La messa in asciutta delle vacche agendo sulla razione
24 Maggio 2018

Il danno economico delle mastiti cliniche e le conseguenze sul benessere animale sono un problema generale per gli allevamenti da latte, per cui diventa importante prevenirle, anche per far fronte alle crescenti necessità di ridurre i rischi di antibiotico-resistenza. Diventa pertanto essenziale la procedura di messa in asciutta delle vacche.

Innanzitutto occorre indurre l’animale a ridurre gradualmente la produzione di latte in prossimità dell’asciutta per avere una buona chiusura terminale del capezzolo, che comunque deve essere sempre mantenuto pulito ed asciutto. Questo può essere ottenuto riducendo la frequenza delle mungitura, ma il miglior intervento resta sempre quello di modificare la razione, riducendo l’energia dell’alimento o la massa ingerita.

Con questa pratica le vacche primipare hanno ridotto di 3,5 volte l’insorgenza di mastiti nella lattazione successiva

E’ stato osservato che con questa pratica le vacche primipare hanno ridotto di 3,5 volte l’insorgenza di mastiti nella lattazione successiva. Ridurre la quantità di sostanza secca della metà, cioè portarla ad 8 kg invece dei 16 abituali, è risultato più efficace che diminuire la frequenza di mungitura, anche se gli animali hanno manifestato segni di sconforto per la mancata sazietà.

Di conseguenza, piuttosto che ridurre la quantità ingerita, risulta consigliabile usare un’alimentazione con una razione a basso contenuto energetico, ad esempio con foraggi grossolani, per mitigare la fame dell’animale. Quindi prevedere una formulazione con meno densità nutritiva a parità di volume ingerito. La stessa procedura nel ridurre la densità energetica della razione e la frequenza delle mungiture può poi essere usata anche per le vacche di scarto, applicandola una settimana prima di separare la vacca dalla mandria.

Comunque, la procedura di messa in asciutta deve essere adeguata in funzione della tipologia dell’allevamento, del gruppo di animali e della loro produttività.

Fonte: OMAFRA

Lombardia: razioni bovine da latte

Ridurre l’uso di antibiotici, si può
21 Maggio 2018

Così come in ambito umano, anche nell’allevamento animale diventa improrogabile ridurre il consumo di antibiotici, sebbene già il loro uso come additivi promotori di crescita nelle produzioni zootecniche, iniziato negli anni ’50, sia stato bandito dal 2006. Per evitare riflessi negativi sui risultati economici dell’allevamento, bisogna però adottare delle best practice in grado di bilanciare le esigenze di produttività e benessere animale con la riduzione del rischio antibiotico-resistenza (Antimicrobial resistance – AMR), cioè il fenomeno per cui un batterio risulta resistente ad un farmaco antimicrobico.

Un’azione diventa indispensabile anche per rispondere alla crescente sensibilità dei consumatori verso questo argomento. Il problema è comunque complesso, specie per gli allevamenti intensivi suinicoli ed avicoli.

Una esperienza positiva, secondo Rabobank, è quella degli allevatori olandesi, perché dimostra come sia possibile ridurre l’uso di antibiotici senza interferire negativamente su produttività e risultato economico. Alla base di questo risultato c’è un piano organico fra autorità pubbliche ed imprenditori, di sviluppo, ricerca ed assistenza tecnica agli allevamenti per identificare gli obiettivi , le azioni da adottare e la loro attuazione.

64% di riduzione nell’utilizzo di antibiotici in allevamento (Olanda, 2006-2016)

Ad esempio, nell’allevamento dei polli da carne questo ha portato alla scelta di razze a crescita più lenta ma più resistenti alle patologie. Nei dieci anni fino al 2016, l’adozione di una normativa più stringente ha ridotto del 64% l’uso di antibiotici senza impatti negativi per le aziende zootecniche riguardo parametri economici, costi sanitari efficienza alimentare, morbilità e mortalità.

L’efficienza nell’uso di antibiotici è un parametro rilevante per l’allevamento zootecnico; la loro riduzione rappresenta non solo una risposta alle crescenti sensibilità dei consumatori, ma anche un impegno di sostenibilità.

Il progetto Acqua&Energia di TESEO, verso un’agricoltura sostenibile

 

Fonte: Food Ingredients First

Aumenta il costo alimentare della vacca da latte
17 Maggio 2018

Il costo alimentare della bovina da latte in Italia ha avuto valori in crescita da Ottobre 2017. Questo trend ha subito una accelerazione da Febbraio 2018, e l’Alimento Simulato è arrivato a valori vicini al picco di Giugno 2016.

Il costo dell’alimentazione bovina è in aumento
La componente proteica ha aumentato il suo peso sul costo totale

L’Alimento Simulato è un modello teorico di alimento (70% mais, 30% farina di estrazione di soia 44); i due ingredienti che lo compongono sono driver del prezzo di tutte le materie prime disponibili sul mercato. Può quindi essere utilizzato per interpretare in modo indicativo l’andamento dei costi alimentari riferibili agli alimenti concentrati.

La componente proteica della razione, rappresentata nell’Alimento Simulato dalla soia (parte azzurra del grafico) ha aumentato il proprio peso sul costo totale dell’alimentazione bovina, passando dal 44% in Novembre 2017 al 51% nel mese in corso (Maggio 2018).

Il trend evidenziato dall’Alimento Simulato è confermato dall’analisi sul costo delle razioni per la bovina da latte in Lombardia, sviluppata nel contesto di un progetto sinergico tra Unioncamere Lombardia, DG Agricoltura Regione Lombardia, ARAL e CLAL.

Le tre razioni più comuni in Lombardia confermano il trend

Le tre razioni tipo individuate evidenziano inoltre che, oltre all’aumento dei prezzi della soia, un contributo considerevole è dato dall’aumento nelle quotazioni dei fieni.

Nel periodo Gennaio-Aprile 2018 il prezzo del latte alla stalla in Lombardia ha avuto un trend opposto al costo dell’alimentazione bovina, ed è diminuito indicativamente di 3 centesimi/litro rispetto Dicembre 2017, raggiungendo circa i 36,50 €/100lt iva esclusa (35,40 €/100kg). I margini degli allevatori latte risultano di conseguenza assottigliati.

Alimento Simulato e prezzo del latte in Lombardia

Import di Soia record per la Cina – Stime per la nuova stagione [Mais e Soia – n°5/2018]
17 Maggio 2018

Le stime per la nuova stagione 2018-19, che inizierà per il Mais il 1° Settembre e per la Soia il 1° Ottobre, prevedono una produzione mondiale in aumento rispetto alla stagione in corso, una crescita dell’utilizzo ed una diminuzione delle scorte finali.

La produzione di Mais dovrebbe attestarsi su 1056.07 Mio Tons (+1.9% rispetto alla stagione 2017-18) e la produzione di Soia al livello record di 354.54 Mio Tons (+5.3%).

Argentina+44%produzione di Soia prevista nel 2018-19

La minore produzione attesa negli USA, dovuta ad una diminuzione delle aree coltivate e delle rese dei terreni, sarà più che compensata da aumenti significativi in altri Paesi: Cina e Brasile (secondo e terzo produttore) dovrebbero aumentare le produzioni di Mais rispettivamente del +4.2% e del +10.3%; si attende un recupero dalla siccità ed un incremento delle produzioni di Soia del +43.6% in Argentina, terzo produttore ed esportatore di Soia.

A livello globale si prevede un aumento consistente dell’export di Mais (+4.6%), con una crescita delle esportazioni per Brasile, Argentina ed Ucraina. Gli USA, invece, subiranno la concorrenza di Russia e Ucraina e dovrebbero diminuire le esportazioni di Mais (-5.6%). Si stima che Messico, Vietnam ed Egitto siano i principali paesi ad aumentare gli acquisti.

Cina65%quota import di Soia sul totale mondiale

L’export globale di Soia è in crescita di anno in anno. Per la stagione 2018-19 si prevede un aumento del +7%, con gli USA che dovrebbero recuperare le minori esportazioni dell’anno in corso, registrando una stima di +10.9%. Si attende che la Cina, con una quota del 65% dell’import mondiale di Soia, possa aumentare ulteriormente gli acquisti di Soia, ad un livello record di 103 Mio Tons, più che raddoppiando i volumi rispetto a 10 anni fa.

TESEO.clal.it – Principali Importatori di Soia

Focus Italia:

In Gennaio-Febbraio 2018 l’Italia ha aumentato le proprie importazioni di Mais del +10.9%, ad un livello di circa 950 t. Le importazioni Italiane di Soia si attestano a 290 t, +32.9% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Italia | Import di Mais e Soia – principali fornitori

Il costo alimentare della bovina da latte in Italia ha avuto valori in crescita da Ottobre 2017. Questo trend ha subito una accelerazione da Febbraio 2018, e l’Alimento Simulato è arrivato a valori vicini al picco di Giugno 2016.

Leggi l’articolo “Aumenta il costo alimentare della vacca da latte”

Alimento Simulato e prezzo del latte in Lombardia

Fonte: USDA

Mais & Soia - Maggio 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
CLAL Slideshow - Mais e Soia - MAG18
Mais & Soia - Maggio 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
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Nitrati e coinvolgimento degli allevatori
8 Maggio 2018

Il tema dei residui di nitrati ed anche di fosfati nel terreno è di stringente attualità. In tutti i contesti dove è diffuso l’allevamento animale diventa urgente evitare la percolazione dei liquami nei corsi d’acqua, effettuando i necessari investimenti per contenere un problema che è sempre più sentito dai consumatori e che comunque diventa un tema di sostenibilità ambientale.

In Galles è stato denunciato l’inquinamento di corsi d’acqua con la diffusa moria di pesci ed anche il comportamento di quanti sversano direttamente i liquami contravvenendo alle normative UE. Bisogna considerare che l’agricoltura risulta esposta molto più di altre attività economiche alle condizioni climatiche che influenzano le possibilità di spandimento, per cui nei periodi umidi occorre contenere nelle vasche notevoli quantità di liquami o comunque prevedere il loro trattamento.

Il governo del Galles, per ridurre il pericolo di contaminazione da nitrati nei terreni e nelle acque superficiali delle zone vulnerabili, piuttosto di imporre provvedimenti rigidi ha scelto un approccio flessibile, scegliendo di collaborare con i diretti interessati, gli allevatori, per adottare un sistema basato su norme regolamentari e volontarie, in modo da rendere tutti responsabili delle azioni da compiere.

I rappresentanti agricoli ritengono fondamentale agire in modo proattivo con gli allevatori per avere il loro convinto coinvolgimento ad affrontare e risolvere il problema. Le azioni però debbono essere intraprese in modo proporzionato, isolando quei pochi casi che sono i maggiori responsabili di comportamenti non conformi.

Uno stimolo agli allevatori può derivare dal pagamento di premi aggiuntivi al prezzo del latte per l’adozione di pratiche di eco-sostenibilità, coinvolgendo in questa problematica la distribuzione ed i consumatori.

Le tematiche ambientali riguardano tutti e pertanto tutti debbono essere resi responsabili di azioni virtuose.

Ripartizione delle emissioni di N2O nel mondo agricolo

Fonte: Farmers Weekly Interactive

L’agricoltura rigenerativa per contrastare il cambiamento climatico
3 Maggio 2018

L’aumento delle temperature registrato a partire dai primi decenni del secolo scorso ha avuto un’accelerazione negli anni 2000 rendendo sempre più evidente, in tutto il mondo, il fenomeno del cambiamento climatico.

La conferenza ONU sul clima di Parigi fissa nell’aumento di due gradi a fine secolo il punto di non ritorno per lo stravolgimento climatico. La parola d’ordine diventa dunque la riduzione delle emissioni carboniose ed il settore alimentare dovrebbe essere in prima linea per questo impegno, dato che la produzione di alimenti ha un grande peso nella emissione di gas effetto serra (GHG).

La società vuole alimenti ottenuti nel rispetto delle condizioni ambientali, mentre gli agricoltori si confrontano con avverse condizioni climatiche ed incertezza di mercato. Secondo le stime FAO, al settore dell’allevamento animale (deiezioni, produzione di alimenti, attività ruminale) sono imputabili il 14,5% del totale delle emissioni, la perdita di biodiversità, l’eutrofizzazione, l’uso inefficiente delle risorse. L’agricoltura però è anche l’unica attività che può captare l’anidride carbonica incorporandola nella massa dei prodotti ottenuti.

Dunque la domanda è: quali pratiche possono essere migliorate per ridurre l’impatto ambientale mantenendo il reddito delle imprese? Già le pratiche agronomiche tradizionali come la pacciamatura e la rotazione permettono di aumentare la captazione dell’anidride carbonica, ma sono le tecniche intelligenti (smart) che permettono di aumentare il potenziale naturale dell’attività produttiva.

Questo significa non solo catturare più carbonio dall’aria, ma anche aumentare la sostanza organica nel suolo, dunque la sua fertilità ed il minore ricorso ai concimi chimici. In altre parole, l’agricoltura può essere rigenerativa e per questo esiste già una specifica certificazione, che si basa su tre pilastri: fertilità del suolo, benessere animale, equità sociale.

L’agricoltura può dare un contributo sostanziale alla sostenibilità e dunque alla società in generale.

Ripartizione delle emissioni GHG (Green House Gas) da agricoltura


Fonte: Regeneration International, Farmers Weekly, IFOAM EU

La terra è bassa ed è difficile assaporarla, ma è bellissima [intervista]
24 Aprile 2018

Alessio Zomer
Ala, Trento – ITALIA

L’allevatore Alessio Zomer

Capi allevati: 55.
Ettari coltivati: 18.
Destinazione del latte: Caseificio sociale di
Sabbionara o lavorazione in alpeggio.

“L’agricoltura è un’arte, l’arte di saper aspettare. L‘allevamento e l’agricoltura vera e propria non ti fanno vedere subito il risultato. Si vedrà domani o dopodomani, non subito”. Filosofia zen applicata all’agricoltura senza andare in Oriente, approccio alla vita, al lavoro e alle stagioni che il mondo agricolo ha sempre avuto. Alessio Zomer, 27 anni, trentino di Ala, i ritmi della terra e della stalla li ha imparati in fretta.
Fare l’allevatore, per lui, è stata una vocazione. Da prima ha frequentato l’Istituto agrario di San Michele all’Adige, uno dei migliori d’Italia, “che mi ha insegnato non solo a lavorare nei campi e in stalla, ma soprattutto a fare i conti e scelte imprenditoriali lungimiranti”. All’età di 16 anni ha iniziato a lavorare come dipendente in una azienda zootecnica innovativa, in un secondo momento ha scelto di dedicarsi all’azienda viticola di famiglia, che mamma Bruna e papà Diego, agricoltori part-time, avevano creato.
A 22 anni dopo varie meditazioni la scelta di ampliare l’attività viticola integrandola con la parte zootecnica.
Oggi infatti l’azienda, con 2,5 ettari coltivati a vigneto e 18 ettari a prato, è dotata di una stalla nuova, con 55 bovini. La razza maggiormente presente in azienda è la Bruna, ma vi sono alcuni capi di Pezzata Rossa e Frisona. La produzione è di circa 3.000 quintali di latte annui conferiti al Caseificio sociale di Sabbionara, ma nel periodo estivo una parte viene lavorata in alpeggio e venduta sotto forma di formaggio nello spaccio della malga situata nel comune di Brentonico.

C’è più guadagno vendendo al Caseificio o allo spaccio aziendale?

“Al Caseificio, dove riescono a guadagnare sui 50 centesimi al litro, ma con i fondi del programma di sviluppo rurale, grazie ai quali ho costruito la stalla, ho il vincolo di trasformare in malga una parte del latte prodotto. Comunque è un attività utile per il turismo montano, la salvaguardia dell’ambiente e non in ultimo un valore aggiunto al mio Caseificio che con il latte proveniente degli alpeggi del Monte Baldo produce il formaggio “Casat del Baldo” fiore all’occhiello dei suoi negozi”.

Che cosa significa per te sostenibilità e cosa fai per rendere la tua azienda sostenibile?

Sostenibilità per me significa produrre, investire nel territorio, farsi carico dell’attività agricola e zootecnica nelle zone svantaggiate in modo da salvaguardare-migliorare il territorio per un domani”.

Credi nel biologico?

“No, almeno nei luoghi dove viviamo noi. Secondo me è inconcepibile fare biologico in aziende con terreni molto frammentati dove non vi è presenza generale di questa filosofia. Non sarebbe veritiero. Inoltre, sono convinto che tra biologico e integrato la strada da perseguire sia la lotta integrata per avere risultati persistenti, sicuri senza avere un impatto forte sull’ambiente”.

Agricoltura e turismo. Credi vi siano margini di sviluppo ulteriore?

“Lo sviluppo ci può essere ma a una condizione: che il turista capisca gli sforzi degli agricoltori di montagna. Il mondo è diventato digitale, ma si è persa la cultura del rispetto. Basti pensare all’approccio della società nei confronti dei lupi e degli orsi: un esemplare magari è folcloristico, un branco crea problemi notevoli agli agricoltori e pericoli per gli uomini. Con un po’ più di buon senso credo che agricoltura e turismo possano correre sullo stesso binario, parrallelo e di pari passo purché un attività non interferisca sul lavoro dell’altra”.

Quali investimenti hai in programma di fare in azienda?

“Vorrei investire nel miglioramento genetico e morfologico della razza Bruna, per avere una mandria sempre più omogenea e con potenzialità crescenti. Inoltre vorrei ampliare la superficie a vigneto e recintare tutto il perimetro aziendale per salvaguardare il patrimonio aziendale dai danni recati da ugulati e cinghiali”.

Ci sono investimenti che, se potessi tornare indietro, non faresti più?

“Non rifarei più la stalla come mi è stata imposta dalla burocrazia, perché è costata troppo rispetto agli animali che può ospitare. Ho dovuto utilizzare legno lamellare e sassi a vista in molte parti dell’edificio. Ma è una stalla e non un albergo adibito a stalla!”.

Che hobby hai?

“Per ora quello di lavorare, però mi piace e sto bene. Vivo in simbiosi con i miei animali anche perché è un attività che mi sono scelto. Ho la fortuna di avere una fidanzata alla quale dedico tutto il tempo che mi rimane e per poterla vedere di più la invito volentieri a venire a lavorare con me! Fortunatamente anche lei, provenendo da una famiglia di agricoltori, ha la passione per questo lavoro e quindi capisce e rispetta i miei ritmi”.

Perché, secondo te, i giovani in agricoltura sono così pochi?

“Non lo so. Forse perché è un lavoro molto impegnativo, che non concede tregua. O forse perché come diciamo noi, la terra è bassa ed è difficile assaporarla. Ma è bellissima.
Inoltre ho dovuto provare a mie spese cosa significa il peso della burocrazia per avviare una nuova attività e posso capire se molti giovani, anche se partono ben motivati, si demoralizzano”.

L’ Azienda Agricola di Alessio Zomer

Record per la produzione di Soia in Brasile [Mais e Soia – n°4/2018]
18 Aprile 2018

La produzione Globale per la stagione 2017-18 è attesa al ribasso sia per il Mais (1036.1 Mio t, -0.5% rispetto alle stime di Marzo) che per la Soia (334.8 Mio t, -1.8%).

La produzione di Mais è in diminuzione in Argentina (33 Mio t, -8.3%), date le inferiori stime per le aree coltivate e le rese dei terreni, in Paraguay e Brasile (92 mio t, -2.6%), riflettendo le minori aspettative per le superfici coltivate nel secondo raccolto. Tali diminuzioni più che bilanciano gli aumenti stimati per Messico e Sud Africa.

115 Mio t di produzione di Soia in Brasile (outlook 2017-18)

La produzione di Soia è stimata al ribasso in Argentina (40 Mio t, -14.9%), anch’essa per minori aree coltivate e rese dei terreni, India e Paraguay, riduzioni bilanciate solo in parte da una maggiore produzione in Brasile (115 Mio t, +1.8%). La produzione di Soia in Brasile è attesa ad un record storico, date le maggiori stime per le rese dei terreni negli stati di Mato Grosso, Mato Grosso do Sul e Paraná, in seguito a piogge favorevoli durante la stagione di crescita.

L’export di Mais è previsto in diminuzione in Brasile (33 Mio t, -5.7%) e Argentina (24 Mio t, -4%), riflettendosi nelle stime di una minore competizione per gli Stati Uniti nella prima metà dell’annata 2018-19. L’import di Mais è in diminuzione in Iran, Malesia, Taiwan, Messico e Cile, con aumenti invece per Bangladesh e Turchia.
L’export di Soia è atteso in riduzione, riflettendo le minori aspettative per Argentina (4.2 Mio t, -38.2%) e Uruguay, le quali più che bilanciano gli aumenti per Brasile (70.5 Mio t, -3.5%), Russia, e Ucraina.

Gli stock globali di Mais sono a ribasso (197.8 Mio t, -0.7%), con maggiori riduzioni per Argentina (4 Mio t, -24.5%), Paraguay, e Brasile (10.9 Mio t, -4.4%), le quali più che compensano l’aumento atteso per gli Stati Uniti (55.4 Mio t, +2.6%), dovuto minor impiego interno.
Anche gli stock di Soia sono in diminuzione (90.8 Mio t, -3.8%) con principali riduzioni in Argentina (28.6 Mio t, -8.4%), Brasile (21.1Mio t, -2.8%) e UE-28 (1.1 Mio t, -11.7%).

Share delle Produzioni di Soia (outlook 2017-18)

Focus Italia:

In Gennaio 2018 l’Italia ha aumentato le proprie importazioni di Mais del +10.6%, ad un livello di circa 470 t. Le importazioni Italiane di Soia si attestano a 155 t, +49.9% rispetto al medesimo mese dell’anno precedente.

Italia | Import di Mais e Soia – principali fornitori

In Marzo 2018 il costo dell’alimento simulato (modello teorico di alimento composto per il 70% da Mais e per il 30% da Soia) è aumentato rispetto a Febbraio 2018. La prima metà di Aprile mostra un ulteriore aumento del +3.9%. L’indicatore Milk:Feed Radio di Marzo, continua a diminuire: con il ricavo ottenuto dalla vendita di 1 kg di latte si possono ottenere 1.45 kg di Alimento Simulato.

Italia | Confronto tra il costo dell’alimento simulato e il prezzo del Latte alla Stalla in Lombardia

Fonte: USDA

Mais & Soia - Aprile 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
CLAL Slideshow - Mais e Soia
Mais & Soia - Aprile 2018: Report di aggiornamento sui prezzi, i dati di produzione ed il Trade globale.
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L’innovazione delle tecnologie digitali in agricoltura
11 Aprile 2018

Le tecnologie digitali rappresentano l’ultimo stadio di innovazione in agricoltura, dopo la meccanizzazione, la chimica e l’agricoltura di precisione.

  • A partire dal ‘700 l’agricoltura è stata rivoluzionata prima dall’introduzione delle prime macchine tipo seminatrici e falciatrici trainate dagli animali, poi a vapore, successivamente dalla diffusione del trattore. 
  • Il secondo stadio di innovazione è stato l’introduzione della chimica a partire dagli anni ’40 del secolo scorso. L’uso dei fertilizzanti e dei pesticidi, accompagnato successivamente alle nuove tecniche irrigue, ha permesso di raggiungere livelli produttivi prima insperati, portando alla cosiddetta rivoluzione verde. 
  • Negli anni ’90 sono poi emersi i primi requisiti di una produzione sostenibile nel rispetto dell’ambiente, per cui è iniziata la cosiddetta agricoltura di precisione con la diffusione delle nuove tecniche di selezione e miglioramento genetico, l’uso dei sistemi GPS sui trattori e poi dei droni. 
  • La digitalizzazione rappresenta ora il quarto stadio di innovazione in agricoltura, con strumenti quali software basati sul Cloud o le combinazioni software/hardware smart. Algoritmi, intelligenza artificiale, analisi dei dati e modelli previsionali permettono  di mettere a disposizione dei moderni agricoltori delle indicazioni customizzate per operare in modo più efficace, sostenibile ed economicamente profittevole.

Per le coltivazioni questo significa sapere cosa, come, quando piantare, concimare e trattare. Gli allevatori possono invece avere precise indicazioni sulle modalità di alimentare gli animali, usare integratori o farmaci, su quando mungere o scartare gli animali.

L’innovazione è un processo continuo derivante dalla conoscenza nell’uso di strumenti moderni che aiutano nella gestione aziendale per aumentare la produttività nel rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali. Questo richiede formazione e flessibilità (adattamento) nell’uso consapevole e responsabile dei nuovi strumenti che la ricerca ed il mercato mettono a disposizione degli imprenditori agricoli.

Fonte: EdairyNews

TESEO – Confronto fra i prezzi dei Concimi Chimici

Soia: una guerra dei dazi conviene?
6 Aprile 2018

In base alle elaborazioni TESEO su dati WASDE – USDA, tre paesi producono l’82% della produzione mondiale di soia, pari a 340,9 milioni di tonnellate annui. I principali produttori sono, nell’ordine:

  • Stati Uniti (35% del totale),
  • Brasile (33%) e
  • Argentina (14 per cento).

Questi stessi tre paesi esportano l’89% della soia esportata a livello mondiale, i cui volumi commercializzati ogni anno sono pari a 150,6 milioni di tonnellate*.

Dal 2012 il Brasile è diventato il primo esportatore mondiale di soia (47% dell’export mondiale), superando gli Stati Uniti (37 per cento). Segue, con una quota globale del 5%, l’Argentina. Dal 2012 il trend delle esportazioni è sempre aumentato.

I principali paesi importatori sono: Cina (67%), UE-28 (9%) e Messico (3%). Nel 2012-2013 le importazioni mondiali annue erano al di sotto dei 100 milioni di tonnellate, oggi il volume globale degli scambi ha raggiunto i 151,3 milioni di tonnellate*.

Alla luce di questi trend mondiali, è naturale chiedersi: conviene una guerra dei dazi?

* I dati totali di export ed import possono differire leggermente, probabilmente per effetto del sistema doganale.