Il nuovo Presidente del Parmigiano Reggiano DOP dovrà fare squadra con il Consiglio
10 Maggio 2016

Matteo Salati
Olmo di Gattatico, Reggio Emilia – ITALIA

L'allevatore Matteo Salati
L’allevatore Matteo Salati

Azienda Agricola Fondo Albarossa Soc. Agr.
Capi allevati: 1.000 | 400 in lattazione.
Ettari coltivati 280.
Destinazione del latte: Parmigiano Reggiano DOP (Caseificio del Milanello Terre di Canossa).

Con 280 ettari coltivati interamente a mais e foraggere (medica, frumento da foraggio, prato stabile, loietto e panico) e una stalla con 1.000 capi (di cui 400 in mungitura), l’azienda in cui Matteo Salati di Olmo di Gattatico (Reggio Emilia) lavora è occupata da 8 lavoratori fissi e 2 part time. Un piccolo esercito.

“Io e mia moglie Ilaria ci occupiamo della gestione dell’allevamento, mio fratello Lorenzo campagna, mio papà Vincenzo dell’amministrazione e del caseificio Milanello di Campegine di cui è presidente e dove destiniamo il latte per la produzione di Parmigiano Reggiano”, spiega Matteo Salati.

Le dimensioni innescano inevitabilmente economie di scala e, allo stesso tempo, l’attenzione alla sostenibilità è elevata.

“Per ridurre il consumo energetico abbiamo cambiato l’impianto di ventilazione. Questo ha portato un beneficio di 5 kwh consumati in meno nei mesi estivi. Inoltre, abbiamo montato le piastre per raffreddare il latte, grazie alle quali risparmiamo i due terzi dell’energia, che prima era necessaria. Il tutto con una spesa sopportabilissima. Il calore recuperato serve per scaldare l’acqua destinata agli animali”.

E sul consumo idrico?

“Abbiamo livellato una quota importante dei nostri terreni, tanto che oggi sia i prati stabili che le superfici che irrighiamo a scorrimento richiedono meno acqua”.

Il Consorzio di tutela del Parmigiano-Reggiano nei giorni scorsi ha annunciato l’operazione di valorizzazione del prodotto di montagna. Pensa sia positiva?

“Per me è giusto che si valorizzi la montagna, perché l’agricoltura tutela il territorio e l’occupazione, con un indotto importante. In zona collinare e montana viene fatto circa un quarto del totale del Parmigiano-Reggiano. La mia è un’opinione disinteressata sul piano aziendale, essendo collocato nella Bassa reggiana. Tuttavia, ritengo che sia giusto, a patto che il prodotto sia davvero di montagna e non frutto di una lavorazione in montagna, ma con latte di pianura”.

E come si può garantire la tracciabilità del latte di montagna?

“Guardare innanzitutto dove è ubicata la stalla. E affidare la vigilanza sulla qualità agli organi preposti, potenziando con la condivisione del Consorzio dove è più necessaria”.

L’assemblea del Parmigiano-Reggiano ha votato la prosecuzione del piano produttivo per altri tre anni. È soddisfatto?

“Credo che l’impianto del piano produttivo sia migliorativo rispetto a quello del triennio precedente. La finalità è giusta: mantenere in equilibrio la produzione di forme, in modo da evitare impennate e depressioni di prezzo che hanno punito i nostri bilanci. Serve ora la ratifica da parte di tutti i produttori. Hanno votato almeno i due terzi dei caseifici, adesso almeno i due terzi dei produttori devono approvare”.

Dopo le dimissioni di Alai, chi vorrebbe come presidente?

“Non mi sbilancerò sul nome. Sicuramente al Consorzio serve una persona che abbia le idee ben chiare non su moltissime iniziative, ma sulle più importanti, che devono essere portate a termine. Il presidente dovrà fare squadra col consiglio e puntare su temi cardine: controlli sulla qualità, anche sugli impianti del grattugiato e sugli impianti di trasformazione, la pubblicità deve essere mirata e non generalista e i piani produttivi tenuti monitorati”.

L'Azienda Agricola Fondo Albarossa Soc. Agr.
L’Azienda Agricola Fondo Albarossa Soc. Agr.

Azienda Agricola Fondo Albarossa Soc. Agr.

L'allevatore Matteo Salati

Latteria Soresina, Lattebusche e METRO presentano le buone pratiche di Sostenibilità
3 Maggio 2016

Importanti argomenti sono stati trattati al primo incontro del percorso “Sostenibilità: l’efficienza imprescindibile”, che mercoledì 27 Aprile ha visto la partecipazione di giovani produttori di latte, manager di imprese di trasformazione e della grande distribuzione.

Con questo percorso ci prefiggiamo lo scopo di unire la filiera lattiero-casearia nello stesso progetto di Sostenibilità su obiettivi condivisi, su cui lavorare tutti insieme.

Sono intervenuti:

 

Consulta gli esempi di buone pratiche:

Matteo Bignardi (Ufficio Ambiente di Latteria Soresina) - 27/04/2016
01 - Buone pratiche di sostenibilità adottate in Latteria Soresina
Matteo Bignardi (Ufficio Ambiente di Latteria Soresina) - 27/04/2016
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Tatiana Dallo (Controllo Qualità di Lattebusche) - 27/04/2016
02 - Cooperativa Lattebusche: buone pratiche di sostenibilità
Tatiana Dallo (Controllo Qualità di Lattebusche) - 27/04/2016
pdf 2 MB | 428 clicks
Claudio Truzzi (Responsabile Qualità Metro Italia) - 27/04/2016
03 - Buone pratiche di sostenibilità adottate nel gruppo distributivo METRO con particolare riferimento ai prodotti del settore lattiero-caseario
Claudio Truzzi (Responsabile Qualità Metro Italia) - 27/04/2016
pdf 2 MB | 424 clicks

Guarda i video highlights dell’incontro cliccando qui.

I consumatori tedeschi scelgono prodotti etici
29 Aprile 2016

Secondo uno studio del Ministero federale per l’alimentazione e l’agricoltura (BmEL), in Germania, i consumatori si aspettano che i prodotti acquistati siano portatori di riferimenti etici.

L’86% ritiene che gli agricoltori dovrebbero ricevere dei prezzi migliori e l’88% pensa che il benessere animale debba essere una priorità. Infatti, quasi la metà degli intervistati afferma di essere disponibile a pagare di più per i prodotti ottenuti da animali allevati in condizioni migliori. Questa disponibilità risulta maggiore per i consumatori nella fascia dei 19-29 anni. Quasi tutti affermano poi di preferire i prodotti regionali e questa tendenza aumenta nelle fasce di età più elevate. Al contrario, il 57% delle persone ha dichiarato che la priorità nella scelta d’acquisto dipende dal prezzo e dunque preferisce i prodotti a prezzo inferiore.

Quasi tutti gli intervistati si sono poi detti favorevoli ad interventi normativi per dare trasparenza alle informazioni nutrizionali sui prodotti e renderle il più neutrali possibile. La metà dei consumatori è poi risultata favorevole a misure coercitive per orientare verso il consumo di prodotti salutari, come ad esempio imporre tasse maggiori sugli alimenti con grassi o zuccheri elevati.

La priorità per le autorità tedesche risulta essere quella di fornire informazioni chiare e prevenire le frodi. A tal proposito, lo scorso aprile 2015 il Ministero tedesco ha lanciato una campagna informativa dal titolo ”Buona informazione per una scelta di consumo appropriata” supportata dalla divulgazione delle nuove norme sulla etichettatura dei prodotti alimentari. Infatti, consumatori traggono le informazioni sul prodotto acquistato dagli elementi riportati in etichetta e dai vari marchi e simboli. Però smartphone e codici QR diventano sempre più una fonte di informazione.

Le donne risultano avere una dieta più sana di quella degli uomini. Infatti, l’85% delle intervistate dichiara di mangiare porzioni giornaliere di frutti e legumi, rispetto al 66% degli uomini.

TESEO – Alcune imprese italiane impegnate per la sostenibilità (TESEO.clal.it)
TESEO – Alcune imprese italiane impegnate per la sostenibilità (TESEO.clal.it)

Fonte: BmEL

Inizia il percorso “Sostenibilità: l’efficienza imprescindibile”
22 Aprile 2016

A livello internazionale è in atto un importante dibattito sul futuro del clima e migliaia di organizzazioni e imprese hanno assunto impegni di sostenibilità.

Gli accordi ufficiali e le iniziative devono continuare all’interno della popolazione e noi del Team di CLAL vogliamo impegnarci attivamente creando un network di giovani produttori latte, alcuni manager di imprese trasformatrici e della grande distribuzione.

Il percorso informativo per gli operatori della filiera lattiero-casearia verso comportamenti sostenibili, nato su TESEO, vedrà una prima occasione di informazione e condivisione nella mattinata di mercoledì 27 Aprile nella sede APA (Associazione Provinciale Allevatori)  di Mantova.

Dopo la nostra presentazione del progetto, Giorgio Garofolo tratterà l’utilizzo sostenibile dell’acqua nei processi produttivi. Seguiranno Tatiana Dallo (Controllo Qualità di Lattebusche), Matteo Bignardi (Ufficio Ambiente di Latteria Soresina) e Claudio Truzzi (Responsabile Qualità Metro Italia), che parleranno di buone pratiche di sostenibilità adottate all’interno delle loro aziende.

Al termine delle brevi relazioni, verrà aperto un dibattito a cui molti saranno chiamati a portare idee e opinioni sui tremi trattati.

Sostenibilità su TESEO.clal.it
Sostenibilità su TESEO.clal.it

 

Antibiotici all’asciutta? Criteri corretti per una scelta
12 Aprile 2016

È oggi diffuso il trattamento con antibiotici alla messa in asciutta delle bovine e tale pratica avviene con differenti modalità e principi attivi in relazione alle singole situazioni aziendali.

Non sempre il criterio di impiego degli antibiotici è il risultato di una scelta ponderata; risulta fondamentale, al fine di ottenere i migliori risultati e per contenere i costi, il lavoro del Veterinario aziendale che, in relazione al quadro sanitario della mandria e con il supporto di analisi di laboratorio specifiche, sarà in grado di individuare le migliori procedure in relazione alla situazione della stalla.

In modo schematico, i sistemi utilizzati prevedono l’impiego di antibiotico intramammario e/o di antibiotico somministrato tramite iniezione, con o senza l’impiego di un sigillante del canale del capezzolo. E’ ormai finalmente scomparsa la tecnica del doppio trattamento intramammario alla messa in asciutta, costosa e inutile.

In alcuni allevamenti invece l’antibiotico alla messa in asciutta di norma non viene utilizzato e il trattamento è riservato alle sole bovine che durante la lattazione hanno avuto uno o più episodi di mastite.

Tale pratica apparentemente non “raccomandabile”, rientra invece tra le possibili procedure per la messa in asciutta previste nelle linee guida dall’Institut de l’Elevage, ente francese di ricerca e formazione dedicato agli allevatori di bovini.

L’Institut de l’Elevage propone di gestire il programma sanitario alla messa in asciutta secondo due criteri:

1° Criterio

  • Trattare con antibiotici quando le cellule somatiche all’ultimo controllo funzionale sono > 150.000
  • Riservare il trattamento alle bovine che hanno avuto una mastite clinica nell’ultimo trimestre di lattazione

2° Criterio

  • Utilizzo di un sigillante del capezzolo in presenza di situazioni di rischio di nuova infezione durante l’asciutta.

In molti casi il rischio di nuove infezioni è concreto; ad esempio quando ci troviamo di fronte a:

  • Bovine oltre la terza lattazione
  • Piano della mammella basso (sotto il garretto)
  • Capezzoli corti
  • Lesioni alla cute o alla estremità del capezzolo
  • Bovine con predisposizione alla perdita di latte nei primi giorni di asciutta o prima del parto
  • Gestione non corretta dei box di stabulazione delle bovine in asciutta e dei box parto

In tutti questi casi, cioè in presenza di rischio di nuove infezioni, il sigillante sarà applicato a tutte le bovine, sia a quelle che hanno ricevuto l’antibiotico che a quelle non trattate con farmaci; il costo del trattamento è controbilanciato dalla riduzione delle nuove infezioni. Chiaramente tutti i trattamenti che prevedono introduzione di prodotti nel canale del capezzolo devono essere eseguiti nel rispetto di precise norme igieniche al fine di evitare l’insorgenza di patologie iatrogene.

Infine sarà possibile evitare il trattamento con antibiotico alla messa in asciutta nei casi in cui:

  • La situazione sanitaria al primo controllo post parto è eccellente cioè quando la percentuale di bovine con conta cellulare inferiore a 300.000 maggiore dell’85%, valutata sugli ultimi sei mesi.
  • Il rischio di nuove infezioni durante il periodo di asciutta è minimo in virtù di una gestione ottimale delle lettiere
  • Le cellule somatiche all’ultimo controllo sono < 150.000

In ogni caso, al fine di una valutazione corretta e attualizzata dello stato sanitario dei singoli quarti è sempre opportuno eseguire il California Mastitis Test ( C.M.T.) al momento della messa in asciutta prima di decidere se, come e con quale schema terapeutico intervenire, caso per caso.

CMT. California Mastitis test
CMT. California Mastitis test

A proposito dell’impiego di antibiotici in allevamento, è importante ricordare che la plenaria del Parlamento Europeo ha approvato nella seduta del 10 marzo 2015, le modifiche alla proposta di Regolamento sui medicinali veterinari della Commissione Europea. Con questa votazione i deputati europei hanno sottolineato che per contrastare la crescente resistenza degli antibiotici ai cosiddetti superbatteri, quali salmonella e campylobacter, è necessario limitare l’uso dei farmaci antimicrobici esistenti e sviluppare nuovi medicinali. La proposta prevede di aggiornare la normativa europea in materia di medicinali a uso veterinario e il Parlamento chiede di vietare il trattamento antibiotico collettivo e preventivo degli animali e di prendere misure atte a stimolare la ricerca di farmaci di nuova generazione.

“Quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che il Mondo può sprofondare in un’era post-antibiotica, dove la resistenza agli antibiotici potrebbe causare ogni anno più morti del cancro, è giunto il momento di intraprendere un’azione forte e risolvere il problema alla radice”, ha affermato la relatrice Françoise Grossetête. “La lotta contro la resistenza agli antibiotici deve iniziare nelle aziende agricole. Desideriamo in particolare vietare l’uso puramente preventivo di antibiotici, limitare il trattamento di massa a casi veramente particolari, vietare l’uso di antibiotici veterinari di fondamentale importanza per la medicina umana o porre fine alla vendita online di antibiotici, vaccini e prodotti psicotropi. Con queste misure, speriamo di ridurre la quantità di antibiotici che finiscono nel piatto dei consumatori “, ha dichiarato.

Fonte: Institut de l’Elevage

Risparmiare acqua per diminuire i costi e favorire la sostenibilità
1 Aprile 2016

La disponibilità di acqua sta diventando un elemento di preoccupazione in tutto il Mondo.

Come ha stabilito anche la recente conferenza COP 21 dell’ONU sulla sostenibilità, la scarsità di risorse idriche abbinata ad una qualità dell’acqua sempre più scadente in un contesto di crescita della popolazione mondiale e di cambiamenti climatici, rappresenta una sfida per il futuro del pianeta.

Crescita della popolazione Mondiale

Il settore agroalimentare, dalla produzione primaria alla trasformazione, è il maggiore utilizzatore di risorse idriche e dunque il più chiamato in causa per il risparmio nell’uso dell’acqua. Basti pensare che ad agricoltura ed allevamento viene imputato il 70% dei consumi idrici mondiali. L’acqua è un fattore essenziale della produzione, dal soddisfacimento dei bisogni di agricoltura ed allevamento e dei processi di trasformazione, soprattutto riguardo le necessità per i cicli di lavaggio e di raffreddamento.

Le attività produttive lungo la filiera agroalimentare possono essere responsabili del depauperamento di risorse idriche, così come dell’inquinamento di sorgenti e falde. E’ dunque responsabilità di ogni operatore agire per ridurre l’uso di acqua migliorando le performance aziendali e sviluppare attività di resilienza considerando l’acqua come una forma di capitale naturale.

Uno studio inglese intitolato “Smart water: a prosperous future for the food and drink supply chain” indica gli interventi che le aziende dovrebbero effettuare per investire sulla sostenibilità. Innanzitutto bisogna misurare i consumi idrici nel processo produttivo aziendale, le caratteristiche delle fonti di approvvigionamento, con le relative criticità, per poi definire un piano di intervento con gli obiettivi per ridurre i consumi ed i punti critici da monitorare. Di conseguenza, bisogna identificare quali efficientamenti possono essere eseguiti attraverso modifiche al sistema produttivo od adottando nuove tecnologie. Fondamentale è il coinvolgimento e la collaborazione degli agricoltori produttori delle materie prime per il processo di trasformazione. Per questo diventa importante prevedere incentivi verso chi adotta pratiche virtuose, da inserire nei contratti di fornitura. Bisogna poi attivare pratiche di resilienza, ossia di contrasto rapido a situazioni imprevedibili di penuria d’acqua, coinvolgendo gli agricoltori nella redazione di piani d’intervento. Bisogna, infine, collaborare attivamente alle iniziative pubbliche e private di sostenibilità, sia a livello locale che nazionale.

La scarsità di acqua comporta costi crescenti. Le pratiche di efficientamento, oltre a rendere sostenibili i processi produttivi comportano anche minori costi.

La mappa "Acqua in Agricoltura" (progetto Acqua&Energia, TESEO)
La mappa “Acqua in Agricoltura” (progetto Acqua&Energia, TESEO)

Fonte: Business in the Community

Sostenibilità, ovvero produrre in modo durevole
18 Febbraio 2016

Dopo gli sforzi posti sul tema della qualità, ora il tema centrale dell’attività produttiva è la sostenibilità. In entrambi i casi si tratta di concetti olistici, cioè dei sistemi che vanno presi nel loro insieme e non come la semplice somma delle parti che le compongono.

Negli ultimi anni la tecnologia applicata alla produzione lattiera ha permesso di fare notevoli progressi in questo campo, basti pensare alla produzione di energia, biogas o fotovoltaico, al ricircolo dell’acqua od ai GPS sui trattori per razionalizzare i percorsi. Ciononostante il lavoro da fare per rendere sostenibili le produzioni zootecniche è ancora molto e deve essere compiuto in tempi rapidi.

Negli USA dal 2008 opera il centro per l’innovazione della produzione lattiero-casearia (Innovation Center for US Dairy), che ha riassunto in otto punti l’impegno verso la sostenibilità:

  • gli animali – allevare e gestire animali in modo responsabile, assicurando il benessere e ricercando una elevata qualità nel latte prodotto;
  • l’ innovazione – investire in ricerca, tecnica e formazione per rendere sostenibili i sistemi agricoli;
  • le comunità rurali – assicurare la continuità a quanti operano in agricoltura e renderli pienamente inseriti nei luoghi in cui vivono;
  • il business – operare con una prospettiva trasparente di continuità lungo tutta la filiera produttiva, dal campo alla tavola;
  • i consumatori – garantire prodotti di alta qualità e sicuri per mantenere la fiducia dei consumatori a livello globale;
  • il pianeta – tutelare gli ecosistemi e la biodiversità. Preoccuparsi per l’impatto su aria, acqua, terra, attraverso l’oculata gestione delle risorse naturali;
  • il personale – valorizzare i collaboratori assicurando condizioni di lavoro eque e rispettose;
  • la produzione lattiero-casearia – sviluppare ed adottare attività responsabili sotto l’aspetto economico, sociale, ambientale, per assicurare salute e benessere;

Da questi principi di riferimento, derivano delle linee guida per rendere misurabili le azioni atte a rendere sostenibili le produzioni. Questo per quantificare le risorse da investire verso la sostenibilità e poterle valorizzare per un mercato che è sempre più sensibile a questo tema.

Produrre in modo responsabile e duraturo è un dovere, oltre che un impegno.

Acqua&Energia: Processo fondamentale di trasformazione dei prodotti agricoli in bioenergia
Acqua&Energia: Processo fondamentale di trasformazione dei prodotti agricoli in bioenergia
Acqua&Energia: Produzione mondiale di Energia
Acqua&Energia: Produzione mondiale di Energia

Fonte: The Guardian

La nuova visione agricola mondiale
28 Gennaio 2016

L’agricoltura deve rispondere alla sfida di produrre il 60% in più per alimentare una popolazione di 9,5 miliardi di persone nel 2050. Questo comporta nuovi cambiamenti ed importanti ricadute, ad esempio sull’ambiente, dato che il settore agroalimentare emette il 30% di gas effetto serra (GHG).

Il Forum economico mondiale (World Economic Forum) ha affermato già nel 2009 che la produzione agricola deve contemporaneamente essere in grado di  assicurare  sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, opportunità economica. L’obiettivo è di ottenere miglioramenti pari al 20%  in ognuna di queste tre aree entro il 2050. Questo comporta una trasformazione del settore agricolo, con un diverso approccio ai mercati da parte di tutti: agricoltori, enti pubblici, società civile. Occorre agire per leadership, strategia e modelli di investimento, che intervengano attraverso opportune ed adeguate leve finanziarie, strategiche ed  istituzionali.

In questa New Vision sono coinvolte 450 organizzazioni mondiali che rappresentano i vari portatori di interesse (stakeholders). Con questo obiettivo sono stati realizzati progetti su piattaforme regionali in 18 paesi di Africa, Asia ed America Latina, che hanno coinvolto 9,3 milioni di piccoli agricoltori.

Per ottenere i risultati previsti, sono state individuate tre aree strategiche:

  1. facilitare il dialogo e lo scambio fra i leaders a livello globale;
  2. sostenere l’evoluzione produttiva nei diversi paesi con collaborazioni a livello delle diverse regioni mondiali;
  3. promuovere innovazione e buone pratiche, monitorandone l’effetto e l’impatto.

Il mondo é uno e globale!

Acqua&Energia : Ripartizioni delle emissioni gas effetto serra (GHG) da agricoltura
Acqua&Energia : Ripartizioni delle emissioni gas effetto serra (GHG) da agricoltura

Fonte: World Economic Forum

Ridurre le emissioni di carbonio: l’impegno di Danone
13 Novembre 2015

La conferenza ONU di Parigi sui cambiamenti climatici, definita COP21 (21st Conference of the Parties) o CMP 11 (11th session of the Meeting of the Parties to the 1997 Kyoto Protocol), si pone l’obiettivo di stabilire delle norme legali che impegnino i Paesi per la salvaguardia del clima.

Non per nulla, anche l’enciclica “Laudato si” chiede a tutti di agire per salvaguardare “nostra madre terra” e di conseguenza la nostra vita.

L’obiettivo è ambizioso e si può riassumere in “zero carbon, zero poverty“.

Di conseguenza ognuno è chiamato ad agire con urgenza e responsabilità.

In tale contesto, Danone ha annunciato l’impegno per raggiungere, nelle proprie attività, un bilancio di emissioni di carbonio uguale a zero. Questo include le emissioni di carbonio dalla trasformazione al confezionamento ed alla logistica, ma comprende anche quelle nella produzione agricola primaria che vede coinvolti altri soggetti fornitori di materie prime. L’impronta di carbonio per il complesso di attività dell’azienda è consistente, stimato in 18,8 milioni di tonnellate. Obiettivo è di tagliarne il 50% fra il 2015 ed il 2030 e raggiungere il risultato finale verosimilmente entro il 2050. Si tratta di considerare tutto il ciclo del carbonio e non di limitarsi solamente ad una riduzione delle emissioni. Dunque, bisogna agire considerando ad esempio la sequestrazione del carbonio nel terreno, nelle foreste e nelle coltivazioni, con pratiche colturali adeguate ed introducendo ecosistemi che riducano le emissioni di gas effetto serra (GHG).

Una azione significativa riguarda poi la correlazione esistente fra produzione ed alimentazione: non tutti i modelli di produzione e di consumo hanno lo stesso impatto ambientale. Pratiche agronomiche, tecniche colturali e di allevamento, uso di acqua e concimi, tutto deve essere rivisto nell’ottica della corresponsabilità per una ecologia universale.

Dopo qualità e sicurezza, la nuova parola d’ordine è sostenibilità!

Fonte: Danone

TESEO: verso un'agricoltura sostenibile
TESEO: verso un’agricoltura sostenibile

Risorse idriche e produzione alimentare
9 Novembre 2015

Questa torrida estate, segno probabile del cambiamento climatico, dimostra quanto sia preziosa l’acqua, risorsa indispensabile da gestire con oculatezza. Il problema sta divenendo urgente in California dove dopo quattro anni di siccità ricorrenti, per la prima volta sono state poste restrizioni al suo uso. Lo stesso in Brasile, dove il livello dei bacini idrici si trova al livello più basso rispetto all’anno critico 2001 e nello stato di san Paolo sono stati imposti severi razionamenti.

Considerando che, secondo il rapporto World Water Development, la domanda mondiale di acqua nel 2050 crescerà del 55% e che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi nel 2013, nel vicino futuro ci potrebbe essere una severa penuria di risorse idriche rispetto alla situazione attuale.

Pertanto bisogna agire con urgenza ed efficacia per razionalizzare l’uso dell’acqua lungo tutta al filiera della produzione agroalimentare. Dato che secondo le Nazioni Unite, l’agricoltura assorbe il 69% delle attuali risorse idriche ed al 2050 occorrerà accrescere la produzione del 60% per soddisfare la domanda mondiale di alimenti, ci si rende conto quanto critico e difficile sia il problema da risolvere.

Prelievo d'acqua per settore

 

L’introduzione dellimpronta idrica (water footprint) ha permesso di adottare dei parametri per calcolare l’ammontare e l’origine dell’acqua utilizzata: blu quella proveniente da fiumi, laghi, pozzi; verde, quella piovana, grigia quella necessaria per diluire l’acqua contenente inquinanti.

Conseguentemente, le imprese stanno iniziando ad agire per conservare l’uso dell’acqua e si stanno diffondendo i claims eco-friendly sugli alimenti e le loro confezioni. Alcuni esempi: Nestlé ha avviato un progetto per convertire a “zero water” il proprio stabilimento caseario a Modesto, in California, attraverso il riciclo completo dell’acqua derivante dalle trasformazioni casearie; Heineken ha lanciato il progetto Brewing a Better World per risparmiare il 30% di acqua entro il 2020.

La sensibilità dei consumatori verso queste tematiche è crescente e negli USA si stima che il 61% veda con favore l’adozione di tecnologie per conservare e risparmiare l’acqua lungo i processi produttivi da parte delle imprese.

A maggior ragione occorrerà investire in ricerca per adeguare processi e prodotti a questa impellente esigenza ambientale.

Fonte: Mintel