La Cina smantella il sistema dei prezzi base garantiti
13 Giugno 2017

La Cina è uno dei maggiori importatori ed esportatori mondiali di prodotti agroalimentari. Le sue azioni sul mercato impattano in modo significativo le quotazioni di latte e derivati, così come le importazioni di cereali e soia, e pertanto debbono essere seguite attentamente.

La Cina nel 1978 ha iniziato un processo di trasformazione da un paese ad economia centralizzata verso un’economia di mercato. Il risultato è stato strabiliante: il paese è divenuto la seconda economia mondiale con una crescita del 10% annuo come PIL, il maggiore della storia.

Per incrementare la produzione e contrastare la volatilità, il governo cinese ha istituito un sistema di prezzi base garantiti per riso, grano, mais, soia, colza, cotone, che ha comportato una serie di distorsioni, come l’accumulo di stock eccessivi, una spesa insostenibile ed anche l’adozione di pratiche colturali negative per l’ambiente.

Questo sistema, ad eccezione per il momento di grano e riso, viene ora smantellato con dei riflessi importanti anche a livello internazionale. Infatti, le giacenze accumulate potranno essere immesse sul mercato mondiale ed influire sulle quotazioni ed inoltre il livello delle importazioni potrà ridursi dato che i prezzi saranno meno competitivi rispetto a quelli nazionali. A livello interno ci potranno poi essere effetti sulle produzioni: con prezzi inferiori diminuiranno le quantità ed i terreni potranno essere destinati ad altre coltivazioni.

Il mercato é sempre più interconnesso, per cui va seguito e studiato costantemente.

Fonte: AgriMoney Research Reports

La Cina è il primo importatore mondiale di Soia

Fertilizzazione azotata e sostenibilità ambientale
9 Giugno 2017

L’azoto è il maggior nutriente per i vegetali ed il più conosciuto. E’ il maggior componente dell’aria che respiriamo (78%), ma è anche l’elemento più criticato per il suo accumulo nel suolo, soprattutto nelle falde freatiche.

Gli ambientalisti promuovono l’uso dei fertilizzanti organici per evitare i problemi che possono comportare quelli sintetici come urea, nitrati ed ammonio nelle sue diverse forme. Tuttavia questa percezione non tiene conto del fatto che il concime azotato, sia esso di origine organica o chimica, porta alla formazione di nitrati e successivamente anche di nitriti quando i batteri anaerobici lo usano come fonte di ossigeno.

TESEO – Prezzi dei concimi chimici in Italia (Modena)

Il dilavamento che provoca la contaminazione delle falde, è dovuto alla forma chimica dell’azoto che si presenta nel suolo come anione nitrato. Essendo solubile in acqua, va in profondità e di conseguenza non viene assorbito dalle radici e si perde. Se l’azoto permane nel terreno come ammonio, può essere in gran parte assorbito dalle radici e non va ad inquinare il terreno.

Per evitare o contenere la possibilità di contaminazione delle falde da nitrati, i fertilizzanti chimici sono formulati in modo tale da rilasciare progressivamente azoto grazie alla presenza di inibitori della nitrificazione, cioè sostanze che riducono il tasso di nitrificazione a valori che permettono alla maggior parte dell’ammonio presente nel concime di rimanere stabile più a lungo. Di conseguenza l’azoto rimane più a lungo disponibile nella zona dove si sviluppa l’apparato radicale della pianta, assicurando un nutrimento costante per le coltivazioni. L’aggiunta al concime di tali inibitori della nitrificazione permette poi di ridurre le quantità di fertilizzante e contenere i costi.

Fertilizzare il terreno è una necessità; la tecnica ed una giusta operatività permettono di armonizzare tale necessità a quella della tutela ambientale, in altri termini di contribuire alla sostenibilità.

Fonte: Pedro Raúl Solórzano Peraza

Innoviamo per ridurre i costi e risparmiare risorse
30 Maggio 2017

Manuel Lugli
Porto Mantovano, Mantova – ITALIA

L’allevatore Manuel Lugli

Società Agricola Fondo Spinosa.
Capi allevati: 550 vacche in mungitura, 800 vitelloni da carne.
Ettari coltivati 420.
Destinazione del latte: Grana Padano (Latteria Sociale Mantova).

“La zootecnia è stata ferma per millenni, ma negli ultimi 15 anni ha cambiato il proprio modo di essere, grazie alle tecnologie. Come azienda agricola noi abbiamo scelto di crescere attraverso un percorso di innovazione costante che ci ha portato a investire alcuni milioni di euro.”

A dirlo è Manuel Lugli, ultima generazione di una famiglia agricola che ha saputo portare la società agricola Fondo Spinosa di Porto Mantovano (Mantova) a un alto livello di automazione, grazie a una politica orientata verso la multifunzionalità aziendale.

Produzione di latte, di carne bovina, energie da fonti rinnovabili incrociano le proprie dinamiche con la precision farming: agricoltura di precisione applicata insieme alla zootecnia di precisione. Tanto che, complice anche la vicinanza al capoluogo virgiliano e al fatto di essere una realtà significativa anche dal punto di vista artistico (la corte nasce da un progetto di Giulio Romano), è stata una delle realtà visitabili durante la prima edizione del Food & Science Festival di Mantova.

I numeri: 420 ettari coltivati 550 vacche in lattazione, che diventeranno 700 tra pochi mesi, quasi altrettante in rimonta e 800 vitelloni da carne. Il latte prodotto (55.000 quintali consegnati nel 2016) è conferito alla Latteria Sociale Mantova, per la produzione di Grana Padano.

Una realtà importante, con sei titolari e 10 dipendenti. “Abbiamo rilevato l’azienda nel 1991 e siamo partiti con circa 80 vacche in lattazione. La prima stalla costruita per la mandria da latte è del 2003. Progressivamente, abbiamo costruito un impianto di biogas da 250 kW, compatibile con la gestione dei reflui zootecnici aziendali; successivamente, abbiamo investito per un impianto fotovoltaico da 508 kW e così abbiamo fatto a mano a mano che l’azienda cresceva, realizzando anche un essiccatoio per i cereali e il foraggio”.

Dal punto di vista energetico siete autosufficienti?
“Non ancora, Riusciamo a utilizzare dal 30 al 40% dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico, mentre l’energia da biogas deve essere messa in rete”.

Quali sono stati gli ultimi investimenti in azienda?
“Abbiamo terminato la realizzazione di una stalla da vacche in latte con cinque robot di mungitura e a breve realizzeremo una stalla destinata alla rimonta, che sarà al servizio della struttura che abbiamo appena ultimato”.

Avete investito molto sulle rinnovabili. Siete contenti?
“Sì, non abbiamo ceduto al vortice speculativo e, anziché puntare a un impianto di biogas da 1 megawatt, ci siamo limitati a 250 kW, che, come dicevo prima, consente di impiegare al meglio i reflui zootecnici prodotti in azienda senza usare silomais. Una considerazione analoga può essere fatta per l’impianto fotovoltaico”.

Quali sono i punti di forza dell’allevamento nell’ottica della sostenibilità?
“L’allevamento è stato calibrato sulla misura dell’azienda: il carico di animali è rapportato alla quantità di terreno disponibile, per produrre quanto ci serve per l’alimentazione degli animali. Abbiamo capito che l’automazione e l’innovazione in azienda sono la strada per ridurre i costi, risparmiare il suolo, l’energia, l’acqua. Siamo infatti partiti con un progetto avanzato sull’agricoltura di precisione”.

Siete contenti dei robot di mungitura?
“Sì. Il risparmio sulla manodopera non è il beneficio principale. Anzi, in verità ho assunto altri dipendenti, più specializzati, come ad esempio un veterinario aziendale. I vantaggi sono molteplici”.

Ad esempio?
“Tra i vantaggi immediatamente percepibili l’incremento produttivo del 15% di latte. E poi il miglioramento del benessere animale, anche sul piano comportamentale. L’animale decide autonomamente quando mangiare, dormire e farsi mungere, con benefici sulla fertilità e una minore incidenza di patologie. Il lavoro in azienda è diventato anche più ordinato e più sostenibile per la riduzione di acqua ed energia elettrica rispetto alla mungitura tradizionale”.

Attraverso quali canali secondo lei si venderanno i prodotti lattiero caseari in futuro?
“Credo che la gdo abbia assunto una forza tale che sia difficile scalzarla nelle abitudini dei consumatori. Crescerà sicuramente l’e-commerce, anche se non ho gli strumenti per quantificare lo sviluppo”.

Che cosa pensa della crescita del biologico?
“Per alcuni è un’opportunità. Personalmente credo che il biologico debba riguardare prodotti ben definiti. Se il riferimento è al Grana Padano o al Parmigiano-Reggiano ci credo poco, perché hanno già una percezione molto marcata di genuinità e il biologico, a mio parere, non riesce a dare in tale contesto una valorizzazione maggiore, tale da giustificare la strada del bio. Al contrario, se prendiamo il settore dell’ortofrutta, penso che le possibilità siano maggiori, di certo negli ultimi anni il bio è in costante aumento”.

La Società Agricola Fondo Spinosa

Il ritorno del fieno (e dell’erba)
23 Maggio 2017

Alimentare le vacche con erba d’estate e con fieno d’inverno è stata la pratica che ha caratterizzato sempre più nei secoli la zootecnia da latte, grazie alle crescenti rese in foraggio ottenuto con tecniche colturali raffinate ed adeguate ai diversi territori, come le marcite lombarde, i prati stabili ed anche gli alpeggi. Retaggio del passato? Forse, se non fosse che di recente la Commissione Europea ha riconosciuto la STG (Specialità Tradizionale Garantita) austriaca Latte fieno, o Heumilch per le produzioni ottenute da vacche nella cui alimentazione i foraggi rappresentano almeno il 75% della sostanza secca annuale della razione.

Questo “ritorno al passato” è una tendenza che interessa non solo paesi europei, ma che è presente anche dall’altra parte dell’Oceano. In Wisconsin, infatti, sta prendendo piede e rappresenta il segmento più dinamico e forse estremo della produzione biologica, sia per il latte che per la carne. In questo sistema, l’alimentazione delle vacche è basata essenzialmente sui foraggi verdi costituiti da erba medica, trifogli, festuca ed altre essenze vegetali o leguminose in estate e da fieno di varie essenze in inverno. E’ ammesso l’impiego di fieno silo. Lo studio della razione è molto attento, così come lo sono le coltivazioni per ottenere il giusto equilibrio alimentare di zuccheri e carboidrati necessari al bestiame. Le vacche ricevono comunque una integrazione in minerali e vitamine ed un apporto contenuto di melasso per l’energia. Chi adotta questo sistema deve prestare molta attenzione alla natura del terreno ed all’impiego di ammendanti e di altre pratiche agronomiche che sostengano la produzione di foraggio di qualità elevata per sopperire ai fabbisogni animali. Questo tipo di alimentazione, se correttamente applicato, può ridurre le dismetabolie, le dislocazioni dell’abomaso e le chetosi, così come le malattie respiratorie. Inoltre l’animale risulta più tranquillo. La razza poi è un fattore importante e l’esperienza del Wisconsin dimostra come l’introduzione di razze adattate al pascolo quali la normanna e la montbeliarde, la rossa svedese, ma anche la holstein neozelandese, sia stata positiva per adottare una razione basata sui foraggi.

La risposta dei consumatori è positiva, sia per la percezione di naturalezza legata a questo metodo alimentare, sia per la maggiore presenza nel latte di fattori positivi per la nutrizione come gli acidi grassi Omega 3. Positivo è anche l’impatto sull’ambiente grazie al maggiore sequestro del carbonio ed alla riduzione delle emissioni di gas serra (GHG), dunque più sostenibilità.

Anche in queste esperienze, nulla deve essere lasciato al caso, ma ogni passaggio deve essere attentamente ponderato e studiato. La risposta del consumatore, comunque, è positiva.

Italia, Milano – Confronto fra i prezzi di foraggi e derivati

Fonte: EurodopSW News 4U

La qualità dei foraggi spinge la produzione di latte
15 Maggio 2017

I consistenti aumenti nella resa di latte per vacca, registrati negli ultimi decenni, sono dovuti in modo significativo al miglioramento nell’alimentazione. Negli USA, rispetto al 1945, la resa media per vacca si è raddoppiata una prima volta nel 1965, arrivando a 43 quintali, e di nuovo nel 2005, raggiungendo gli 88 quintali. Dato che nel 2016 la resa media per capo ha superato i 100 quintali, si potrebbe ipotizzare che fra 40 anni si arrivi addirittura ad oltre 180 quintali. Questo non sembra certo impossibile, tenuto conto che in Wisconsin oltre 200 allevamenti hanno già superato una resa di 130 quintali di latte come media di stalla per anno mobile. Questo risultato è stato ottenuto in primo luogo grazie all’elevata qualità dei foraggi, sia fieno che insilati. Bisogna ricordare che una razione con soli foraggi può sostenere una produzione fino ad oltre 25 litri di latte al giorno. Un foraggio di elevata qualità può apportare oltre il 75% di fibra, il 50% di energia, il 40% di proteine ed il 35% di amido ad una razione alimentare. Per assicurare l’elevata ingestione necessaria per una elevata produzione di latte, la fibra del foraggio deve essere altamente digeribile; per questo bisogna preferire la qualità del foraggio rispetto alla quantità del raccolto. Per quanto riguarda gli insilati, questi dovranno avere poca lignina ed essere ricchi in fibra digeribile. Per questo un buon insilato di mais dovrà contenere un 40-45% di granella ed un 55-60% di stocco. La digeribilità dell’insilato dipende da una combinazione di fattori quali il tipo di ibrido, l’andamento stagionale, il grado di maturità alla raccolta, l’altezza di taglio, la durata della fermentazione.

Le operazioni di campagna sono dunque altrettanto importanti che quelle di stalla.

Regione Lombardia – Principali parametri analitici, in percentuale sulla sostanza secca

Fonte: Wisconsin State Farmer

La Catalogna investe in ricerca ed innovazione!
8 Maggio 2017

Innovazione, competitività, sostenibilità, per offrire ai consumatori alimenti sani e di qualità, questi gli scopi di IRTA, l’istituto di ricerca della Catalogna che ha inaugurato a Girona un centro sperimentale per analizzare tutte le fasi della filiera produttiva e di trasformazione del latte.

Il centro dispone di strutture dedicate al monitoraggio degli animali e dei processi di produzione e di trasformazione del latte, e per la realizzazione di programmi per il trasferimento al settore produttivo delle conoscenze e delle acquisizioni, oltre che per la promozione e divulgazione del settore lattiero a livello nazionale ed internazionale.

Si tratta di una piattaforma sperimentale e di divulgazione che si basa sulla collaborazione pubblico-privato con tre linee strategiche:

  • ricerca per nuove conoscenze mirate ad affrontare i bisogni tecnologici e di innovazione del settore;
  • trasferimento dei risultati per accrescerne la competitività;
  • azioni proattive verso il consumatore per meglio informarlo sul processo di produzione e trasformazione del latte.

Il nuovo centro si integrerà con le altre strutture attive nel miglioramento delle produzioni foraggere, l’uso efficiente delle risorse idriche, la gestione delle deiezioni. A livello operativo di stalla verranno monitorati le quantità e l’uso dei foraggi per gli animali con un sistema di alimentazione di precisione che permette di dosare il concentrato nella sala di mungitura, l’analisi in linea con tecnologia NIR (spettroscopia nel vicino infrarosso) della composizione del latte, monitoraggio di peso, ingestione e del benessere degli animali.

Riguardo l’innovazione di processo e di prodotto, i laboratori del caseificio sperimentale permetteranno l’attuazione di ricerche in ambito multidisciplinare.

Ricerca, sperimentazione, divulgazione sono le tre parole chiave per assicurare l’innovazione e dunque mantenere l’indipendenza produttiva e la competitività sul mercato.

Lombardia: Qualità del Latte per ubicazione geografico-altimetrica

Fonte: IRTA

Sostenibilità significa cooperare [VIDEO]
4 Maggio 2017

Sono le ore 9.00 del 19 Aprile 2017 quando 100 operatori si ritrovano al Consorzio Latterie Virgilio di Mantova in una mattina di primavera limpida ma improvvisamente gelida.

L’occasione è l’incontro “Sostenibilità: la cooperazione deve prevalere sulla competizione“, e non a caso l’ospite è un Consorzio. Ma i consorzi, così come le cooperative, sono solamente due delle molteplici istanze della cooperazione: l’incontro ha un respiro più ampio, di cooperazione anche lungo la filiera; ecco che la platea è composta da Produttori di latte, imprese cooperative ed industriali di trasformazione, consorzi di tutela DOP e grande distribuzione. Una platea scelta ed attiva, con una importante componente di giovani.

 

La sostenibilità riguarda tutto il Pianeta, ma dev’essere sociale, ambientale ed economica

Esordisce così Angelo Rossi (Fondatore CLAL.it e TESEO), accogliendo i partecipanti con una breve introduzione, per poi lasciare spazio al discorso di benvenuto di Paolo Carra (Presidente Consorzio Virgilio).

La giornata parte con il commento di un video che riassume il precedente incontro “Sostenibilità: l’efficienza imprescindibile”.
Si susseguono poi 5 case history a ritmo incalzante, poiché uno degli obiettivi della giornata è la pluralità dei punti di vista sulla Sostenibilità.

 

Giuliana D’Imporzano (Project Manager Consorzio Virgilio) presenta le soluzioni ma anche i dubbi affrontati con il progetto Life Dop:

Il consumatore spesso non capisce perché dovrebbe scegliere [prodotti sostenibili]

Per far fronte a questa problematica, il Consorzio Virgilio si propone di sviluppare degli indicatori scientificamente ineccepibili e al contempo coinvolgenti per il consumatore, il quale deve percepire il contributo che sta dando al Mondo che vorrebbe.

 

Paolo Amadori (Business Manager) condivide l’esperienza di Fattorie Osella in termini di benessere animale:

Gli allevatori all’inizio erano molto scettici […], poi man mano che sono entrati nel dettaglio […] di tutte le migliorie che potevano attuare […] si sono motivati ed entusiasmati

anche perché molti allevamenti partivano da una buona base per soddisfare i 90 punti del disciplinare di benessere animale scelto da Osella.

 

Latteria PLAC, dal canto suo, ha investito sulla Sostenibilità della fase di lavorazione del latte: Giovanni Guarneri (Consigliere) ne illustra i dettagli in maniera molto chiara, soffermandosi su alcuni punti particolarmente interessanti. Ad esempio, la concentrazione del siero permette a PLAC di utilizzare il permeato di seconda gestione per il primo risciacquo degli impianti, ottenendo un recupero in termini idrici pari al 20% dell’utilizzo annuo.

 

Si chiama “Progetto Stalle a Stelle“: sull’esempio degli hotel […] è stata stilata una classifica degli allevamenti del Trentino

Andrea Merz (Direttore Trentingrana CON.CA.S.T.) presenta così l’iniziativa di Trentingrana: sulla base di numerosi indicatori di benessere animale, “ogni allevatore riesce ad avere all’interno della propria stalla una valutazione fornita da tecnici esperti che poi può riuscire a raccontare anche all’esterno”.

 

Chiude la rassegna di presentazioni Andrea Di Stefano (Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa), che avverte:

La CO2 è destinata a diventare […] un costo paragonabile a una materia prima […] che secondo le stime viaggerà tra i 30 e i 100 dollari a tonnellata

Il contributo di Di Stefano ha un taglio trasversale al settore lattiero-caseario ed illustra in particolare le soluzioni offerte dai biochemicals: risorse rinnovabili di origine agricola (colture residuali abbinabili a colture tradizionali o scarti agricoli) per ottenere nuovi materiali.

Consulta tutte le presentazioni >

 

Le presentazioni hanno già sollevato molti spunti interessanti, che innescano il dibattito. Tra i partecipanti intervengono:

  • Simone Aiuti, Direttore Tecnico – Latte Sano
  • Manuel Pavan, dirigente DuPont Danisco
  • Rita Luppi, Communication Specialist Tetra Pak Italiana Spa
  • Stefano Pozzi, METRO
  • Paola Pergolesi, Category Manager – CONAD
  • Marco Nocetti, tecnico – Consorzio di Tutela Parmigiano Reggiano
  • Matteo Lasagna, Produttore di latte destinato a Parmigiano Reggiano e Presidente Confagricoltura Mantova
  • Martino Cerantola, Produttore di latte destinato ad Asiago e Presidente Coldiretti Veneto
  • Tommaso Visca (Produttore di latte commercializzato)
  • Fabio Perini, Produttore di mais
  • Andrea Trentin, Produttore di latte destinato a Grana Padano, Asiago e latte alimentare
  • Barbara Greggio, Produttore di latte destinato a Grana Padano

 

Quanto di quello che stiamo facendo nelle nostre imprese ha a che fare con l’etica […] e quanto […] col marketing?

Alla domanda, solo in parte provocatoria, di Nisio Paganin (Direttore Generale – Agriform) scaturisce un applauso spontaneo di chi evidentemente riconosce che i progetti di Sostenibilità sono spesso guidati da un tentativo di inserirsi in nuovi mercati potenziali, più che da una scelta etica.

Giorgio Garofolo, professore di Filosofia, condivide la sua esperienza di insegnante, nella quale riscontra “una sensibilità molto forte e decisamente crescente tra i ragazzi”. Ma bisogna incontrare questa sensibilità:

Credo che il vostro mondo [agroalimentare] debba dare messaggi razionali, comprensibili, perché altrimenti i ragazzi rischiano di andare verso mode – penso ai vegani ecc. – che non danno conto di tutto il lavoro che può essere fatto per […] porsi in una prospettiva di effettiva sostenibilità

La ricerca di linee guida comuni non trova risposta in ambito normativo:

Tutti oggi parliamo di benessere animale, ma non esiste una normativa europea […] né italiana

è l’esempio riportato da Alberto Dall’Asta, Dirigente ITALATTE – Galbani.

 

 

Al termine del dibattito, le conclusioni di Gianni Fava (Assessore all’Agricoltura – Regione Lombardia):

Il primo tema reale sulla Sostenibilità ce lo dobbiamo porre come elemento culturale

Fava asserisce che una produzione è sostenibile se riesce ad essere economica, e per essere economica deve trovare uno sbocco sul mercato. L’Assessore considera dunque fondamentale intraprendere azioni concrete per “incidere sul consumatore in modo significativo e creare una cultura che oggi è presente in modo alquanto blando”.
Per raggiungere questo ed altri obiettivi Fava auspica la realizzazione di una organizzazione verticale della filiera:

Quando avremo una buona organizzazione sostanziale di tutte le filiere, credetemi, ci sarà anche la possibilità di dare una migliore Sostenibilità alle nostre aziende

 

La giornata si conclude con un gustoso risotto, un buon vino e la prospettiva di un lungo percorso verso la Sostenibilità. Da percorrere insieme.

Nisio Paganin, Direttore Generale – Agriform

Gli allevatori italiani sono rappresentati in FIL?
2 Maggio 2017

di Luciano Negri, presidente del comitato italiano FIL-IDF (Federazione Internazionale di Latteria)

Fondata nel 1903, la FIL-IDF è un’organizzazione privata no-profit con sede a Bruxelles che rappresenta gli interessi di quanti sono attivi a livello internazionale nel contesto lattiero caseario.

La FIL è un’autorità internazionale riconosciuta che contribuisce attivamente allo sviluppo di standard su base scientifica per il settore lattiero-caseario. Esperti nei vari settori operano in diverse aree di lavoro con l’obiettivo di migliorare le conoscenze della filiera e gli impatti sugli aspetti economici, sanitari, ambientali, sociali. Come organizzazione di punta del settore lattiero-caseario mondiale, la FIL opera per individuare e validare normative e pratiche produttive corrette.

Dal 2016 Judith Bryans, Chief Executive di Dairy UK, è stata eletta Presidente della Federazione, sostituendo Jeremy Hill di Fonterra, che era presidente dal 2012. Alla FIL aderiscono 75 paesi che rappresentano più del 75% della produzione mondiale di latte. Vi operano circa 1200 esperti attivi in 9 aree di lavoro: salute e benessere animale, scienza e tecnologia casearia, economia, marketing e politiche economiche, ambiente, gestione delle aziende agricole, standard alimentari, igiene e sicurezza alimentare, metodi di analisi e campionamento, nutrizione e salute. Grazie al loro lavoro, la FIL è divenuta la fonte principale di competenze scientifiche e tecniche per tutti gli stakeholder della filiera lattiero-casearia a livello mondiale, e rappresenta l’interlocutore tecnico privilegiato delle organizzazioni intergovernative, FAO ed OMS.

FIL-IDF: Aree di lavoro

Il Comitato Italiano è composto da 43 soci appartenenti a 4 aree: produzione del latte, trasformazione e commercializzazione del latte e dei suoi derivati, Scienza e Ricerca e infine Tecnica. I soci appartengono per la metà al settore della trasformazione mentre il settore scientifico/accademico rappresenta circa un quarto della compagine societaria.

Il settore lattiero italiano ha una concezione parziale del ruolo della FIL-IDF. Spesso infatti, la Federazione viene identificata unicamente come un luogo in cui discutere e definire norme scientifiche. La sfida per il Comitato Italiano è quella di portare i temi cari alle nostre imprese e al mondo lattiero nazionale all’attenzione della comunità internazionale ma questo si può fare solamente se si comprende appieno il valore dell’organizzazione nel suo complesso e le straordinarie potenzialità che questa racchiude.

A livello globale ma anche nazionale, si assiste ad una crescente attenzione nei confronti della salute e di tutto quanto può portare al benessere personale, della salvaguardia dell’ambiente e del benessere animale per cui è logico pensare che è necessario investire in queste aree per rispondere alle esigenze di consumatori sempre più attenti ed esigenti. È altrettanto chiaro che se queste necessità non vengono avvertite dalle imprese, non può nascere l’esigenza di adattare la propria proposta commerciale e quindi la propria organizzazione al nuovo contesto, per cui viene meno anche il dialogo con la ricerca in senso lato.

Tutto quindi deve partire creando la consapevolezza della “distanza” ovvero del percorso, di conoscenza e di azioni, da intraprendere per intercettare i bisogni del consumatore odierno.

  • La FIL-IDF è la più importante organizzazione mondiale del settore lattiero caseario.
  • Buona parte delle decisioni assunte a livello planetario nel nostro settore dipendono da studi e lavori effettuati in ambito FIL.
  • L’autorevolezza della FIL permette al settore di essere in continuo dialogo con le ONG più influenti a livello globale.
  • La FIL Italia non gioca il ruolo che dovrebbe a causa di una scarsa conoscenza delle potenzialità dell’organizzazione.
  • All’interno della FIL Italia la rappresentanza allevatoriale è poco presente.
  • L’Italia, nonostante  le eccellenze indiscusse, non ha ancora una posizione comune da sostenere a livello internazionale.
  • Una partecipazione italiana attiva potrebbe portare il nostro paese ad incidere sulle grandi decisioni che determinano le prospettiva del settore lattiero-caseario mondiale. 

Prosegue il dialogo di filiera verso la Sostenibilità [presentazioni]
26 Aprile 2017

Continua il percorso verso la Sostenibilità della filiera lattiero-casearia.

Il Consorzio Latterie Virgilio ha ospitato produttori latte, imprese di trasformazione, consorzi di tutela e grande distribuzione in occasione dell’incontro “Sostenibilità: la cooperazione deve prevalere sulla competizione”.

L’incontro, organizzato da TESEO mercoledì 19 Aprile, è iniziato con le case history di Consorzio Latterie Virgilio, Fattorie Osella, Latteria PLAC e Trentingrana CON.CA.S.T. che hanno presentato le buone pratiche di sostenibilità da loro applicate. Novamont ha poi illustrato le soluzioni offerte dai biochemicals.

Il dialogo di filiera è continuato attraverso il dibattito, nel quale gli operatori hanno messo in luce i diversi aspetti della Sostenibilità con esempi ed idee per un approccio da protagonisti ai temi trattati. I concetti di sostenibilità, organizzazione e filiera sono poi stati oggetto delle conclusioni dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Gianni Fava.

Consulta le presentazioni della giornata:

Giuliana D’Imporzano – Project Manager Consorzio Virgilio
1 - Life Dop: sostenibilità nell’industria casearia di eccellenza
Giuliana D’Imporzano – Project Manager Consorzio Virgilio
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Paolo Amadori – Business Manager Fattorie Osella
2 - Il progetto Benessere Animale
Paolo Amadori – Business Manager Fattorie Osella
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Giovanni Guarneri – Consigliere Latteria PLAC
3 - Gestione ambientale ed energetica nella Latteria PLAC
Giovanni Guarneri – Consigliere Latteria PLAC
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Andrea Merz – Direttore Trentingrana Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a.
4 - Tradizione e sostenibilità nella filiera Trentingrana
Andrea Merz – Direttore Trentingrana Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini s.c.a.
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Andrea Di Stefano – Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa
5 - Il ruolo dei biochemicals nell’innovazione delle filiere agroalimentari
Andrea Di Stefano – Responsabile Progetti Speciali Novamont Spa
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La conduzione dei terreni agricoli negli USA
18 Aprile 2017

Negli Stati Uniti, la produzione agricola interessa il 51% del terreno disponibile. L’uso del terreno agricolo ed i suoi cambiamenti hanno importanti riflessi economici ed ambientali, influenzando aspetti quali la conservazione delle risorse idriche, l’uso del suolo, la qualità dell’aria e della emissioni di gas effetto serra (GHG) oltre, ovviamente, alla produzione agroalimentare. Il valore dei terreni e delle strutture rappresenta l’80% del valore totale del settore agricolo e dunque costituisce un indice sostanziale per valutare la performance finanziaria del settore e le sue variazioni sono un elemento cruciale per la sostenibilità economica dell’attività agricola.

E’ importante seguire l’andamento della proprietà terriera per capire quanto il beneficio del capitale vada agli agricoltori oppure a soggetti che sono estranei all’attività produttiva e che posseggono terreno per fini di investimento od altre finalità.

Proprietà dei terreni agricoli in USA

Secondo l’indagine del Tenure Ownership and Transition of Agricultural Land, il totale dei terreni coltivati negli USA ammonta a 366,6 milioni di ettari. La maggioranza di questi, il 61%, è condotta direttamente dai proprietari, mentre il 39% è in affitto. Suddividendo questa percentuale, un 8% dei terreni, pari a 28,3 milioni di ettari, viene preso in affitto da altri agricoltori, ed il 21%, cioè 114,5 milioni di ettari, è preso in affitto da proprietari che hanno cessato anche recentemente una conduzione agricola diretta. I terreni appartenenti invece a grandi imprese o società ed altri (non agricoltori), sono il 10% del totale, cioè 37,2 milioni di ettari.

Fonte: USDA Economic Research Service