Carni suine italiane: nuove opportunità in Oriente [VIDEO]
29 Maggio 2020

Aumenta l’Export di Carni suine italiane nel periodo Gen-Feb 2020, con un incremento dei ricavi e nuove importanti opportunità in Oriente. L’Italia importa meno rispetto all’anno precedente, ma a prezzi superiori.

Francesco del Team di TESEO illustra l’andamento del trade di Carni Suine da e verso l’Italia nel seguente video.

L’Italia ha importato circa 190 mila tonnellate di Carni suine nel periodo gennaio-febbraio 2020: meno rispetto all’anno precedente, ma a prezzi superiori.

Export Italia
Carni Suine+6% Gen – Feb 2020

L’Export italiano è invece aumentato nel periodo gennaio-febbraio del +6,0%  accompagnato da un incremento dei prezzi all’export, in particolare per Carcasse e mezzene fresche (prezzo medio: 2,05€/kg) e per il Lardo (1,36€/kg).  Sebbene siano inferiori al picco di fine 2019, i prezzi all’export si mantengono a livelli sostenuti.

Come riportato nella news precedente, la Cina abbia raddoppiato le importazioni di Carni fresche, refrigerate o congelate dall’UE nel primo trimestre 2020, acquistando peraltro a prezzi superiori.

Export Italia verso Cina
Carni fresche, refrigerate o congelate1.577 tonnellate
Gen – Feb 2020

In merito all’Italia, nel 2019 la Cina ha fatto la sua comparsa come importante destinatario di Carni fresche, refrigerate o congelate. Nei primi due mesi del 2020 la Cina ha importato 1.577 tonnellate, divenendo il terzo importatore per questa voce dopo i Paesi UE ed il Giappone.

Auspichiamo che le imprese italiane possano aumentare la loro presenza in questa area in rapida crescita. 

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Capitale sociale e certificazione: il Veneto verso la Sostenibilità [VIDEO]
15 Marzo 2018

Il settore lattiero-caseario Veneto ha intrapreso un percorso di Sostenibilità, e vuole comunicarlo.

Da questo presupposto scaturisce l’incontro di mercoledì 7 Febbraio 2018 organizzato da CLAL / TESEO e CSQA. Allevatori, cooperative ed imprese industriali veneti si riuniscono presso Latterie VicentineBressanvido (Vicenza) per parlare di Sostenibilità, con un interlocutore d’eccezione a chiudere la filiera: la grande distribuzione.

Aprono i lavori Alessandro Mocellin, Presidente di Latterie Vicentine S.C.A. che ha ospitato l’evento nella propria sede, ed Angelo Rossi, Fondatore di CLAL.it e TESEO.

Introduce i temi della mattinata Luigino Disegna, Presidente del CSQA, che pone l’accento sull’immediata necessità, da parte delle imprese del settore, di intraprendere un percorso realistico ed oggettivo, quindi misurabile e dimostrabile, per rendere evidente ciò che viene fatto in termini di Sostenibilità:

[Sostenibilità:] stiamo parlando di un’utopia? No, io dico: stiamo parlando adesso di un prerequisito.

Le presentazioni iniziano con  Maria Chiara Ferrarese, Vice Direttore – CSQA, la quale illustra standard e certificazioni a supporto di una Sostenibilità efficace ed oggettiva. Portando l’esempio dell’olio extra-vergine, Maria Chiara auspica un lavoro collettivo della filiera lattiero-casearia:

Lavorare insieme per arrivare come Paese Italia ad uno standard da proporre all’esterno.

Interessante ed originale la presentazione di Aldo Galbusera, Cheese Marketing Manager EMEA Food Care – Sealed Air, che verte sullo spreco alimentare e sul ruolo che il confezionamento ha nella prevenzione di tale spreco.

Seguono cinque imprese lattiero-casearie che raccontano in prima persona le buone pratiche di Sostenibilità attuate in Veneto:

Luca Maroso, Responsabile Qualità – Latterie Vicentine S.C.A.

Alessandro Lazzarin, Responsabile Produzione – Latteria Montello S.P.A.

Emiliano Feller, Specialista in Scienza dell’alimentazione – Centrale del Latte di Vicenza S.P.A.

Mario Dalla Riva, Marketing Manager – Latteria Soligo S.C.A.

Tatiana Dallo, Responsabile Produzione – Lattebusche S.C.A.

L’ultima presentazione, di più ampio respiro, è di Leonardo Becchetti, Economista e Professore all’Università di Roma Tor Vergata. Becchetti illustra come i mercati finanziari abbiano “votato per la Sostenibilità”, premiando fortemente le imprese attive su questi temi.
Tra gli SDGs, gli obiettivi dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, viene evidenziata una grande novità: la collaborazione con la cittadinanza attiva e con le imprese.
La sfida della Sostenibilità come può essere affrontata dalle imprese? “Il produttore deve cercare di diversificare, di innovare ed estrarre la massima disponibilità dai consumatori capendone i gusti.”
Becchetti ha poi individuato un segnale positivo, ovvero una nuova generazione di imprenditori che oltre al profitto vogliono avere un impatto:

C’è questo desiderio, oltre a far soldi, di fare e lasciare qualcosa di utile per il proprio territorio.

Viene dato rilievo ai due nuovi e crescenti temi della sostenibilità sociale e della sostenibilità fiscale, illustrando il grande valore del capitale sociale (cioè la cooperazione: l’unione fa la forza) e come questo capitale si può creare.

La capacità di mettersi insieme e la cooperazione sono le variabili di sopravvivenza di questo settore.

Il Prof. Becchetti conclude con l’augurio che il settore possa continuare a creare capitale sociale.

Le presentazioni sono state intervallate dai contributi di diversi attori della filiera lattiero-casearia e da imprese che offrono tecnologia e servizi:

È inoltre intervenuto Giorgio Garofolo, il Filosofo che ha dato la prima scintilla al progetto Sostenibilità in TESEO ed ha curato i contenuti della sezione Acqua del progetto Acqua&Energia.

Gli spunti sono tanti ed innescano un dibattito composto di molti brevi commenti, all’insegna della pluralità dei punti di vista. Hanno condiviso le proprie idee:

  • Flavio Furlani, CIA
  • Lorenzo Brugnera, Presidente di Latteria Soligo S.C.A.
  • Augusto GuerrieroPresidente di Lattebusche
  • Piercristiano BrazzaleBrazzale Spa e Responsabile Ambiente di FIL-IDF 
  • Mauro TonioloProprietario del Caseificio TONIOLO
  • Manuel Lugli, Allevatore conferente a Latteria Sociale Mantova
  • Francesco Pagiusco, Allevatore  conferente a Latterie Vicentine
  • Vincenzo Giuliani, CONAD
  • Claudio Truzzi, METRO
  • Fabio Ungarelli, COOP Italia
  • Fabrizio Stella, AVEPA
  • Alberto Negro, Veneto Agricoltura

La mattinata termina con le conclusioni di Alberto Andriolo, Direzione Agroalimentare Regione del Veneto, ed a seguire un ottimo buffet accompagna il proseguimento del dibattito.

Consulta le presentazioni dei relatori e delle imprese venete >

Scopri le interviste a fine evento (a cura di Matteo Bernardelli):

Cresce l’export lattiero caseario italiano (compresi i grattugiati)
17 Gennaio 2018

Italia +45,1% export panna sfusa
Gen-Ott 2017
in volume


È positivo l’export dei prodotti lattiero caseari italiani nel periodo gennaio-ottobre 2017, in confronto ai primi 10 mesi dell’anno precedente. L’export totale registra, infatti, un incremento del 14% in quantità e del 12,3% in valore.

Latte e panna registrano un vero e proprio boom: +42,3% in quantità e +35,6% in valore, con un’accelerazione significativa del latte confezionato (+45,9% in quantità e +39,2% in valore) e della panna sfusa (+45,1% in quantità e +59,9% in valore).

Italia +6,6% export totale formaggi
Gen-Ott 2017
in volume


Trend positivo anche per i formaggi, che nei primi 10 mesi del 2017 mettono a segno un +6,6% in volume e un +9,4% in valore.
Grana Padano e Parmigiano Reggiano si confermano leader a livello mondiale, con esportazioni dirette in Germania, Stati Uniti e Francia, che costituiscono i primi tre mercati di riferimento, con un market share aggregato del 44 per cento.
Complessivamente, però, Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno esportato il 2,3% in meno rispetto al periodo gennaio-ottobre 2016, incrementando comunque le performance in valore del +6,9 cento.
La Germania resta un mercato estremamente dinamico, anche se con luci e ombre. Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno perso l’11% in quantità nei primi 10 mesi del 2017 (confronto su base tendenziale). Allo stesso tempo, sono cresciute del 16% le esportazioni italiane di Pecorino e Fiore Sardo verso la Germania e del 7% le esportazioni di formaggi freschi, fra cui mozzarella e ricotta.
Inoltre, hanno registrato un incremento del 13% le esportazioni verso la Germania di formaggi grattugiati, quest’ultima tipologia molto spesso in aperta concorrenza con le esportazioni delle due grandi DOP a pasta dura Made in Italy.
Vanno a tutto gas le vendite di Pecorino e Fiore Sardo che – seppure in flessione dell’1,2% in termini di valore – fra gennaio e ottobre 2017 hanno segnato un +29,3% in quantità, consolidando come primo mercato di destinazione gli Stati Uniti (69% della quota di mercato).

ITALIA: prodotti lattiero caseari esportati nell’anno corrente (Gen-Ott)
  QUANTITÀ (Ton) VALORI (‘000 )
2016 2017 ± su 2016 2016 2017 ± su 2016
Formaggi 323.648 345.127 +6,6% 2.005.971 2.193.973 +9,4%
di cui:    
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
74.110 72.415 -2,3% 672.822 719.462 +6,9%
– Formaggi freschi fra cui
mozzarella e ricotta
107.915 120.348 +11,5% 446.919 512.120 +14,6%
– Formaggi grattugiati o in polv. 30.088 34.787 +15,6% 237.513 285.608 +20,2%
– Pecorino e Fiore Sardo 14.328 18.528 +29,3% 121.450 119.968 -1,2%
– Gorgonzola 16.581 16.450 -0,8% 97.684 99.094 +1,4%
– Provolone 4.815 5.097 +5,8% 28.363 30.207 +6,5%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
1.758 1.787 +1,7% 11.811 12.088 +2,4%
Siero di latte 315.454 373.089 +18,3% 90.218 148.344 +64,4%
Latte e panna 61.780 87.895 +42,3% 57.490 77.940 +35,6%
di cui:    
– Latte confezionato 42.338 61.764 +45,9% 27.247 37.934 +39,2%
– Panna sfusa 10.953 15.891 +45,1% 18.089 28.932 +59,9%
– Panna confezionata 4.571 3.302 -27,8% 8.359 7.100 -15,1%
– Latte sfuso 3.918 6.939 +77,1% 3.795 3.974 +4,7%
Burro 7.437 6.728 -9,5% 30.444 35.017 +15,0%
SMP Polv. latte Screm 4.567 5.011 +9,7% 16.559 18.044 +9,0%
Altri prodotti* 39.861 40.568 +1,8% 49.431 53.394 +8,0%
EXPORT TOTALE 752.747 858.419 +14,0% 2.250.112 2.526.711 +12,3%
* Altri prodotti: Lattosio uso farm., Altri latti ferm., Yogurt, WMP Polv. latte Int., Latte condensato, Latte infanzia, Caseine, Caseinati, Lattosio alim.
Elaborazione CLAL su dati ISTAT

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su Import/Export dei prodotti lattiero caseari? Accedi all’area Dairy World Trade su CLAL.it

CLAL.it – Italia: export dei principali Formaggi (cumulato mensile)

Come certificare (e comunicare) il Benessere Animale
7 Novembre 2017

di Maria Chiara Ferrarese, R&S Executive Manager, Business Development Executive Manager – CSQA Certificazioni srl

 

Il tema del benessere animale è di grande attualità e di interesse per i consumatori, che sono molto più consapevoli e alla ricerca di garanzie rispetto ai temi etici, sociali e più in generale afferenti alla sfera della sostenibilità.

Proprio perché il benessere animale è diventato elemento di differenziazione e di garanzia, sono state sviluppate diverse iniziative da parte dei big player e delle catene distributive internazionali sul tema. Si tratta tuttavia di approcci molto ”personalizzati” e disomogenei, che riflettono la sensibilità del soggetto promotore.


Questo argomento è stato trattato all’incontro
La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina
Venerdì 10 Novembre 2017
Vedi il VIDEO  >
o leggi la sintesi dell’incontro  >


in Europa

Non esiste in UE uno standard volontario certificabile e condiviso in materia di benessere animale

La causa di questa frammentazione è da ricercarsi anche nel fatto che non esiste attualmente sul mercato europeo uno standard volontario certificabile e condiviso in materia di benessere animale. Esiste infatti la norma ISO/TS 34700 Animal welfare management Animal welfare management General requirements and guidance for organizations in the food supply chain che però non definisce uno standard, ma rappresenta sostanzialmente una guida per implementare standard pubblici o privati.

In generale questi approcci hanno come base comune i principi di EFSA e/o Farm Animal Welfare Council e/o Terrestrial Animal Health Code (TAHC), ma vengono declinati in indicatori e requisiti molto variabili l’uno rispetto all’altro, oltre che con diversi livelli di profondità.

in Italia

In Italia la responsabilità e il controllo del benessere animale, definito secondo le norme cogenti a livello comunitario, è in capo alle regioni e al Ministero della Salute. Al Ministero della salute fanno riferimento i diversi Istituti Zooprofilattici distribuiti sul territorio nazionale. Il Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA) con sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna, sezione di Brescia, è l’autorità scientifica pubblica e consulente del Ministero della Salute con la funzione di sostegno scientifico sui temi del benessere animale.

Il CReNBA ha sviluppato dei manuali di valutazione del benessere nei bovini

Il CReNBA, raggruppando un gruppo di veterinari specialisti del settore bovino, ha sviluppato dei manuali di valutazione del benessere nei bovini al fine di aiutare la veterinaria italiana e  il settore bovino a comprendere meglio e valutare più a fondo il problema del Benessere animale.

Questi manuali, liberamente disponibili sul sito www.IZSLER.it, prevedono requisiti minimi obbligatori previsti per legge (prerequisiti) e requisiti aggiuntivi, più restrittivi rispetto a quelli di legge o non previsti dalla stessa.
L’insieme di questi requisiti è stato utilizzato dagli enti di certificazione per sviluppare un sistema di certificazione volontaria del benessere animale applicabile al settore delle carni bovine e del lattiero-caseario.

Di seguito è possibile consultare una copia dei manuali CReNBA di valutazione del benessere animale e della biosicurezza in allevamento disponibile in data odierna sul sito www.izsler.it:

Questi standard non sono utilizzati nell’ambito delle procedure ufficiali di verifica da parte dei veterinari del sistema sanitario nazionale e non rappresentano pertanto lo strumento utilizzato dal sistema dei controlli ufficiali del Ministero. Gli standard sono volontari, vengono applicati da tutti i veterinari che hanno superato corsi specifici e definiscono criteri di valutazione del benessere animale negli allevamenti di bovini da carne e da latte (stabulazione fissa e stabulazione libera) aggiuntivi rispetto a quelli previsti per legge secondo l’approccio scientifico oramai consolidato a livello internazionale.

Tale approccio prevede la valutazione di 4 diverse aree:

  1. Management aziendale e personale
  2. Strutture e attrezzature
  3. Animali (attraverso valutazioni eseguite sugli animali o Animal based Measures)
  4. Biosicurezza

il benessere animale è una condizione collegata ad una molteplicità di fattori

Per ogni area sono stati definiti indicatori (disponibili a questo link) che valutati nel loro insieme identificano condizioni effettive di benessere animale in allevamento. Gli indicatori sono coerenti con quanto indicato da EFSA, ma anche dal Farm Animal Welfare Council. Risulta fondamentale infatti la consapevolezza diffusa a livello scientifico che il benessere animale non può essere una condizione collegata ad un solo gruppo di indicatori (es. le strutture dell’allevamento) bensì a una molteplicità di fattori che, osservando nel contempo le condizioni animali ed ambientali, devono definire la condizione di vita dell’animale.

Ad ogni indicatore, in relazione alla sua specifica potenzialità di indicare buone o cattive condizioni di benessere, è stato attribuito un valore numerico (“peso”) in base ad un processo di valutazione del rischio (EFSA 2012). A seguito della valutazione di tutti i valori viene calcolato il punteggio ottenuto dall’allevamento.

Gli standard rappresentano un supporto che gli operatori hanno a disposizione per meglio valutare il benessere animale in sede di autocontrollo. Può essere utilizzato da parte degli allevatori o delle loro associazioni o industrie di trasformazione in totale libertà, anche per ottenere una certificazione volontaria a supporto di claim in materia di benessere animale in allevamento.

La validità dello standard CReNBA è stata riconosciuta anche dal MIPAAF che ha previsto e autorizzato l’informazione “Garanzia di benessere animale in allevamento valutato secondo lo standard del Centro di Referenza Nazionale” a diverse Organizzazioni in base al Reg. CE 1760, al Decreto MIPAAF 16 Gennaio 2015 e alla Circolare 7770 del 13/04/2015. L’informazione approvata dal MIPAAF è utilizzabile nell’etichetta delle carni bovine in base ad una specifica procedura concordata con il MIPAAF e inserita nei disciplinari di etichettatura facoltativa delle organizzazioni autorizzate

Si tratta di un grande risultato poiché rappresenta di certo un primato sotto tanti punti di vista: per la prima volta viene identificato e riconosciuto un sistema di valutazione del benessere animale che consente una comunicazione volontaria al consumatore approvata dal MIPAAF. Lo standard quindi non è emanazione del privato ma di una istituzione pubblica riconosciuta specializzata e competente sull’argomento, e armonizza una comunicazione al consumatore che risponde ad una reale e concreta esigenza di mercato. In questo modo vengono definiti e riconosciuti un claim e le attività da fare e dimostrare a supporto dello stesso assicurando una omogeneità di approccio.

la Certificazione

Il settore lattiero-caseario e il settore delle carni bovine trasformate non sono normati da norme di legge verticali in materia di etichettatura volontaria (come nel caso delle I e II lavorazioni di carni bovine ed avicole), pertanto l’utilizzo di diciture in materia di benessere animale non prevede la presentazione di un apposito disciplinare al MIPAAF.

Poiché alcune aziende del settore lattiero-caseario e del settore delle carni bovine trasformate (es. hamburger, spiedini etc.) hanno manifestato interesse a comunicare il benessere animale in etichetta, si è reso necessario individuare uno standard volontario certificabile.

Per ovviare al rischio che ogni azienda / organizzazione definisse proprie regole / procedure / definizioni con il risultato di moltiplicare gli standard e complicare la comunicazione sul benessere animale al consumatore, CSQA ha scelto di adottare lo standard CReNBA come strumento di riferimento per la valutazione del benessere animale in allevamento.

Per poter certificare carni e derivati e prodotti lattiero-caseari è stato indispensabile definire un sistema di autocontrollo aziendale finalizzato a dimostrare la conformità di tutti gli allevamenti coinvolti nella filiera e di assicurare che il prodotto finito certificato che viene identificato con il claim “benessere animale in allevamento” sia ottenuto esclusivamente con il latte / carne degli allevamenti conformi allo standard CReNBA.

Analogamente a quanto sviluppato per le I e II lavorazioni di carni bovine, CSQA ha definito una procedura specifica che prevede l’adozione – da parte delle aziende che intendono certificare i loro prodotti – di un sistema di gestione del requisito “benessere animale in allevamento” e verifiche ispettive da parte dell’OdC (Organismo di Certificazione) finalizzate a verificare il rispetto dei requisiti definiti.

I prodotti certificati possono essere identificati dal logo di CSQA o da logo di fantasia aziendale e possono comunicare la caratteristica certificata al consumatore o al cliente.

L’approccio al benessere animale non deve essere esclusivamente finalizzato al marketing

Il benessere animale rappresenta un tema di crescente interesse per la società.
La percezione di questo requisito tuttavia è complessa e sfaccettata; può essere influenzata da molteplici dimensioni (scientifica, etica, storica, religiosa, economica e politica). Proprio per queste ragioni l’approccio a questa importante tematica deve essere fatto in modo scientifico e non esclusivamente finalizzato al marketing.

Questo sistema di valutazione del benessere animale e le procedure di certificazione volontaria applicate rispondono alla concreta esigenza del mercato di avere uno strumento per la valutazione del benessere animale che possa sostenere in modo oggettivo, scientificamente corretto e verificabile, il claim “benessere animale” utilizzato per differenziazione il prodotto sul mercato.
Potrebbe inoltre armonizzare l’approccio di valutazione e certificazione volontaria evitando il proliferare di iniziative “private” difficilmente giustificabili e comunicabili, tese maggiormente a salvaguardare le ragioni di mercato piuttosto che a migliorare la qualità di vita degli animali.

 

Questo argomento è stato trattato all’incontro
La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina
Venerdì 10 Novembre 2017
Vedi il VIDEO  >
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Italia: meno import e più export dairy, specialmente verso l’Africa
18 Luglio 2017

L’export italiano di prodotti lattiero caseari tra Gennaio e Aprile aumenta in quantità (+10,2%) e in valore (+11,3%) su base tendenziale, mentre diminuiscono le importazioni (-12,7 per cento). Il saldo commerciale è ancora negativo: 838.087 tonnellate importate contro le 330.663 esportate, ma il bilancio è migliorato. In particolare, diminuiscono le importazioni di burro, latte e panna, ma anche dei formaggi, compresi quelli duri non Dop.

Le esportazioni dei principali formaggi nel mese di Aprile 2017 confrontate con Aprile 2016 sono aumentate in volume relativamente a

  • Formaggi grattugiati o in polvere (+13.7%),
  • Formaggi freschi fra cui mozzarella e ricotta (+10.9%),
  • Pecorino e Fiore Sardo (+5.3%),
  • Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+4.0%),

mentre sono diminuite quelle di

  • Provolone (-0.7%),
  • Gorgonzola (-2.1%),
  • Asiago, Montasio, Ragusano, Caciocavallo (-41.0%).

L’export italiano si espande in tutte le aree del mondo: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Europa extra Ue, Nord America e Oceania. Ed è boom (+90,76%) verso l’Africa, dove vengono commercializzate 23.000 tonnellate in equivalente latte, contro le 2.000 dell’Asia (stabili rispetto al gennaio-aprile 2016).

CLAL.it – Italia: Export per area geografica, in equivalente latte

È ancora boom l’esportazione al 30 Aprile di latte e panna (+51,6% in quantità e +58,8% a valore), con la panna alimentare che registra un’esplosione del 250% circa sia in volumi sia in valore. Positivo anche l’export di formaggi freschi e grattugiati, le polveri (SMP e WMP) e il latte per l’infanzia.

CLAL.it – Principali importatori di Panna sfusa dall’Italia

Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, sostanzialmente stabili in quantità e in accelerazione a valore (+7,7%), avanzano dell’11% in volume in Olanda e in Canada, quest’ultimo un segnale positivo in vista dell’entrata in vigore del Ceta, dove i due formaggi Dop sono tutelati.

ITALIA: Trade prodotti lattieri caseari nell’anno corrente (Gen-Apr)
EXPORT (Ton)
2017 ± su 2016
Formaggi 124.200 +5,6%
di cui:
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
27.165 -0,4%
– Form. freschi fra cui
mozzarella e ricotta
41.377 +13,2%
– Form. grattugiati 13.115 +16,1%
– Pecorino e Fiore Sardo 6.426 +23,2%
– Gorgonzola 6.381 +0,4%
– Provolone 1.855 +4,4%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
594 -16,7%
Siero di latte 156.758 +10,5%
Latte e panna 29.549 +51,6%
di cui:
– Panna sfusa 9.091 +251,8%
– Latte confezionato 16.597 +44,5%
– Latte sfuso 2.901 +8,1%
– Panna confezionata 961 -64,8%
Altri prodotti* 20.156 -4,7%
EXPORT TOTALE 330.663 +10,2%
IMPORT (Ton)
2017 ± su 2016
Formaggi 159.650 -5,4%
di cui:
– Form. freschi fra cui
mozzarella e ricotta
63.135 +8,8%
– Form. destinati alla
trasformazione
18.384 +0,3%
– Form. grassi
(incl. Maasdamer)
12.582 -8,2%
– Emmental 7.102 -7,7%
– Formaggi duri non DOP 6.996 -8,2%
– Edamer 9.284 -8,8%
– Formaggi fusi 5.666 -45,5%
Latte e panna 487.852 -15,7%
di cui:
– Latte sfuso 328.722 -19,5%
– Latte confezionato 136.715 -7,6%
– Panna sfusa 18.350 +3,4%
– Panna confezionata 4.064 -5,0%
Burro 18.879 -22,5%
Altri prodotti* 171.707 -8,6%
IMPORT TOTALE 838.087 -12,7%
* Altri prodotti: Burro, SMP Polv. latte Screm, Lattosio uso farm., Altri latti ferm., Yogurt, WMP Polv. latte Int., Latte infanzia, Latte condensato, Caseine, Caseinati, Lattosio alim.Elaborazione CLAL su dati ISTAT * Altri prodotti: Yogurt, SMP Polv. latte Screm, Altri latti ferm., Siero di latte, WMP Polv. latte Int., Latte infanzia, Caseine, Latte condensato, Lattosio uso farm., Caseinati, Lattosio alim.Elaborazione CLAL su dati ISTAT
VALORI (Mio ) 2014 2015 2016 Anno corrente (Gen-Apr)
2016 2017 ± su 2016
Export (E) 2.500 2.566 2.715 825 917 +11,3%
Import (I) 3.989 3.533 3.291 1.013 1.085 +7,2%
Bilancio (E – I) -1.489 -967 -577 -188 -168

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

I giovani rappresentano il nostro futuro
20 Ottobre 2016

Marco Baresi
Lonato del Garda, Brescia – ITALIA

L'allevatore Marco Baresi
L’allevatore Marco Baresi

Baresi Innocente e figlio Marco S.S. Società Agricola
Capi allevati: 700 bovine da latte.
Ettari coltivati 80.
Destinazione del latte: Grana Padano DOP (Gardalatte).

Marco Baresi alleva circa 700 bovine da latte a Lonato del Garda (Brescia) e produce circa 32.000 quintali di latte all’anno, conferiti a Gardalatte per la produzione di Grana Padano. Coltiva 80 ettari e ha un impianto di biogas da 250 kilowatt, alimentato a reflui zootecnici (90%) e biomasse (10 per cento).

Baresi è anche vicepresidente della cooperativa Agricam di Montichiari, realtà con 2.500 soci e 2.000 clienti. Il core business sono i prodotti petroliferi e affini, la vendita e il noleggio di trattori e servizi per le automobili.

In Francia stanno parlando di marchi regionali per incentivare il consumo di latte francese. Cosa ne pensa? Potrebbe essere replicata anche da noi? Potrebbe altrimenti essere applicata la strategia del marchio in contesti specifici, come ad esempio la montagna?

“Tutto quello che ha logica imprenditoriale ci può stare. Legare un prodotto al territorio va benissimo, ma credo che si debba attivare, allo stesso tempo, una rete di promozione capillare. Le faccio un esempio, da vicepresidente della cooperativa Agricam: abbiamo organizzato una gita per i soci, ma solo metà di loro erano effettivamente nostri soci; gli altri erano amici, parenti, persone che si sono aggregate volentieri alla nostra iniziativa. Ecco, perché non sfruttare lo stesso bacino di conoscenze, competenze e vicinanza per i prodotti del territorio?”.

Secondo lei è possibile promuovere un marchio Lago di Garda?

“Sì, certo. Abbiamo un’immagine forte e un buon numero di turisti, anche dall’estero. Un marchio unico e coordinato potrebbe aiutare, non solo con riferimento al lattiero caseario. Pensi al vino e ai consorzi di promozione e tutela”.

Da Bresciano come vive l’ipotesi che con la Riforma Madia sugli enti pubblici il Comune di Brescia si debba liberare delle quote della Centrale del Latte di Brescia? Il vostro mondo ne sta parlando?

“Ne siamo a conoscenza e qualcosa si è mosso. Recentemente ci sono stati acquisizioni e ingressi in società, come ad esempio la cooperativa Latte Indenne, il Gruppo Granarolo, anche Coldiretti si è mossa. Il problema del mondo agricolo è che è difficile da aggregare e che non ha molte risorse, almeno con riferimento ai singoli produttori, talvolta anche se aggregati. E poi la stessa politica europea sullo Sviluppo rurale non agevola il percorso di acquisizione o aggregazione”.

Il latte biologico è un’opportunità?

“Certo. È una delle opportunità classiche per il nostro mondo. Oggi più del 30% delle nostre aziende hanno una doppia Partita Iva e si affacciano al biologico, che non è una missione facile, bisogna dirlo. Non si tratta solo di accendere o spegnere un interruttore, perché convertirsi al biologico, prima ancora che una scelta di business, è di natura culturale. Se l’imprenditore non ci crede, inutile che lo faccia”.

Vi sono aree o situazioni più vocate?

“Premesso che la molla deve essere culturale e maturata convintamente, credo che in parte vi siano zone non più vocate, ma che si potrebbero prestare di più per la loro natura. Penso alla zona dei prati stabili tra Marmirolo e Goito oppure in Valcamonica, nella zona della media e più ancora dell’alta valle. Credo che sia più facile produrre latte biologico in quelle aree, invece che nella Bassa Bresciana, magari in aziende con 500 vacche in mungitura”.

Secondo lei la strategia dei 14 centesimi al litro di latte per non produrre è vincente?

“Per le aziende della Pianura Padana credo proprio di no. Forse qualcuno può rientrare nei parametri del decreto ministeriale e riesce a trarne beneficio, ma in linea di massima non ritengo che sia una scelta conveniente per l’area padana. Abbiamo stalle di una dimensione media significativa, con una vocazione a produrre, non penso che eliminando una parte degli animali per tre mesi sia sufficiente per una svolta strutturale che, complessivamente, è molto lontana dalla strategia del nostro settore”

Quali saranno le innovazioni che cambieranno maggiormente il modo di fare agricoltura?

“Gli aspetti innovativi sono molti: biologico, minima lavorazione, agricoltura e zootecnia di precisione. Ma la differenza la faranno la mentalità e la professionalità. I giovani di oggi sono diversi rispetto a qualche anno fa e rappresentano il nostro futuro. Sono cresciuti notevolmente, hanno curiosità e preparazione, sono dinamici e attenti. Sono loro che innoveranno, tanto in azienda quanto nei rapporti con le banche. L’impresa del futuro passa attraverso di loro e alla nuova cultura imprenditoriale”.

Come mai la cooperazione è meno diffusa nel Bresciano e nel Cremonese rispetto al terzo vertice del cosiddetto “Triangolo del latte”, cioè Mantova?

“Bella domanda. Cremona ha un territorio totalmente diverso da Brescia, i terreni sono padronali, se così possiamo definirne la dimensione. A Brescia ci sono grandi realtà, è vero, ma siamo anche più personalisti, ci muoviamo singolarmente. Mantova ha una cultura diversa. Ma credo che anche Brescia e Cremona abbiano cominciato a lavorare con più sinergie, consapevoli che siamo un mercato comune, ormai. E poi Brescia, se anche non ha una cooperazione forte come Mantova nell’agroalimentare, vanta numeri importanti in altri settori extra-agricoli”.

Cresce l’export Italiano di latte e panna: +131% in Maggio 2016
18 Agosto 2016

L’Italia ha esportato in Maggio 9.239 tonnellate di latte e panna, raddoppiando le quantità esportate in Maggio 2015 (+131%). Nel periodo Gen-Mag 2016 l’aumento è stato del +28,5%, trainato dal latte confezionato in crescita del +262% sull’anno precedente.
Il principale importatore di latte e panna è la Libia, mentre ha guadagnato il secondo posto la Corea del Sud, che da Gennaio ha iniziato ad acquistare quantità rilevanti di Panna.

Anche le esportazioni italiane di formaggi continuano ad aumentare, con una crescita del +18,5% in Maggio e del +9,5% nel periodo Gen-Mag 2016 sull’anno precedente.

Le esportazioni dell’Italia nel mese di MAGGIO 2016 confrontate con Maggio 2015 sono aumentate in volume relativamente a

  • Latte e panna (+131.2%)
  • Formaggi (+18.5%)

sono diminuite quelle di

  • Polvere di Siero (-23.5%)

Le esportazioni dei principali formaggi nel mese di MAGGIO 2016 confrontate con Maggio 2015 sono aumentate in volume relativamente a Formaggi grattugiati o in polvere (+40.6%), Pecorino e Fiore Sardo (+38.5%), Gorgonzola (+22.1%), Formaggi freschi fra cui mozzarella e ricotta (+16.9%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+12.7%), Provolone (+6.5%), mentre sono diminuite quelle di Asiago, Montasio, Ragusano, Caciocavallo (-2.1%).

ITALIA: prodotti lattiero caseari esportati nell’anno corrente (Gen-Mag)
QUANTITÀ (Ton) VALORI (‘000 EUR)
2015 2016 ± su 2015 2015 2016 ± su 2015
Formaggi 139.495 152.815 +9,5% 887.457 951.116 +7,2%
di cui:
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
34.747 34.989 +0,7% 310.404 318.088 +2,5%
– Formaggi freschi fra cui
mozzarella e ricotta
41.999 48.694 +15,9% 171.861 198.514 +15,5%
– Formaggi grattug. o in polv. 12.248 14.645 +19,6% 101.034 115.704 +14,5%
– Pecorino e Fiore Sardo 7.327 6.701 -8,5% 67.950 61.720 -9,2%
– Gorgonzola 7.489 8.180 +9,2% 45.295 48.455 +7,0%
– Provolone 2.183 2.224 +1,9% 13.573 13.210 -2,7%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
812 883 +8,8% 5.585 5.943 +6,4%
Polvere di Siero 208.457 174.015 -16,5% 64.269 43.085 -33,0%
Latte e panna 22.356 28.726 +28,5% 20.368 25.736 +26,4%
Burro 2.937 2.890 -1,6% 11.343 11.170 -1,5%
Yogurt e latticello 2.532 3.901 +54,0% 7.234 9.697 +34,0%
SMP Polvere di Latte Scremato 2.675 2.095 -21,7% 10.138 7.440 -26,6%
Lattosio uso farmaceutico 12.328 12.083 -2,0% 9.409 6.552 -30,4%
Altri prodotti* 5.578 4.996 -10,4% 10.812 7.544 -30,2%
EXPORT TOTALE 396.359 381.523 -3,7% 1.021.030 1.062.340 +4,0%
* Altri prodotti: WMP Polvere di Latte Intero, Latte condensato, Latte per l’infanzia, Caseinati, Caseine, Lattosio uso alimentare
Elaborazione CLAL su dati GTIS
VALORI (Mio EUR) 2013 2014 2015 Anno corrente (Gen-Mag)
2015 2016 ± su 2015
Export (E) 2.396 2.500 2.568 1.021 1.062 +4,0%
Import (I) 4.028 3.989 3.511 1.409 1.279 -9,2%
Bilancio (E – I) -1.633 -1.490 -942 -388 -217
Italia: EXPORT di GRANA PADANO E PARMIGIANO REGGIANO
Principali Paesi IMPORTATORI del 2016
Periodo: Gennaio-Maggio
Ton Share
2016
2014 2015 2016 % su
2015
TOTALE 32.228 34.747 34.989 +1%
Germania 21% 7.621 7.905 7.358 -7%
Stati Uniti 15% 3.753 5.239 5.258 +0%
Francia 10% 3.131 3.088 3.487 +13%
Regno Unito 8% 2.581 2.521 2.749 +9%
Svizzera 6% 2.476 2.321 2.100 -10%
Italia: EXPORT di FORMAGGI FRESCHI FRA CUI MOZZARELLA E RICOTTA
Principali Paesi IMPORTATORI del 2016
Periodo: Gennaio-Maggio
Ton Share
2016
2014 2015 2016 % su
2015
TOTALE 36.225 41.999 48.694 +16%
Francia 32% 11.348 14.541 15.483 +6%
Regno Unito 14% 3.639 5.765 6.943 +20%
Belgio 8% 3.854 3.348 3.673 +10%
Germania 7% 1.270 1.900 3.631 +91%
Svizzera 5% 3.383 2.626 2.677 +2%

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su Import/Export dei prodotti lattiero caseari? Accedi all’area Dairy World Trade su CLAL.it

CLAL.it - Export Italiano di Latte e Panna
CLAL.it – Export Italiano di Latte e Panna

Il sapere della campagna, la scuola, l’innovazione [video]
8 Luglio 2016

Zena Roncada - Conoscere (a) Sermide

Parlando di Sermide (MN), la Professoressa Zena Roncada racconta il costante impegno di una piccola ma al contempo grande città italiana verso l’innovazione ed il sociale.

Riportiamo per intero il video del bellissimo discorso introduttivo all’evento “Presidenti & Casari” 2016, nel quale Zena comunica il fermento scaturito dall’unione del sapere “della campagna e della scuola”, e la vitalità culturale della città in cui CLAL è nata e tuttora opera.

Guarda i video highlights dell’incontro cliccando qui.

Di seguito un adattamento scritto dell’intervento, di piacevole lettura.

Conoscere (a) Sermide

Conoscere Sermide oggi, con i suoi 6mila abitanti e qualcosa in più, significa incontrare una realtà che viene da lontano, che ha sulle spalle molta storia e speriamo, davanti a sé, molto futuro.

Sermide esiste da 15 secoli.

Autorevoli fonti ci dicono che è stata feudo imperiale nel medio evo, e poi presidio gonzaghesco con il suo castello di cui l’ultima torre è testimonianza, ha vissuto il Risorgimento, schierandosi contro gli austriaci nel ’48, quando tutta Europa era attraversata dal fermento contro l’assolutismo e da una profonda esigenza di rinnovamento. E’ stata poi incendiata per ritorsione, il 29 luglio 1848 dello stesso anno e, per la sua ribellione, meriterà 50 anni dopo, dal regno d’Italia nato dal risorgimento, la medaglia d’oro sul gonfalone e l’appellativo di città.

Ed è stato dopo l’Unità d’Italia che Sermide ha conosciuto un vigore civile che ha lasciato un segno importante, sia sul piano sociale sia sul piano culturale.

Gli anni dal 1867 al ‘70 segnano tappe fondamentali.

Viene fondata la Società Operaia Maschile di Mutuo Soccorso avente per finalità il reciproco aiuto fra i soci in caso di malattia e il supporto economico ai bisognosi in caso di vecchiaia o di invalidità. Svolgerà la sua attività fino agli anni ’40. E questo certifica la propensione ad un volontariato attivo che è ancora oggi la marca più rilevante della nostra comunità.

Viene istituito un Comizio Agrario volto a perseguire “il miglioramento agrario del paese e diffondervi le pratiche migliori”. E questo indica la vocazione agricola della nostra zona e la volontà di progredire.

Viene fondata una Scuola serale gratuita per adulti finanziata dal Comune e viene creata una Biblioteca Popolare Circolante. E questo accredita un’attenzione precoce alla necessità di imparare, invertendo la rotta dell’analfabetismo.

Anni di fervore in cui pubblico e privato collaborano e l’amministrazione è supportata da un gruppo di professionisti (medico in testa) che si impegnano per il bene comune e anche questo tratto ricorda il nostro presente. Il risultato è nelle cose: l’apertura di quattro asili infantili e stanziamenti a favore delle Scuole Elementari.

Insomma l’amore per il sapere e per il conoscere viene da lontano, coniugato da un lato con il sapere pratico, tutto contadino, dall’altro con l’attaccamento all’idea che la scuola è un bene necessario, che a scuola occorre andare.

Due fonti del sapere, dunque: la campagna e la scuola.

Il mondo agricolo, che ha sempre usato l’orologio del cielo e della natura come bussola in ogni stagione per le attività nei campi, negli orti, nei giardini e per l’allevamento degli animali, ha fissato nella memoria collettiva un sapere incancellabile. L’ha fatto attraverso i proverbi e i riti, i gesti e le formule, spendibili al bisogno come contributo all’essere e al fare.

La scuola ha aperto tante strade, ben percorse dai sermidesi che abbiamo prestato all’insegnamento, alla ricerca, alla scienza, qui e altrove.

La speranza è che adesso i saperi prodotti dalla scuola tornino sempre più frequentemente a dialogare con il mondo del fare, perché producano INNOVAZIONE.

Innovazione è un termine complesso: suggerisce una direzione (in) verso la quale procedere e, insieme, rimarca un’azione che nel suo cuore ha il nuovo (nov), luogo e fine a cui tendere e per cui operare, attivamente.

Innovare significa, dunque, sia un orientamento del pensiero (uno stare dalla parte del nuovo) sia un processo (un andare verso il nuovo, produrlo, costruirlo), entrambi capaci di coniugarsi con la politica, con la tecnologia, con l’economia, con la cultura, sul comune filo del cambiamento.

Nuovo, a sua volta, è quanto è appena nato o ancora non c’è, tutto da inventare, da prefigurare, da sperimentare, da provare: per questo va d’accordo con l’idea di presente e con l’idea di futuro.

E’ dalla botanica, comunque, che giunge la ricarica di senso più fruttuosa.

Nel linguaggio botanico, innovazione è il ramo giovane della pianta e, più propriamente, il germoglio basale delle graminacee, ‘butto’ che nasce proprio alla radice e traduce l’essenza della pianta in un nuovo che ha l’impronta di ‘ieri’ ma trasmette a ‘domani’ la sua vitalità, in un processo di crescita: da vita a vita.

E allora piace pensare che questo sia proprio quello che ha fatto e sta facendo Angelo Rossi (mi auguro sia un modello di esportare): a diretto contatto con le fondamenta del suo sapere, nato dal fare, dalla sua sostanza viva, dalla storia sua e di suo padre, ha fatto germogliare la spinta verso strade ancora non percorse.

Ecco, penso che vivere a Sermide significhi anche questo e possa consentire, magari proprio qui, in questo luogo, l’innesto del nuovo sull’antico Comizio Agrario, verso metodi e strumenti ancora da provare, fra continuità di valori e disponibilità al cambiamento.

L’innovazione, infatti, non è la pars destruens di un processo, ma è apertura consapevole, critica e costruttiva del processo stesso: una forza innovatrice, che contiene in sé il passato “degno di svolgersi e perpetuarsi”, è ricerca che riceve e sviluppa con congruenza il nucleo vitale dell’intero organismo.

Vi auguro una buona, innovativa giornata di lavoro.

Zena Roncada

Aumenta il costo alimentare delle bovine da latte
6 Luglio 2016

Nell’estate 2012 gli allevatori del progetto S/STEMA STALLA evidenziarono un aumento del costo della soia, ed in generale della componente proteica della razione per la bovina da latte. CLAL elaborò un nuovo strumento, l’Alimento Simulato, che permette tuttora di monitorare il costo dell’alimentazione bovina.

L’Alimento Simulato è un modello teorico di alimento, composto per il 70% di mais e per il 30% di farina di estrazione di soia (tenore proteico 44% sul tal quale). La soia è driver del prezzo degli alimenti proteici, mentre il mais è driver del prezzo degli alimenti energetici. L’Alimento Simulato può essere quindi utilizzato per interpretare l’andamento dei costi alimentari riferibili agli alimenti concentrati, con dati costantemente aggiornati.

In Aprile, Maggio e Giugno 2016 l’Alimento Simulato ha registrato un incremento importante: il prezzo della soia è aumentato di 110€/ton nei 3 mesi, mentre il prezzo del granoturco è aumentato di 33€/ton (CCIAA Milano).

Alimento Simulato: valori mensili
L’aumento ha coinvolto le principali fonti di proteina, sebbene la colza abbia seguito un trend meno repentino.
Costo della proteina ottenuta da alcuni alimenti zootecnici
Questa nuova situazione contribuisce a stringere la forbice tra i costi di produzione ed i ricavi dalla vendita del latte.
Alimento Simulato e prezzo del Latte alla stalla in LombardiaMilk:Feed Ratio
Ciò è evidenziato anche dal rapporto prezzo del latte / costo dell’Alimento Simulato (Milk:Feed Ratio): se a Febbraio un allevatore Lombardo con il ricavo da un chilogrammo di latte poteva acquistare 1,59kg di Alimento Simulato, ora ne può acquistare 1,29kg.

Cosa attendersi per il futuro? OCSE e FAO, nell’edizione 2016 del loro rapporto congiunto (consultabile qui, in inglese), affermano che con ogni probabilità i prezzi del mais non diminuiranno ulteriormente nel corso del 2016, e secondo le proiezioni al 2025 i prezzi degli altri cereali saranno supportati dalla domanda per l’alimentazione zootecnica in Cina. Stando alle proiezioni OCSE-FAO, la zootecnia in espansione a livello mondiale sarà di impulso anche per un aumento dei prezzi delle farine di semi oleosi.

CLAL è impegnata nell’elaborare proiezioni dei mercati dei principali alimenti zootecnici, ed è aperta al confronto su queste tematiche.

È possibile monitorare “a colpo d’occhio” l’Alimento Simulato tramite la home page di TESEO e la pagina dedicata.