Oleosi, in particolare della SOIA, non frenano le importazioni cinesi.
Infatti, la Cina ha incrementato gli acquisti di Semi Oleosi a Marzo del +69% in quantità e del +105% in valore.

Import Soia CINA+82% Marzo 2021

La SOIA rappresenta la prima voce commerciale dell’import di Semi Oleosi, con 7,8 milioni di tonnellate ritirate a Marzo (+81,6% in quantità e +129% in valore su base tendenziale), ad un prezzo medio di 505 $/Ton

Gli Stati Uniti, rispetto allo stesso periodo del 2020, hanno scalzato tra i fornitori il Brasile e detengono oggi il 92% del market share, con esportazioni aumentate del +319,4% su base tendenziale.

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TESEO.clal.it – CINA: Importazione di Semi Oleosi
TESEO.clal.it – CINA: Prezzo di importazione della Soia
CEREALI

Import Cereali CINA+161% Marzo 2021

Continua ad aumentare sensibilmente anche l’import cinese di Cereali. Lo scorso Marzo la Cina ha acquistato oltre 4,7 milioni di tonnellate (+161%) per un valore vicino a 1,4 miliardi di dollari (+163,9% su base tendenziale). 

Tenendo presente che nel Marzo 2020 il commercio globale risentiva della crisi del Covid, i dati di import di MAIS nel mese di Marzo segnano +506,4%, con Usa e Ucraina primi fornitori. Crescita record anche per l’import di ORZO, +283,6% in volume; Canada, Argentina e Francia i primi tre esportatori. 

Rallenta, invece, l’import di FRUMENTO (-21%), con Canada, Francia e Usa che comunque rafforzano la propria posizione di mercato.

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TESEO.clal.it – CINA: Importazioni di Cereali

Combattere la volatilità abbattendo le barriere: l’opinione del Produttore latte Andrew Hoggard
20 Aprile 2021

 Andrew Hoggard - Presidente di ‘Federated Farmers of New Zealand'
Andrew Hoggard – Presidente di ‘Federated Farmers of New Zealand’

Di Andrew Hoggard, Presidente di ‘Federated Farmers of New Zealand’
Traduzione di Leo Bertozzi

Il mondo del latte è molto articolato. Da una parte si trova una grande interconnessione in ogni settore della filiera, espressa a livello mondiale dalla collaborazione in organizzazioni come la Federazione Internazionale di Latteria FIL-IDF. Vi si svolge un lavoro comune a livello pre-competitivo in ambiti quali le norme internazionali, lo scambio di conoscenze su sicurezza alimentare e sistemi produttivi, il tutto in collegamento con altre associazioni internazionali del latte quali Dairy Sustainability Framework e Global Dairy Platform, che operano a livello internazionale per il miglioramento della sostenibilità ambientale, del marketing e della creazione del valore derivanti dal settore latte. Allo stesso tempo, per la politica agricola, il latte è però anche una patata bollente quando si tratta di intervenire per sostegni ed accesso al mercato. Ma perché il latte comporta questo alto livello di politicizzazione? Sinceramente non lo so. Considerando solo il monte ore che un allevatore deve consacrare alla produzione del latte rispetto alle altre attività agricole, verrebbe da dire che non c’è molto tempo per immischiarsi nella questioni politiche. Oppure, tale vivo interesse intorno al mondo del latte deriva dal grande valore nutrizionale che apporta?

L’effetto della volatilità sulle Aziende agricole da latte

Mi è stato chiesto di esprimermi in merito a tali tematiche. Una delle convinzioni che mi sono fatto dal dialogo che ho avuto con i produttori di latte in giro per il mondo è che il fenomeno della volatilità ci colpisce tutti e che proprio la volatilità di mercato può avere un profondo effetto sulla sostenibilità e sulla redditività di molte aziende. Sfortunatamente, quando questo accade, vedo che a livello generale ci sono allevatori che chiedono misure di intervento le quali, francamente, non fanno altro che contribuire alla volatilità peggiorando la situazione.

Osservando il mercato mondiale del latte, ci si accorge che solo una piccola percentuale dei consumi lattiero-caseari deriva dal commercio internazionale. Prendiamo ad esempio il mio Paese, la Nuova Zelanda: esportiamo il 95% di ciò che produciamo, avendo però accesso soltanto al 13% del mercato mondiale pagando dazi inferiori al 10%. Il prezzo del latte neozelandese è il riflesso diretto del prezzo mondiale, senza praticamente nessuno scostamento. Quindi, effettivamente, questo 13% di consumi è ciò che determina il livello di prezzo mondiale del latte. 

Il livello di latte nel bicchiere cambia molto più in fretta che non quello nel secchio

Cerchiamo di vederla in questo modo: immaginiamo che il mercato internazionale del latte sia come un grande secchio, di cui la parte commercializzata sia rappresentata da un piccolo bicchiere. Se c’è un aumento nella produzione mondiale di latte, questa non si riversa nel secchio, ma nel bicchiere che tracima. Allo stesso modo, un aumento di domanda pesca dal bicchiere. Ecco da dove origina la volatilità: la ragione è che il livello di latte nel bicchiere cambia molto più in fretta che non quello nel secchio. Questa situazione è correlata ai contributi dati agli allevatori in tante parti del mondo, che determinano una latenza rispetto al momento in cui sono colpiti dai segnali del mercato. In altri termini, con le misure di sostegno e gestione del comparto latte, gli allevatori ricevono lo stimolo a produrre di più o di meno ben in ritardo rispetto all’evento che si determina sul mercato. Questo determina una ulteriore distorsione, che si traduce in una ulteriore volatilità.

Quindi, una domanda è lecita: se invece del bicchiere ci fosse solo il secchio, osserveremmo le stesse fluttuazioni di prezzo? Lo dubito.

Un mercato più aperto e incentivi scollegati alle produzioni

Sono fermamente convinto che sarebbe meglio per gli allevatori avere un mercato più aperto ed anche fare in modo che le misure di incentivo siano scollegate alle produzioni, per evitare effetti distorsivi. Questi incentivi sono veramente necessari? Nei vari scenari mondiali si può osservare che i sostegni monetari sono correlati ai benefici che la società in generale intende trarne, oppure l’insufficienza di sostegni monetari è presa a giustificazione per introdurre barriere non tariffarie all’importazione. Però qualsiasi barriera non tariffaria dovrebbe essere giustificata solo da oggettive ragioni tecniche e scientifiche e non invece dai bisogni del momento. Il problema, se si cambiano solo le regole, come ad esempio vietare il glifosato, è che si elimina qualsiasi stimolo al consumatore per la disponibilità a pagare di più per il prodotto che intende avere. Le regole che sono adottate in genere per il volere di una minoranza della società, portano solo a tenere basso il prezzo del latte per gli allevatori.

Queste regole possono assumere diverse forme. Gli agricoltori francesi mi raccontavano il loro problema di non poter ingrandire le mandrie perché non viste positivamente dall’opinione comune della gente estranea al mondo rurale. Ma questo è vero? Mio nonno mungeva al massimo 80 vacche, io ne mungo 560. Ho sacrificato i risultati qualitativi per raggiungere questo obiettivo? No di certo, perché la tecnologia mi permette di fare molto più di quello che riusciva a fare mio nonno. La dimensione della stalla è irrilevante; i risultati sono ciò che contano.

Spesso sento dire dalla gente estranea al mondo rurale che tutte queste regole non sarebbero un problema per le piccole stalle famigliari, ma solo per le grandi stalle. Invece la realtà è l’opposto. La grande azienda può permettersi di assumere qualcuno che si occupi di tutti gli adempimenti e la compilazione dei moduli, mentre la piccola azienda agricola familiare è sopraffatta dal peso delle carte da compilare.

Consumatori disponibili a pagare il giusto prezzo

Quindi, in sostanza, ciò di cui abbiamo bisogno è un mercato lattiero caseario molto più aperto a livello mondiale, con regole che siano basate solo sui riferimenti scientifici e che mirano al risultato. Abbiamo bisogno di consumatori disponibili a pagare il giusto prezzo per permettere agli agricoltori di fornire loro il prodotto con le qualità che essi desiderano. In fin dei conti, gli allevatori dei vari Paesi nel mondo producono poco meno di 900 milioni di tonnellate di latte all’anno. Se tutta la popolazione mondiale ricevesse la porzione quotidiana raccomandata di latte, bisognerebbe produrne il doppio, cioè 1800 milioni di tonnellate. Questo è un forte segnale di mercato del fatto che abbiamo bisogno di meno barriere, anziché di più.

Mais e Soia: prezzi e aggiornamenti di mercato | Aprile 2021
16 Aprile 2021

MAIS

Il Ministero dell’Agricoltura Statunitense ha pubblicato l’aggiornamento di Aprile sui mercati del Mais e della Soia.

Le produzioni mondiali di Mais per l’annata 2020/21 sono stimate a 1.137 Mio Ton, in leggero aumento rispetto alla previsione precedente, con variazioni positive in Unione Europea (incluso Regno Unito), Pakistan ed Ecuador. Rivista in diminuzione la produzione in Argentina, a causa delle condizioni di siccità causate dal fenomeno climatico La Niña

A seguito di un aumento atteso per i consumi di Mais, gli stock mondiali a fine annata sono stati rivisti in diminuzione, con una variazione prevista del -6,3% rispetto all’annata precedente. 

TESEO.clal.it - Stock Finali di Mais
TESEO.clal.it – Stock Finali di Mais

I prezzi medi di vendita dall’1 all’15 Aprile rilevati in West Iowa (USA) si attestano a 218 $/ton, in aumento del +5,4% rispetto al mese precedente.
I prezzi medi del Mais rilevati nello stesso periodo a Bordeaux (Francia) si attestano a 210,2 €/Ton, in leggera diminuzione rispetto alla media di Marzo 2021. 

I prezzi medi quotati il 15 Aprile a Bologna sono di 234€/Ton per il Mais nazionale ad uso zootecnico e 238€/Ton per il Mais nazionale ad uso zootecnico con caratteristiche.

TESEO.clal.it - Prezzo del Mais in Francia
TESEO.clal.it – Prezzo del Mais in Francia

SOIA

La produzione mondiale di Soia per la stagione in corso è prevista in aumento di 1,4 Milioni di Tonnellate rispetto al forecast precedente. In Brasile la produzione è rivista in aumento (+1,5% rispetto alla previsione precedente), in quanto potrebbe esser sostenuta da maggiori rese produttive.

TESEO.clal.it - Produzione Mondiale di Soia
TESEO.clal.it – Produzione Mondiale di Soia

Gli stock finali di Soia per la stagione 2020/21 sono stati rivisti positivamente rispetto alla previsione precedente, pur mantenendosi a livelli ampiamente inferiori all’annata 2019/20 (-9,9%). 

I prezzi medi di vendita della Soia dall’1 al 15 Aprile in USA si attestano a 547,7$/Ton, in aumento del +0,1% rispetto al mese precedente. 

Prosegue l’aumento del prezzo dei Semi di Soia in Italia. L’ultima quotazione di Bologna registra un prezzo medio di 693€/Ton, con una variazione del +6,1% rispetto alla quotazione precedente. 

TESEO.clal.it - Italia: Prezzi dei Semi di Soia
TESEO.clal.it – Italia: Prezzi dei Semi di Soia

Per maggiori dettagli sui mercati del latte, agricolo e suinicolo seguiteci sui nostri siti web CLAL.it e TESEO.clal.it.

USA: aumenta l’export di Cereali e Semi Oleosi, trainato dalla domanda asiatica
12 Aprile 2021

CEREALI

L’export di CEREALI dagli Stati Uniti nel mese di febbraio è cresciuto del +33,8% in quantità e del +59,6% in valore. In particolare, i prezzi unitari del Mais all’export sono aumentati ulteriormente del +31,2% in confronto a febbraio 2020.

Export Cereali USA+54% Gennaio – Febbraio 2021

Analizzando il primo bimestre 2021, su 18,2 milioni di tonnellate esportate (+53,8% su base tendenziale), circa 12,2 milioni sono rappresentate dal Mais.
Giappone, Cina e Messico sono le destinazioni più significative per il Mais, con la Cina che è passata da 1.000 tonnellate importate dagli Stati Uniti nel periodo gennaio-febbraio 2020 a oltre 2,2 milioni di tonnellate nei primi due mesi del 2021.

I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Asia sono molto intensi, anche analizzando l’export di Frumento. Accanto a Messico, Giappone e Cina si collocano come destinazioni Filippine, Corea del Sud, Indonesia, ma anche Thailandia e Taiwan, a conferma che l’area è strategica sul piano commerciale e geopolitico ed è ben presidiata dagli USA.

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TESEO.clal.it - Export USA di Cereali
TESEO.clal.it – Export USA di Cereali
SEMI OLEOSI

Si mantengono elevate nel primo bimestre del 2021 le esportazioni dagli USA di SEMI OLEOSI e FARINE PROTEICHE, per un valore vicino ai 7,6 miliardi di dollari (+101,8%). 

Su quasi 15,5 milioni di tonnellate esportate (+54,7% su base tendenziale), la Soia rappresenta la prima voce dell’export, con volumi vicini ai 13,4 milioni di tonnellate e una crescita delle vendite oltre confine del +65,6%.

I prezzi medi delle esportazioni di Soia statunitense hanno raggiunto a febbraio i 503 dollari alla tonnellata, più elevati rispetto ad Argentina, Brasile e Paraguay.

Export di Soia USA verso la Cina+161% Gennaio – Febbraio 2021

Il 51% della Soia esportata dagli USA ha preso la rotta cinese, con un incremento rispetto al periodo gennaio-febbraio 2020 del +160,7% per questa destinazione.

L’Unione Europea è il secondo mercato per gli Stati Uniti, seguita da Messico, Egitto, Taiwan, Indonesia e Giappone.
L’Italia ha ritirato 131.073 tonnellate nel primo bimestre 2021, in crescita del +62% su base tendenziale.

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TESEO.clal.it - Export USA di Semi Oleosi
TESEO.clal.it – Export USA di Semi Oleosi


Effetti dell’instabilità dei trasporti sulle economie globalizzate
30 Marzo 2021

La vicenda della nave portacontainer Ever Given, finalmente disincagliata dopo sei giorni bloccata nel canale di Suez, impone una riflessione sul futuro di sviluppo sostenibile e globale che, forse, va ripensato.
Ci sembra opportuno richiamare l’attenzione sulla conoscenza, sull’informazione come strumento di formazione, elaborazione e pianificazione, in un dialogo che dovrebbe coinvolgere tanto il settore privato delle imprese quanto il piano istituzionale, senza confondere le parti, ma secondo una collaborazione costruttiva.

Clal.it e Teseo by Clal, nelle proprie pagine, pubblicano le autosufficienze produttive, le produzioni, gli scambi internazionali. Per quale motivo? Per informare e contribuire alla crescita dell’economia, della società, del benessere, in chiave sostenibile.
Il dialogo, gli accordi internazionali, le politiche di crescita razionale sono elementi che, insieme, contribuiscono al progresso e, in ultima analisi, ad uno sviluppo pacifico. Partendo dai numeri e dalla buona volontà.

Pubblichiamo l’articolo che Vito De Ceglia, Direttore responsabile di ShipMag.it e Giornalista presso La Repubblica-Affari e Finanza, ha scritto per CLAL.it e TESEO.


Vito De Ceglia - Direttore responsabile di Shipmag.it
Vito De Ceglia – Direttore responsabile di Shipmag.it

Non è chiaro quando il Canale di Suez sarà riaperto al traffico, ma è stato compiuto un primo importante passo in questa direzione. Nella notte, intorno alle 4.30 di lunedì 29 marzo ora locale, la portacontainer Ever Given è stata disincagliata e portata di nuovo a galleggiare, secondo quanto riferito dal fornitore di servizi marittimi Inchcape Shipping Services e poi confermato alle agenzie internazionali da persone che stanno lavorando all’operazione.

La nave della compagnie taiwanese Evergreen Line era bloccata da martedì 23 marzo, causando la chiusura di una delle più importanti arterie per il commercio globale e facendo pressione sui prezzi di commodities e spedizioni. La Suez Canal Authority aveva in precedenza reso noto che un totale di dieci traghettatori sono coinvolti nelle operazioni di liberazione della Ever Given. Gli escavatori hanno già spostato 27.000 metri cubi di sabbia, fino a una profondità di 18 metri, e questa operazione ha permesso di appurare che la parte anteriore della nave è stata danneggiata, anche se l’imbarcazione è rimasta stabile.

Ciò aggiunge incertezza ai tempi di sblocco del canale, in quanto probabilmente la portacontainer non è operativa al 100%. Al momento, in base alle analisi di Lloyd’s List, voce autorevole nel mondo dello shipping, il blocco del canale da parte della nave Ever Given costa circa 400 milioni di dollari l’ora (9,6 miliardi al giorno): il traffico in direzione ovest vale circa 5,1 miliardi di dollari al giorno e il traffico in direzione est 4,5 miliardi di dollari.

Intanto, si è allungata la lista di navi in attesa che il canale venga sbloccato: secondo i dati raccolti da Bloomberg, sino a domenica 28 marzo c’erano 453 navi in coda, rispetto alle circa 100 all’inizio del blocco. In questo totale sono comprese 90 navi portarinfuse (navi usate per trasportare carichi non-liquidi e non contenuti in container), 27 petroliere, 82 portacontainer, 22 vettori GPL o GNL, 31 navi cisterna e 17 navi che trasportano veicoli. Anche se l’importante snodo per il commercio mondiale fosse liberato nei prossimi giorni, le conseguenze sugli scambi globali potrebbero durare settimane o mesi. “Le tessere del domino sono state rovesciate – ha scritto sui social media Lars Jensen, amministratore delegato di SeaIntelligence Consulting – I ritardi e i cambi di rotta, che sono già avvenuti, causeranno effetti a catena su navi e attrezzature vuote, che si faranno sentire per diversi mesi”.

Un incidente, quello della Ever Given, che probabilmente avrà un effetto boomerang anche sulle tariffe di trasporto marittimo che sotto la spinta del lockdown globale per la pandemia Sars Cov 2, associata all’esplosione della domanda di prodotti domestici di importazione, ha reso il mercato dei noli del trasporto container sempre più instabile. A trainarli è principalmente la domanda dei consumatori statunitensi, che sta trovando ulteriore spinta man mano che l’economia si riprende per effetto del programma di vaccinazione, che dovrebbe incrementare i consumi.

Anche la direttrice Asia-Europa-Med, sebbene in quantità più contenuta, ha visto una lievitazione media dei noli di ben il 450% dalla seconda metà del 2020, ma la lentezza in EU del programma vaccinazioni con conseguenti ampi lockdown a macchia di leopardo, sta attenuando la domanda ed è attesa una contenuta correzione dei noli. La situazione generale è comunque molto fluida e in continuo mutamento, con effetti tutti da verificare sulle economie globalizzate.