L’alimentazione di precisione per ridurre sprechi ed emissioni
7 Novembre 2018

Avere animali che utilizzano gli alimenti in modo più efficiente, riducendo la quantità di nutrienti e gas emessi nell’ambiente: questo è l’obiettivo della alimentazione di precisione (in inglese Precision Livestock Farming PLF), un modo integrato nella gestione dell’allevamento per renderlo meno impattante, contenendo i costi.

Si tratta di operare in una prospettiva a beneficio sia dell’allevatore sia della società.

Si tratta di operare in una prospettiva win-win, cioè a beneficio sia dell’allevatore che alimenta l’animale secondo i suoi specifici bisogni, sia della società che può convivere con produzioni più sostenibili. L’alimentazione di precisione si basa su: uso di precisi schemi dei fabbisogni alimentari; uso di precisi ingredienti; specifiche tecnologie nella preparazione degli alimenti; allineamento delle razione e della dieta ai bisogni specifici degli animali.

Secondo gli studi della Cornell University USA, ridurre di un punto percentuale le proteine grezze nella razione di una vacca che produce in media 30 kg di latte al giorno ed ingerisce 21 kg di sostanza secca, permette una riduzione annua di 12,5 kg nelle emissioni di azoto. Considerando che l’alimentazione rappresenta il 60-70% dei costi di produzione, la capacità di ridurre tale percentuale si può tradurre in un notevole vantaggio economico.

Diventa certamente difficile, nella pratica di allevamento, fornire l’esatto apporto giornaliero di nutrienti richiesto da ogni animale, ma occorre verificare le possibilità di adottare tutti i possibili miglioramenti attraverso una gestione attenta dei dati aziendali.

Risparmio annuo:135per vacca sui costi alimentari

In un progetto condotto durante tre anni per applicare la pratica della alimentazione di precisione su otto allevamenti, è stato possibile ridurre la somministrazione di proteine grezze alle vacche in una percentuale variabile da 1,7 a 14% , con un risparmio medio annuo nei costi alimentari stimabile in 135 Euro per vacca.

La sfida dell’attività agricola nel prossimo futuro, sarà la capacità di intensificare la produzione in modo sostenibile. Per vincere tale sfida occorrono gli sforzi e le inventive di tutti gli attori della filiera, in primo luogo gli allevatori.

Analizza l’andamento del costo delle razioni e dell’Alimento simulato su TESEO!

Fonte: ResearchGate

Benessere dell’animale: solo così si ottiene un prodotto di qualità [intervista]
5 Novembre 2018

Bernardo Boldini
Basilicanova, Parma – ITALIA

L’allevatore Bernardo Boldini

Soc. Agr. La Riana – Soc. Semplice di Boldini Bernardo e Luca.
Capi allevati: 650 | 300 in lattazione.
Ettari coltivati: 85.
Destinazione del latte: formaggio Parmigiano Reggiano DOP prodotto da stalla unica.

Punta tutto sul suo cavallo di battaglia, il formaggio prodotto da stalla unica. È quello il valore aggiunto rispetto a un prodotto, il Parmigiano Reggiano DOP, già di alta qualità, apprezzato tanto in Italia quanto all’estero. Bernardo Boldini, allevatore 39enne di Basilicanova, in provincia di Parma, sa bene che la filiera corta, anzi cortissima, è sinonimo di qualità. Nel breve raggio di pochi chilometri si trova l’intera produzione aziendale: 85 ettari coltivati pressoché integralmente a erba medica e loietto, destinati ai 650 capi di razza frisona allevati (di cui 300 circa in lattazione).

Non vogliamo fare il formaggio in modo industriale, ma artigianale

La produzione di latte tocca quota 100 quintali al giorno, con una media di 33-34 chilogrammi per capo. Il latte viene conferito in conto lavorazione e le forme intere sono vendute a privati, negozi e grossisti. Una produzione di 18 forme al giorno, che vengono stagionate in un magazzino generale. “Come stalla di dimensioni medie, siamo in grado di produrre circa 6.200 forme l’anno. Ma i numeri lasciano il tempo che trovano: noi preferiamo puntare sulla qualità. Non vogliamo fare il formaggio in modo industriale, ma artigianale”, afferma Boldini.

Parlando di innovazione, quali interventi avete realizzato di recente per migliorare l’azienda?

Abbiamo scelto di investire sulla qualità del fieno aziendale

“La nostra stalla è nata 14 anni fa, quando sono state divise le aziende di mio padre e di mio zio, pur essendo noi allevatori praticamente da sempre. Gli interventi più importanti che abbiamo effettuato riguardano da vicino il benessere animale. Innanzitutto, abbiamo ampliato la stalla libera, con zona di riposo a cuccette; quindi abbiamo installato un impianto fotovoltaico da 100 kw per l’immissione in rete di energia. Inoltre, abbiamo scelto di investire sulla qualità del fieno aziendale, acquistando altri 30 ettari di terreni per la produzione di foraggio. Adesso puntiamo a un nuovo ampliamento della stalla con l’introduzione di altri 250 capi”.

Benessere animale e sostenibilità vanno a braccetto?

“Assolutamente sì: benessere animale e sostenibilità sono imprescindibili. Proprio per questo abbiamo scelto di investire nel fotovoltaico, sfruttando per quanto possibile energia da fonti 100% rinnovabili. Non solo: abbiamo anche installato delle ventole ad acqua, che ci hanno regalato vantaggi enormi. E il nostro foraggio è esclusivamente tradizionale, perché l’unifeed secondo noi è sinonimo di minor qualità. Un animale che è sano e sta bene produce molto di più. E i dati lo confermano”.

Quanti siete in azienda?

“Io e mio fratello, oltre a tre dipendenti, che sono due mungitori e un responsabile del controllo vitelli e rimonta. Io mi occupo personalmente della gestione della stalla, che comprende la fecondazione e la cura degli animali, mentre mio fratello segue la parte più burocratica dell’azienda, tra cui i rapporti con le banche, le associazioni, i consorzi e la vendita del prodotto”.

Come è organizzata la stalla?

A guidarci è il benessere dell’animale

“Al momento abbiamo una sala di mungitura da 14+14 posti a pettine. Come per l’alimentazione, anche per la gestione cerco di mantenermi fedele alla tradizione del Parmigiano Reggiano: niente robot di mungitura. Piuttosto, abbiamo scelto di investire su un podometro per nutrire i bovini con gli auto-alimentatori: aiuta molto la gestione. Vorremmo costruire una stalla aperta e un piccolo paddock per le vacche che devono partorire o che hanno appena partorito. Ancora una volta, a guidarci è il benessere dell’animale, perché solo così si ottiene un prodotto di qualità”.

Come vedete il futuro del mercato?

“Tutto sommato positivo. Il controllo sulle grattugie è stato fondamentale: la gente continua a consumarlo. Quanto alla nostra nicchia di produzione, puntiamo sempre di più a diversificarci nella stagionatura, eliminando i grandi commercianti e i supermercati dalla filiera di commercializzazione”.

Biometano: l’Italia fa un passo avanti verso la mobilità sostenibile
29 Ottobre 2018

L’Italia potrebbe produrre fino ad 8 miliardi di metri cubi di biometano, ovvero fino al 15% del consumo totale di gas naturale.

Parola di Piero Gattoni, presidente di CIB.

Il Decreto Biometano (DM 2/3/2018) pubblicato il 2 marzo 2018 segna un importante passaggio per lo sviluppo del settore del biogas e biometano in Italia.

II biogas è una miscela di vari tipi di gas, composti principalmente da metano, prodotti dalla fermentazione batterica in assenza di ossigeno dei residui organici provenienti da residui vegetali o animali. Il biogas grezzo generalmente è composto solo per il 40-80% di metano, il resto è costituito principalmente da anidride carbonica. Attraverso il trattamento di purificazione (up-grading) del biogas è possibile separare il metano dall’anidride carbonica. Il gas purificato può essere in seguito utilizzato con la stessa flessibilità del gas naturale.

ll biometano è un combustibile ottenuto da biogas che, a seguito di opportuni trattamenti chimico-fisici è idoneo alla successiva fase di compressione per essere utilizzato come combustibile sostitutivo del gas naturale. Può anche essere immesso nella rete del gas naturale oppure trasportato come gas compresso o liquefatto e utilizzato per riscaldamento, usi domestici, cogenerazione o altri impieghi nell’industria e per l’autotrazione.

La situazione Italiana

Il precedente decreto sul biometano (DM 5/12/2013) mancava di concreti incentivi nel settore e alla sua scadenza ha di fatto lasciato inalterati gli obiettivi che l’Italia deve raggiungere nell’utilizzo di biocarburanti fissato in Europa.

Il DM 2018 si focalizza sull’utilizzo del biometano per il trasporto e crea un meccanismo virtuoso che coinvolge sia i produttori che i soggetti obbligati, alimentando il mercato dei Certificati di Immissione in Consumo (CIC).

I soggetti obbligati sono le aziende che immettono carburanti in consumo, in pratica le aziende petrolifere. Questi soggetti sono obbligati a possedere una quantità minima di CIC, dimostrando quindi che una parte dei loro carburanti provengono da fonti rinnovabili.

Un’altra grande novità è che il costo degli incentivi viene sostenuto dai soggetti obbligati stessi e non ricade più sulle bollette dei cittadini.

Fonte: Fluence Italy

PROCESSO FONDAMENTALE di trasformazione dei prodotti agricoli in bioenergia.
Scopri di più nelle mappe ENERGIA di TESEO

Fonterra decide di basare ogni scelta sulla sostenibilità
23 Ottobre 2018

Fonterra, la maggiore cooperativa per esportazione di latte e derivati, ha scelto di basare la sua strategia sulla sostenibilità. Acquisiti i concetti di qualità e salubrità dei prodotti, che ormai sono dei prerequisiti, il vero obiettivo è quello di rendere sostenibili, cioè durevoli, le produzioni. Questo dal punto di vista economico, sociale, ambientale.

Per valutare ed avvalorare le azioni dell’azienda neozelandese, è stato costituito un comitato indipendente di esperti attivi in ambiti diversi, per confrontarsi col management e meglio orientare le scelte aziendali. Questo con l’obiettivo di armonizzare le azioni di sostenibilità con le finalità commerciali dell’impresa.

Il cibo, cioè l’agricoltura e l’alimentazione, è direttamente coinvolto con le tematiche della sostenibilità ed il sistema alimentare globale deve contribuire ad essere una soluzione del problema e non più una parte di esso. La parola d’ordine diventa allora la collaborazione, cioè operare in sintonia con quanti sono inseriti nel ciclo vitale. Questo sia per l’ambiente che per le società, produttori e consumatori, in cui si opera.

La parola d’ordine è “collaborazione”: tra agricoltori, produttori, ricercatori, amministrazioni locali ed autorità pubbliche

L’azione di Fonterra si accompagna ai programmi della Nuova Zelanda per assicurare la qualità delle acque, adottando un approccio inclusivo, cioè identificando regole e parametri attraverso il coinvolgimento della società. Solo attraverso il lavoro e la collaborazione di agricoltori, produttori, ricercatori, amministrazioni locali ed autorità pubbliche, l’azienda può operare in modo fattivo nel contesto della sostenibilità. Occorre affrontare le sfide del nostro tempo, in primo luogo quelle del cambiamento climatico e sociale, attraverso un confronto basato sui fatti e le evidenze scientifiche.

Fonterra pubblicherà a novembre il suo secondo rapporto sui risultati del programma di sostenibilità, che ha coinvolto nel concreto oltre mille aziende agricole, la conversione di siti produttivi verso le energie rinnovabili, il recupero qualitativo di vari bacini idrici.

Fonte: Fonterra

L’adozione di una “gestione basata sull’ecosistema” costituisce un elemento chiave per garantire la sostenibilità nel lungo periodo delle risorse idriche…
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USA: frena la produzione di Mais e Soia [Mais e Soia – n°10/2018]
19 Ottobre 2018

La produzione globale di Mais per la stagione 2018-19 è prevista in lieve diminuzione (1068.3 Mio Tons, -0.1%) rispetto alle stime formulate a Settembre, ma si mantiene superiore alla stagione precedente (+2.8%). La produzione mondiale di Soia, invece, è confermata al livello record di 369.5 Mio Tons, +9.5% rispetto alla stagione 2017-18.

Negli Stati Uniti si registra  una riduzione delle rese per il Mais e delle aree coltivate per la Soia, determinando una minore produzione delle due colture rispetto alle previsioni precedenti (Mais: -0.3%, Soia: -0.1%). Nonostante la diminuzione della produzione, l’offerta di Mais è attesa ancora a livelli record, dato l’aumento degli stock iniziali.

Si prevede per i 4 principali esportatori di Mais (Stati Uniti, Brasile, Argentina e Ucraina) un aumento dell’export nella stagione 2018-19, che complessivamente accresceranno le proprie esportazioni del 14.7% rispetto alla stagione 2017-18. L’export USA è favorito da un prezzo competitivo e da una riduzione dell’export della Russia.

Per i 2 principali esportatori di Soia (Brasile e Stati Uniti) si preannunciano minori esportazioni nella stagione 2018-19, rispetto alla stagione precedente, tuttavia l’Argentina dovrebbe compensare il calo, ripresasi dalla siccità dell’annata passata.

 

Produzione Globale di Mais e Soia | Principali player e share sul totale
Export Globale di Mais | Trend Annuale

Fonte: USDA

Focus Italia:

Nel periodo Gennaio – Luglio 2018 l’Italia ha aumentato le importazioni di Mais del +3.3%, ad un livello di circa 3300 t. Le diminuzioni registrate per Ungheria e Austria sono bilanciate da aumenti per Francia e Romania. Le importazioni Italiane di Soia si attestano a circa 950 t, +1.6% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Italia | Import di Mais e Soia

In Settembre 2018 il costo dell’alimento simulato (modello teorico di alimento composto per il 70% da Mais e per il 30% da Soia) è diminuito rispetto ad Agosto 2018. La prima metà di Ottobre mostra un aumento del +0.6%. L’indicatore Milk:Feed Radio di Settembre continua registrare un aumento: con il ricavo ottenuto dalla vendita di 1 kg di latte si possono ottenere 1.55 kg di Alimento Simulato.

TESEO – Alimento Simulato
Mais & Soia - Ottobre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
Mais & Soia - Ottobre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
Mais & Soia - Ottobre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
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USA: in crescita il prezzo dei concimi, condizionato dalla Cina
9 Ottobre 2018

I principali concimi fanno segnare una tendenza dei prezzi al rialzo. L’urea nella terza settimana di settembre era in aumento del 6% rispetto ad agosto, a 333 € per tonnellata.

Anche il prezzo degli altri maggiori concimi mostrava delle quotazioni tendenzialmente in crescita, con prezzi per tonnellata, rispettivamente, di 428 € per il fosfato biammonico; di 456 € per il fosfato monoammonico; di 314 € per il potassio; di 388 € per la formulazione 10-34-0; di 428 € per l’ammoniaca anidra; di 207 € per il nitrato ammonico al 28% di N; di 241 € a tonnellata per il nitrato ammonico al 32% di N.

Il prezzo mondiale dei concimi è condizionato dalla situazione in Cina

Il prezzo mondiale dei concimi è condizionato dalla situazione in Cina. Secondo Rabobank, la produzione cinese di fertilizzanti nel primo semestre 2018 è stata di 28,4 milioni di tonnellate, in diminuzione del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le produzioni di concimi azotati e fosfatici sono in calo rispettivamente del 7,5% e del 5,8%; in controtendenza con quelli potassici che hanno quantità in aumento del 2,9%.

-15%Export di concimi dalla Cina nel primo semestre 2018

I maggiori costi di produzione rendono meno competitivi i concimi di produzione cinese, le cui esportazioni sono in contrazione. Comunque, nel primo semestre 2018, la Cina ha esportato quasi 10 milioni di tonnellate di concimi, seppur in calo del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Negli USA, rispetto allo scorso anno, tutti i maggiori fertilizzanti hanno prezzi in aumento con variazioni che vanno dal 23% in più per urea ed ammoniaca anidra, al 15% per i fosfatici ed al 5% per i concimi potassici.

Fonte: The Progressive Farmer

Analizza l’andamento dei prezzi dei concimi in Italia su TESEO!

Agricoltura e cambiamenti climatici: il ruolo del commercio mondiale
1 Ottobre 2018

Con i cambiamenti climatici ormai evidenti, occorre non solo interrogarsi su quali saranno gli effetti per la produzione agricola, ma anche prevederne gli effetti per assicurare la sostenibilità alimentare del pianeta, con una popolazione mondiale in continuo aumento. Entro la metà di questo secolo si manifesteranno con evidenza i fenomeni che già ora si cominciano a percepire, come l’aumento delle temperature e l’intensità di fenomeni atmosferici estremi, con la conseguente influenza sulla diffusione di nuove patologie per piante ed animali.

La produzione di cereali e di altre colture potrebbe svilupparsi nei paesi nordici

Uno studio della FAO prevede quali saranno le produzioni mondiali di alimenti nei prossimi decenni, con le variazioni per i diversi comparti agricoli e le regioni del pianeta. Come conseguenza del riscaldamento globale, mentre le produzioni nei paesi tropicali, dall’Africa occidentale all’India, potranno diminuire fino al 2,9%, quelle di Russia, Canada, USA, prevedibilmente si accresceranno fino al 2,5%. Oppure, la produzione di cereali e di altre colture potrà svilupparsi nei paesi nordici, dove ora è solo marginale.

Pertanto, con questi cambiamenti, il commercio agricolo mondiale avrà un ruolo ancor più significativo di quello attuale per la sicurezza alimentare del pianeta. Già ora diversi paesi dipendono dai mercati internazionali per gli approvvigionamenti alimentari e non solo perché si trovano in regioni sfavorite della terra. Ad esempio il Bangladesh nel 2017 ha dovuto importare riso a causa dei raccolti domestici danneggiati dalle inondazioni ed il sud Africa ha dovuto importare mais, di cui era un tradizionale esportatore, a causa della siccità.

Fra il 2000 ed il 2016 il valore del commercio agricolo mondiale è cresciuto in modo esponenziale, passando da circa 490 miliardi di € a 1,6 trilioni di €, soprattutto a causa della domanda cinese e di quella delle economie emergenti, oltre che per la produzione di biocarburanti.

La Cina è divenuto il quarto esportatore agricolo mondiale superando Australia e Canada

Nello stesso periodo appare con evidenza come al ruolo predominante dei paesi ad economia avanzata quali Europa e nord America, nel commercio agricolo mondiale si fa strada la posizione di nuovi paesi. Il Brasile ha accresciuto la sua quota passando dal 3.2% al 5.7% fra il 2000 ed il 2016; la Cina è divenuto il quarto esportatore agricolo mondiale superando Australia e Canada, mentre l’India e l’Indonesia si sono collocati rispettivamente all’ottavo e decimo posto. Nello stesso periodo, il valore complessivo dell’export di UE, USA, Canada ed Australia sul commercio mondiale è diminuito del 10%.

Il cambiamento climatico avrà non solo un impatto diretto sulle produzioni agricole, ma condizionerà i commerci ed i mercati, inducendo i Paesi ad implementare la ricerca e adottare misure di politica economica per garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità delle produzioni.

Fonte:  FoodIngredientsFirst

Segui il report mensile di Mais e Soia per conoscere le ultime novità dai mercati mondiali!

Le critiche all’attività agricola nell’era di Internet
24 Settembre 2018

Le critiche dei cosiddetti attivisti sull’attività agricola trovano sempre più clamore dall’uso di internet. Spesso però, attraverso le diverse piattaforme informatiche, vengono diffuse notizie imprecise sul modo in cui si opera nelle coltivazioni e negli allevamenti, con messaggi accusatori verso gli imprenditori agricoli.

I consumatori sono sempre più sensibili verso le tematiche di benessere animale

In Scozia, ad esempio, sta facendo scalpore un filmato della BBC che mette in cattiva luce la pratica di svezzamento dei vitelli, con la loro separazione dalle madri poco dopo il parto ed il contenimento nelle gabbie. Se è improprio puntare il dito contro gli allevatori per una pratica ormai generalizzata, occorre però anche interrogarsi se non possa essere migliorata una separazione così netta e traumatica per gli animali, che comunque viene percepita sempre peggio dai consumatori che sono sempre più sensibili verso le tematiche di benessere animale e di conseguenza dei prodotti che da questi derivano.

Lasciare i vitelli con le madri per i primi due mesi dal parto prolunga la carriera produttiva delle vacche

In un allevamento scozzese è stato adottato uno svezzamento che consiste nel lasciare i vitelli con le madri per i primi due mesi dal parto. La perdita di latte per la trasformazione casearia è compensata dal maggior incremento in peso dei vitelli all’ingrasso e dall’anticipo della fecondazione per le femmine. Inoltre, la carriera produttiva delle vacche viene notevolmente allungata, superando agevolmente i dieci anni, con un consistente incremento nella produzione totale di latte.

Questa esperienza è certamente contrastante con la tecnica attuale, che è stata razionalizzata per la necessità di contenere i prezzi dei prodotti sul mercato. Però, oltre che i costi, bisogna sempre più considerare anche le ricadute delle tecniche di allevamento sugli animali e sull’ambiente. In tal senso, proprio Internet può essere utile perché permette con immediatezza di confrontare nuove esperienze e modalità operative, quanto mai utili per ricercare la tecnica produttiva più adeguata per quella specifica azienda.

 

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Fonte: Sunday Post

Rallenta l’import cinese di Soia, ma aumenta la produzione [Mais e Soia – n°9/2018]
19 Settembre 2018

La produzione globale di Mais e Soia per la stagione 2018-19 è prevista in aumento rispettivamente di +0.7% (1.069 Mio T) e +0.6% (369.32 Mio T), rispetto alle stime di Agosto 2018.

Negli Stati Uniti, principale produttore mondiale di Mais e Soia, le stime della resa dei terreni sono superiori, riflettendosi in una crescita dei raccolti: +1.6% per Mais e +2.3% per Soia.

+8.3%Import di Mais UE-28 (Previsione 2018-19)

La produzione di Mais è attesa in aumento anche nell’Unione Europea, soprattutto in Romania, Bulgaria, Ungheria e Francia. Si attende una crescita della domanda dell’UE, principale importatore di Mais con una quota del 13%, per cui le importazioni dovrebbero incrementare di +8.3% rispetto alla stagione 2017-18.

Trend annuale dell’import di Mais in UE-28

Per la Cina, quarto produttore mondiale di Soia, si stima un aumento della produzione di Soia di +3.4% ed una riduzione delle importazioni di 1 Mio T (che si attestano quindi a 94 Mio T), a fronte di un rallentamento della domanda di proteine, ridimensionando le aspettative di importazioni record stimate a Maggio 2018.

Gli stock globali di Mais sono stimati a 157.03 Mio T, in aumento rispetto alle precedenti previsioni, ma inferiori rispetto alle cinque stagioni precedenti. Si prevede un incremento anche per gli stock globali di Soia, stimati al livello record di 108.26 Mio T.

Trend annuale dell’import di Soia in Cina

Fonte: USDA

Focus Italia:

Nel periodo Gennaio – Giugno 2018 le importazioni di Mais Italiane sono stabili per un volume di circa 2,9 milioni di tonnellate. Le importazioni Italiane di Soia si attestano oltre le 800 mila tons, +1.2% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Italia | Import di Mais e Soia – principali fornitori

In Agosto 2018 il costo dell’alimento simulato (modello teorico di alimento composto per il 70% da Mais e per il 30% da Soia) è aumentato rispetto a Luglio 2018. La prima metà di Settembre mostra invece una diminuzione del 3.5%. L’indicatore Milk:Feed Radio di Agosto registra un aumento: con il ricavo ottenuto dalla vendita di 1 kg di latte si possono ottenere 1.49 kg di Alimento Simulato.

TESEO – Alimento Simulato
Mais & Soia - Settembre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
Mais & Soia - Settembre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
Mais & Soia - Settembre 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
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Mantenere la fertilità del terreno
12 Settembre 2018


-33%dei raccolti a causa della minore fertilità del suolo (stima per i prossimi 100 anni)

La perdita di fertilità del terreno rappresenta uno dei maggiori problemi che contribuiscono al fenomeno dei cambiamenti climatici in atto, in quanto viene ridotta la capacità di sequestrare il carbonio e di trattenere l’umidità. La conseguenza è una diminuzione nella capacità produttiva dell’agricoltura convenzionale, che si stima potrebbe portare ad una perdita di un terzo dei raccolti nel corso di un secolo, quando invece la crescita della popolazione richiede sempre più alimenti.

La fertilità del terreno, è rappresentata dai miliardi di batteri, il cosiddetto microbiota del suolo, che vivono intorno alle radici di ogni albero, arbusto od altra essenza vegetale e che si sono evoluti con le piante durante milioni di anni in un rapporto di reciproco interesse. E’ data anche da una intricata rete di interazioni che coinvolge un’enorme quantità di biomassa vivente, pari ad oltre oltre 3000 Kg/ha in un suolo agricolo. Pertanto, tutti i fattori che intervengono in questo complesso sistema possono alterarne l’equilibrio ecologico, con una perdita di fertilità e portando alla degradazione del suolo, problema del nostro tempo. Di conseguenza ogni pratica colturale dovrebbe essere orientata al mantenimento di questa fertilità.

In particolare andrebbero sempre adottati tre principi:

  • ridurre gli interventi fisici sul suolo, cioè le lavorazioni;
  • mantenere una copertura vegetale per impedire l’erosione e favorire l’apporto di sostanza organica;
  • applicare il principio della rotazione, interrompendo la tendenza a piantare ad esempio, mais su mais o riso su riso con sempre maggiori lavorazioni, concimazioni minerali, diserbi.

Bisogna ripensare all’apporto della concimazione organica, rivalutando la simbiosi fra allevamento animale e pratica colturale

Bisogna poi ripensare all’apporto della concimazione organica, rivalutando la simbiosi fra allevamento animale e pratica colturale. Questi principi, insiti nelle pratiche agronomiche che nel corso dei secoli ci hanno lasciato in eredità la fertilità del terreno, si collocano ora in quella che viene definita “agricoltura rigenerativa”.

Il mantenimento del microbioma per la salute è presente anche a livello umano, per contrastare il fenomeno proprio del nostro tempo dell’antibiotico resistenza. Nel libro “Growing a revolution” si afferma come gli sforzi in atto per riconsiderare gli effetti degli antibiotici sull’organismo, debbano trovare riferimento anche per il suolo, in modo da mantenerne ed accrescerne la fertilità, cioè la sostenibilità.

Operare con pratiche che mantengono la fertilità del terreno, rappresenta un grande messaggio anche per avvicinare il produttore al consumatore.

Fonte: NewScientist

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