Dialogo con la filiera Suinicola per il futuro della Catena di Approvvigionamento
22 Settembre 2025

La “Carta di TESEO per il Settore Suinicolo” sarà il documento che il Team di CLAL presenterà il prossimo 24 settembre nella sede di Coop Italia a Casalecchio di Reno (Bologna).

L’incontro avrà inizio alle 9:30 in Sala Fiammenghi e prevede l’intervento del Team di Clal su alcuni punti chiave per la Catena di Approvvigionamento dei Suini.

Fra i temi che saranno affrontati dagli analisti di Clal-Teseo: i prodotti della suinicoltura, l’evoluzione dell’allevamento, il patrimonio suinicolo, l’autosufficienza delle carni, gli ultimi dati relativi a import ed export di carni suine e salumi, l’andamento del numero di macelli e di imprese di trasformazione, la simulazione del valore del suino italiano e delle sue carni.

Il culmine sarà la presentazione della “Carta di Teseo”, che individua tendenze, spunti, indicazioni e dati oggettivi per rafforzare la catena di approvvigionamento nella suinicoltura italiana, partendo dalla catena degli alimenti zootecnici fino ad arrivare alla distribuzione e al consumatore finale.

I consumi di carni fresche suine, dei principali salumi e dei principali sostituti proteici saranno invece affrontati da Marco Limonta di Circana.

Concluderà un dibattito fra i partecipanti per confrontarsi in modo concreto sulle azioni e le politiche per il futuro della filiera suinicola, in un contesto globale dove più fattori possono influire sulle dinamiche relative alla produzione e ai mercati: i cambiamenti climatici, il tasso di innovazione, epizoozie e malattie, volatilità delle materie prime, inflazione, trend dei consumi.

L’evento “Dialogo per il futuro della catena di approvvigionamento della filiera suinicola” organizzato da Clal e Teseo è su invito.

Filiera suinicola: segnali di un’estate… “calda” [Il Commento di Aldo Levoni, delegato Levoni SpA ]
23 Giugno 2025

Aldo Levoni – Amministratore Delegato Levoni SpA

Cronaca degli ultimi giorni e visione in prospettiva si intrecciano nell’analisi di Aldo Levoni, Amministratore Delegato di Levoni Spa. “Il prezzo dei suini in CUN ha ripreso a salire e ritengo, personalmente, che andremo incontro a un periodo di tensioni, in quanto industria e anelli della trasformazione non riusciranno a trasferire gli aumenti a valle per le resistenze della distribuzione. Ci sarà, temo, un po’ di bagarre nei prossimi mesi”.

Le proiezioni indicano fra Luglio e Settembre una minore disponibilità di suini, col rischio di innescare ulteriori aumenti dei listini. “Verificheremo di settimana in settimana, naturalmente, ma i timori sono di affrontare un secondo semestre all’insegna della tensione, dopo i primi quattro-cinque mesi del 2025 che sono stati complessivamente positivi per tutti gli anelli della filiera”.

La svolta, per Levoni, si è verificata sul piano dei consumi dopo i primi di Maggio. “I dati che abbiamo per l’Italia sia sulle carni che sui salumi dopo il periodo pasquale e dei vari ponti sono un po’ preoccupanti – ammette l’ad di Levoni Spa -, perché rispetto all’anno scorso c’è stato un calo di consumi generalizzato. Questo significa che l’industria lavora su volumi inferiori, mentre la GDO acquista meno merci”.

Una flessione dei consumi che non è dipesa da fattori climatici (il 2025 è stato meno traumatico rispetto all’anno precedente), ma che potrebbe essere legata alle incertezze sul piano geopolitico, che rendono più prudente il consumatore, o alla scelta di Consumatori e Famiglie di rallentare gli acquisti dopo il periodo dei ponti per tornare su livelli di spesa crescenti nel corso dell’estate.

Anche l’export vive una fase di incertezza, con la spada di Damocle dei dazi americani. “Personalmente come gruppo negli Stati Uniti abbiamo incrementato le vendite, pur avendo effettuato un primo timido incremento dei listini – specifica Levoni – ma resta l’incognita di conoscere quale sarà il dazio a regime e dal 9 luglio dovremmo avere indicazioni più precise. Il quadro si potrebbe complicare a causa della svalutazione del dollaro dall’inizio dell’anno”. Un’attesa che coinvolge tutta la salumeria Made in Italy e, in ultima analisi, il consumatore americano.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Suino pesante e salumeria DOP: l’unicità italiana [Il Commento di Sergio Visini, Suinicoltore]
9 Giugno 2025

Sergio Visini – Suinicoltore

Per Sergio Visini, allevatore con una produzione di suini a ciclo chiuso innovativa e sostenibile tra Verona e Mantova, i punti di forza della suinicoltura italiana sono chiari: una produzione unica al mondo con suini allevati fino a 170-180 chilogrammi, una vocazione alla salumeria di alta qualità, un legame profondo con il territorio che rappresenta un biglietto da visita particolarmente apprezzato all’estero. Eppure, non si riesce a mettere a terra politiche di filiera coese.

“Siamo in una fase di transizione verso un modello di filiera più integrato, con obiettivi strategici chiari e centrato sulla salumeria, l’unica categoria merceologica che, di fatto, ci distingue dal resto della produzione mondiale – spiega Visini -. Siamo gli unici allevatori al mondo a produrre il suino pesante da 170-180 chili e su questi aspetti ritengo si debbano concentrare energie, risorse e investimenti per arrivare su mercati internazionali con prodotti che riescano a conquistare anche i posizionamenti alti di gamma e i mercati maggiormente remunerativi”.

Il primo passo, per Visini, è quello del confronto fra gli operatori della catena di approvvigionamento, con i consorzi di Parma e San Daniele che dovrebbero essere il luogo fisico dove ospitare le fasi di elaborazione di progetti e strategie operative. “Bisogna puntare sull’alta qualità e sulla forza delle DOP della salumeria Made in Italy – insiste Visini – mantenendo un collegamento fedele al territorio, così da promuovere sui mercati internazionali prodotti contraddistinti da unicità, tradizione e innovazione, tutti elementi che la filiera deve valorizzare”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi

Il Commento: Ripartire con Strategie Condivise [Giuseppe Villani, Villani Spa e Prosciutto San Daniele]
17 Marzo 2025

Giuseppe Villani – Amministratore Delegato della Villani Spa e Presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele

Il 2025? “Potrebbe essere un anno di transizione per la suinicoltura, con un’offerta di maiali superiore alla domanda di macellazione e prezzi che potrebbero assestarsi al ribasso. È necessario arrivare a raggiungere un accordo di filiera, in modo da garantire equilibrio a tutti i soggetti coinvolti nella catena di approvvigionamento, definire strategie condivise e rilanciare il settore delle Dop e dei Prosciutti a denominazione di origine protetta, che in questi ultimi due anni hanno sofferto”.

Parola di Giuseppe Villani, amministratore delegato della Villani Spa di Castelnuovo Rangone (Modena), già Presidente del Consorzio del Prosciutto di San Daniele DOP. E se la missione è difendere la suinicoltura e i prodotti Dop, per Villani “il futuro è incerto e non è escluso che diverse tipologie di prodotti si ritrovino a convivere con le Dop, in un ventaglio di possibilità”. Fino a Luglio o Agosto, molto probabilmente si riuscirà a raggiungere un equilibrio.

Quello che è certo è che “i Macellatori e gli Stagionatori di Prosciutti non saranno in grado di sostenere ulteriormente prezzi elevati della coscia e un ridimensionamento dei listini, magari con i suini da macello che si stabilizzano su valori di 1,60-1,70 euro al chilogrammo e con le cosce che si stabilizzano intorno a 5,50 euro al chilo, potrebbero ridare ossigeno alla filiera, a patto che anche la GDO riconosca i valori di mercato”.

L’importante, prosegue Villani, “è continuare a valorizzare la peculiarità della suinicoltura italiana, altrimenti si rischia un appiattimento dei valori tra produttori italiani ed esteri, con l’Italia che difficilmente riuscirà a competere sul piano dei prezzi”.

La filiera deve ripartire da accordi concreti e obiettivi condivisi, senza rapporti di forza o prevaricazioni, ma operando sulla stessa lunghezza d’onda. “Accordi positivi li stiamo vedendo già oggi in concreto, dobbiamo continuare a ispirarci a modelli efficaci e perseguire intese costruttive”, incalza Villani. Perché due anni di incertezze hanno lasciato strascichi e chiusure ed è necessario ripartire.

TESEO.clal.it – Dashboard Suini

La Resistenza Antimicrobica interessa gli investitori mondiali
10 Settembre 2024

L’importanza della gestione degli antibiotici si inserisce in un contesto più ampio: quello degli antimicrobici.

Il prossimo 26 settembre in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite si terrà a New York l’incontro di rappresentanti ad alto livello sulla resistenza antimicrobica (AMR), una problematica equiparabile agli effetti disastrosi della pandemia  Covid o della crisi finanziaria del 2008. Si calcola che l’AMR nel 2019 abbia causato 1,3 milioni di decessi nel mondo, cioé più di quelli di Aids e malaria insieme, con una tendenza che potrebbe portare a 10 milioni di morti all’anno entro il 2050.

La resistenza antimicrobica non è solo una minaccia per la salute, ma rappresenta anche un danno economico. Si prevede infatti che con l’andamento attuale, i costi per il sistema sanitario potrebbero ammontare a 412 miliardi di dollari e le perdite produttive 443 miliardi di dollari. 

Azioni concrete lungo tutta la catena agroalimentare

Diversi provvedimenti sono stati messi in atto per affrontare questo grave problema, dichiarato dall’OMS emergenza sanitaria prioritaria. Nell’Unione Europea fra il 2018 ed il 2022 l’uso di antimicrobici in campo zootecnico è diminuito del 28%, con l’impegno degli Stati membri di ridurlo del 50% entro il 2030. Dato l’impatto economico e finanziario, l’antimicrobico resistenza è divenuta un serio fattore di rischio anche per gli investitori che attraverso varie rappresentanze a livello mondiale propongono azioni concrete per ridurre l’uso degli antimicrobici, in particolare lungo tutta la catena agroalimentare.

La prima proposta è di costituire un gruppo indipendente di esperti simile a quello sul cambiamento climatico (IPCC) in modo da fornire ai governi riferimenti scientifici certi per adottare opportuni provvedimenti legislativi.
Poi impegnare i Paesi a ridurre l’uso degli antibiotici ed altri antimicrobici negli allevamenti, fissare dei livelli massimi di residui nei reflui delle produzioni, realizzare un sistema internazionale di controllo e sorveglianza in campo umano, animale ed ambientale.
Gli investitori sottolineano poi l’importanza dei programmi di ricerca per ottenere nuove formulazioni antimicrobiche e nuove molecole in grado di bloccare le infezioni.

La cooperazione globale è essenziale

Ci sono emergenze mondiali che richiedono un approccio a livello mondiale. Fra queste rientra il grave problema della resistenza antimicrobica, per cui emerge più che mai sottolineando la necessità di una cooperazione globale, di finanziamenti sostanziali sia pubblici che privati e di soluzioni innovative per garantire un futuro più sano per tutti ed ovunque.

Fonte: Investor Action on AMR

Il Commento: Una nuova narrazione sulle carni rosse [Assessore Beduschi, Regione Lombardia]
31 Luglio 2024

Alessandro Beduschi, Assessore all’Agricoltura e Sovranità Alimentare di Regione Lombardia

Di Alessandro Beduschi, Assessore all’Agricoltura e Sovranità Alimentare di Regione Lombardia

“Anche grazie all’importante contributo di Teseo.clal.it, nei mesi scorsi abbiamo affrontato a lungo il tema del tasso di autosufficienza della carne bovina italiana, che negli ultimi anni è progressivamente e drasticamente diminuito. Questo dato preoccupante merita una riflessione.

Le differenze all’interno della filiera di allevamento bovina sono da tempo evidenti a tutti: da un lato ci sono i grandi gruppi che basano la propria produzione sulla soccida, prevalentemente ubicati nel Nordest; dall’altro, il caso lombardo rappresenta ormai un’eccezione, dove gli allevatori-imprenditori si distinguono per la gestione di una filiera completa.

Ritengo sia necessario reintrodurre in Italia il concetto di allevamenti con fattrici per creare una filiera 100% italiana, che parta dai vitelli nati sul nostro territorio e valorizzi l’alta qualità di queste carni. Questo modello potrebbe rappresentare un interessante volano socioeconomico per alcune zone italiane attualmente a forte rischio di spopolamento, che, per clima e territorio, sarebbero adatte ad ospitare questo tipo di allevamento, valorizzando così una carne al 100% italiana.

Oltre alle considerazioni più marcatamente legate ad aspetti economici e tecnici, è innegabile che il mercato della carne bovina debba essere rilanciato anche in termini reputazionali e di immagine nei confronti del consumatore. Anni di demonizzazione del consumo di carne rossa, non supportata da adeguati dati scientifici, hanno portato a una progressiva diffidenza che si concretizza nel calo dei consumi.

È necessaria una comunicazione che promuova e valorizzi la carne bovina, offrendo al consumatore finale una nuova narrazione sul ruolo della carne rossa, di qualità e tracciata, per accompagnarlo verso una scelta consapevole. Inoltre, la carne italiana è garantita dal sistema di tracciabilità veterinaria.”

TESEO.clal.it – Prezzi delle Carni Bovine nella Home Page di TESEO
TESEO.clal.it – UE-27: BILANCIO DI AUTOSUFFICIENZA delle Carni Bovine Gen-Apr 2024

Bisogna migliorare il dialogo nella filiera suinicola? [Intervista a Pietro Pizzagalli]
23 Gennaio 2024

Pietro Pizzagalli – Direttore Generale di Fumagalli Industria Alimentari S.p.A.

Pietro Pizzagalli, 44 anni, veterinario, per dieci anni ha seguito lo sviluppo della filiera all’interno del gruppo Fumagalli, l’azienda di famiglia. Altri dieci anni, circa, come responsabile della produzione e, da un anno e mezzo, direttore generale dopo il compimento del passaggio generazionale delle aziende del gruppo.

La filiera che rifornisce l’azienda si ispira ai concetti del benessere animale, dell’uso responsabile del farmaco. Nel 2020 Pietro Pizzagalli è stato insignito del premio “Allevatore dell’anno” della rivista Informatore Zootecnico, “per aver messo in pratica su vasta scala i più severi standard previsti per il benessere animale. Un premio – si legge nelle motivazioni – per la moderna concezione dei nostri allevamenti suinicoli, sempre più sostenibili, efficienti, animal friendly”. Questo spiega la grande attenzione che mostra nei confronti di sanità, salubrità e benessere come chiave per ottenere prodotti di qualità, apprezzati dai consumatori.

Direttore Pizzagalli, come evolverà il 2024 per la suinicoltura italiana?

“Ritengo che il calo del numero dei suini disponibili legato a problematiche sanitarie e alla chiusura di realtà non competitive porti il prezzo del suino vivo a rimanere alto. Se combiniamo il prezzo del vivo e il calo del costo alimentare, per gli allevatori dovrebbe essere un anno positivo. Tale dinamica rafforzerà il processo di integrazione”.

In che senso?

“Nel senso che oggi, il 50% dei maiali è prodotto prevalentemente da grandi gruppi. Nel momento in cui il prezzo del suino sul mercato resta elevato e il costo di produzione diminuisce, i grandi gruppi riescono a conquistare nuovi spazi, coinvolgendo quegli allevatori singoli che negli anni hanno investito poco e, in questa fase in cui fra benessere animale, biosicurezza, urgenza di contrasto alla Peste suina africana serve investire, si dirigono verso i grandi gruppi.

Ritengo che la suinicoltura debba compiere un salto in avanti

Ritengo che in questa fase la suinicoltura debba compiere un salto in avanti, migliorando come dicevo sanità e benessere animale, riducendo l’utilizzo degli antibiotici, abbassando il tasso di mortalità negli allevamenti. Se pensiamo che oggi mancano circa il 20% dei suini nel percorso fra tatuati e macellati per le Dop, al netto del calo legato alle genetiche, significa che la percentuale di mortalità è comunque elevata.

Bisogna migliorare il dialogo all’interno della filiera. Non si può pensare solo a produrre tonnellate di carne e basta. In questa fase di scarsa produzione in Italia e in Europa, poi, si aggiunge un altro problema”.

Quale?

“Chi macella e non ha un bacino sicuro di approvvigionamento di suini perché non si è preoccupato della prima fase della produzione, oggi ha qualche grattacapo. Noi come Fumagalli siamo l’unica azienda rimasta col processo di macellazione interno, ma il resto dei macelli italiani deve fronteggiare una diminuzione del numero di capi allevati e fatica a coprire i ritmi canonici di macellazione. Il continuo aumentare dei costi, insieme alla riduzione dei numeri, può essere un elemento di preoccupazione per il futuro”.

Come vede le grandi Dop della salumeria?

“La mia visione è quella di chi vive il campo partendo dall’allevamento. Credo che si sarebbe potuto fare un lavoro migliore in termini di capitolati del Prosciutto di Parma e San Daniele, valorizzando maggiormente la qualità, definendo meglio i parametri della mezzena, ragionando sulle genetiche, senza affidarci alla burocrazia come elemento regolatore. Avrebbero dovuto sedersi i produttori e la filiera in maniera trasparente, affrontando tutti i temi, così da avanzare richieste precise alla politica. Si è fatto il contrario, ci si è affidati alla politica, procedendo per mediazioni. E tutto perché non ci si parla”.

Abbiamo divagato rispetto al futuro del settore nel 2024. Stava parlando di criticità.

“Sì. Nel 2024 direi attenzione alla Psa, perché nel momento in cui si estende in zone ad alta densità suinicola mette fortemente in crisi la sopravvivenza delle aziende sia per il valore del prodotto messo sul mercato sia per i problemi produttivi generati dalle restrizioni nella gestione delle aree infette”.

Come giudica la gestione della Psa, presente in Italia da ormai due anni?

“Purtroppo i problemi non gestiti o mal gestiti diventano un’emergenza e nella fase emergenziale poi è difficile tenere una linea decisionale in grado di soddisfare le esigenze di una filiera produttiva.

Un anno fa parlavamo di abbattimento di cinghiali, oggi se ne parla poco, perché dobbiamo parlare di come gestire gli allevamenti nelle aree infette. Quello che dallo scorso settembre si verifica nella zona di Pavia e oggi a Piacenza può essere una seria minaccia alla sopravvivenza delle aziende suinicole.

Rispetto ai tempi di intervento e ai tempi decisionali di cui avremmo bisogno siamo costantemente in ritardo”.

Ci saranno maggiori spazi di export nel corso dell’anno, dopo un 2023 che nei primi nove mesi dell’anno ha segnato un rallentamento delle vendite fuori Italia?

“La Psa da sola ha chiuso completamente dei mercati che difficilmente riapriremo, se non avremo buona capacità di negoziazione. Inoltre, credo che il fenomeno inflattivo abbia spinto il consumatore estero a privilegiare i prodotti di autoproduzione interna rispetto a quelli importati. Non tutti i Paesi esteri hanno performance uguali, ma credo che queste due riflessioni possano essere generalizzate”.

Molto spesso gli allevamenti sono visti negativamente dall’opinione pubblica per diversi fattori (benessere animale, emissioni). Come si potrebbe comunicare una visione diversa del comparto?

L’unica soluzione è lavorare bene

“L’unica soluzione è lavorare bene e non è uno slogan. Bisogna far sì che la fase di allevamento sia più attenta alle tematiche che oggi il consumatore ritiene essere una condizione sine qua non per poter considerare il consumo della carne come sostenibile e rispettoso. Detto questo, le tematiche sono le stesse, ovvero il benessere animale, la riduzione e controllo dell’uso dell’antibiotico, i sistemi di allevamento. Sono convinto che tutto questo si possa fare, ma è necessario che la filiera si confronti su queste tematiche, lasciando da parte la contrattazione commerciale”.

Ritiene che sia utile un Tavolo di filiera oppure, visti i precedenti che non hanno mai portato risultati concreti, non se ne sente l’esigenza? 

“Ritengo sia essenziale, se composto da operatori che vivono il settore, quindi gli stessi produttori. Quello che è successo negli ultimi tre anni ci pone l’obbligo di fare riflessioni non più a compartimenti stagni, ma di filiera”.

Il futuro della suinicoltura italiana passa inevitabilmente dalla salumeria di qualità?

“Credo proprio di sì. Bisogna capire cosa vuol dire qualità: la difesa del prodotto italiano derivante dal suino pesante non si può pensare di farlo con la burocrazia e la politica, ma lo si deve fare con l’attenzione alla qualità del prodotto finito. Nel momento in cui si perde di vista questo aspetto, il consumatore si rivolgerà a prodotti a minor costo”.

Con prezzi di mercato così alti per le cosce (ormai da diversi mesi), come pensa si possano incentivare i consumi di prosciutto crudo Dop?

Il consumatore deve spendere di più, ma attenzione alla distribuzione del valore

“I prezzi alti sono una conseguenza di domanda e offerta. Due riflessioni, però, in merito. La prima: la difesa del prezzo alto si può fare, se la filiera è in grado di garantire la qualità del prodotto e se i consorzi mettono in atto una strategia di comunicazione dei valori del prodotto.

La seconda riflessione: il consumatore deve spendere di più, però attenzione a come è distribuito il valore e il margine lungo tutta la filiera del prodotto. Su questo aspetto bisogna lavorare, perché negli anni l’equilibrio si è spostato verso la parte finale della catena, impoverendo chi fa il prodotto. Un riequilibrio sarebbe la garanzia sia per la qualità dei prodotti che per la tutela dei consumatori”.

Il Commento: il futuro della suinicoltura passerà, inevitabilmente, dai Salumi [Sergio Visini, Suinicoltore]
27 Dicembre 2023

“La discesa delle quotazioni dei maiali? È il mercato che fa il prezzo e in questa fase leggo una ricerca di equilibrio da parte degli Operatori ed è naturale che ci sia un po’ di assestamento”.
Il commento dell’Allevatore bresciano Sergio Visini alla settimana di mercato si spinge a intravedere alcune possibili linee per il 2024 del settore suinicolo.

Sergio Visini – Suinicoltore

“Sarà un’annata in cui puntare alla ricomposizione delle filiere e, tutto sommato, il prossimo anno lo vedo positivamente – dichiara -. L’offerta di maiali per il circuito DOP rimarrà contenuta, anche per le necessità di adeguamento degli allevamenti su livelli di benessere animale e sostenibilità ambientale più elevati.”
Quello che potrebbe (e dovrebbe) cambiare nel 2024, secondo Visini, sarà l’approccio della Filiera. “Il Consumatore cerca prodotti sicuri e Allevamenti certificati, per cui i Macelli non dovranno più pensare esclusivamente al bollettino settimanale, ma dovranno dialogare con l’Allevatore per costruire insieme il futuro e individuare nuove opportunità per la catena di approvvigionamento – specifica l’Allevatore, titolare di un allevamento all’avanguardia a Pegognaga (Mantova) -. Si svilupperanno maggiormente filiere di alta qualità, con disciplinari aggiuntivi a quelli del Prosciutto di Parma e San Daniele, due grandi DOP che dovranno trovare nuovi spazi di mercato anche all’estero, puntando sui circuiti di alta gamma”.

Il futuro della suinicoltura passerà, inevitabilmente, dai Salumi. Inutile competere con i Produttori esteri sulla carne fresca, terreno che vede l’Italia fuori mercato.

“Complessivamente resto fiducioso, mi attendo un riposizionamento del settore – commenta Visini -. Il mercato finale, rispetto a quanto ci si aspettava nei mesi scorsi, seppure con qualche difficoltà, è ricettivo e l’export potrebbe dare una mano, grazie a un nuovo ruolo dei Consorzi di Tutela, se verranno individuati per la vendita i canali del lusso, se così si può dire, che sono la corretta destinazione del Made in Italy dei salumi. Non possiamo far competere le DOP sui prezzi”.

Quanto ai prezzi, difficile leggere il futuro, anche se Visini ipotizza che “per la riorganizzazione del settore e un’offerta ridimensionata, il prezzo del suino sia destinato a rimanere sostenuto e, comunque, non credo che torneremo al prezzo di 1,45 €/kg di media del decennio 2010-2019”.

TESEO.clal.it – Suini: prezzi dei tagli freschi €/kg

Il Commento: coniugare sostenibilità e convenienza [Alessandro Masetti, Coop Italia]
11 Dicembre 2023

Il consumatore è molto attento a ciò che acquista, soprattutto in una fase come quella attuale in cui ha minore potere di acquisto e, quindi, presta molta attenzione a una combinazione di prezzo e di etichetta, dove la sostenibilità gioca un ruolo non marginale. Nel medio periodo non credo si riuscirà a recuperare il potere reale di spesa delle famiglie italiane, per cui bisognerà lavorare per avere prodotti più sostenibili anche sul piano economico e più competitivi da subito, coniugando aspetti etici e valoriali e convenienza”.

Alessandro Masetti – responsabile Grocery di Coop Italia

La visione sul futuro dei consumi la tratteggia Alessandro Masetti, responsabile Grocery di Coop Italia, cogliendo l’occasione per stimolare le Imprese a puntare sulla formazione, l’innovazione, la cooperazione o, comunque, la collaborazione per condividere pratiche comuni, i mezzi, così come la manodopera specializzata, in una fase in cui non è sempre facile reperirla.

Quanto ai consumi, Masetti vede una correlazione in questa fase tra “filiera lattiero-casearia e filiera carni suini e salumi, con volumi che flettono in entrambi i comparti a causa, prevalentemente, dei costi dei prodotti aumentati di circa dieci punti percentuali. Si va dal +15% per il latte al +8% dello yogurt, fino al +5% di media nella filiera dei suini”.

Le conseguenze, inevitabilmente, pesano sulle vendite. “Gli incrementi hanno pesato sull’andamento dei volumi che è significativamente in perdita – precisa Masetti -. Il prodotto che si comporta meglio è lo yogurt, mentre il latte perde oltre il 6% a volume e i salumi a libero servizio perdono il 5% in quantità”.
Frenate che rischiano di deprimere gli investimenti della filiera anche nel medio e lungo periodo, con il rischio che l’aumento dei costi fissi e una minore redditività minacci le prospettive delle Aziende più piccole, tanto nella filiera lattiero-casearia che in quella suinicola.
Da qui la necessità di ripensare in maniera costruttiva al futuro delle filiere, attraverso un dialogo condiviso fra tutte le parti protagoniste.

Inflazione, tra miglioramenti e perplessità
19 Luglio 2023

In Cina, a Giugno, sono diminuiti i prezzi dei beni non alimentari, inclusi quelli energetici e dei trasporti. Questo ha fatto sì che, contro le aspettative, l’inflazione annuale si attestasse allo 0%, nonostante sia rimasta in crescita l’inflazione associata ai beni alimentari. In generale, comunque, l’appiattimento dei prezzi indica che l’economia Cinese sta facendo i conti con una domanda particolarmente debole. Il governo Cinese probabilmente prenderà delle misure a fine luglio per favorire la ripresa economica del Paese e queste potrebbero essere associate a nuovi supporti finanziari e monetari. Le aspettative sono, in ogni caso, di un’inflazione superiore a 0 nella seconda metà dell’anno.

Cosa sta succedendo, invece, nei Paesi occidentali?

In Giugno, l’Unione Europea ha registrato un tasso di inflazione in diminuzione rispetto a Maggio grazie ai costi energetici in calo. La variazione annuale è quindi passata da +6,1% a +5,6% rispetto al 2022. I prezzi alimentari a livello Europeo hanno rallentato l’aumento. Anche dagli USA ci sono segnali di miglioramento, con l’inflazione annuale scesa dal +4% di Maggio al +3% a Giugno, tuttavia i Prezzi Alimentari nel Paese sono leggermente aumentati. 

La cosiddetta Core Inflation, che include tutto ciò che non è alimentare o energetico, ha registrato invece un aumento rispetto a Maggio sia in UE che negli USA, evidenziando la persistenza di pressioni diffuse sui prezzi. Per questo la BCE (Banca Centrale Europea) e il FED (Federal Reserve Board) sembrano intenzionate ad aumentare ancora i tassi d’interesse.

Analogamente, in Italia si è arrestata la crescita dell’inflazione e si è registrata una variazione del CPI (Consumer Price Index) dello 0% a Giugno. Questo ha portato la stima per la media complessiva annuale da +7,6% a +6,4%. Secondo ISTAT, il rallentamento è dovuto principalmente ai costi energetici e ai trasporti, mentre le voci dei costi alimentari si dividono, con un ridimensionamento dell’inflazione associata agli Alimentari Lavorati ma un ulteriore aumento degli Alimentari non Lavorati.

L’opinione di Angelo Rossi

Ci sono, quindi, segnali positivi per l’economia, tuttavia, i prezzi rimangono elevati. Per quanto tempo questo sarà sostenibile, prima che la domanda si raffreddi tanto da portare ad una deflazione? 

La Catena di Approvvigionamento, composta da Aziende Agricole, Imprese di Trasformazione e la Distribuzione, può trovare nell’analisi del mercato, nella collaborazione e nella trasparenza gli strumenti per far fronte all’inflazione.

Angelo Rossi, Fondatore di CLAL, Sermide– ITALIA