USA-India: i negoziati per un accordo commerciale
17 Aprile 2025

In questo periodo di turbolenze sui dazi d’importazione, India e Stati Uniti stanno procedendo con il progetto di concludere un accordo commerciale che potrebbe arrivare ad un valore di 500 miliardi di dollari nel 2030. Questo richiederà nei prossimi mesi intensi negoziati sulla riduzione delle tariffe e di altre barriere commerciali ed entrambe le parti dovranno concordare il livello di liberalizzazione degli scambi per renderlo reciprocamente vantaggioso.

Il mercato indiano di alimenti e bevande ha un tasso di crescita annuo intorno al 10% e si prevede che nel 2028 possa raggiungere un valore di 550 miliardi di dollari, rendendolo particolarmente attraente. L’India applica dei dazi sui prodotti agricoli che ammontano in media al 39% con punte del 45% sugli oli vegetali e del 50% su mele e mais. Gli Stati Uniti ritengono che questo rappresenti una barriera commerciale da superata per riequilibrare i flussi commerciali. Infatti nel 2024, le esportazioni statunitensi di prodotti agricoli ed affini in India ammontavano a quasi 2 miliardi di dollari, mentre le esportazioni agricole indiane verso gli Stati Uniti valevano circa 5,5 miliardi di dollari.

Dato il reddito pro-capite relativamente basso, l’India sarebbe orientata a mantenere dei dazi per un’ampia gamma di prodotti agricoli ed anche per alcuni beni industriali, senza puntare alla parità tariffaria prodotto per prodotto ma riducendo il livello tariffario complessivo (medio) ad un valore molto più basso per gli Stati Uniti. Questo facilitando le importazioni di prodotti quali mandorle, mirtilli rossi, farina d’avena, pistacchi, noci.

Bisogna poi tener conto delle questioni normative. Ad esempio, gli USA sono desiderosi di esportare Soia e Mais; l’India ha bisogno di Mais per incrementare la produzione di Etanolo, ma i suoi regolamenti vietano l’Etanolo prodotto con cereali importati ed inoltre, a differenza degli USA, non ammette colture geneticamente modificate. Altri temi sul tavolo riguardano le regole generali sulle importazioni o le normative sanitarie e fitosanitarie indiane sulle importazioni di prodotti alimentari. Per i  lattiero-caseari, oltre a tariffe fino al 60% su alcuni prodotti, l’India richiede che questi provengano da animali non alimentati con farine di sangue o sottoprodotti simili.

Anche se il negoziato si presenta dunque tutt’altro che semplice, il dinamismo indiano per realizzare accordi commerciali di libero scambio con i Paesi ad economia avanzata segna la volontà di uscire da una mentalità protezionistica e di prepararsi a trattare con il mondo da una posizione autorevole.

Fonte: Reuters

TESEO.clal.it – Stati Uniti: importazioni mensili di Riso
CLAL.it – Stati Uniti: import di prodotti lattiero-caseari dall’India

Meno Grano Tenero da USA e Russia, c’è spazio per l’UE
11 Aprile 2025

Di: Ester Venturelli ed Elisa Donegatti

La produzione di grano mondiale nella stagione corrente ha raggiunto il livello record di 796.85 milioni di tonnellate. Per la prossima stagione, (2025-26) che inizia a giugno, le prospettive non sono altrettanto rosee.

Le stime sulle semine di grano negli USA per il 2025 indicano un calo del 2% rispetto al 2024: il grano tenero invernale registra una diminuzione dell’1% mentre gli ettari destinati al grano primaverile dovrebbero diminuire del 4% per un totale di 18,35 milioni di ettari. La situazione è complicata dal persistente clima secco che ha colpito alcune zone chiave per la produzione, in particolare Kansas e Oklahoma. Da un sondaggio dell’USDA di inizio aprile è emerso che al momento solo il 48% delle coltivazioni di grano tenero negli Stati Uniti è in buone condizioni, mentre il 21% è in cattive condizioni

Anche in Russia il clima non è clemente e ha portato tempeste di neve e gelate nel paese. Inoltre, questa settimana la terza regione per la produzione di grano tenero è stata colpita da grandinate che hanno danneggiato le colture. Si prospettano, quindi, diminuzioni per la prossima produzione di grano russo. Questo si verifica dopo un’annata (2024-25) già in calo rispetto a quella precedente (-10,8%).

Le preoccupazioni metereologiche e le stime di un calo degli ettari stanno già esercitando spinte rialziste sui prezzi del grano a livello mondiale.

Da questa situazione potrebbe trarre vantaggio l’Unione Europea che, al contrario, prevede un aumento della produzione per il 2025, arrivando a 124,3 milioni di tonnellate (+9%, fonte: cocereal). Saranno, poi, da valutare l’effetto dei dazi, al momento sospesi, e del cambio €/$ che sta registrando un rafforzamento dell’Euro, riducendo la competitività delle esportazioni europee.

Custodire la Biodiversità
19 Marzo 2025

Ci sono dei temi che sovrastano la sete di potere e di dominio. Uno di questi è il mantenimento della sicurezza alimentare, che comporta un prerequisito: la salvaguardia della biodiversità.

La Biodiversità è essenziale per la Sicurezza alimentare del futuro

Esiste un problema sulla terra che tocca tutti e verso il quale nessuno può dirsi al riparo: la diversità delle specie vegetali, e di conseguenza delle sementi impiegate nelle coltivazioni, sta scomparendo ad un ritmo accelerato, il che sta minando la resilienza dei sistemi alimentari. La ragione di questa allarmante dinamica risiede nei cambiamenti ambientali, tecnologici e sociali sempre più rapidi, tra cui gli eventi climatici estremi, i cambiamenti nelle pratiche agricole, la comparsa e la diffusione di nuovi parassiti e malattie. A tutto questo vanno aggiunti i conflitti che stanno avvenendo in molti luoghi del mondo.

Secondo il rapporto della FAO “State of the World’s Biodiversity for Food and Agriculture”, delle 20.000 piante commestibili e delle 6.000 che storicamente sono state utilizzate come fonte di cibo, meno di 200 vengono oggi coltivate e solo nove rappresentano i due terzi della produzione alimentare mondiale.

Per custodire il patrimonio della biodiversità, all’inizio del ‘900 con Vavilov sono sorte le banche del germoplasma. Lo scienziato russo aveva ipotizzato che la coltivazione delle piante avesse avuto origine nelle aree geografiche di maggiore concentrazione delle diversità genetiche. Di conseguenza viaggiò in tutte le parti del mondo per collezionare piante e semi onde aumentare la produzione agricola attraverso le leve della diversità e del miglioramento genetico.  Il suo lavoro permise di studiare l’interferenza dell’ambiente con l’adattamento delle specie botaniche, cioè il rapporto fra genoma e fenotipo, nel meccanismo di trasmissione ereditaria dei caratteri.

Il Global Seed Vault nelle isole Svalbard protegge 1,3 milioni di semi da tutto il mondo

Per garantire la conservazione del patrimonio mondiale di germoplasma, fondamentale per la vita futura, nelle remote isole Svalbard norvegesi, prossime al Polo nord, è stato realizzato il Global seed vault, un deposito che raccoglie i duplicati di semi conservati nelle diverse banche del germoplasma. Vi sono depositati 1,3 milioni di semi provenienti da 123 banche dei semi di 85 Paesi. Gli obiettivi di questa banca mondiale sono diversi: tutelarsi da perdite accidentali di semi, assicurarsi che il proprio patrimonio agricolo sia preservato dalle minacce del cambiamento climatico e dei conflitti, garantire la persistenza delle 21 colture più importanti della terra, quali riso, mais, frumento, patate, mele, manioca, noce di cocco, avere la disponibilità di materiale indispensabile  per il miglioramento genetico.

É un’opera che vede la collaborazione del governo norvegese con istituzioni internazionali, centri di ricerca fondazioni private e che rappresenta la “polizza assicurativa” per l’approvvigionamento alimentare mondiale.

Ci sono beni di rilevanza planetaria che vanno ben oltre gli interessi di potere di dominio perché rappresentano il patrimonio comune dell’umanità da preservare e trasmettere alle generazioni future.

Fonte: Crop Trust

TESEO.clal.it – Mondo: Aree destinate alla coltivazione di Cereali

Cereali: cala l’offerta UE di Mais e Frumento
28 Febbraio 2025

Di: Elisa Donegatti

Nell’annata 2023-24 l’Europa è stata autosufficiente solo per alcuni Cereali, registrando un eccedenza produttiva solo per Frumento (122%) e Orzo (111%), mentre per Avena (95%) e Sorgo (99%) la produzione copre quasi interamente il fabbisogno. Al contrario, per Mais (79%) e Riso (44%) l’Europa non è autosufficiente

Nel 2024 la produzione di Mais è diminuita del 3.2%, scendendo a 59.1 milioni di tonnellate, nonostante un aumento del 6.3% delle superfici coltivate. L’Italia, penalizzata dalle condizioni meteorologiche avverse durante la semina e la raccolta, ha subito un calo del 7,7%, in particolare nelle regioni di Piemonte e Lombardia, uscendo così dalla classifica dei primi cinque produttori europei. Anche la produzione di Frumento ha registrato una flessione significativa, attestandosi a 120 milioni di tonnellate (-10%), in particolare per il Frumento Tenero. L’Orzo, invece, ha mostrato una crescita del 4.9%. Per il Riso, al momento, non sono ancora disponibili i dati relativi alla produzione italiana del 2024.

Nel 2024, le importazioni europee di Cereali hanno registrato una flessione del -4,36%. L’Ucraina si conferma il principale fornitore di Mais, Frumento e Orzo, offrendo prezzi altamente competitivi.

Le importazioni di Mais restano sostanzialmente stabili (+0,18% sul 2023), superando 20 milioni di tonnellate. Più marcata la contrazione per il Frumento con quasi 11 milioni di tonnellate (-11,02%) e per l’Orzo con più di 1.5 milioni di tonnellate (-16,87%), segno di una minore domanda comunitaria. In controtendenza, le importazioni di Riso crescono, superando i 2,5 milioni di tonnellate (+10,22%), con il Sud-Est Asiatico che è, inevitabilmente, il principale bacino di approvvigionamento dell’Europa. 

Per l’annata in corso 2024-25, in Europa, si stimano diminuzioni di produzione per Mais e Frumento, ma aumenti per Orzo, Sorgo, Avena e Riso. Se il trend verrà confermato il mercato europeo potrebbe registrare una maggiore dipendenza dalle importazioni per Mais e Frumento, mentre il miglioramento della produzione di Orzo, Sorgo e Riso potrebbe attenuare parte della pressione sugli approvvigionamenti.

Semi Oleosi: in UE cresce la dipendenza dall’import
27 Febbraio 2025

Di: Elisa Donegatti

L’Europa non è autosufficiente nella produzione di Semi Oleosi e Farina di Soia. Attualmente, il continente copre solo il 18% del proprio fabbisogno di Semi di Soia e il 43% di quello di Farina di Soia. Situazione differente per la Colza (80%) e il Girasole (99%).

Nel 2024, la produzione europea di Semi di Soia ha registrato un lieve aumento, con l’Italia in crescita del +2.8% (1.1 milioni di tonnellate), trainata in particolare dalle regioni del Veneto e dell’Emilia Romagna. Le coltivazioni europee di Girasole hanno subito un calo significativo del 17.9% (8 milioni di tonnellate), nonostante un aumento delle superfici coltivate. Anche la Colza ha subito una contrazione del 16.4% (16.7 milioni di tonnellate) rispetto all’anno precedente.  

Di conseguenza, nel 2024 le importazioni europee di Farina di Soia e Semi Oleosi sono aumentate del 14.72%. In particolare nell’anno 2024 sono state importate quasi 18.7 milioni di tonnellate di Farina di Soia, 14.6 milioni di tonnellate di Semi di Soia e oltre 6.4 milioni di tonnellate di Colza. L’aumento delle importazioni verificatasi nell’ultimo periodo dell’anno è probabilmente legato a due fattori chiave: da un lato, le scarse rese agricole in UE, causate dagli effetti dei cambiamenti climatici; dall’altro, il timore di dazi statunitensi sulla Soia, che ha spinto gli importatori a rafforzare le scorte.

Attualmente, il Brasile resta il principale fornitore di Soia dell’UE-27 con una quota di mercato del 46%, seguito dagli Stati Uniti al 40%. Inoltre, la diminuzione dei prezzi all’import ha reso più vantaggiosa l’importazione: nel 2024, i prezzi medi della Soia e della Farina di Soia sono scesi rispettivamente del 18,75% (438 €/Ton) e del 16,66% (421 €/Ton) su base annua.

Per l’annata 2024-25 in Europa, la produzione di Colza e Girasole potrebbe aumentare, grazie ad un’espansione delle superfici coltivate, mentre la Soia rischia un calo dell’offerta per la riduzione delle semine. Tuttavia, la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di Semi Oleosi e Farine Proteiche resterà elevata, con le rese agricole condizionate dalle condizioni climatiche.

Orzo: evoluzione e attese per la stagione in corso
24 Febbraio 2025

Di: Ester Venturelli

La produzione di Orzo a livello mondiale è in diminuzione, passando da 219 milioni di tonnellate nella stagione 2020-21 a 190 milioni di tonnellate nella stagione 2024-25, ed anche i volumi scambiati a livello internazionale dovrebbero diminuire.

L’Unione Europea è il primo produttore ed esportatore a livello mondiale di Orzo. Tra il 2019 e il 2023 la produzione UE è diminuita di più di 7 milioni di tonnellate, mentre nel 2024 è aumentata di circa 2,5 milioni di tonnellate (Fonte: Eurostat) raggiungendo circa 50 milioni di tonnellate. Le esportazioni UE di Orzo sono diminuite negli ultimi anni e tra Gennaio e Novembre 2024 si sono attestate a 6 milioni di tonnellate, con un prezzo medio di 190€/Ton in aumento negli ultimi mesi dell’anno.

L’Australia è il secondo esportatore di Orzo al mondo. Con un’autosufficienza del 198% ha anch’essa esportato circa 6 milioni di tonnellate di Orzo nel 2024. Le stime della produzione della stagione corrente indicano un incremento dell’8% circa, dovuto principalmente ad una espansione dei terreni, mentre l’export è diminuito del 22,9%. Le esportazioni Australiane di Orzo potrebbero diminuire ulteriormente dato che la Cina, principale acquirente, intende ridurre le importazioni favorendo il prodotto domestico.

Il prezzo dell’Orzo è particolarmente influenzato dall’andamento di Grano e Mais, di cui è un prodotto sostitutivo soprattutto in ambito di alimentazione zootecnica. Per i prossimi mesi il prezzo dell’Orzo potrebbe aumentare spinto verso l’alto sia dagli aumenti che stanno caratterizzando Grano e Mais ma anche dalle minori produzioni complessive mondiali. Tuttavia, l’aumento atteso per le produzioni in Australia ed UE nel 2025 e il rallentamento della domanda Cinese potrebbero limitare la tendenza rialzista.

TESEO.Clal.it: Produzioni, consumi e stock di Orzo a livello mondiale

Sorgo: alternativa interessante per Agricoltori ed Allevamenti
19 Febbraio 2025

Di: Ester Venturelli

Date le condizioni climatiche che rendono sempre più difficoltosa la coltivazione del Mais, molti agricoltori in Italia preferiscono produrre Sorgo. Infatti, nonostante una resa inferiore rispetto al Mais, 5,75 Ton/ettaro rispetto a 10.04 Ton/ettaro stimate nel 2024, il Sorgo presenta diversi vantaggi che lo rendono una coltura conveniente, dati i bassi costi di produzione.

Rispetto al Mais, il Sorgo ha un ridotto fabbisogno idrico e una buona resistenza alla siccità che lo rende particolarmente adatto a zone con scarsità di piogge e terreni difficili da irrigare. Il fabbisogno idrico rispetto al Mais è inferiore del 50% nelle varietà da granella e del 30% nelle varietà da insilato. Inoltre, non richiede molta concimazione e non rischia di sviluppare micotossine. Dal punto di vista nutrizionale, ha un contenuto minore di amido ma maggiore di proteine rispetto al Mais, a cui è comunque molto simile, e con opportuni aggiustamenti può sostituire quest’ultimo nella dieta dei bovini, ma anche dei suini e degli avicoli. 

TESEO.Clal.it – Produzioni e rese di Sorgo in Italia

A livello mondiale, i principali Paesi produttori di Sorgo sono USA, Nigeria e Brasile. Gli Stati Uniti sono anche i maggiori esportatori, seguiti da Australia e Argentina, mentre la Cina è l’acquirente per eccellenza con un import di più di 6 milioni di tonnellate stimate per la stagione corrente. L’Unione Europea è autosufficiente, mentre l’Italia ha visto ridurre la propria autosufficienza al 78,5% e si rifornisce principalmente da Ungheria e Ucraina.

Il mercato del Sorgo è, in volume e in valore, inferiore rispetto a quello del Mais, ed essendo le due commodities sostituibili, il prezzo del Sorgo segue l’andamento del prezzo del Mais. Infatti, nonostante le stime indichino maggiori produzioni di Sorgo nel 2024 rispetto al 2023 in Italia, in UE e a livello mondiale, i prezzi del Sorgo in Italia sono in aumento da alcuni mesi.

TESEO.Clal.it – Confronto dei prezzi del Sorgo, quotazioni di Bologna

Grano Tenero: prospettive per l’offerta dagli emisferi Nord e Sud
17 Gennaio 2025

Di: Elisa Donegatti ed Ester Venturelli

È ormai al termine la raccolta di Grano Tenero nell’emisfero sud. In Argentina, che ha registrato una resa di circa 3 ton/ha, le stime indicano un raccolto fortemente migliorato (+39,7%) rispetto allo scorso anno e il terzo in ordine di volume. Tuttavia, l’immissione nel mercato del prodotto dipenderà dal valore del Peso Argentino, che è molto variabile rispetto al dollaro. Anche in Australia, le stime indicano un raccolto abbondante che dovrebbe essere intorno ai 32 milioni di tonnellate, nonostante un clima più secco della media durante la crescita della coltura.

Al contrario, nell’emisfero nord i primi mesi della campagna non si stanno rivelando particolarmente favorevoli. In Russia, la campagna 2024 era stata segnata da perdite rilevanti, con una produzione di 81,5 Mio Ton. Le avverse condizioni climatiche, i margini di profitto sempre più risicati e le restrizioni alle esportazioni stanno spingendo i produttori a orientarsi verso colture alternative nel 2025, come Piselli, Lenticchie e Girasole. Secondo alcune stime, le aree destinate al frumento invernale sono diminuite del 10% rispetto all’anno precedente. Anche l’Ucraina aveva mantenuto nel 2024 una produzione in linea con l’anno precedente, ma le sue vendite sono fortemente limitate dai problemi logistici derivanti dal conflitto in corso.

Per quanto riguarda gli USA, il recente rapporto USDA sul Grano Tenero ha indicato un’espansione dei terreni destinati alla produzione stimata del 2% rispetto alla stagione scorsa, ma il clima non è particolarmente favorevole per il momento, lasciando preoccupazioni sulla qualità

Infine, in UE la produzione di Grano Tenero nel 2024 è risultata ai minimi degli ultimi sette anni, mentre per il 2025 è previsto un miglioramento che dovrebbe portare il raccolto ad essere in linea con le quantità del 2023 (126.5 Mio Ton). L’aumento produttivo sarebbe associato sia a migliori condizioni climatiche sia a maggiori aree coltivate in Francia e Germania.

Nel complesso, l’equilibrio tra domanda e offerta mondiale sembra destinato a mantenere i prezzi stabili nel lungo periodo, ma restano da monitorare con attenzione le variabili climatiche e le problematiche geopolitiche.

Teseo.clal.it – Prezzi del Grano Tenero di Italia e Francia a confronto

Prezzo del Grano Tenero: i due pesi sulla bilancia
8 Novembre 2024

Di: Elisa Donegatti ed Ester Venturelli

La Russia, primo esportatore di Grano Tenero, ha adottato strategie che limitano l’esportazione di tale prodotto, quali un prezzo minimo, tasse all’export e limitazioni di quantità vendibili da parte di società straniere. Tale scelta è mirata a contrastare l’inflazione interna che colpisce farina e pane, spinta dalle scarse produzioni (-10,4% nella stagione 2024-25), dalla forte domanda estera e dagli elevati costi militari. Questa dinamica, insieme alla scarsa disponibilità di Grano di buona qualità in Francia, sprona i prezzi internazionali verso l’alto e favorisce le esportazioni Ucraine, che diventano ora maggiormente convenienti. Tuttavia, è atteso che anche l’Ucraina fisserà un prezzo minimo per le esportazioni di Grano a partire da inizio dicembre.

Nel panorama globale si evidenziano d’altra parte anche forze ribassiste nel mercato. Si sta avvicinando il periodo di raccolta nell’Emisfero Sud e le prospettive sono di buone quantità in Australia, ma soprattutto in Argentina, che dovrebbe realizzare la seconda produzione record consecutiva.
Anche in Ucraina le aspettative per il futuro raccolto sono di crescita, dato l’aumento delle aree seminate rispetto all’anno scorso.
Quanto al Nord America, la semina negli USA procede ad un buon ritmo: più dell’80% del Grano è già stato seminato, e circa il 40% si trova in buone o ottime condizioni. Le previsioni meteo dei prossimi giorni lasciano sperare in condizioni climatiche positive, in particolare nello stato chiave del Kansas.

Le forze in gioco appaiono dunque in equilibrio, suggerendo prospettive di sostanziale stabilità dei prezzi del Grano Tenero per i prossimi mesi.

TESEO.Clal.it – Produzioni mondiali di Grano Tenero

Carenza di manodopera nelle Aziende da Latte inglesi
1 Ottobre 2024

Il 56% delle aziende da latte inglesi ha difficoltà a reperire manodopera, tanto che il 10,6% ha dovuto ridurre il numero di animali in allevamento e l’86% afferma di non aver avuto risposta alle offerte di lavoro. Questi dati sono il risultato di un sondaggio che ha effettuato Arla, il più grande operatore lattiero-caseario del Regno Unito, su 472 dei suoi duemila fornitori di latte. Ne risulta anche che in media il personale è pagato il 27% in più rispetto al 2019. In questa situazione, se non vi saranno cambiamenti, il 16% degli intervistati afferma di considerare la possibilità di cessare l’attività determinando serie incertezze sulla sicurezza alimentare del Paese.

Mancanza di manodopera qualificata e Giovani che restino

Quello della forza lavoro è un problema presente lungo tutta la filiera. Le sfide più grandi sono l’attrazione di persone qualificate con le competenze corrette per le moderne tecnologie soprattutto nel campo dell’automazione e di attrarre un maggior numero di giovani che poi restino nel settore.

Arla ha già adottato una strategia lungo tutta la sua catena di fornitura per attrarre e trattenere personale, con un’attenzione anche ad una equilibrata rappresentanza di genere, ma ritiene necessario un sostegno pubblico per aiutare a promuovere la produzione alimentare come scelta di carriera tra una popolazione sempre più diversificata. Le richieste comprendono la riduzione delle formalità amministrative per gli agricoltori semplificando gli adempimenti burocratici, l’adeguamento dei programmi scolastici e formativi alle realtà produttive del settore agroalimentare per lo sviluppo delle competenze, l’accelerazione degli investimenti in tecnologia per sostenere l’automazione nelle aziende agricole. La necessità di interventi decisi per dare certezza e futuro alla produzione emerge anche dal sondaggio effettuato da National Farmers’ Union, il maggiore sindacato agricolo inglese, da cui risulta che il grado di fiducia degli operatori è sceso al livello più basso dal 2010.

Tutti i settori di attività agricola manifestano previsioni pessimistiche sui livelli produttivi del prossimo futuro per gli impatti del cambiamento climatico e soprattutto l’aumento dei costi che per la produzione di latte sono cresciuti del 44% negli ultimi cinque anni ed il calo delle marginalità. Il 60% degli agricoltori lamenta un calo nei profitti o delinea la possibilità di cessare l’attività. Pertanto si chiede un adeguamento degli stanziamenti pubblici al settore, che invece negli ultimi cinque anni sono rimasti sostanzialmente stabili, portandoli a 3,4 miliardi di sterline rispetto ai 2,4 attuali.

Fonte: Arla Foods

CLAL.it – Da dicembre 2015 a dicembre 2023, il numero di vacche da Latte in Regno Unito è diminuito da 1.918.076 a 1.839.277, con una riduzione di 78.799 capi, pari al 4,1% in otto anni.