Cresce l’export lattiero caseario italiano (compresi i grattugiati)
17 Gennaio 2018

Italia +45,1% export panna sfusa
Gen-Ott 2017
in volume


È positivo l’export dei prodotti lattiero caseari italiani nel periodo gennaio-ottobre 2017, in confronto ai primi 10 mesi dell’anno precedente. L’export totale registra, infatti, un incremento del 14% in quantità e del 12,3% in valore.

Latte e panna registrano un vero e proprio boom: +42,3% in quantità e +35,6% in valore, con un’accelerazione significativa del latte confezionato (+45,9% in quantità e +39,2% in valore) e della panna sfusa (+45,1% in quantità e +59,9% in valore).

Italia +6,6% export totale formaggi
Gen-Ott 2017
in volume


Trend positivo anche per i formaggi, che nei primi 10 mesi del 2017 mettono a segno un +6,6% in volume e un +9,4% in valore.
Grana Padano e Parmigiano Reggiano si confermano leader a livello mondiale, con esportazioni dirette in Germania, Stati Uniti e Francia, che costituiscono i primi tre mercati di riferimento, con un market share aggregato del 44 per cento.
Complessivamente, però, Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno esportato il 2,3% in meno rispetto al periodo gennaio-ottobre 2016, incrementando comunque le performance in valore del +6,9 cento.
La Germania resta un mercato estremamente dinamico, anche se con luci e ombre. Grana Padano e Parmigiano Reggiano hanno perso l’11% in quantità nei primi 10 mesi del 2017 (confronto su base tendenziale). Allo stesso tempo, sono cresciute del 16% le esportazioni italiane di Pecorino e Fiore Sardo verso la Germania e del 7% le esportazioni di formaggi freschi, fra cui mozzarella e ricotta.
Inoltre, hanno registrato un incremento del 13% le esportazioni verso la Germania di formaggi grattugiati, quest’ultima tipologia molto spesso in aperta concorrenza con le esportazioni delle due grandi DOP a pasta dura Made in Italy.
Vanno a tutto gas le vendite di Pecorino e Fiore Sardo che – seppure in flessione dell’1,2% in termini di valore – fra gennaio e ottobre 2017 hanno segnato un +29,3% in quantità, consolidando come primo mercato di destinazione gli Stati Uniti (69% della quota di mercato).

ITALIA: prodotti lattiero caseari esportati nell’anno corrente (Gen-Ott)
  QUANTITÀ (Ton) VALORI (‘000 )
2016 2017 ± su 2016 2016 2017 ± su 2016
Formaggi 323.648 345.127 +6,6% 2.005.971 2.193.973 +9,4%
di cui:    
– Grana Padano e
Parmigiano Reggiano
74.110 72.415 -2,3% 672.822 719.462 +6,9%
– Formaggi freschi fra cui
mozzarella e ricotta
107.915 120.348 +11,5% 446.919 512.120 +14,6%
– Formaggi grattugiati o in polv. 30.088 34.787 +15,6% 237.513 285.608 +20,2%
– Pecorino e Fiore Sardo 14.328 18.528 +29,3% 121.450 119.968 -1,2%
– Gorgonzola 16.581 16.450 -0,8% 97.684 99.094 +1,4%
– Provolone 4.815 5.097 +5,8% 28.363 30.207 +6,5%
– Asiago, Montasio,
Ragusano, Caciocavallo
1.758 1.787 +1,7% 11.811 12.088 +2,4%
Siero di latte 315.454 373.089 +18,3% 90.218 148.344 +64,4%
Latte e panna 61.780 87.895 +42,3% 57.490 77.940 +35,6%
di cui:    
– Latte confezionato 42.338 61.764 +45,9% 27.247 37.934 +39,2%
– Panna sfusa 10.953 15.891 +45,1% 18.089 28.932 +59,9%
– Panna confezionata 4.571 3.302 -27,8% 8.359 7.100 -15,1%
– Latte sfuso 3.918 6.939 +77,1% 3.795 3.974 +4,7%
Burro 7.437 6.728 -9,5% 30.444 35.017 +15,0%
SMP Polv. latte Screm 4.567 5.011 +9,7% 16.559 18.044 +9,0%
Altri prodotti* 39.861 40.568 +1,8% 49.431 53.394 +8,0%
EXPORT TOTALE 752.747 858.419 +14,0% 2.250.112 2.526.711 +12,3%
* Altri prodotti: Lattosio uso farm., Altri latti ferm., Yogurt, WMP Polv. latte Int., Latte condensato, Latte infanzia, Caseine, Caseinati, Lattosio alim.
Elaborazione CLAL su dati ISTAT

Consulta il riepilogo Import/Export dell’Italia su CLAL.it.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su Import/Export dei prodotti lattiero caseari? Accedi all’area Dairy World Trade su CLAL.it

CLAL.it – Italia: export dei principali Formaggi (cumulato mensile)

FrieslandCampina: il programma al 2025 della cooperativa olandese
16 Gennaio 2018

I benefici del latte, questo è il motivo conduttore delle azioni per coinvolgere i soci della cooperativa a fare del latte una fonte di reddito adeguata per i produttori e le loro famiglie, una produzione sicura per l’ambiente ed un prodotto di valore per il consumatore.

Il primo aspetto è l’orientamento al mercato per un sistema di produzione collettivo che riunisce innanzitutto gli allevatori soci della cooperativa, per rispondere in modo dinamico e flessibile alle esigenze del consumatore mondiale.

E’ una responsabilità che deve avere una impresa globale, per presentare prodotti appropriati ad una domanda differenziata, che impone due condizioni: innovazione e sicurezza. Dunque, una produzione responsabile nel rispetto degli animali e della natura, creando valore per la società.

Innanzitutto occorre adottare pratiche di allevamento che assicurino una maggiore cura per gli animali, rendendo più fruibili gli spazi e più agevoli i movimenti. Un apposito programma è dedicato a migliorare la cura ai vitelli per evitarne i traumi e la mortalità, così come al controllo delle malattie infettive più attuali.

Per avere un latte adeguato per le trasformazioni tecnologiche, vengono intensificati i test sui butirrici e la ricerca di residui di antibiotici. La sostenibilità (tutela) ambientale, verrà valutata attraverso sei parametri: emissioni di gas serra (GHG), scarti, emissioni di ammoniaca, bilancio dell’azoto nel terreno, superfici a prato stabile, cura del paesaggio.

In sintesi, si vuole realizzare un programma che faccia evolvere il principio cooperativo dall’uguaglianza alla diversità, dalla sicurezza all’imprenditorialità, dal valore del latte al valore aggiunto e dalla libertà alla responsabilità.

Ripartizione delle emissioni di ossido d’azoto  in agricoltura

Fonte: The Australian Farmer

Nove vacche francesi su 10 vanno al pascolo
8 Gennaio 2018

In Francia il 92% delle vacche, cioè più di 9 animali su 10, è al pascolo per un periodo variabile da 4 a 9 mesi secondo che l’azienda si trovi in montagna od in pianura. Questa pratica è resa possibile dalle condizioni pedoclimatiche del paese transalpino e ne caratterizza anche il paesaggio, oltre che l’attività zootecnica. I disciplinari dei formaggi DOP, oltre alla razza animale, spesso specificano le condizioni di questa pratica.

Nel caso del Comté, ad esempio, il maggior formaggio francese DOP, viene specificato che le vacche debbono poter pascolare il più presto possibile dopo l’inverno e fino a che la stagione lo permette. Inoltre, il pascolo deve fornire almeno la metà della razione quotidiana del foraggio assunto dall’animale .

L’applicazione delle normative UE e nazionali sul benessere animale, che comprendono gli aspetti della gestione dell’allevamento, l’identificazione individuale degli animali od i trattamenti veterinari, sono verificate dai servizi pubblici dell’agricoltura, che includono i servizi veterinari e le Camere dell’agricoltura, con numerosi controlli sulle aziende da latte.

In Francia il 95%delle aziende da latte aderisce alla Carta delle buone pratiche dell’allevamento 

Il riferimento generale è rappresentato dalla Carta delle buone pratiche dell’allevamento, elaborata nel 1999, cui aderisce il 95% delle aziende da latte. Si tratta di un percorso volontario dell’allevatore che intende verificare le condizioni dell’allevamento rispetto ad aspetti quali benessere animale, presenza di stalle sufficientemente capienti, areate, illuminate e comunque idonee ai bisogni degli animali, rispetto delle condizioni igieniche in tutte le stagioni.

La Carta prevede l’impegno a rispettare 41 pratiche essenziali, raggruppate in 6 ambiti. Esiste un servizio tecnico per verificare le condizioni dell’allevamento ed aiutare l’allevatore nella validazione delle proprie scelte gestionali, con verifiche biennali.

Fonte: CNIEL

CLAL.it – Francia | Grafico di confronto fra i prezzi dei Formaggi

 

Cosa pensano gli allevatori italiani del Benessere Animale?

Composizione del grasso e qualità del latte
2 Gennaio 2018

Il grasso del latte é composto da centinaia di acidi grassi, distinti secondo il numero di atomi di carbonio (catena corta,media, lunga) ed il grado di saturazione (saturi/insaturi). La composizione in acidi grassi del latte è influenzata dal tipo di razione delle vacche e l’integrazione con semi oleosi ne induce variazioni più o meno favorevoli. I semi della palma da olio, il cosiddetto palmisto o palm kernels in in inglese, rappresentano un prodotto presente sul mercato in notevole quantità dati gli usi alimentari dell’olio di palma, ma la quantità nella razione deve essere calcolata attentamente per non modificare la naturale composizione in acidi grassi del latte.

Per questo Fonterra in Nuova Zelanda ha introdotto una penalità qualora all’analisi risulti un uso eccessivo di pannello di palmisti (Palm Kernel Expeller). Il test analitico rientra nel nuovo indice di valutazione del grasso del latte che la coop neozelandese ha introdotto dallo scorso marzo dopo aver consultato oltre 700 allevatori. Il latte può così risultare classificato in quattro classi, A, B, C, D ed i valori analitici sono trasmessi giornalmente agli allevatori. Il latte classificato C o D per tre giorni consecutivi subirà una analisi di verifica. Qualora il valore fosse confermato, il latte così classificato subirebbe delle penalizzazioni di prezzo.

La ragione di tale intervento è che alcuni prodotti derivati dal latte di vacche alimentate con quantità eccessive di palmisti, hanno una peggiore qualità e risultano meno graditi ai consumatori proprio a causa del modifiche nella composizione in acidi grassi. Gli allevatori potranno comunque avere un periodo per aggiustare la razione alimentare in modo da evitare il rischio dipenalizzazioni.

Dunque, i contratti di fornitura latte, oltre che per la percentuale di grasso, dovranno considerare anche a sua composizione e l’allevatore dovrà modulare l’alimentazione secondo tali parametri.

Questa è la riprova, se ce ne fosse bisogno, che l’alimentazione animale determina la qualità del latte.

Fonte: NZFarmer

Lombardia – Qualità del latte: la materia grassa

Erba medica: i nuovi orizzonti dell’export
21 Dicembre 2017

Nei vasti Stati occidentali degli USA, come California ed Arizona, ampie superfici sono destinate ad erba medica per soddisfare i bisogni dei grandi allevamenti da latte californiani. Emerge però sempre più l’interesse per l’export verso quei paesi dove la produzione di foraggi è insufficiente a sostenere l’allevamento da latte, soprattutto Arabia Saudita e Cina ma anche mercati tradizionali che importano medica dagli USA come Corea e Giappone.

Stati Uniti +13%export di fieno di medica verso la Cina
(Gen-Set 2017)

L’interesse per il mercato cinese è dimostrato dal fatto che nei primi 9 mesi del 2017 l’export di fieno di medica è cresciuto del 13%. La necessità degli allevatori di contenere i costi alimentari per far fronte ai risicati prezzi del latte ha comportato il dimezzamento fra il 2002 ed il 2017 della quantità di medica nella razione e la sua sostituzione con sottoprodotti del mais o della frutta secca, la cui coltivazione è sempre più estesa dato l’interesse del mercato per tali alimenti.

Le variabili che si trovano a dover fronteggiare gli agricoltori nel decidere se ampliare o meno le superfici coltivate a medica sono il prezzo del latte, quello delle coltivazioni alternative, come il tabacco per l’Arizona, le mandorle ed il pistacchio per la California, le condizioni meteorologiche.

Ci sono poi anche le scelte dei paesi importatori, come nel caso dell’Arabia Saudita dove si prevede che la richiesta di fieno da importare aumenterà a causa della decisione di ridurre l’acqua per l’irrigazione delle superfici desertiche che erano state convertite a foraggio per i bisogni dei sofisticati allevamenti locali.

In tale contesto diventano poi cruciali i costi di spedizione e di conseguenza la scelta dei porti da utilizzare, fra Seattle al nord e Long Beach in California, per i lunghi trasporti nell’oceano Pacifico.

Quindi, anche per le coltivazioni di foraggio diventano cruciali le scelte imprenditoriali.

Italia, Milano – Prezzi settimanali del Fieno di erba medica pressato

Fonte: Western FarmPress

La Montagna nel Cuore: sostenibilità in Trentino [video]
12 Dicembre 2017

Gli attori della filiera lattiero-casearia del Trentino si incontrano venerdì 10 Novembre 2017 presso la Fondazione Edmund Mach a San Michele all’Adige (TN). Per l’occasione accolgono numerosi Operatori da altre zone d’Italia: l’obiettivo è confrontarsi sui temi legati alla Sostenibilità della filiera lattiero-casearia.

L’incontro è stato organizzato dal Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini (CONCAST) con la collaborazione di CLAL.it e TESEO. Dopo due presentazioni sulle Buone Pratiche, tre Produttori Latte della filiera Trentingrana testimonieranno gli sforzi fatti per il sociale, l’economia della stalla e la tutela del territorio. A seguire la presentazione del Prof. Frey sulla sostenibilità e lo sviluppo delle produzioni locali in una prospettiva internazionale, ed il dibattito.

 

Apre la giornata Saverio Trettel, Presidente del CONCAST, che saluta la platea con parole di fiducia verso il percorso di Sostenibilità intrapreso dal Consorzio. E per primo rivolge l’attenzione dei presenti verso il consumatore:

per noi produttori è doveroso far comprendere ai consumatori le ricadute positive in termini di sostenibilità economica, sociale ed ambientale derivanti dalle loro scelte d’acquisto.

 

Giuliana D’Imporzano illustra poi il progetto Life DOP, in veste di Project manager. Capofila del progetto è il Consorzio Virgilio (Mantova), che con Life DOP si è proposto di rispondere alla crescente esigenza di intraprendere un percorso di Sostenibilità.

 

Maria Chiara Ferrarese propone le soluzioni per la certificazione del benessere animale offerte dal CSQA, del quale è Vice direttore. Maria Chiara va oltre l’aspetto della pura certificazione, mettendo in luce la necessità di uno standard unico, condiviso e riconosciuto per il benessere animale.

Se dovessimo seguire le richieste di ogni singola azienda, nel giro di 6 mesi avremmo 50 diversi standard di benessere animale. La conseguenza sarebbe l’incomunicabilità più assoluta.

La soluzione proposta dal CSQA è lo standard CReNBA, che è possibile consultare in questa TESEO News (cliccare qui).

Lo standard CReNBA è di fatto già diffuso: ad esempio la Latteria Sociale Valtellina, come ci informa il Direttore Marco Deghi, lo ha adottato nel nuovo regolamento di conferimento.

 

Dopo le due presentazioni prende la parola Franco Morandini, Allevatore della filiera Trentingrana, il quale racconta il rispetto per il territorio, per la popolazione circostante alle aziende agricole e per i turisti. Questo l’appello al termine della sua testimonianza:

Produrre qualità, perché pensiamo sia l’unica cosa che può pagare, essere onesti col cliente e cercare di convivere con la società che abbiamo attorno.

 

Apprezzatissimo dalla platea l’intervento di Monica Brunelli, la seconda Allevatrice, che mette in luce aspetti di Sostenibilità sociale e di benessere animale nella sua realtà in alta Val di Non. Ci informa che, per i masi che ne fanno richiesta, è stato attivato un progetto nel quale i turisti, soprattutto tedeschi, aiutano gli allevatori lavorando per l’azienda da latte. Questo favorisce un’alta considerazione del lavoro agricolo ed allevatoriale, ed i turisti una volta a casa scelgono i prodotti che hanno contribuito a produrre, potendo dire “c’ero anch’io”.
Il caseificio che valorizza il latte di Monica è portato come esempio di integrazione, in quanto raccoglie il latte di allevatori che vivono tutti nella zona circostante ma parlano molte lingue diverse. Anche il ruolo sociale dell’Associazione Allevatori è ritenuto molto importante.
Da una gestione che prevedeva un’alta produzione per capo, Monica ha preso le distanze intraprendendo un percorso di etica dell’allevamento che l’ha portata tra le altre cose all’assenza di mastiti in stalla negli ultimi 4 anni.

Come allevatrice è meno stressante vedere i miei animali sani. Non si perde tantissima produzione.

La sua conclusione è rivolta direttamente ai colleghi allevatori:

Il mio progetto più importante è quello di avere la coscienza a posto, sapendo che le vacche che producono il mio latte hanno veramente la montagna nel cuore.

Sia Franco che Monica richiamano l’attenzione sul problema derivante dal ritorno dei grandi predatori (lupi ed orsi) in un territorio dove sono presenti molte piccole aziende isolate, quindi particolarmente difficili da proteggere, frequentato per di più dai turisti.

 

Conclude le testimonianze degli allevatori Alessio Zomer, giovane Produttore latte che si è diplomato alla Fondazione Mach ed ha intrapreso la vita dell’allevatore “perché avevo la passione della zootecnia nel sangue”.

Non è solo produrre latte e formaggio, ma anche far girare l’economia di una regione.

 

Il Prof. Marco Frey, Direttore dell’Istituto di Management “Sant’Anna” di Pisa, nella sua presentazione delinea il contesto internazionale in materia di Sostenibilità, per poi rientrare in una dimensione territoriale.

Viviamo in un mondo insostenibile ed è necessario un nuovo modello economico

spiega, per poi indicare come questo nuovo modello dovrebbe essere:

  • green: un’economia capace di produrre un benessere, di migliore qualità e più equamente esteso, migliorando la qualità dell’ambiente e salvaguardando il capitale naturale. Le imprese italiane che investono in Green hanno migliori performance rispetto a tutte le altre, esportando di più e meglio;
  • capace di risparmiare le risorse: disaccoppiare la crescita dall’uso delle risorse consente di fare meglio con meno, cioè crescere in valore. L’Italia, come frutto della crisi, sta dando segnali positivi nell’efficientare l’uso della materia prima;
  • circolare: le risorse devono rimanere nel territorio, e la logica della circolarità è sempre stata naturale nell’agricoltura;
  • di corresponsabilità tra Imprese ed Istituzioni;
  • finalizzato alla creazione di valore condiviso: l’obiettivo delle imprese non è più il profitto in sé, ma il valore della comunità in cui si vive.

Frey propone per lo scenario lattiero-caseario l’aggettivo

               glocal (= global + local)

ovvero bisogna guardare alla dimensione internazionale come una grande opportunità, ma anche contribuire al mantenimento del territorio.
Dal punto di vista strategico, insieme al prodotto occorre “vendere” il territorio. Il prodotto contiene elementi di caratterizzazione e innovazione che poi si legano ad un consumo sensibile.
Malgrado la crisi, i consumatori si stanno infatti orientando sempre di più verso una scelta consapevole che, spiega il Prof. Frey, ha 3 componenti: il portafoglio, il senso di responsabilità ed il benessere personale.

Un’indagine del 2013 sui cittadini europei ha evidenziato un’inversione di tendenza. Per la prima volta i cittadini hanno infatti riconosciuto se stessi come il principale soggetto che può spingere di più l’economia ad andare verso la Sostenibilità. Al secondo posto le imprese, e solo al terzo le istituzioni.

 

Le presentazioni del Prof. Frey e dei tre allevatori innescano il dibattito.

Franco Pasquali, Presidente del forum di Symbola, si rivolge proprio agli allevatori trentini con ammirazione, sottolineandone l’orgoglio per la difesa del territorio. “Siete un riferimento per il Paese”, ed ancora: “voi siete già proiettati in un futuro”.

Danio Federici, Vice presidente di Granarolo S.p.A., evoca il senso di responsabilità che accomuna gli allevatori trentini con i conferenti a Granarolo, mentre Stefano Cattaneo, General Manager di Bel Italia, sottolinea che per Bel la Sostenibilità non è uno strumento di marketing, ma una questione di sopravvivenza. Paolo Fabiani, Presidente di Trevalli-Cooperlat, apprezza il senso di condivisione dei valori degli Allevatori trentini e sottolinea l’importanza di un ritorno ai valori iniziali aggreganti della cooperazione, che si sono un po’ persi, specialmente nelle grandi strutture.

Provocatoria la domanda posta alla giovane Martina Brazzale, di Brazzale S.p.A.: la Sostenibilità è una favola da raccontare al consumatore, o veramente un modo responsabile di lavorare e vivere?
Martina risponde prontamente:

al consumatore non basta una favola

La Sostenibilità si può fare, occorre definire parametri oggettivi, in base ai quali fissare degli obiettivi e raggiungerli: questo è il metodo adottato dalla famiglia Brazzale.

 

Noi italiani dovremmo lavorare di più sulla comunicazione

afferma Claudio Truzzi, Responsabile ufficio qualità di METRO. “La percezione del Made in Italy all’estero è bassissima” ribadisce, “a partire dalle istituzioni (nazionali ma anche locali), se non diamo visibilità ai prodotti rischiamo che tutto il lavoro fatto a monte, bellissimo, venga vanificato.”
Truzzi auspica che la Sostenibilità divenga sempre più un aspetto integrante nei prodotti tipici. E mette in guardia da movimenti quali l’antibiotic free:

la normativa è un’altra, queste sono forzature commerciali che stanno confondendo il concetto della Sostenibilità e possono portare dei danni.

 

È Vincenzo Giuliani, Responsabile acquisti formaggi di CONAD a concludere il dibattito, sottolineando l’importanza della Sostenibilità come valore di marketing.

Dietro la Sostenibilità c’è passione, competenza, una grande responsabilità, e questi valori vanno comunicati nella loro complessità.

Questa comunicazione, afferma ancora Giuliani, non può essere una responsabilità della sola Distribuzione.
Gli interventi degli allevatori vengono definiti “illuminanti”, e Giuliani propone anche un’autocritica della Distribuzione dal punto di vista ambientale. Infatti si è lavorato molto per efficientare la logistica, ma

nella selezione dei prodotti potremmo sicuramente essere un po’ più attenti, soprattutto in tema di packaging, e sviluppare una coscienza un po’ più critica. 

 

Romano Masè, Direttore Generale del Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Provincia Autonoma di Trento, tenta di riassumere la grande quantità di contributi che hanno animato la mattinata. Pone in risalto l’importanza di riconoscere la centralità del territorio ed il ruolo che le attività agricole giocano nel mantenimento del paesaggio.

 

Tira le conclusioni dell’incontro l’Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca della Provincia Autonoma di Trento Michele Dallapiccola. Accanto alle definizioni precise di Sostenibilità date durante la mattinata, Dallapiccola ne propone una fatta con termini di uso comune:

nel mio modo di pensare, sostenibile significa per sempre

“Quando chiedo a me stesso se posso fare una cosa in modo sostenibile significa: posso fare per sempre questa cosa?” Tuttavia la sostenibilità significa investire risorse, e secondo Dallapiccola non c’è altra strada se non farsi pagare la qualità, per compensare questi investimenti.

 

La mattinata si conclude con un buffet offerto da CONCAST. I partecipanti si confrontano sui tanti spunti emersi, gustando eccellenze trentine tutte accomunate dal Marchio Qualità Trentino. Protagonisti indiscussi gli Allevatori, che hanno espresso una cultura del paesaggio e della cooperazione unica.

Consulta le presentazioni della giornata >

glocal = global + local

Agroecologia: coltivare il futuro
5 Dicembre 2017

L’attività agricola va ben oltre quella della produzione, perché si inserisce nel contesto della ecologia, cioè delle relazione tra l’uomo, gli organismi vegetali ed animali, e l’ambiente che li circonda. Le varie forme di agricoltura, sia essa intensiva od estensiva, biologica o convenzionale, diventano parte integrante degli agroecosistemi e dunque vanno affrontate nella loro complessità per averne un impatto positivo.

Una attività agricola sostenibile, cioè duratura, deve essere comunicata in modo adeguato a consumatori sempre più distanti dagli ambiti rurali

L’agroecologia studia gli ecosistemi per valutare come i diversi apporti tecnologici possono essere usati in modo appropriato per assicurare una attività produttiva sostenibile, cioè duratura. Questa attività deve però essere comunicata in modo adeguato ai consumatori che sono sempre più distanti dagli ambiti rurali, anche perché i mezzi d’informazione spesso associano l’attività agricola ad effetti negativi sull’ambiente, ad esempio per l’uso di pesticidi, diserbanti o per le emissioni in atmosfera.

A fronte di questa realtà sempre più distorta, è stata creata l’associazione Fermes d’Avenir, che si propone di dimostrare come le varie produzioni agricole possono rispettare la terra e le persone, con una forte dimensione etica. Per fare conoscere al pubblico questa iniziativa che si sta diffondendo in Francia, è stato realizzato il primo “Tour dell’agroecologia”, con l’obiettivo di fare scoprire le iniziative dei territori locali che prefigurano il mondo rurale di domani. Oltre 200 ciclisti fanno tappa in una trentina di paesi e città per incontrare gli imprenditori agricoli che sono impegnati nella realizzazione di progetti di agroecologia, con tre riferimenti: la persona, il prodotto, il territorio. In ogni tappa sono organizzate delle visite per scoprire in cosa consistono le attività delle aziende che hanno adottato progetti di agroecologia e come vengono utilizzati i prodotti (laboratori di trasformazione, ristorazione, negozi,…). Varie attività culturali permettono incontri e scambi fra agricoltori, consumatori, responsabili politici e di associazioni, attività folkloristiche. La scoperta dei prodotti locali avviene attraverso appositi luoghi di ristorazione tradizionale, mentre, per stimolare la cura ed il rispetto per l’ambiente, negli spazi pubblici vengono realizzate aiuole con centinaia di piantine attraverso una iniziativa definita Guerilla Gardening commando. Altre iniziative riguardano lo spreco alimentare, il compostaggio, l’uso di materiali riciclabili.

L’agricoltura spazia nel territorio che la circonda, e lo caratterizza. Occorre prestare sempre più attenzione alle persone che lo abitano, per illustrare l’importanza dell’attività agricola, attraverso strumenti e linguaggi adeguati. L’agricoltura del futuro, che poi è già quella di oggi, deve dimostrare di essere vicina ai bisogni dell’ambiente in cui opera, per mantenerlo e coltivare il futuro.

TESEO.clal.it – Acqua & Energia: Acqua in Agricoltura

Fonte: Environment and Ecology, Fermes d’Avenir

La rivoluzione dei droni
28 Novembre 2017

I droni possono cambiare l’agricoltura e l’allevamento. Permettono di lavorare meglio ed in minor tempo, di operare su grandi superfici senza interferire con le culture o gli allevamenti. Dunque i droni possono rivoluzionare coltivazioni ed allevamento.

I droni possono rivoluzionare coltivazioni ed allevamento.

Innanzitutto possono prendere centinaia o migliaia di immagini che permettono di verificare minuziosamente le coltivazioni ed il terreno con l’uso di un computer in modo molto più preciso e frequente che non andando direttamente sul campo. La possibilità di filtrare le immagini con la visione all’infrarosso (NIR) permette di verificare precocemente l’insorgere di fitopatologie, insetti e funghi, invisibili ad occhio nudo.

Oltre che la visione dall’alto, è possibile vedere il terreno ad una distanza anche di 50 cm il che permette di definire con precisione la quantità di fertilizzanti od insetticidi da somministrare. I droni poi rendono evidente la conformità del terreno, pendenze, drenaggio e zone di ristagno d’acqua attraverso le camere fotografiche termiche.

Esistono poi vantaggi anche per l’allevamento: le immagini dei droni possono rendere evidenti animali con patologie ed in stato febbricitante; è possibile monitorare lo stato dei fabbricati e delle attrezzature. Infine, i droni rendono possibile determinare con precisione i danni atmosferici, es da grandinate, in modo sistematico su ogni frazione aziendale.

Per questo i droni possono essere definiti i nuovi trattori del cielo

Acqua&Energia : focus sull’irrigazione di precisione

Fonte: Botlink

La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina [presentazioni]
20 Novembre 2017

Un’aula magna affollata Venerdì 10 Novembre in occasione dell’incontro “La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina”, organizzato da Concast (Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini), con il Patrocinio della Provincia Autonoma di Trento e la collaborazione di CLAL.it e TESEO, presso la Fondazione Edmund Mach a San Michele all’Adige (TN).

Alla presenza di amministratori dei caseifici aderenti al Concast, dei vertici della cooperazione trentina e di enti ed organizzazioni agricole, operatori esperti del settore lattiero-caseario nazionale, il Presidente Concast Saverio Trettel, il Direttore Concast Andrea Merz, il Direttore Generale FEM Sergio Menapace, insieme ad Angelo Rossi e Francesco Branchi di CLAL.it, hanno aperto i lavori del convegno finalizzato ad una valorizzazione sostenibile del territorio trentino.

Le Buone Pratiche di Sostenibilità nel settore dell’industria casearia di eccellenza e del benessere animale sono state presentate da Giuliana D’Imporzano, Project Manager Progetto Life DOP, da Maria Chiara Ferrarese, Vice Direttore CSQA, e da tre appassionati Produttori Latte della Filiera Trentingrana, Franco Morandini, Monica Brunelli e Alessio Zomer, che hanno raccontato come applicano le tre dimensioni della Sostenibilità (ambientale, sociale ed economica).

Il Prof. Marco Frey, Direttore dell’Istituto di Management “Sant’Anna” di Pisa, ha affrontato con entusiasmo il tema della Sostenibilità e sviluppo delle produzioni locali in una prospettiva internazionale.

Il dibattito ha coinvolto operatori della filiera lattiero-casearia esperti a livello nazionale: produttori latte, imprese di trasformazione e grande distribuzione. Le conclusioni sono state affidate a Romano Masè, Direttore Generale del Dipartimento Territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Provincia Autonoma di Trento ed a Michele Dallapiccola, Assessore all’Agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca della Provincia Autonoma di Trento.

Consulta le presentazioni della giornata:

Giuliana D’Imporzano – Project Manager Progetto Life DOP
1 - Progetto Life DOP pratiche di sostenibilità nell industria casearia di eccellenza
Giuliana D’Imporzano – Project Manager Progetto Life DOP
pdf 2 MB | 517 clicks
Maria Chiara Ferrarese – Vice Direttore CSQA
2 - Benessere animale certificato
Maria Chiara Ferrarese – Vice Direttore CSQA
pdf 1 MB | 747 clicks
Marco Frey – Direttore dell'Istituto di Management “Sant’Anna” di Pisa
3 - Sostenibilità e sviluppo delle produzioni locali in una prospettiva internazionale
Marco Frey – Direttore dell'Istituto di Management “Sant’Anna” di Pisa
pdf 7 MB | 763 clicks

L’Agenda dell’evento “La Sostenibilità nella filiera lattiero-casearia Trentina”

L’agricoltura ed i cambiamenti climatici
13 Novembre 2017

L’evidenza dei cambiamenti climatici ha indotto 195 nazioni a firmare nel 2015 a Parigi durante la cosiddetta Conferenza COP 21, l’Accordo ONU per limitare le emissioni di gas in atmosfera e mantenere la crescita della temperatura media globale ad un massimo di +2 gradi centigradi entro la fine del secolo. La condizione chiave era che l’accordo venisse ratificato da più di 55 paesi responsabili nel complesso di oltre la metà delle emissioni mondiali.

Questo obiettivo è stato il risultato  di 25 anni di lavori e 21 vertici sui cambiamenti climatici. Infatti la prima Conferenza delle parti (COP) della Convenzione Onu sul climate change (UNFCCC) si tenne nel 1995 e deve la sua nascita al Summit per la Terra di Rio de Janeiro, nel 1992.

14,5%del gas effetto serra è prodotto in agricoltura

Nel 1997 il Protocollo di Kyoto (COP 3) impegnava i paesi ad economia sviluppata a ridurre le emissioni e l’attenzione è stata posta soprattutto sui consumi energetici. Ora invece, giunti alla COP 23 di Bonn, si punta sempre più attenzione sull’attività agricola, che si stima sia responsabile per circa il 14,5% dei gas effetto serra (GHG) prodotti.

Dunque occorre operare per ridurre in modo concreto tale impatto, che impegna in primo luogo i paesi ad economia avanzata. Infatti si calcola che le loro emissioni per l’attività agricola, incluso l’allevamento, equivalga al consumo di 1,6 miliardi di barili di petrolio all’anno.

Oltre che di una necessità, bisogna tener presente che l’azione per contrastare i cambiamenti climatici è sempre più richiesta dai consumatori. Dunque anche l’attività agricola, ed in particolare l’allevamento, deve prendere coscienza di tale realtà ed agire in modo consapevole e coordinato per attuare rapidamente degli interventi concreti per ridurre l’impatto ambientale, cioè per la sostenibilità

Acqua&Energia : Ripartizione delle emissioni GHG (Green House Gas) da agricoltura

Fonte: FAIRRRinnovabili.it, COP-23